Tacito, Annales: Libro 02 - Parte 01, pag 2

Tacito, Annales: Libro 02 - Parte 01

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 02 - Parte 01
[10] Exim diversi ordiantur, hic magnitudinem Romanam, opes Caesaris et victis gravis poenas, in deditionem venienti paratam clementiam; neque coniugem et filium eius hostiliter haberi: ille fas patriae, libertatem avitam, penetralis Germaniae deos, matrem precum sociam; ne propinquorum et adfinium, denique gentis suae desertor et proditor quam imperator esse mallet

paulatim inde ad iurgia prolapsi quo minus pugnam consererent ne flumine quidem interiecto cohibebantur, ni Stertinius adcurrens plenum irae armaque et equum poscentem Flavum attinuisset

cernebatur contra minitabundus Arminius proeliumque denuntians; nam pleraque Latino sermone interiaciebat, ut qui Romanis in castris ductor popularium meruisset

[11] Postero die Germanorum acies trans Visurgim stetit
10 Si mossero, da quel momento, su due linee opposte: gli argomenti dell'uno sono la grandezza di Roma, la potenza di Cesare, le pene severe destinate ai vinti, la clemenza assicurata a chi accetta la resa, il trattamento tutt'altro che ostile riservato alla moglie e al figlio di Arminio; l'altro ricorda il valore sacro della patria, l'avita libertà, gli dèi della nazione germanica, la madre che si univa a lui nelle preghiere, perché non abbandonasse parenti e amici e, in una parola, tutta la sua gente, e non preferisse di essere un traditore invece che il loro capo

Scesi quindi, a poco a poco, agli insulti, rischiavano di lasciarsi trascinare allo scontro, nonostante che li dividesse il corso del fiume, se Stertinio, accorso, non avesse trattenuto Flavo, che, in preda all'ira, chiedeva armi e cavallo

Si scorgeva dall'altra parte Arminio, minaccioso, in atto di lanciare la sfida; inframmezzava infatti espressioni in latino, per aver prestato servizio nel campo romano a capo della sua gente

11 Il giorno dopo i Germani si schierarono a battaglia al di là del Visurgi
Caesar nisi pontibus praesidiisque inpositis dare in discrimen legiones haud imperatorium ratus, equitem vado tramittit

praefuere Stertinius et e numero primipilarium Aemilius, distantibus locis invecti, ut hostem diducerent

qua celerrimus amnis, Chariovalda dux Batavorum erupit

eum Cherusci fugam simulantes in planitiem saltibus circumiectam traxere: dein coorti et undique effusi trudunt adversos, instant cedentibus collectosque in orbem pars congressi, quidam eminus proturbant

Chariovalda diu sustentata hostium saevitia, hortatus suos ut ingruentis catervas globo perfringerent, atque ipse densissimos inrumpens, congestis telis et suffosso equo labitur, ac multi nobilium circa: ceteros vis sua aut equites cum Stertinio Aemilioque subvenientes periculo exemere
Cesare, ritenendo un gesto da pessimo comandante mandare le legioni allo sbaraglio, senza aver prima gettato i ponti e disposti i presidi, fa passare a guado la cavalleria

La guidavano Stertinio ed Emilio, uno dei centurioni primipili, che scesero in campo in luoghi distanziati, per dividere l'esercito nemico

Là dove è più violenta la corrente, balza a terra Cariovaldo, il capo dei Batavi

i Cherusci, fingendo la fuga, lo attirano in una piana circondata da boschi, poi, balzati fuori, si riversano da ogni parte, travolgono i nemici che stanno loro dinnanzi, li incalzano nella ritirata, portando ripetute cariche sugli avversari, raccoltisi nel frattempo in cerchio, mentre altri li scompigliano con lanci da lontano

Cariovaldo regge a lungo la furia nemica, poi esorta i suoi a sfondare, in gruppi serrati, le schiere che li investono, e, gettatosi nel folto della mischia, trafittogli dal basso il cavallo, s'abbatté sopraffatto dai dardi, e attorno a lui cadevano molti nobili; gli altri si salvarono o col proprio valore o col soccorso della cavalleria di Stertinio e di Emilio
[12] Caesar transgressus Visurgim indicio perfugae cognoscit delectum ab Arminio locum pugnae; convenisse et alias nationes in silvam Herculi sacram ausurosque nocturnam castrorum oppugnationem

habita indici fides et cernebantur ignes, suggressique propius speculatores audiri fremitum equorum inmensique et inconditi agminis murmur attulere

igitur propinquo summae rei discrimine explorandos militum animos ratus, quonam id modo incorruptum foret secum agitabat

tribunos et centuriones laeta saepius quam comperta nuntiare, libertorum servilia ingenia, amicis inesse adulationem; si contio vocetur, illic quoque quae pauci incipiant reliquos adstrepere

penitus noscendas mentes, cum secreti et incustoditi inter militaris cibos spem aut metum proferrent
12 Varcato il Visurgi, Cesare apprende da un disertore il luogo scelto da Arminio per la battaglia; viene a sapere anche che altre popolazioni si erano radunate in una selva sacra a Ercole e che nella notte avrebbero tentato un assalto al campo romano

