Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 02, pag 3

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 02

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 02
sed, credo, deorum prouidentia effectum et uenditori et emptori quem uterque merebatur exitum adtribuit: auaro enim et fame consumpto manubiis sordium suarum frui non licuit, aequi animi uir ad salutarem inpensam faciendam care quidem, uerum necessarie conparato cibo uixit

C autem Mario Cn Carbone consulibus ciuili bello cum L Sulla dissidentibus, quo tempore non rei publicae uictoria quaerebatur, sed praemium uictoriae res erat publica, senatus consulto aurea atque argentea templorum ornamenta, ne militibus stipendia deessent, conflata sunt: digna enim causa erat, hine an illi crudelitatem suam proscriptione ciuium satiarent, ut di immortales spoliarentur

non ergo patrum conscriptorum uoluntas, sed taeterrimae necessitatis truculenta manus illi consulto stilum suum inpressit
Ma la provvidenza degli dei, io credo, concesse al venditore e al compratore il risultato che l'uno e l'altro meritavano: perché l'avaro morì di fame e non gli fu lecito godere del ricavato del suo sordido bottino, mentre l'altro, più equilibrato, che aveva fatto una spesa costosa ma necessaria per procurarsi da mangiare, finì per sopravvivere

() Al tempo in cui i consoli Caio Mario e Cneo Carbone, in lotta con Lucio Silla, combattevano la guerra civile premio non la vittoria dello Stato, ma lo Stato stesso , per decreto del senato i sacri tesori d'oro e d'argento furono raccolti perché alle truppe non venisse meno il soldo Valeva davvero la pena fossero gli uni o gli altri a saziare la propria crudeltà con la proscrizione dei cittadini che si spogliassero gli dei immortali

Non dunque la volontà dei Padri coscritti, ma la crudele mano dell'orribile necessità stese il testo di quella deliberazione senatoriale
Diui Iuli exercitus, id est inuicti ducis inuicta dextera, cum armis Mundam clausisset aggerique extruendo materia deficeretur, congerie hostilium cadauerum quam desiderauerat altitudinem instruxit eamque tragulis et pilis, quia roboreae sudes deerant, magistra nouae molitionis necessitate usus uallauit

ext Cretensibus nihil tale praesidii adfulsit, qui obsidione Metelli ad ultimam penuriam conpulsi sua iumentorumque suorum urina sitim torserunt iustius dixerim quam sustentarunt, quia, dum uinci timent, id passi sunt, quod eos ne uictor quidem pati coegisset

ext Numantini autem a Scipione uallo et aggere circumdati, cum omnia, quae famem eorum trahere poterant, consumpsissent, ad ultimum humanorum corporum dapibus usi sunt

quapropter capta iam urbe conplures inuenti sunt artus et membra trucidatorum corporum sinu suo gestantes
() L'esercito del divo Giulio, cioè l'invitta destra di quell'invitto condottiero, chiusa d'assedio Munda ed essendo a corto del materiale necessario per innalzare dei terrapieni, ne ottenne l'altitudine desiderata alzando un cumulo di cadaveri nemici; e ricorrendo a tragule e giavellotti, in mancanza di pali di legno, reso esperto dalla necessità di un nuovo genere di apprestamento, ne recinse la città assediata

Ai Cretesi, i quali, ridotti allo stremo della carestia dall'assedio di Metello, distorsero più che soddisfare la sete con l'orina loro e delle loro bestie, non rifulse tale aiuto, perché, nel timore di essere vinti, subirono ciò che nemmeno il vincitore li avrebbe costretti a subire

() I Numantini, circondati con steccato e terrapieni da Scipione, consumato tutto ciò che poteva lenire la propria fame, alla fine si cibarono di carne umana

Per cui, quando già la città era stata conquistata, si trovarono parecchi che portavano in grembo arti e membra di uccisi
nulla est in his necessitatis excusatio: nam quibus mori licuit, sic uiuere necesse non fuit

ext Horum trucem pertinaciam in consimili facinore Calagurritanorum execrabilis impietas supergressa est

qui, quo perseuerantius interempti Sertorii cineribus obsidionem Cn Pompei frustrantes fidem praestarent, quia nullum iam aliud in urbe eorum supererat animal, uxores suas natosque ad usum nefariae dapis uerterunt: quoque diutius armata iuuentus uiscera sua uisceribns suis aleret, infelices cadauerum reliquias sallire non dubitauit

en quam aliquis in acie hortaretur ut pro salute coniugum et liberorum fortiter dimicaret
Non c'è in questo scusa che nasca da necessità: una volta che a costoro era lecito morire, non sarebbe stato necessario sopravvivere a queste condizioni

