Con un taglio fotografico, in quest'opera del 1923 Hopper rivolge lo sguardo all'interno di un appartamento dove una donna, probabilmente una domestica, è intenta a svolgere le faccende quotidiane
Come di consueto, l'artista, celando le mani della donna, impedisce di scorgere cosa stia facendo esattamente, pervadendo di un alone di mistero una situazione assolutamente quotidiana e consueta. Grazie a un abile composizione, Hopper gioca con la geometria delle finestre in un continuo richiamo fra interno ed esterno fra il palazzo in primo piano è quello alle spalle della donna. Il giallo della tenda posta in perfetto parallelismo con quella del palazzo di fronte sottolinea la sensazione di serialità dei due edifici bianchi (ulteriore motivo di riflessione sulla realtà urbana dell'uomo e dimostra l'atteggiamento ambivalente del pittore nei confronti della modernità che la città rappresenta).
Hopper "scrive" un vero e proprio poema visivo del grigiore urbano americano portandoci all'interno, offrendo immagini filtrate da un apparente normalità e neutralità
I GESTI MECCANICI
Se avete mai fatto caso? le mani delle figure di Hopper sono spesso occupate, talvolta in azioni insignificanti, proprio come quando disegniamo scarabocchi mentre siamo al telefono. Tenere le mani occupate significa mantenersi sotto controllo, reprimere sentimenti spontanei, interrompere la via di comunicazione tra noi e gli altri. Quelli dipinti da Hopper sono umani incapaci di compiere gesti di affetto