Si prestò fede al disertore, e del resto si intravedevano dei fuochi, mentre gli esploratori, spintisi avanti, riferirono che si udiva il nitrito di cavalli e il mormorio di una massa enorme, in marcia disordinata

Nell'imminenza dello scontro decisivo, Germanico ritenne di dover saggiare lo spirito delle truppe e considerava fra sé come farlo con garanzie di sincerità

I tribuni e i centurioni - sapeva - davano informazioni rassicuranti più che esatte; l'animo dei liberti era servile; gli amici tendono all'adulazione; se convocava l'adunanza, anche lì pochi prendono la parola e gli altri fanno eco

Meglio allora sondare l'animo dei soldati, quando, appartati e inosservati, nell'ora del rancio, manifestavano davvero speranze e paure

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Tacito, Annales: Libro 15, 36-75

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 15, 36-75

[13] Nocte coepta egressus augurali per occulta et vigilibus ignara, comite uno, contectus umeros ferina pelle, adit castrorum vias, adsistit tabernaculis fruiturque fama sui, cum hic nobilitatem ducis, decorem alius, plurimi patientiam, comitatem, per seria per iocos eundem animum laudibus ferrent reddendamque gratiam in acie faterentur, simul perfidos et ruptores pacis ultioni et gloriae mactandos

inter quae unus hostium, Latinae linguae sciens, acto ad vallum equo voce magna coniuges et agros et stipendii in dies, donec bellaretur, sestertios centenos, si quis transfugisset, Arminii nomine pollicetur
13 Al calar della notte, lasciato l'augurale, per percorsi nascosti e ignorati dalle sentinelle, seguito da un solo compagno e con una pelle di fiera sulle spalle, percorre le vie del campo, si sofferma presso le tende e ascolta compiaciuto parlare di sé: uno vantava la nobiltà del condottiero, un altro, il suo decoro, molti la resistenza e i suoi modi affabili e quel suo essere sempre eguale nei momenti seri e nell'ora dello scherzo, e dichiaravano che meritava segni di riconoscenza sul campo di battaglia, dove avrebbero sacrificato, alla vendetta e alla gloria, quei perfidi, violatori della pace

Intanto uno dei nemici, che sapeva parlare latino, spinto il cavallo fino al trinceramento, a gran voce, a nome di Arminio, prometteva ai disertori donne, terre e una paga di cento sesterzi al giorno per la durata della guerra
intendit ea contumelia legionum iras: veniret dies, daretur pugna; sumpturum militem Germanorum agros, tracturum coniuges; accipere omen et matrimonia ac pecunias hostium praedae destinare

tertia ferme vigilia adsultatum est castris sine coniectu teli, postquam crebras pro munimentis cohortes et nihil remissum sensere

[14] Nox eadem laetam Germanico quietem tulit, viditque se operatum et sanguine sacri respersa praetexta pulchriorem aliam manibus aviae Augustae accepisse

auctus omine, addicentibus auspiciis, vocat contionem et quae sapientia provisa aptaque inminenti pugnae disserit
Quell'affronto esacerbò l'ira delle legioni: sarebbe pur venuto giorno, ci sarebbe stata battaglia, i soldati romani avrebbero preso i campi dei Germani e trascinato via le donne; accettavano l'augurio e consideravano le donne e il denaro dei nemici come il bottino loro destinato

Dopo la mezzanotte ci fu l'assalto al campo, ma senza lancio di dardi, quand'ebbero constatato che, serrate, le coorti erano disposte dietro le difese e che la sorveglianza era perfetta

14 Quella stessa notte portò a Germanico un sogno fausto: vide se stesso in atto di sacrificare e, per essersi il sangue delle vittime sparso sulla pretesta, gli parve di riceverne un'altra, più bella, dalle mani della nonna Augusta

Incoraggiato da quell'augurio, confermato dagli auspici, convoca l'assemblea e illustra le ponderate valutazioni e le scelte compiute in vista dell'imminente battaglia

