Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01, pag 3

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01
ext Nihil etiam Agesilai facto sapientius, siquidem, cum aduersus rem publicam Lacedaemoniorum conspirationem ortam noctu conperisset, leges Lycurgi continuo abrogauit, quae de indemnatis supplicium sumi uetabant: conprehensis autem et interfectis sontibus e uestigio restituit atque utrumque simul prouidit, ne salutaris animaduersio uel iniusta esset uel iure impediretur

itaque, ut semper esse possent, aliquando non fuerunt
() Nulla, poi, è più saggio dell'azione di Agesilao, se è vero che, venuto a conoscenza nella notte che si preparava una cospirazione contro lo stato dei Lacedemoni, abrogò immediatamente le leggi di Licurgo, che vietavano di mandare a morte chi non fosse stato ancora regolarmente processato e condannato: ma, arrestati e fatti uccidere i colpevoli, le rimise subìto in vigore e ad un tempo provvide a due cose, cioè a che la giusta punizione o non fosse illegale o non fosse impedita dalle norme giuridiche

In questo modo le leggi, perché potessero essere sempre valide, non lo furono per un certo periodo di tempo
ext Sed nescio an Hannonis excellentissimae prudentiae consilium: Magone enim Cannensis pugnae exitum senatui Poenorum nuntiante inque tanti successus fidem anulos aureos trium modiorum mensuramexplentes fundente, qui interfectis nostris ciuibus detracti erant, quaesiuit an aliquis sociorum post tantam cladem a Romanis defecisset, atque ut audiuit neminem ad Hannibalem transisse, suasit protinus legati Romam, per quos de pace ageretur, mitterentur

cuius si sententia ualuisset, neque secundo Punico bello uicta Karthago neque tertio deleta foret

ext Ne Samnites quidem paruas poenas consimilis erroris pependerunt, quod Herenni Ponti salutare consilium neglexerant
() Ma non so se non sia stato eccezionalmente saggio questo consiglio di Annone: infatti, mentre Magone annunziava al senato cartaginese l'esito della battaglia di Canne e, a testimonianza di sì grande successo, sciorinava tre moggi di anelli d'oro strappati alle dita dei nostri soldati uccisi, gli chiese se qualcuno degli alleati avesse abbandonato, dopo una strage tanto grande, la parte dei Romani e, appena sentì dire che nessuno era passato ad Annibale, consigliò immediatamente che si mandassero ambasciatori a Roma per trattare la pace

Se il suo parere fosse prevalso, Cartagine non sarebbe stata vinta nel corso della seconda guerra punica, né sarebbe stata distrutta nel corso della terza

() Nemmeno i Sanniti pagarono poco un simile errore, per aver trascurato il salutare consiglio di Erennio Ponzio
qui auctoritate et prudentia ceteros praestans ab exercitu et duce eius filio suo consultus quidnam fieri de legionibus Romanis apud furcas Caudinas inclusis deberet, inuiolatas dimittendas respondit

postero die eadem de re interrogatus deleri eas oportere dixit, ut aut maximo beneficio gratia hostium emereretur aut grauissima iactura uires confringerentur

sed inprouida temeritas uictorum, dum utramque partem spernit utilitatis, sub iugum missas in perniciem suam accendit

ext Multis et magnis sapientiae exemplis paruulum adiciam
Costui, che superava in prestigio e saggezza tutti gli altri, consultato dall'esercito e da suo figlio che n'era il supremo comandante che mai si dovesse fare delle legioni romane accerchiate presso le forche di Caudio, rispose che s'imponeva lasciarle libere ed incolumi

Il giorno dopo, interrogato sullo stesso argomento, disse che bisognava distruggerle, perché o il grandissimo beneficio concesso ai nemici ne procurasse la gratitudine o le loro forze fossero fiaccate da una gravissima iattura