() L'ostinatezza dei Numantini, spinta fino al macabro, fu superata, in una circostanza simile, dall'esecrabile empietà dei Calagurritani

Questi, per restare più fedeli alla memoria dell'ucciso Sertorio rendendo vano l'assedio di Cneo Pompeo, poiché nella città non rimaneva più alcun animale, trasformarono mogli e figli in empie pietanze: e per nutrire più a lungo le loro viscere con le viscere dei loro, i giovani in armi non esitarono a salare i miseri resti degli uccisi

Ecco dei giovani che avrebbero potuto essere esortati a scendere in campo ed a combattere valorosamente per la vita di mogli e figli

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 03 - Parte 01

ex hoc nimirum hoste tanto duci poena magis quam uictoria petenda fuit, quia plus uindicatus libertatis quam uictus gloriae adferre potuit, cum omne serpentum ac ferarum genus conparatione sui titulo feritatis superarit: nam quae illis dulcia uitae pignora proprio spiritu cariora sunt, ea Calagurritanis prandia atque cenae extiterunt

init Vacemus nunc negotio, quod actorum hominis et praecipuae curae et ultimi est temporis, consideremusque quae testamenta aut rescissa sunt legitime facta aut, cum merito rescindi possent, rata manserunt, quaeue ad alios quam qui expectabant honorem hereditatis transtulerunt

Atque ita, ut ea ordine quo proposui exequar

Militantis cuiusdam pater, cum de morte filii falsum e castris nuntium accepisset, qui erat falsus, aliis heredibus scriptis decessit
Certo tanto condottiero avrebbe dovuto esigere da tale nemico il fio delle colpe più che la vittoria, perché avrebbe ricavato più gloria dalla sua vendetta che dalla sconfitta di un nemico che superava per la sua ferinità il confronto con ogni genere di serpenti e di bestie feroci: proprio quei dolci pegni della vita, che sono per quelli più cari dell'esistenza, costituirono le pietanze per i pranzi e per le cene dei Calagurritanii

() Dedichiamoci, ora, a quella che suol essere una delle più importanti ed estreme incombenze dell'uomo, e consideriamo quei testamenti che, per quanto stesi legittimamente, furono rescissi o, pur potendo esserlo regolarmente, rimasero validi o trasferirono l'onore dell'eredità a persone diverse da quelle che se l'aspettavano

tale trattazione avrà luogo nell'ordine or ora esposto

() Il padre di un soldato ch'era alla guerra, avuta dall'accampamento la falsa notizia della morte del figlio, nominò altri eredi e poi morì
peractis deinde stipendiis adulescens domum petiit: errore patris, inpudentia alienorum domum sibi clausam repperit: quid enim illis inuerecundius

florem iuuentae pro re publica absumpserat, maximos labores ac plurima pericula tolerauerat, aduerso corpore exceptas ostendebat cicatrices, et postulabant ut auitos eius lares otiosa ipsi urbi onera possiderent

itaque depositis armis coactus est in foro togatam ingredi militiam: acerbe: cum inprobissimis enim heredibus de paternis bonis apud centumuiros contendit: omnibusque non solum consiliis sed etiam sententiis superior discessit
Compiuto il periodo della ferma, il giovane tornò a casa, ma per l'errore del padre e l'impudenza deinuovi proprietari la trovò chiusa: che di più vergognoso di coloro

Egli aveva sacrificato alla repubblica il fiore della sua giovinezza, aveva sopportato pesanti fatiche e numerosi gravi rischi, mostrava le cicatrici delle ferite ricevute di fronte al nemico e per di più pretendevano che pesi inutili alla repubblica fossero padroni della sua casa avita

E così, messe da parte le armi, dovette continuare a combattere nel tribunale: e fu una dura battaglia, perché ebbe a contendere per i beni paterni presso i centumviri con gli ostinatissimi eredi: ne uscì tuttavia vincitore non solo nella considerazione generale, ma anche con unanime verdetto

