[IV] Historia de Ventidio Basso, ignobili homine, quem primum de Parthis triumphasse memoriae traditum est [I] In sermonibus nuper fuit seniorum hominum et eruditorum multos in vetere memoria altissimum dignitatis gradum ascendisse ignobilissimos prius homines et despicatissimos [II] Nihil adeo de quoquam tantae admirationi fuit, quantae fuerunt, quae de Ventidio Basso scripta sunt: [III] eum Picentem fuisse genere et loco humili, et matrem eius a Pompeio Strabone, Pompei Magni patre, bello sociali, quo Asculanos subegit, captam cum ipso esse; mox triumphante Pompeio Strabone eum quoque puerum inter ceteros ante currum imperatoris sinu matris vectum esse; post, cum adolevisset, victum sibi aegre quaesisse eumque sordide invenisse comparandis mulis et vehiculis, quae magistratibus, qui sortiti provincias forent, praebenda publice conduxisset |
[IV] Una storia su Ventidio Basso, uomo d'umile origine, che fu tramandato alla memoria aver per primo celebrato il trionfo sui Parti [I] Recentemente nei discorsi di uomini anziani e colti si trovò che molti uomini prima umilissimi e molto disprezzati abbiano raggiunto un altissimo grado di stima nell'antica memoria [II] Nulla su qualcuno giunse a così tanta ammirazione, quante furono, quelle che furono scritte su Ventidio Basso: [III] che sia stato piceno di origine e di umile condizione, e che sua madre sia stata fatta prigioniera da Pompeo Strabone, padre di Pompeo Magno, nella guerra sociale, in cui sottomise gli Ascolani; che poi quando Pompeo Strabone trionfava anche lui fanciullo fra gli altri era stato trasportato davanti al carro dell'imperatore nelle braccia della madre; dopo, essendo diventato adolescente, essersi guadagnato a stento il cibo e averlo ottenuto umilmente col fornire i muli e i carri, avendo appaltato quelle cose da fornire pubblicamente ai magistrati, che erano sorteggiati per le province |
In isto quaestu notum esse coepisse C Caesari et cum eo profectum esse in Gallias; tum, quia in ea provincia satis naviter versatus esset et deinceps civili bello mandata sibi pleraque inpigre et strenue fecisset, non modo in amicitiam Caesaris, sed ex ea in amplissimum quoque ordinem pervenisse; mox tribunum quoque plebi ac deinde praetorem creatum atque in eo tempore iudicatum esse a senatu hostem cum M Antonio; post vero coniunctis partibus non pristinam tantum dignitatem reciperasse, sed pontificatum ac deinde consulatum quoque adeptum esse, eamque rem tam intoleranter tulisse populum Romanum, qui Ventidium Bassum meminerat curandis mulis victitasse, ut vulgo per vias urbis versiculi proscriberentur: concurrite omnes augures, haruspices portentum inusitatum conflatum est recens: nam mulos qui fricabat, consul factus est |
In tale occupazione aver cominciato ad essere noto a C Cesare ed essere partito con lui in Gallia; allora, poiché in questa provincia si era mostrato abbastanza attivo e poi nella guerra civile avendo assolto diversi incarichi da sé prontamente e coraggiosamente, non solo essere inserito nell'amicizia di Cesare, ma da questa anche in un prestigiosissimo grado; poi fatto anche tribuno della plebe e quindi pretore e in questo periodo essere stato dichiarato con M Antonio un nemico dal senato; poi invece riappacificatisi i partiti aver riavuto non solo subito la carica, ma aver conseguito il pontificato e poi anche il consolato, e il popolo romano, che ricordava che Ventidio Basso era vissuto curando i muli, aver tollerato questa cosa tanto malvolentieri, che per le vie della città erano comunemente scritti i versetti: accorrete tutti auguri, aruspici Un prodigio insperato ora è accaduto: infatti chi strigliava i muli, fu fatto console |
[IV] Eundem Bassum Suetonius Tranquillus praepositum esse a M Antonio provinciis orientalibus Parthosque in Syriam introrumpentes tribus ab eo proelis fusos scribit eumque primum omnium de Parthis triumphasse et morte obita publico funere sepultum esse [V] Verbum "profligo" a plerisque dici inproprie insciteque [I] Sicut alia verba pleraque ignoratione et inscitia improbe dicentium quae non intellegant deflexa ac depravata sunt aratione recta et consuetudine, ita huius quoque verbi, quod est "profligo", significatio versa et corrupta est |