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Tacito, Annales: Libro 04, 01-24

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 04, 01-24

non campos modo militi Romano ad proelium bonos, sed si ratio adsit, silvas et saltus; nec enim inmensa barbarorum scuta, enormis hastas inter truncos arborum et enata humo virgulta perinde haberi quam pila et gladios et haerentia corpori tegmina

denserent ictus, ora mucronibus quaererent: non loricam Germano, non galeam, ne scuta quidem ferro nervove firmata, sed viminum textus vel tenuis et fucatas colore tabulas; primam utcumque aciem hastatam, ceteris praeusta aut brevia tela

iam corpus ut visu torvom et ad brevem impetum validum, sic nulla vulnerum patientia: sine pudore flagitii, sine cura ducum abire, fugere, pavidos adversis, inter secunda non divini, non humani iuris memores
Non solo le pianure - spiega - si prestavano per i Romani al combattimento, ma, a saperci fare, anche le balze e i boschi: infatti fra i tronchi degli alberi e i cespugli emergenti dal suolo, gli scudi immensi dei barbari e le lance smisurate non avevano la maneggevolezza dei giavellotti e delle spade e l'efficacia delle armature aderenti al corpo

Dovevano perciò infittire i colpi, mirando al volto con la spada: i Germani non avevano corazza né elmo e neppure scudi rinforzati con ferro o cuoio, bensì intrecci di vimini e leggere tavole dipinte; solo la prima fila, se così la si vuole chiamare, era armata di lance, gli altri impiegavano dardi corti o induriti in punta col fuoco

E avevano sÏ il corpo di feroce imponenza all'aspetto e adatto a brevi assalti, ma incapace di resistere alle ferite: si davano alla fuga insensibili al disonore, senza curarsi dei capi, pavidi nella disfatta, dimentichi di ogni legge umana e divina nel successo
si taedio viarum ac maris finem cupiant, hac acie parari: propiorem iam Albim quam Rhenum neque bellum ultra, modo se patris patruique vestigia prementem isdem in terris victorem sisterent

[15] Orationem ducis secutus militum ardor, signumque s pugnae datum

nec Arminius aut ceteri Germanorum proceres omittebant suos quisque testari, hos esse Romanos Variani exercitus fugacissimos qui ne bellum tolerarent, seditionem induerint; quorum pars onustavulneribus terga, pars fluctibus et procellis fractos artus infensis rursum hostibus, adversis dis obiciant, nulla boni spe
Se i Romani, stanchi di marce per terra e di viaggi per mare, ne desideravano la fine, ecco l'occasione con questa battaglia; l'Elba era ormai più vicina del Reno, né oltre sarebbe andata la guerra, purché fossero riusciti ad assicurargli la vittoria in quella terra, nella quale stava ripercorrendo le tracce del padre e dello zio

15 Un'esplosione di entusiasmo da parte dei soldati accompagnò le parole del comandante, e fu dato il segnale dell'attacco

Arminio e gli altri capi dei Germani non perdevano l'occasione di mostrare ai loro che avevano di fronte i Romani dell'esercito di Varo, rivelatisi i più veloci nella fuga, che, per non affrontare la guerra, s'erano dati alla rivolta; parte di essi aveva le spalle coperte di ferite, parte opponeva di nuovo alla furia dei nemici le membra rotte dalle onde e dalle tempeste, con gli dèi contrari, senza speranza alcuna di successo

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Tacito, Annales: Libro 12, 40-69

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 12, 40-69

classem quippe et avia Oceani quaesita ne quis venientibus occurreret, ne pulsos premeret: sed ubi miscuerint manus, inane victis ventumm remorumve subsidium

meminissent modo avaritiae, crudelitatis, superbiae: aliod sibi reliquum quam tenere libertatem aut mori ante servitium

[16] Sic accensos et proelium poscentis in campum, cui Idistaviso nomen, deducunt

is medius inter Visurgim et collis, ut ripae fluminis cedunt aut prominentia montium resistunt, inaequaliter sinuatur

pone tergum insurgebat silva editis in altum ramis et pura humo inter arborum truncos

campum et prima silvarum barbara acies tenuit: soli Cherusci iuga insedere ut proeliantibus Romanis desuper incurrerent
Eran costoro ricorsi alla flotta, cercando vie impraticate sull'Oceano, perché al loro giungere non ci fosse nessuno ad affrontarli e nessuno li incalzasse, respinti; ma una volta venuti allo scontro, vano sarebbe stato per loro, sconfitti, l'aiuto dei venti e dei remi