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 02
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Item M Annei Carseolani splendidissimi equitis Romani filius, a Sufenate auunculo suo adoptatus testamentum naturalis patris, quo praeteritus erat, apud centumuiros rescidit, cum in eo Tullianus Pompei Magni familiaris ipso quidem Pompeio signatore heres scriptus esset

itaque illi in iudicio plus cum excellentissimi uiri gratia quam cum parentis cineribus negotii fuit

ceterum quamuis utraque haec aduersus nitebantur, tamen paterna bona optinuit: nam L quidem Sextilius et P Popilius, quos M Anneius sanguine sibi coniunctos eadem ex parte qua Tullianum heredes fecerat, sacramento cum adulescentulo contendere ausi non sunt, tametsi praecipuis eo tempore Magni uiribus ad defendendas tabulas testamenti inuitari poterant, et aliquantum adiuuabat heredes quod M Anneius in Sufenatis familiam ac sacra transierat
() Allo stesso modo il figlio del ragguardevolissimo cavaliere romano Marco Anneo Carseolano, adottato dallo zio materno Sufenate, rescisse presso i triumviri il testamento del padre naturale, in cui non era stato nominato, perché vi era stato designato erede firmatario Pompeo stesso Tulliano, familiare di Pompeo

Pertanto, nel giudizio che seguì egli ebbe a che fare più con la potenza di un uomo eminentissimo che con le ceneri di suo padre

Malgrado questi due ostacoli, riuscì nondimeno ad avere i beni paterni, perché Lucio Sestilio e Publio Popilio, che Marco Anneio aveva nominati eredi nel testamento, quali congiunti, con la stessa aliquota di Tulliano, non osarono litigare con lui previa cauzione, sebbene l'influenza allora preponderante di Pompeo Magno potesse invogliarli a difendere il contenuto del testamento e senza alcun dubbio fosse favorevole agli eredi il fatto che Marco Anneio era entrato a far parte della famiglia e del culto domestico di Sufenate
sed artissimum inter homines procreationis uinculum patris simul uoluntatem et principis auctoritatem superauit

C autem Tettium a patre infantem exheredatum, Petronia matre, quam Tettius, quoad uixit, in matrimonio habuerat, natum, diuus Augustus in bona paterna ire decreto suo iussit, patris patriae animo usus, quoniam Tettius in proprio lare procreato filio summa cum iniquitate paternum nomen abrogauerat

Septicia quoque mater Trachalorum Ariminensium irata filiis in contumeliam eorum, cum iam parere non posset, Publicio seni admodum nupsit, testamento etiam utroque praeterito

a quibus aditus diuus Augustus et nuptias mulieris et suprema iudicia improbauit: nam hereditatem maternam filios habere iussit, dotem, quia non creandorum liberorum causa coniugium intercesserat, uirum retinere uetuit
Ma il vincolo più stretto che esista tra gli uomini, quello del sangue, ebbe la meglio, a un tempo, sulla volontà del padre e sull'autorità del primo cittadino

() Quanto a Caio Tettio, diseredato ancor bambino dal padre, nato da Petronia ch'era convissuta in matrimonio con Tettio finché fu vivo, il divo Augusto gli ordinò con suo decreto di entrare in possesso dei beni paterni, comportandosi con ciò come padre della patria, perché Tettio, avuto il figlio nella propria casa, gli aveva con somma iniquità tolto il diritto di chiamarlo padre

() Anche Septicia, madre dei due Tracali di Rimini, adirata con i figli, sposò per far loro dispetto l'attempato Publicio, essendo in età da non poter più partorire, e ne omise pure i nomi nel testamento

Da questi chiamato a sentenziare, il divo Augusto disapprovò sia le nozze sia le ultime decisioni della donna: tant'è vero che dispose che i figli avessero l'eredità materna e proibì al marito di conservare la dote, in quanto il matrimonio era stato celebrato non allo scopo di avere figli

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si ipsa Aequitas hac de re cognosceret, potuitne iustius aut grauius pronuntiare

spernis quos genuisti, nubis effeta, testamenti ordinem uiolento animo confundis neque erubescis ei totum patrimonium addicere, cuius pollincto iam corpori marcidam senectutem tuam substrauisti

ergo dum sic te geris, ad inferos usque caelesti fulmine daflata es

Egregia C quoque Calpurni Pisonis praetoris urbis constitutio: cum enim ad eum Terentius ex octo filiis, quos in adulescentiam perduxerat, ab uno in adoptionem dato exheredatum se querellam detulisset, bonorum adulescentis possessionem ei dedit heredesque lege agere passus non est
Se l'Equità stessa fosse stata chiamata a decidere su questa controversia, avrebbe potuto pronunziarsi in maniera più giusta o più grave