[IV] Svetonio Tranquillo scrive che lo stesso Basso era stato preposto da M Antonio alle province orientali e che i Parti penetrando in Siria furono dispersi da lui in tre battaglie e che egli primo di tutti aver trionfato sui Parti e sopraggiunta la morte essere stato sepolto con un funerale di stato [V] Il verbo "profligo" esser pronunciato da molti impropriamente e scorrettamente [I] Come molti altri verbi che per ignoranza e stupidità di quelli che dicono impropriamente cose che non capiscono sono deformati e distolti dal giusto percorso e consuetudine, così anche di questo verbo, che è "profligo", fu cambiato e corrotto il significato |
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[II] Nam cum ab adfligendo et ad perniciem interitumque deducendo inclinatum id tractumque sit semperque eo verbo, qui diligenter locuti sunt, ita usi sint, ut "profligare" dicerent "prodigere" et "deperdere" "profligatasque" res quasi "proflictas" et "perditas" appellarent, nunc audio aedificia et templa et alia fere multa, quae prope absoluta adfectaque sunt, "in profligato" esse dici ipsaque esse iam "profligata" [III] Quapropter urbanissime respondisse praetorem, non indoctum virum, barunculo cuidam ex advocatorum turba Sulpicius Apollinaris in quadam epistula scriptum reliquit [IV] "Nam cum ille" inquit "rabula audaculus ita postulasset verbaque ita fecisset: "Omnia, vir clarissime, negotia, de quibus te cogniturum esse hodie dixisti, diligentia et velocitate tua profligata sunt; unum id solum relictum est, de quo rogo audias", tum praetor satis ridicule: "An illa negotia, de quibus iam cognovisse me dicis, profligata sint, equidem nescio; hoc autem negotium, quod in te incidit, procul dubio, sive id audiam sive non audiam, profligatum est" |
[II] Infatti essendo questo accostato e derivato da adfligo e significando verso la rovina e la distruzione e quelli che parlarono appropriatamente, hanno sempre usato questo verbo così, che dicessero "profligare" "prodigere" e "deperdere" e dicevano cose "profligatas" come se "proflictas" e "perditas", ora sento che edifici e templi e in genere molte altre cose, che sono quasi finite ed ultimate, sono detti essere "in profligato" e che esse stesse sono già "profligate" [III] Pertanto Sulpicio Apollinare in una lettere lasciò scritto che un pretore, uomo non sprovveduto, molto gentilmente aveva risposto a un tizio sempliciotto fra gli avvocati [IV] "Infatti avendo quell'impudente abbaiatore così domandato |
[V] Quod significare autem volunt, qui "profligatum" dicunt, hi, qui Latine locuti sunt, non "profligatum", sed "adfectum" dixerunt, sicuti M Cicero in oratione, quam habuit de Provinciis consularibus [VI] Eius verba haec sunt: "Bellum adfectum videmus et, vere ut dicam, paene confectum" [VII] Item infra: "Nam ipse Caesar quid est quod in ea provincia commorari velit, nisi ut ea, quae per eum adfecta sunt, perfecta reipublicae tradat " [VIII] Idem Cicero in oeconomico: "Cum vero adfecta iam prope aestate uvas a sole mitescere tempus est" [VI] In libro M Ciceronis de gloria secundo manifestum erratum in ea parte, in qua scriptum est super Hectore et Aiace |
disse- e avendo così proferito le parole: "O famosissimo uomo, tutti gli affari, di cui hai detto dovrai occuparti oggi, sono stati ultimati dalla tua diligenza e velocità; uno solo è rimasto; su cui chiedo tu ascolti", allora il pretore alquanto spiritosamente: "Non so certo se quegli affari, di cui dici che io ho già ultimato, siano stati compiuti; ma certo quest'affare, che cadde su di te, senza dubbio, sia che io l'ascolti sia non ascolti, è terminato" [V] Vogliono intendere quindi ciò, quelli che dicono "profligatum", coloro, che parlarono latino, non dissero "profligatum", ma "adfectum", come M Cicerone nell'orazione, che tenne sulle province consolari [VI] Queste sono le sue parole: "vediamo la guerra conclusa e, affinché io dica il vero, quasi finita" [VII] Anche sotto: "Infatti Cesare stesso che significa che voglia restare in questa provincia, se non per dare finite alla repubblica quelle cose, che sono state ultimate tramite lui [VIII] Anche Cicerone nell'economico: "Quando certo ormai quasi finita l'estate è tempo che le uve maturino per il sole" [VI] Nel secondo libro di M Cicerone sulla gloria un chiaro errore in quella parte, in cui si scrisse su Ettore e Aiace |
