Nisi forte ad te hoc non putas pertinere, quod te socium fore speras dominationis Antoni In quo bis laberis, primum quod tuas rationes communibus interponis, deinde quod quicquam stabile aut iucundum in regno putas Non, si tibi antea profuit, semper proderit [13] Quin etiam de illo homine queri solebas; quid te facturum de belua putas Atque ais eum te esse, qui semper pacem optaris, semper omnis civis volueris salvos Honesta oratio, sed ita, si bonos et utilis et e re publica civis; sin eos, qui natura cives sunt, voluntate hostes, salvos velis, quid tandem intersit inter te et illos |
A meno che tu sia del parere che queste considerazioni non ti riguardano, perché tu covi la speranza di diventare compagno di Antonio nella tirannide Ma se pensi cosí, sbagli due volte prima di tutto perché anteponi i tuoi interessi a quelli della collettività, perché pensi che la tirannia rappresenti un vantaggio stabile oltre che piacevole Se ti è andata bene una volta,non è detto che debba andarti sempre bene [13]Anzi tu eri solito lamentarti di quell'altro, che pure si mostrava uomo; con questa bestia di ora, tu che speri di fare Ma tu dici di esser un uomo cosí fatto da desiderare la pace in ogni caso, da volere in ogni caso la salvezza di tutti i cittadini Parole sagge, codeste, ma se si tratta di salvare cittadini bravi, utili e devoti alla patria; ma se quelli che tu vorresti salvi sono cittadini di nascita, ma nemici di sentimento, che dif ferenza corre fra te e loro |
Pater quidem tuus, quo utebar sene auctore adulescens, homo severus et prudens, primas omnium civium P Nasicae, qui Ti Gracchum interfecit, dare solebat; eius virtute, consilio, magnitudine animi liberatam rem publicam arbitrabatur [14] Quid Nos a patribus num aliter accepimus Ergo is tibi civis, si temporibus illis fuisses, non probaretur, quia non omnes salvos esse voluisset Quod LOopimius consul verba fecit de re publica, de ea re ita censuerunt, uti l opimius consul rem piblicam defenderet Senatus haec verbis, Opimius armis |
Tuo padre che nella sua vecchiaia mi fu largo di consigli quand'ero giovane, da quell'uomo rigido e saggio che era, assegnava il primo posto fra i cittadini a Publio Nasica l'uccisore di Tiberio Gracco; erano stati, egli pensava, il valore, la saggezza, la grandezza d'animo di Nasica, che avevano salvato lo Stato [14]E che Noi abbiamo forse sentito i nostri padri valutare diversamente quell'avvenimento Un cittadino dunque come Nasica, se tu fossi vissuto in quel l'epoca, non avrebbe riscosso la tua approvazione, per ché non aveva voluto conservare tutti sani e salvi Dopo il rapporto che il console Lucio Opimio ho fatto sulla situazione politica, il senato ha decretato su questa faccenda che il console Lucio Opimio assuma la difesa dello Stato Questo il senato a parole, questo Opimio con le armi |
Num igitur eum, si tum esses, temerarium civem aut crudelem putares aut Q Metellum, cuius quattuor filii consulares, P Lentulum, principem senatus, complures alios summos viros, qui cum Opimio consule armati Gracchum in Aventinum persecuti sunt Quo in proelio Lentulus grave vulnus accepit, interfectus est Gracchus et M Fulvius consularis eiusque duo adulescentuli filii Illi igitur viri vituperandi; non enim omnis civis salvos esse voluerunt [V, 15] Ad propiora veniamus C Mario L Valerio consulibus senatus rem publicam defendendam dedit: L Saturninus tribunus pl , C Glaucia praetor est interfectus Omnes illo die Scauri, Metelli, Claudii, Catuli, Scaevolae, Crassi arma sumpserunt Num aut consules illos aut clarissumos viros vituperandos putas Ego Catilinam perire volui |