Disprezzi le tue creature, ti sposi vecchia, confondi in preda alla collera l'ordine del testamento e non arrossisci di assegnare il patrimonio a colui, al cui corpo, già pronto per la sepoltura, sottoponesti il tuo, marcio di vecchiaia

Mentre ti comportavi così, fosti colpita e sbattuta fino agli inferi da un fulmine del cielo

() Eccellente fu pure il provvedimento preso dal pretore urbano Calpurnio Pisone: quando Terenzio gli presentò una denunzia per essere stato diseredato da uno dei suoi otto figli egli li aveva cresciuti fino all'adolescenza che aveva dato in adozione, gli attribuì il possesso dei beni del figlio e non permise che gli eredi intervenissero legalmente
mouit profecto Pisonem patria maiestas, donum uitae, beneficium educationis, sed aliquid etiam flexit circumstantium liberorum numerus, quia cum patre septem fratres impie exheredatos uidebat

Quid, Mamerci Aemili Lepidi consulis quam graue decretum

Genucius quidam Matris magnae Gallus a Cn Oreste praetore urbis impetrauerat ut restitui se in bona Naeui Ani iuberet, quorum possessionem secundum tabulas testamenti ab ipso acceperat

appellatus Mamercus a Surdino, cuius libertus Genucium heredem fecerat, praetoriam iurisdictionem abrogauit, quod diceret Genucium amputatis sui ipsius sponte genitalibus corporis partibus neque uirorum neque mulierum numero haberi debere
Ad indirizzare in tal senso Pisone furono certamente la patria maestà, l'aver quello dato vita ed educazione al figlio; ma egli fu anche influenzato dal numero dei figli che lo attorniavano, perché vedeva empiamente diseredati, insieme col padre, sette fratelli

() Che dire della grave decisione del console Mamerco Emilio Lepido

Un certo Genucio, sacerdote della Gran Madre, aveva ottenuto dal pretore urbano Cneo Oreste l'autorizzazione ad entrare in possesso dei beni di Nevio Anio, la cui proprietà egli aveva ricevuto da Nevio stesso secondo le tavole testamentarie

Mamerco, chiamato a sentenziare da Surdino, un cui liberto era colui che aveva istituito erede Genucio, tolse al pretore la competenza su quella materia, perché dichiarava che Genucio, amputatisi volontariamente i genitali, non doveva essere annoverato né tra gli uomini né tra le donne

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conueniens Mamerco, conueniens principi senatus decretum, quo prouisum est ne obscena Genucii praesentia inquinataque uoce tribunalia magistratuum sub specie petiti iuris polluerentur

Multo Q Metellus praetorem urbanum seueriorem egit quam Orestes gesserat

qui Vecillo lenoni, bonorum Vibieni possessionem secundum tabulas testamenti petenti, non dedit, quia uir nobilissimus et grauissimus fori ac lupanaris separandam condicionem existimauit, nec aut factum illius conprobare uoluit, qui fortunas suas in stabulum contaminatum proiecerat, aut huic tamquam integro ciui iura reddere, qui se ab omni honesto uitae genere abruperat

init His rescissorum testamentorum exemplis contenti attingamus ea, quae rata manserunt, cum causas haberent, propter quas rescindi possent

e insaniae Tuditanus
Decreto, questo, che si addiceva a Mamerco e che si addiceva al personaggio più autorevole del senato, col quale si provvide a che i tribunali dei magistrati non fossero contaminati, sotto forma di appello alla giustizia, dalla presenza oscena e dalla voce impura di Genucio

() Quinto Metello esercitò la pretura urbana con molto maggior severità di quanto non avesse fatto Oreste

Egli non attribuì al lenone Vecillo, sebbene lo richiedesse in conformità di un testamento, il possesso dei beni di Vibieno, perché, da' uomo nobilissimo e seriissimo qual era, giudicò che non si dovesse lasciar nulla in comune tra il Foro e il lupanare, né volle o approvare l'azione di colui che aveva gettato via le sue fortune in una stalla contaminata o render giustizia, come ad un cittadino intemerato, a costui, che aveva rotto i legami con ogni decoroso genere di vita

() Limitandoci a questi esempi di testamenti rescissi, tocchiamo ora di quelli che rimasero validi, anche se presentavano motivi per essere rescissi

Dalla follia di Tuditano

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