An in media silva placet | Ti piace nel mezzo del parco |
Est enim is maxime et opacus et frigidus | un luogo molto ombroso e fresco |
"Sane," inquit Crassus "etenim est in eo loco sedes huic nostro non importuna sermoni | Ma certo, rispose Crasso, e vi è colà un posto molto adatto a questa nostra conversazione |
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Cicerone, De Oratore: Libro 02; 16-20
Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 02; 16-20
Cum placuisset idem ceteris, in silvam venitur et ibi magna cum audiendi exspectatione considitur | Poichè tutti approvarono, si recarono nel parco e si sedettero, ansiosi di sentire il discorso |
[19] Tum Crassus "cum auctoritas atque amicitia vestra tum Antoni facilitas eripuit" inquit "mihi in optima mea causa libertatem recusandi: quamquam in partienda disputatione nostra, cum sibi de eis, quae dici ab oratore oporteret, sumeret, mihi autem relinqueret, ut explicarem, quem ad modum illa ornari oporteret, ea divisit, quae seiuncta esse non possunt | [19] E Crasso incominciò: il vostro prestigio e la vostra amicizia uniti alla compiacenza di Antonio mi hanno tolto la possibilità di un rifiuto, pur avendo mille buone ragioni: infatti nel dividere le parti della nostra discussione egli si è assunto il còmpito di illustrare le cose che deve dire loratore, lasciando a me il còmpito di spiegare in che modo quelle cose debbano essere abbellite; in tal modo egli ha diviso elementi che non possono essere divisi |
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Cicerone, De Oratore: Libro 01; 56-62
Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 56-62
Nam cum omnis ex re atque verbis constet oratio, neque verba sedem habere possunt, si rem subtraxeris, neque res lumen, si verba semoveris | Infatti poiché ogni discorso è composto di concetti e di parole, né le parole possono esistere, se tu avrai sottratto i concetti, né i concetti possono trovare espressione, se avrai abolito le parole |
[20] Ac mihi quidem veteres illi maius quiddam animo complexi plus multo etiam vidisse videntur, quam quantum nostrorum ingeniorum acies intueri potest, qui omnia haec, quae supra et subter, unum esse et una vi atque [una] consensione naturae constricta esse dixerunt; nullum est enim genus rerum, quod aut avulsum a ceteris per se ipsum constare aut quo cetera si careant, vim suam atque aeternitatem conservare possint | [20] In verità, mi sembra che quei famosi antichi filosofi, nella loro profonda visione delle cose, abbiano compreso molto più di quanto sia permesso alla nostra mente: essi infatti affermarono che tutte le cose che esistono al di sopra e al di sotto di noi sono un tutto unico, legate tra di loro da ununica forza e da ununica legge di natura; e che non cè nessuna cosa di nessun genere che possa esistere di per sé, staccata dalle altre, e che daltra parte non sia indispensabile allealtre, perché possano conservare la loro forza e la loro eternità |