Si ricordassero i Germani dell'avidità, della crudeltà e dell'arroganza romana: che altro restava loro, se non salvare le libertà o morire prima di essere ridotti in schiavitù

16 Così, accesi e impazienti di lotta, vengono condotti nella piana detta Idistaviso

si stende, tra il Visurgi e le colline, secondo il rientrare delle rive e il protendersi dei colli

Alle spalle dei Germani svettava una foresta con rami altissimi e col terreno sgombro fra i tronchi degli alberi

L'esercito dei barbari occupò la piana e il margine della foresta; solo i Cherusci si stabilirono sulle alture, per buttarsi dall'alto sui Romani, impegnati a combattere
noster exercitus sic incessit: auxiliares Galli Germanique in fronte, post quos pedites sagittatii; dein quattuor legiones et cum duabus praetoriis cohortibus ac delecto equite Caesar; exim totidem aliae legiones et levis armatura cum equite sagittario ceteraeque sociorum cohortes

intentus paratusque miles ut ordo agminis in aciem adsisteret

[17] Visis Cheruscorum catervis, quae per ferociam proruperant, validissimos equitum ineurrere latus, Stertinium cum ceteris turmis circumgredi tergaque invadere iubet, ipse in tempore adfuturus

interea pulcherrimum augurium, octo aquilae petere silvas et intrare visae imperatorem advertere

exclamat irent, sequerentur Romanas avis, propria legionum numina

simul pedestris acies infertur et praemissus eques postremos ac latera impulit
Il nostro esercito avanzò così disposto: gli ausiliari galli e germani in testa, seguiti dagli arcieri appiedati; poi quattro legioni e, con due coorti pretorie e cavalleria scelta, Cesare; da ultimo le altre quattro legioni, la fanteria leggera, gli arcieri a cavallo e le altre coorti alleate

Attenti, i soldati si tenevano pronti a conservare l'ordine di marcia in identico assetto di combattimento

17 Viste le orde dei Cherusci precipitarsi giù con furia selvaggia, Germanico dà ordine ai migliori cavalieri di caricare i nemici sul fianco e a Stertinio, cogli altri squadroni, di aggirarli e attaccarli alle spalle: lui sarebbe intervenuto al momento migliore

Frattanto - presagio bellissimo - otto aquile attrassero l'attenzione del comandante: le vide volare verso la foresta e poi entrarvi

Grida ai suoi di andare avanti, di seguire gli uccelli di Roma, divinità protettrici delle legioni

E subito avanzano i fanti schierati, mentre i cavalieri, già lanciati all'attacco, investono le spalle e i fianchi nemici

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mirumque dictu, duo hostium agmina diversa fuga, qui silvam tenuerant, in aperta, qui campis adstiterant, in silvam ruebant

medii inter hos Cherusci collibus detrudebantur, inter quos insignis Arminius manu voce vulnere sustentabat pugnam

incubueratque sagittariis, illa rupturus, ni Raetorum Vindelicorumque et Gallicae cohortes signa obiecissent

nisu tamen corporis et impetu equi pervasit, oblitus faciem suo curore ne nosceretur

quidam adgnitum a Chaucis inter auxilia Romana agentibus emissumque tradiderunt

virtus seu fraus eadem Inguiomero effugium dedit: ceteri passim trucidati

et plerosque tranare Visurgim conantis iniecta tela aut vis fluminis, postremo moles ruentium et incidentes ripae operuere
Allora, cosa strabiliante, due squadroni nemici fuggono in senso opposto: quelli disposti nella foresta si lanciano allo scoperto

quelli schierati in campo aperto nella foresta: nel mezzo i Cherusci, ributtati giù dai colli e tra questi, ben visibile, Arminio, coi gesti, con le grida e mostrando la ferita, cercava di rianimare il combattimento

S'era lanciato sugli arcieri, che stava per sfondare, se non l'avessero fronteggiato i reparti dei Reti e dei Vindelici e le coorti dei Galli

Tuttavia grazie alla prestanza fisica e all'impeto del cavallo riuscì a passare, imbrattandosi il volto col proprio sangue, per non essere riconosciuto

Sostengono alcuni che i Cauci, impegnati tra gli ausiliari romani, pur avendolo riconosciuto, l'abbiano lasciato fuggire

Il valore o un analogo inganno consentirono a Inguiomero la fuga: Gli altri, su tutto il campo, furono trucidati

Molti, nel tentativo di passare a nuoto il Visurgi, s'inabissarono sotto il lancio dei dardi o per la violenza della corrente, oppure ancora nella calca degli uomini in fuga e sotto il franare delle sponde del fiume

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