Quando gli americani vengono a sapere che i giapponesi stanno creando una pista di atterraggio a Guadalcanal nelle isole Salomone, organizzano un piano di attacco per la conquista dell'isola. Saranno mandate tre portaerei tra le quali la Saratoga difese da una flotta aerea. Poichè si narrava di cannibalismo tra gli indigeni del luogo, veniva raccomandato ai piloti che in caso si lanciassero con il paracadute, di non avvicinarsi a loro.
Il 7 agosto 1942 inizia l'invasione americana dell'isola e i pochi giapponesi presenti vengono facilmente sopraffatti. Chiedono rinforzi via radio ma la base più vicina è a 1000 km. Nonostante la distanza, una squadriglia viene mandata sul posto. L'aereo giapponese aveva la possibilità, grazie a serbatoi che si potevano sganciare appena esauriti, di percorrere tale distanza, di sostenere uno scontro aereo e poi rientrare alla base. A differenza degli americani però, in questi velivoli non c'è in dotazione la radio e una volta in volo i piloti potevano comunicare solo a gesti.
Entrambi i piloti hanno tenuto un diario dettagliato del duello e grazie a questi racconti possiamo raccontare la storia. Saburo Sakai dirà: "non avevo mai visto uno stile di volo simile", poi decide di entrare in azione nella caccia tutti contro uno. Sakai è in coda a James Southerland che, cercando di scrollarselo, va in caduta libera per acquisire velocità. Sakai si lancia all'inseguimento. La foresta è sempre più vicina e a poche centinaia di metri dallo schianto, Southerland decide di effettuare il giro della morte. La manovra non riesce bene, i due aerei sono vicini e Saburo Sakai parte con la prima raffica di mitaglietta. Southerland viene colpito ma non abbattuto.
L'aereo statunitense ha una struttura piu resistente di quello giapponese e la differenza di materiale salva la vita al pilota. Gli aerei giapponesi hanno in dotazione dei cannoncini sulle ali e questa volta Sakai vuole provare con quelli. Prende la scia di nuovo del nemico e quando ormai sembra nel mirino ecco che Pug Southerland frena di colpo e si lascia superare. Sakai lo schiva all'ultimo per evitare lo schianto tra i due velivoli. Ora Sakai è diventato la preda e Southerland il cacciatore. La morte aleggia nel velivolo giapponese ma quando è il momento di sparare, Southerland non apre il fuoco.
Oggi alcuni resti del velivolo sono stati incredibilmente ritrovati e da una analisi di specialisti si arriva alla conclusione che una delle varie raffiche di mitra precedenti, aveva finito per danneggiare la mitragliatrice del pilota americano.
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Tossicodipendente e numero due del terzo reich descritto come amorale, disonesto, ladro, assassino, spaccone, spietato ed ambizioso. Viveva nello sfarzo di opere saccheggiate nei territori conquistati...
Saburo Sakai non crede alla fortuna che gli è capitata, affianca il nemico e dal finestrino capisce che è ferito, vede distintamente la spalla sporca di sangue. "Il nemico non merita pietà" diceva John Kreese, l'insegnante della scuola di karate nel film Karate Kid. Sakai colpisce l'aereo americano e stavolta l'abbatte. Southerland fa a tempo a lanciarsi con il paracadute e nel farlo gli scivola via la pistola dalla fondina.
Il pilota ferito, si allontana dal luogo dello schianto, inizialmente l'adrenalina lo aiuta ma alla prima pausa che fa comincia a sentire forte il dolore soprattutto al piede. Si dirige verso la giungla, unico posto dove può sentirsi al sicuro, deve evitare i giapponesi che sicuramente lo staranno cercando. Attraversandola, finisce dall'altro lato della costa, disidrato si lascia cadere sfinito. Dei ragazzi del luogo, vedendolo decidono di aiutarlo e portarlo nel villaggio dove sarà medicato e nutrito. Il giorno dopo lo riportano in spiaggia e incontrano altri americani anche loro in cerca del collega. I giapponesi sull'isola osservano tutto e quando gli adolescenti tornano indietro con la canoa, li arrestano e puniscono per 4 giorni prima che riescano a liberarsi e fuggire.
Sakai non è appagato, cerca altri americani in cielo da uccidere, vede una squadriglia nemica e si butta a tutta velocità contro di loro. Crede siano caccia ma all'ultimo capisce che sono bombardieri. Lo puntano, fanno fuoco e lo colpiscono. Sakai sanguina e il lato sinistro del corpo gli sembra paralizzato. Frammenti di proiettile lo feriscono seriamente. Un proiettile entra ed esce dal casco trapassando il cranio. E' dura riuscire a mantenere il controllo dell'aereo in questo stato. Certo della morte, gli rimane un unica cosa da fare, lanciarsi contro un nemico che lo accompagni all'altro mondo. Non trova nessuno, decide di tornare indietro e affrontare i 1000 km che lo separano dalla base. Dopo 5 ore di volo, cieco da uno occhio e semiparalizzato, atterra.
Sakai e Southerland usciranno dallo scontro vivi ma entrambi feriti. Si rimetteranno e parteciperanno ad altre missioni. Sakai con un occhio solo abbatterà altri nemici e risulterà il miglior pilota della marina imperiale giapponese alla fine della guerra con 64 aerei nemici abbattuti.
Pug morirà nel 1949 durante un decollo da una portaerei mentre Sakai morirà nel 2000.
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