Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 01-05, pag 2

Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 01-05

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 01-05
Sunt autem alii philosophi, et hi quidem magni atque nobiles, qui deorum mente atque ratione omnem mundum administrari et regi censeant, neque vero id solum, sed etiam ab isdem hominum vitae consuli et provideri; nam et fruges et reliqua, quae terra pariat, et tempestatis ac temporum varietates caelique mutationes, quibus omnia, quae terra gignat, maturata pubescant, a dis inmortalibus tribui generi humano putant, multaque, quae dicentur, in his libris colligunt, quae talia sunt, ut ea ipsa dei inmortales ad usum hominum fabricati paene videantur Vi sono poi altri filosofi, e questi senza dubbio grandi e nobili, i quali pensano che il mondo sarebbe nella sua totalità rett oe governato dalla razionale guida di menti divine, né a questo solo, ma gli dei provvederebbero e curerebbero la vita stessa degli uomini; infatti pensano che le messi e gli altri frutti che la terra produce,e le vicende del tempo e delle stagioni e le variazioni climatiche che fanno crescere e giungere a maturazione tutto ciò che il suolo produce, siano concessi dagli dèi al genere umano, e le molte argomentazioni che essi adducono (e che verranno esposte in questi libri) sono tali da far quasi ritenere che siano stati proprio gli dei ad escogitarle ad uso degli uomini
Contra quos Carneades ita multa disseruit, ut excitaret homines non socordes ad veri investigandi cupiditatem Contro costoro ha polemizzato a lungo Carneade cosí da destare nell'animo di alcuni ingegni non ottusi il vivo desiderio di appurare la verità
[5] Res enim nulla est, de qua tantopere non solum indocti, sed etiam docti dissentiant; quorum opiniones cum tam variae sint tamque inter se dissidentes, alterum fieri profecto potest, ut earum nulla, alterum certe non potest, ut plus una vera sit [5] In realtà non v'è argomento su cui vi sia maggior disaccordo fra gli ignoranti non meno che fra i dotti; e tanto varie e discordanti sono le loro opinioni, che potrebbe darsi il caso che nessuna sia esatta non, ad ogni modo, che lo sia piú d'una

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Cicerone, De Natura deorum: Libro 01; 51-55

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 51-55

III Qua quidem in causa et benivolos obiurgatores placare et invidos vituperatores confutare possumus, ut alteros reprehendisse paeniteat, alteri didicisse se gaudeant; nam qui admonent amice, docendi sunt, qui inimice insectantur, repellendi III Su questo argomento mi sento in grado, sia di acquietare i critici benevoli sia di confutare i detrattori ostili , sí da indurre questi a pentirsi delle loro critiche, quelli a rallegrarsi di aver imparato qualche cosa di nuovo: infatti chi critica serenamente deve essere illuminato, chi si abbandona ad una polemica aggressiva, deve essere rimproverato
[6] Multum autem fluxisse video de libris nostris, quos compluris brevi tempore edidimus, variumque sermonem partim admirantium, unde hoc philosophandi nobis subito studium extitisset, partim, quid quaque de re certi haberemus, scire cupientium; multis etiam sensi mirabile videri eam nobis potissimum probatam esse philosophiam, quae lucem eriperet et quasi noctem quandam rebus offunderet, desertaeque disciplinae et iam pridem relictae patrocinium necopinatum a nobis esse susceptum [6] Vedo poi che sui libri che in gran numero ho pubblicato in un breve lasso di tempo, si sono diffuse molte e varie idee da parte di gente che in parte si chiedeva meravigliata da dove all'improvviso sorgesse in noi la passione per la filosofia, in parte desiderava conoscere che cosa pensassimo su ogni singola questione;mi sono accorto anche che sembrava per molti oggetto di grande stupore il fatto che io apprezzassi soprattutto quella filosofia che, a loro parere, toglierebbe luce alle cose e che quasi le avvolgesse nelle tenebre della notte e che mi facessii nopinatamente fautore e sostenitore di una scuola abbandonata da tutti e già da lungo tempo lasciata in disparte

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Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 46-50

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 46-50

Nos autem nec subito coepimus philosophari nec mediocrem a primo tempore aetatis in eo studio operam curamque consumpsimus et, cum minime videbamur, tum maxime philosophabamur; quod et orationes declarant refertae philosophorum sententiis et doctissimorum hominum familiaritates, quibus semper domus nostra floruit, et principes illi Diodotus, Philo, Antiochus, Posidonius, a quibus instituti sumus In realtà non abbiamo preso tutt'a un tratto a studiare filosofia né abbiamo dedicato scarsa cura e impegno in questa passione, fin dalla prima adolescenza, e quanto pochissimo sembravamo (dedicarci alla filosofia), tanto più soprattutto ci dedicavamo ad essa; come dimostrano le nostre orazioni tutte permeate dei pensieri dei filosofi e le nostre amicizie con altissimi rappresentanti della cultura, per cui sempre la nostra casa si distinse, el'istruzione ricevuta da quegli eminenti maestri che furono Diodoto, Filone, Antioco e Posidonio
[7] Et si omnia philosophiae praecepta referuntur ad vitam, arbitramur nos et publicis et privatis in rebus ea praestitisse, quae ratio et doctrina praescripserit [7] E se tutti gli ammaestramenti della filosofia hanno un rapporto con la vita, ci sembra di aver sempre uniformato il nostro comportamento sia in pubblico sia in privato alle prescrizioni che la ragione e la dottrina hanno segnalato

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 01; 16-20

IV Sin autem quis requirit, quae causa nos impulerit, ut haec tam sero litteris mandaremus, nihil est, quod expedire tam facile possimus IV Che se poi mi si chiede per qual ragione mi sia risoluto così tardi ad affidare i queste mie meditazioni ad opere scritte, non v'è nulla di cui io possa più facilmente rendere conto
Nam cum otio langueremus et is esset rei publicae status, ut eam unius consilio atque cura gubernari necesse esset, primum ipsius rei publicae causa philosophiam nostris hominibus explicandam putavi magni existimans interesse ad decus et ad laudem civitatis res tam gravis tamque praeclaras Latinis etiam litteris contineri Poiché stavo attraversando un periodo di forzata inattività e la situazione politica era tale da rendere necessario che una unica mente direttiva si curasse del governo dello Stato, ritenni che in primo luogo per il bene stesso della Repubblica, dovessi diffondere la filosofia ai miei concittadini, pensando che, se temi di tanta importanza e profondità fossero entrati a far parte anche dei patrimonio delle lettere latine, molto onore e lustro ne sarebbe derivato alla comunità

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[8] Eoque me minus instituti mei paenitet, quod facile sentio, quam multorum non modo discendi, sed etiam scribendi studia commoverim [8] Tanto meno mi pento della mia decisione in quanto ben vedo in quanti ho acceso il desiderio non solo di apprendere, ma anche di scrivere

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