E tu dun que, se vivevi in quei tempi, avresti giudicato temerario e crudele questo cittadino, e cosí pure Quinto Metello con i suoi quattro figliuoli tutti ex consoli, e Publio Lentulo, presidente del senato, e moltissimi altri illustri cittadini, che insieme col console Opimio inseguirono a mano armata Gracco sull'Aventino Nel la mischia Lentulo fu gravemente ferito, Gracco fu ucciso e cosí pure l'ex console Marco Fulvio e due figli giovinetti Degni di biasimo, dunque, questi uomini; infatti non hanno voluto la salvezza di tutti i cittadini [V, 15] Veniamo a fatti piú vicini a noi Il senato affidò la difesa dello Stato ai consoli Gaio Mario e Lucio Valerio: furono uccisi in quell'occasione il tribuno della plebe Lucio Saturnino e il pretore Gaio Glaucia Ebbene, tutti in quel giorno presero le armi, gli Scauri, i Metelli, i Claudii, i Catuli, gli Scevola, i Crassi Quei consoli e quei ragguardevoli personaggi sono anch'essi, secondo te, da biasimare Io volli la morte di Catilina |
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Num tu, qui omnes salvos vis, Catilinam salvum esse voluisti Hoc interest, Calene, inter meam sententiam et tuam: Ego nolo quemquam civem committere, ut morte multandus sit; tu, etiamsi commiserit, conservandum putas In corpore si quid eius modi est, quod reliquo corpori noceat, id uri secarique patimur, ut membrum aliquod potius quam totum corpus intereat Sic in rei publicae corpore, ut totum salvum sit, quicquid est pestiferum, amputetur [16] Dura vox; multo illa durior: 'Salvi sint inprobi, scelerati, impii; deleantur innocentes, honesti, boni, tota res publica ' Uno in homine, Q Fufi, fateor te vidisse plus quam me |
Tu, che vuoi la salvezza di tutti, avresti voluto la sal vezza anche di Catilina Vedi, Caleno, la differenza fra il mio modo di pensare e il tuo è questa: io non voglio che un cittadino commetta qualcosa che lo faccia passibile di morte; tu invece pensi che anche se colpevole sia sempre da mantenere in vita Ma se una parte del corpo umano rischia di portar danno a tutto il resto, noi ci sottoponiamo ad una operazione che bruci o tagli quella parte, perchè meglio che perisca un organo che tutto il corpo Lo stesso è per il corpo sociale, perché la collettività sia salva, sia amputata la parte infetta [16]Un discorso duro, questo; ma quanto piú duro quest'altro: siano salvi i malvagi, gli scellerati, gli empi; siano an nientati gli innocenti, gli onesti, i buoni, tutto lo Stato Nei riguardi di un solo uomo confesso che tu, Quinto Fufio, hai visto meglio di me |
Ego P Clodium arbitrabar perniciosum civem, sceleratum, libidinosum, impium, audacem, facinerosum, tu contra sanctum, temperantemm innocentem, modestum, retinendum civem et optandum In hoc uno te plurimum vidisse, me multum errasse concedo Nam quod me tecum iracunde agere dixisti solere, non est ita Vehementer me agere fateor, iracunde nego Omnino irasci non temere soleo, ne si merentur quidem [17] Itaque sine verborum contumelia a te dissentire possum, sine animi summo dolore non possum Parva est enim mihi tecum aut parva de re dissensio Ego huic faveo, tu illi Immo vero ego D Bruto faveo, tu M Antonio; ego conservari coloniam populi Romani cupio, tu expugnari studes |
Io, Publio Clodio lo ritenevo un essere pericoloso, scellerato, debosciato, em pio, audace, facinoroso, tu invece, virtuoso, equili brato, modesto, un cittadino insomma da conservare e da desiderare In questo solo, lo riconosco, tu hai visto con precisione assoluta, io mi sono sbagliato e di molto Hai detto che io son solito parlare di te con risentimen to, non è cosí Che io parli con impeto, lo riconosco, nego che io lo faccia con risentimento Non sono abi tuato ad irritarmi sconsideratamente contro gli amici, neppure se lo meritano [17]Perciò io posso dissentire da te, senza parole offensive, non potrei d'altra parte dissentire, senza pro vare un profondo dolore Ma questo dissenso che c'è fra noi, è di poco conto, o meglio, la questione sulla quale dissentiamo, è essa di poco conto Tutto si riduce al fatto che tu parteggi per un tale, ed io per un altro La verità è che io sono favorevole a Decimo Bruto, tu a Marco Antonio, che è quanto dire che io voglio la salvezza di una colonia del popolo romano, e tu brami che questa cada nelle mani del nemico |