Dieci anni dopo lasciò il trono per amore della Libertà: rifiutando di sposarsi e abiurando la religione luterana si conquistò, come celebre convertita, un posto di primo piano nella Roma barocca. Nata femmina mentre tutti attendevano un maschio, prematuramente orfana di padre e male amata dalla madre, fu costretta ad affermarsi attraverso le contraddizioni. Nata (racconta) il 18 dicembre 1626, 1 ora prima della mezzanotte, ma la data indicata da Cristina va corretta, per la differenza di calcolo tra il calendario Giuliano allora in uso e quello gregoriano adottato successivamente; nacque verso la mezzanotte del 7 dicembre.
Cristina descriveva la svolta politica della Svezia con l'ingresso del suo avo Gustavo Vasa, il quale nel 1523 aveva guidato la lotta per l'indipendenza del suo paese, oppresso dalla dominazione danese
Il discorso di re Gustav I Vasa di Svezia agli uomini della Contea di Dalarna a Mora - Johan Gustaf Sandberg
Gustav Vasa, venerato come fondatore della moderna Svezia, è una figura leggendaria della storia locale. Intorno a lui sono pertanto nati numerosi mi...
Il padre Gustavo Adolfo parte per la guerra. Lo scontro fatale ebbe luogo il 6 novembre 1632, nella piana di Lutzen. Il corpo del re fu ritrovato crivellato da innumerevoli colpi: poiché nessuno dei nemici si avanzò a reclamare la gloria di averlo atterrato, si parlò di una congiura dei suoi alleati tedeschi, invidiosi perché aveva assunto il comando supremo.
Il momento era drammatico per il futuro della Svezia, perché l'erede al trono era una bambina di nemmeno 6 anni. Ad assicurarle il potere, fedele al mandato del re, fu il cancelliere Axel Oxenstierna, di cui Cristina riconobbe il ruolo determinante. Al momento della morte di Gustavo Adolfo, Oxenstierna era in viaggio per raggiungerlo e si trovava a Francoforte. Riunì subito i generali svedesi e i principi tedeschi vassalli, per esigere il loro giuramento in favore di Cristina e per organizzare il proseguimento della guerra.
Gustavo Adolfo aveva lasciato precise disposizioni di escludere la regina madre non solo dalla tutela ma anche dall'educazione della figlia: conosceva il fragile carattere della moglie e non voleva che Cristina fosse plasmata sulle sue cervellotiche svenevolezze. I tutori non ebbero però il coraggio di toglierle la bambina in un momento per lei tanto doloroso.
Nel 1649 di fronte al Rikstag Cristina aveva annunciato che non si sarebbe mai sposata. Si era subito ventilata l'eventualità dell'abdicazione, che Cristina pensava di aver scongiurato adottando Il suo successore. Ad abbandonare il trono in realtà aveva incominciato a pensare fino dal 1646 cioè quando si era resa conto di non essere fatta per il matrimonio. Lo affermava in una lettera a Chanut del 1654.
Cristina ruppe gli indugi nell'ottobre 1651. Per la prima volta parlò in consiglio del suo progetto di abdicare, fornendo tre ragioni:
- la prima era rivolta al bene dello Stato, perché sul trono doveva stare un uomo in grado di combattere per il suo paese
- la seconda mirava al bene del principe ereditario
- infine la terza ragione riguardava lei stessa, che avrebbe potuto godere la libertà desiderata
Il 23 febbraio 1654 la regina convocò a Uppsala il consiglio e rese nota la sua irrevocabile decisione. La cerimonia ufficiale del passaggio delle consegne si svolse di martedì 6 giugno 1654 a Uppsala, alle 7:00 di mattina, dove gli avi di Cristina erano stati incoronati. Con quell'atto Cristina non rinunciava però alla sua condizione regale, che considerava insita nella sua natura per diritto di nascita, non riconoscendosi suddita di nessuno e considerandosi sovrana assoluta nei territori in sua dotazione e nella sua corte, dovunque si fosse stabilita.
Cristina entrò in consiglio in compagnia di Carlo Gustavo e si rivestì delle insegne regali, un mantello foderato di ermellino grigio, una corona d'oro orlata di perle, in una mano lo scettro, nell'altra il globo d'oro.