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[I] In libro M Tullii, qui est secundus de gloria, manifestus error est non magnae rei, quem errorem esse possit cognoscere non aliquis eruditorum, sed qui tantum legerit Homerou to E [II] Quamobrem non tam id mirabamur errasse in ea re M Tullium, quam non esse animadversum hoc postea correctumque vel ab ipso vel a Tirone, liberto eius, diligentissimo homine et librorum patroni sui studiosissimo [III] Ita enim scriptum in eo libro est: "Apud eundem poetam Aiax cum Hectore congrediens depugnandi causa agit, ut sepeliatur, si sit forte victus, declaratque se velle, ut suum tumulum multis etiam post saeculis praetereuntes sic loquantur: hic situs est vitae iampridem lumina linquens, qui quondam Hectoreo perculsus concidit ense Fabitur haec aliquis, mea semper gloria vivet" |
[I] Nel libro di M Tullio, che è il secondo sulla gloria, c'è un chiaro errore di non grande importanza, può riconoscere che questo è un errore non qualcuno dei dotti, ma chi abbia soltanto letto il settimo libro di Omero [II] Perciò non ci meravigliavamo tanto che M Tullio avesse sbagliato ciò in questo frangente, quanto che non fosse stato visto e corretto ciò dopo o dallo stesso o da Tirone, suo liberto, uomo molto diligente e molto studioso dei libri del suo padrone [III] Infatti così fu scritto in questo libro: "Presso lo stesso poeta Aiace avanzando con Ettore per combattere dispone, che sia seppellito, se per caso sia sconfitto, ed afferma che vuole, che anche dopo molti secoli quelli che passano davanti alla sua tomba dicano così: lasciando già da tempo le luci della vita, qui è sepolto, chi un tempo colpito dalla spada di Ettore cadde Qualcuno dirà queste cose, la mia gloria vivrà eterna" |
[IV] Huius autem sententiae versus, quos Cicero in linguam Latinam vertit, non Aiax apud Homerum dicit, neque Aiax agit, ut sepeliatur, sed Hector dicit, et Hector de sepultura agit priusquam sciat an Aiax secum depugnandi causa congressurus sit [VII] Observatum esse in senibus, quod annum fere aetatis tertium et sexagesimum agant aut laboribus aut interitu aut clade aliqua insignitum; atque inibi super eadem observatione exemplum adpositum epistulae divi Augusti ad Gaium filium [I] Observatum in multa hominum memoria expertumque est senioribus plerisque omnibus sexagesimum tertium vitae annum cum periculo et clade aliqua venire ut corporis morbique gravioris aut vitae interitus aut animi aegritudinis [II] Propterea, qui rerum verborumque istiusmodi studio tenentur, eum aetatis annum appellant klimakterikon |
[IV] Ma non Aiace dice in Omero le frasi di questo verso, che Cicerone tradusse in lingua latina, né Aiace indica, che sia seppellito, ma Ettore parla, ed Ettore tratta della sepoltura prima che sappia se Aiace stia per avanzare per combattere con lui [VII] Essere stato osservato fra gli anziani, il fatto che vivono il sessantatreesimo anno d'età o segnato da affanni o dalla morte o da qualche disgrazia; ed anche un esempio su questa osservazione affidato ad una lettere del divino Augusto per il figlio Gaio [I] Fu osservato in molti ricordi degli uomini e scoperto per la maggior parte in tutti gli anziani che il sessantatreesimo anno di vita sopraggiunge con pericolo e con qualche disgrazia come quella del corpo e di un male più grave o della fine della vita o di sofferenza dell'animo [II] Inoltre, quelli che s'interessano allo studio di eventi e parole di tal genere, chiamano quest'anno d'età climaterico |
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[III] Nocte quoque ista proxima superiore, cum librum epistularum divi Augusti, quas ad Gaium nepotem suum scripsit, legeremus duceremurque elegantia orationis neque morosa neque anxia, sed facili hercle et simplici, id ipsum in quadam epistula super eodem anno scriptum offendimus; eiusque epistulae exemplum hoc est: "IX Kal Octobris Ave, mi Gai, meus asellus iucundissimus, quem semper medius fidius desidero, cum a me abes Set praecipue diebus talibus, qualis est hodiernus, oculi mei requirunt meum Gaium, quem, ubicumque hoc die fuisti, spero laetum et bene valentem celebrasse quartum et sexagesimum natalem meum Nam, ut vides, klimaktera communem seniorum omnium tertium et sexagesimum annum evasimus |
