Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 14, Paragrafi 01-50, pag 3

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 14, Paragrafi 01-50

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 14, Paragrafi 01-50
[42]In pergulis vero seruntur escariae appellatae e duracinis, albae, nigrae, et bumasti totidem coloribus, ac nondum dictae Aegia et Rhodia et uncialis, velut a pondere acini, item picina, omnium nigerrima, et coronario naturae lusu stephanitis, acinos foliis intercursantibus, et quae forenses vocantur, celeres proventu, vendibiles aspectu, portatu faciles

contra damnantur etiam visu cinerea et rabuscula et asinusca, minus tamen caudas vulpium imitata alopecis

[43]Alexandrina appellatur vitis circa Phalacram brevis, ramis cubitalibus, acino nigro fabae magnitudine, nucleo molli et minimo, obliquis racemis praedulcibus, folio parvo et rotundo, sine divisuris

septem his annis in Narbonensis provinciae Alba Helvia inventa est vitis uno die deflorescens, ob id tutissima; carbunicam vocant, quam nunc tota provincia conserit
[42] Nelle pergole invece sono coltivate quelle chiamate da tavola dalle duracine bianche, nere, e le bumaste di altrettanti colori, ed ancora quelle dette egia e rodia e unciale, forse dal peso dell'acino, anche la picina, la più nera di tutte, e la stefanite da un gioco a forma di corona della natura, con le foglie che passano fra gli acini, e quelle che sono dette forensi, veloci nella crescita, commerciabili nell'aspetto, facili a trasportarsi

Al contrario sono disprezzate anche per l'aspetto la cinerea, la rabuscula e l'asinusca, tuttavia meno la volpina che richiama le code delle volpi

[43] Alessandrina è chiamata una vite corta presso Falacra, con rami lunghi un cubito, acino nero della grandezza di una fava, nocciolo tenero e molto piccolo, grappoli obliqui molto dolci, con foglia piccola e rotonda, senza divisioni

In questi sette anni ad Alba Elvia della provincia Narbonese è stata trovata una vite che appassisce in un giorno, per questo sicurissima; la chiamano carbonica, ora la coltiva tutta la provincia
[44]Catonum ille primus, triumpho et censura super cetera insignis, magis tamen etiamnum claritate praeceptisque omnium rerum expetendarum datis generi Romano, inter prima vero agrum colendi, ille aevi confessione optimus ac sine aemulo agricola, pauca attigit vitium genera, quarundam ex iis iam etiam nominibus abolitis

[45]separatim toto tractatu sententia eius indicanda est, ut in omni genere noscamus quae fuerint celeberrima anno DC urbis, circa captas Carthaginem ac Corinthum, cum supremum in diem obiit, et quantum postea CCXXX annis vita profecerit

ergo de vitibus uvisque ita prodidit: [46] « Qui locus vino optimus dicitur esse et ostentus solibus, Aminnium minusculum et geminum, eugenium, helvium minusculum conserito

qui locus crassior aut nebulosior, Aminnium maius aut Murgentinum, Apicium, Lucanum serito
[44] Quel primo dei Catoni, famoso sopra tutto il resto per il trionfo e la censura, tuttavia ancor più per la chiarezza ed i consigli di tutte le cose che sono da ricercare dati al popolo romano, innanzitutto dunque a chi coltiva il campo, quello stesso ottimo agricoltore senza pari per ammissione dell'epoca, citò pochi generi di viti, fra queste di alcune già persi i nomi

[45] Occorre indicare il suo parere di volta in volta in tutto il trattato, affinché in ogni genere conosciamo quali siano state le più famose nell'anno 600 della città, circa quando furono prese Cartagine e Corinto, quando nell'ultimo giorno morì, e quanto la vita sia progredita dopo 230 anni

Dunque circa le viti e le uve così ha tramandato: [46] " Il luogo che è detto essere ottimo per il vino ed esposto ai raggi, pianterai l'aminia piccola e doppia, l'eugenia, l'elvia piccola