Dopo che il ciambellano ebbe eletto l'atto di abdicazione, Carlo Gustavo giurò di onorare Cristina come sua madre, come l'avrebbe chiamata da allora in poi, senza mai pretendere di esercitare su di lei alcun potere né mai sindacare sulla sua condotta.
Su un tavolo ricoperto di un drappo prezioso erano stati disposti dei cuscini di broccato d'oro perché vi fossero depositate le insegne del potere. Quando toccò alla corona, nessuno acconsentì a togliergliela: Cristina dovette farlo da sola. dopo averla deposta sul cuscino avanzò fino al bordo della tribuna e pronunciò un discorso durato più di un'ora.
Poi scese i gradini, si avvicinò al cugino presentandolo ai deputati come il loro nuovo re, raccomandando loro di essergli fedeli. Prendendogli la mano Lo condusse verso il trono. Il nuovo re aveva fatto coniare una medaglia commemorativa dell'avvenimento, che lo raffigurava mentre riceveva la corona dalla cugina, con il motto "a Deo et Christina".
La notizia dell'abdicazione aveva fatto il giro dell'Europa seminando sconcerto. Si stentava a credere che avesse rinunciato volontariamente al trono. Dopo aver cenato un'ultima volta con il cugino, Cristina lasciò Uppsala a mezzanotte. Carlo X e Cristina si lasciarono piangendo, non si sarebbero più rivisti.
Il 7 Aprile fu eletto Papa Fabio Chigi, dopo la morte di Innocenzo X morto 81enne il 14 gennaio 1655.Il nuovo papa assunse il nome di Alessandro VII, e fu disposto ad accogliere Cristina a Roma ma solo dopo una pubblica cerimonia che la ufficializzava cattolica. La cerimonia ebbe luogo la mattina del 3 novembre nella cappella del palazzo reale. Cristina era vestita sobriamente in seta nera, ornata solo di una croce di diamanti. Dopo il giuramento, era divenuta figlia della chiesa, e scrisse al papa, con il quale accreditò la conversione come unica causa dell'abdicazione. Le reazioni in Svezia furono del massimo sconcerto. Perché Cristina aveva abbandonato la religione dei suoi padri.
L'ARRIVO A ROMA
Cristina giungeva a Roma in un momento in cui la città stava assumendo una nuova e singolare impronta trasformandosi. La Chiesa Cattolica intendeva fornire il cemento di una fede rinnovata. La nuova cultura aveva l'obiettivo di rinnovare le coscienze.
L'arte avrebbe avuto un ruolo determinante nella divulgazione dei segni di questa nuova antropologia. Per buona parte del 600 Roma fu tutto un cantiere, con i Pontefici Paolo V Borghese, Urbano VIII Barberini, Innocenzo X Pamphili e Alessandro Settimo Chigi. Schiere di artisti italiani e stranieri accorrevano a Roma: fra i pittori Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni, il Domenichino, Velázquez, Claude Lorrain e Nicolas Poussin.
Fra gli architetti Pietro da Cortona, Borromini, e soprattutto Gian Lorenzo Bernini, che impose una vera dittatura artistica al suo secolo.
Le piazze di Roma si animavano delle sue Fontane, le chiese e le ville si popolavano delle sue statue. Ma fu San Pietro la sua insuperata palestra: all'esterno il grande abbraccio del colonnato, all'interno il baldacchino e la cattedra, e la monumentale tomba di Urbano Urbano VIII
quattro reliquie a sostegno del baldacchino di san Pietro
Urbano VIII e Bernini decisero di dedicare ad ognuno dei piloni, le più importanti reliquie presenti a San Pietro, ma ce n'erano solo tre. Papa Urba...
Dopo le feste natalizie, Cristina si trasferì nella dimora che le era stata messa a disposizione, il Palazzo Farnese, proprietà del Duca Ranuccio II, costruito sulla riva sinistra del Tevere all'inizio del Cinquecento per il cardinale Alessandro Farnese, la cui sorella Giulia, celebre Favorita del papa Alessandro VI sorge, aveva propiziato L'ascesa della famiglia. Divenuto papa Nel 1534 con il nome di Paolo III, il Farnese aveva ingaggiato gli artisti più eccelsi per il suo palazzo.
ritratto di Ranuccio Farnese - Tiziano
il vescovo Andrea Cornaro commissiona a Tiziano il ritratto dell'adolescente Ranuccio, per farne un omaggio alla madre, Girolama Orsini