[III] Anche la notte precedente a quest'ultima, leggendo l libro delle lettere del divino Augusto, che scrisse a suo nipote Gaio ed essendo attratti dall'eleganza del linguaggio né pedante né affettato, ma facile per Ercole e semplice, trovammo questo stesso scritto nello stesso anno in una certa lettera; e questo è il testo della sua lettera: "Nono giorno delle Calende d'Ottobre Salve, mio Gaio, mio carissimo asinello, che certo desidero sempre, quando sei distante da me Ma particolarmente in tali giorni, quale è quello odierno, i miei occhi cercano il mio Gaio, dovunque sei stato in questo giorno, spero che abbia festeggiato lieto e stando in buona salute il mio sessantaquattresimo anno di nascita Infatti, come vedi, abbiamo superato il sessantatreesimo anno il climaterico comune di tutti gli anziani |
Deos autem oro, ut, mihi quantumcumque superest temporis, id salvis nobis traducere liceat in statu reipublicae felicissimo andragathounton hymon kai diadechomenon stationem meam" [VIII] Locus ex oratione Favorini, veteris oratoris, de cenarum atque luxuriae obprobratione, qua usus est, cum legem Liciniam de sumptu minuendo suasit [I] Cum legeremus orationem veterem Favorini, non indiserti viri, qua oratione totum, ut meminisse possemus odio esse hercle istiusmodi sumptus atque victus, perdidicimus [II] Verba haec, quae adposuimus, Favorini sunt: "Praefecti popinae atque luxuriae negant cenam lautam esse, nisi, cum lubentissime edis, tum auferatur et alia esca melior atque amplior succenturietur |
Prego dunque gli dei, che, quanto mi resta del tempo, ciò ci sia consentito trascorrerlo salvi in una felicissima condizione dello stato voi mostratevi uomini di cuore e che succedete al mio posto" [VIII] Un passo dell'orazione di Favorino, antico oratore, sul rimprovero delle cene e della lussuria, che usò, quando consigliò la legge Licinia sul ridurre il lusso [I] Leggendo un'antica orazione di Favorino, uomo non sprovveduto, con la quale orazione imparammo tutto, cosicché potessimo ricordare con disprezzo esserci per Ercole lussi e banchetti di tal genere [II] Queste sono le parole di Favorino, che abbiamo riportato: "I sostenitori della taverna e del lusso negano che la cena sia sontuosa, a meno che, mentre mangi molto piacevolmente, allora si sparecchia e si porta un altro cibo migliore e più abbondante |
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Is nunc flos cenae habetur inter istos, quibus sumptus et fastidium pro facetiis procedit, qui negant ullam avem praeter ficedulam totam comesse oportere; ceterarum avium atque altilium nisi tantum adponatur, ut a cluniculis inferiore parte saturi fiant, convivium putant inopia sordere, superiorem partem avium atque altilium qui edint, eos palatum non habere Si proportione pergit luxuria crescere, quid relinquitur, nisi uti delibari sibi cenas iubeant, ne edendo defetigentur, quando stratus auro, argento, purpura amplior aliquot hominibus quam dis inmortalibus adornatur " [IX] Caecilius poeta "frontem" genere virili non poetice, sed cum probatione et cum analogia appellavit [I] Vere ac diserte Caecilius hoc in Subditivo scripsit: nam hi sunt inimici pessumi, fronte hilaro, corde tristi, quos neque ut adprendas neque uti dimittas scias |
Questo oggi è ritenuto il fiore della cena fra gli stessi, per i quali il lusso e la noia appare come divertimento, i quali negano poter mangiare alcun uccello tranne un intero beccafico; degli altri uccelli e pollami se non sia servito tanto, che si diventi sazi con la parte inferiore del codrione, pensano che il banchetto sia povero per scarsità, che quelli che mangiano la parte superiore degli uccelli e del pollame, non hanno gusto Se il lusso continua ad aumentare in proporzione, cosa si tralascia, se non che ordinino che le cene siano ridotte per loro, affinché non s'affatichino nel mangiare, poiché il letto per alcuni uomini è adornato di oro, argento, porpora di più che per gli dei immortali " [IX] Il poeta Cecilio definì di genere maschile "frontem" non poeticamente, ma con la ricerca e l' analogia [I] Esattamente ed elegantemente Cecilio scrisse questo nel Supposto: infatti questi sono i peggiori nemici, con l'aspetto lieto, il cuore duro, cosicché non sai né se li accetti né se li abbandoni |