Il luogo che (è) più grasso o più nuvoloso, coltiverai l'aminia maggiore o murgentina, l'apicia, la lucana
ceterae vites miscellae maxime in quemvis agrum conveniunt

in olla vinaceis conduntur Aminnium minusculum et maius et Apicium, eadem in sapa et musto, in lora recte conduntur

quas suspendas duracinas, Aminnias maiores, vel ad fabrum ferrarium pro passis hae recte servantur »

[47]nec sunt vetustiora de illa re Latinae linguae praecepta

tam prope ab origine rerum sumus

Aminneam proxime dictam Varro Scantianam vocat

In nostra aetate pauca exempla consummatae huius artis fuere, verum eo minus omittenda, ut noscantur etiam praemia, quae in omni re maxime spectantur

[48]summam ergo adeptus est gloriam Acilius Sthenelus e plebe libertina LX iugerum non amplius vineis excultis in Nomentano agro atque CCCC nummum venumdatis
La altre viti soprattutto miste accettano qualsiasi campo

L'aminia piccola e grande e l'apicia sono conservate nella botte con i vinacci, le stesse nella sapa e nel mosto, si conservano adeguatamente nel vinello

Quelle che bisogna appendere, le duracine, le aminie maggiori, queste sono conservate bene come quelle passe al gancio del fabbro ferraio

[47] Non ci sono precetti più antichi di lingua latina circa quell'argomento

Tanto siamo vicini all'origine dell'argomento

Varrone chiama scantiana l'aminea recentemente nominata

Nel nostro tempo ci furono pochi esempi di quest'arte perfetta, ma tanto meno sono da tralasciare, affinché si conoscano anche i vantaggi, che in ogni cosa sono soprattutto considerati

[48] Dunque Acilio Stenelo della plebe liberta conseguì somma fama per i vigneti di non più di 60 iugeri coltivati nel territorio Nomentano e venduti a 400000 nummi

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 34, Paragrafi 66-97

[49]magna fama et Vetuleno Aegialo, perinde libertino, fuit in Campania rure Liternino, maiorque etiam favore hominum, quoniam ipsum Africani colebat exilium; sed maxima, eiusdem Stheneli opera, Remmio Palaemoni, alias grammatica arte celebri, in hisce viginti annis mercato rus DC nummum in eodem Nomentano decimi lapidis ab urbe deverticulo

[50]est autem usquequaque nota vilitas mercis per omnia suburbana, ibi tamen maxime, quoniam et neglecta indiligentia praedia paraverat ac ne in pessimis quidem elegantioris soli

haec adgressus excolere non virtute animi, sed vanitate primo, quae nota mire in illo fuit, pastinatis de integro vineis cura Stheneli, dum agricolam imitatur, ad vix credibile miraculum perduxit, intra octavum annum CCCC nummum emptori addicta pendente vindemia

[49] Grande fama ci fu anche per Vetuleno Egialo, anche liberto, nel terreno di Literno in Campania, e maggiore anche nel consenso degli uomini, poiché coltivava lo stesso (campo) d'esilio dell'Africano; ma massima, per opera dello stesso Stenelo, per Remmio Palemone, celebre per altro nell'arte grammatica, che aveva acquistato vent'anni fa un campo di 600000 nummi nello stesso territorio nomentano periferico a dieci miglia dalla città

[50] Inoltre è risaputo per ogni dove il poco prezzo della merce attraverso tutte le zone suburbane, qui soprattutto però, poiché aveva comprato anche poderi trascurati per negligenza e nemmeno fra i peggiori di un suolo più conveniente

Dopo aver cominciato a coltivarli dapprima non con passione d'intento, ma per vanità, che in lui fu di notevole grado, zappate le vigne completamente con la guida di Stenelo, mentre imita il contadino, ottenne un miracolo a stento credibile, essendo stata ceduta a un compratore entro l'ottavo anno una vendemmia valutata 400000 nummi

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