Ma la sprovveduta temerarietà dei vincitori, nello spregiare l'uno e l'altro aspetto vantaggioso, accese di sdegno, a loro rovina, le legioni che erano state fatte passare sotto il giogo

() A codesti numerosi e grandi esempi di saggezza ne aggiungerò uno piccolo

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 01 - Parte 01

Cretes, cum acerbissima execratione aduersus eos, quos uehementer oderunt, uti uolunt, ut mala consuetudine delectentur optant modestoque uoti genere efficacissimum ultionis euentum reperiunt: inutiliter enim aliquid concupiscere et in eo perseueranter morari, exitio ea uicina dulcedo est

init Est aliud factorum dictorumque genus, a sapientia proximo deflexu ad uafritiae nomen progressum, quod, nisi fallacia uires adsumpsit, finem propositi non inuenit laudemque occulto magis tramite quam aperta uia petit

Seruio Tullio regnante cuidam patri familiae in agro Sabino praecipuae magnitudinis et eximiae formae uacca nata est

quam oraculorum certissimi auctores in hoc a dis inmortalibus editam responderunt, ut quisquis eam Auentinensi Dianae immolas set, eius patria totius terrarum orbis imperium obtineret
I Cretesi, quando vogliono imprecare con la maledizione più amara contro quelli che molto odiano, augurano loro che possano compiacersi di cattive abitudini, e con un voto così modesto trovano uno sbocco efficacissimo alla loro vendetta: giacché desiderare inutilmente qualche cosa e insistere in questo desiderio rappresenta una dolcezza che sfiora la rovina

() C'è un altro genere di fatti e detti, i quali, sviando poco dalla saggezza, arrivano ad essere furberia: esso, se non prende vigore dalla fallacia, non trova un esito ai suoi scopi e aspira alla lode più per occulto tramite che per aperta via

() Mentre regnava Servio Tullio, a un padre di famiglia dell'agro Sabino nacque una vacca di non comuni dimensioni e di eccezionale bellezza

Infallibili interpreti degli oracoli, interpellati, risposero che gli dei immortali l'avevano fatta nascere perché la patria di chiunque l'avesse immolata a Diana sull'Aventino diventasse signora di tutto il mondo
laetus eo dominus bouem summa cum festinatione Romam actam in Auentino ante aram Dianae constituit, sacrificio Sabinis regimen humani generis daturus

de qua re antistes templi certior factus religionem hospiti intulit, ne prius uictimam caederet quam proximi amnis se aqua abluisset, eoque alueum Tiberis petente uaccam ipse immolauit et urbem nostram tot ciuitatium, tot gentium dominam pio sacrificii furto reddidit

Quo in genere acuminis in primis Iunius Brutus referendus est: nam cum a rege Tarquinio auunculo suo omnem nobilitatis indolem excerpi interque ceteros etiam fratrem suum, quod uegetioris ingenii erat, interfectum animaduerteret, obtunsi se cordis esse simulauit eaque fallacia maximas uirtutes suas texit
Di ciò tutto lieto, il padrone portò in gran fretta la vacca a Roma e la fece fermare davanti all'altare di Diana sull'Aventino con l'intento di sacrificarla e di dare, quindi, ai Sabini il governo del genere umano

Ma il sacerdote, informatone, con la scusa delle prescrizioni religiose gli vietò di sacrificare la vittima prima di essersi purificato nelle acque del vicino fiume; e mentre il Sabino si dirigeva al letto del Tevere, immolò lui stesso la vacca, rendendo col suo religioso inganno la nostra Roma regina di tante città e popoli

() Cade, qui, acconcio più che ogni altro il racconto della furbesca impresa, di natura simile, compiuta da Giunio Bruto: il quale, accorgendosi che il re Tarquinio, suo zio paterno, cancellava ogni traccia della nobiltà e vedendosi uccidere tra gli altri suo fratello perché d'ingegno vivace, finse di essere ottuso e coprì con questo inganno le sue grandissime capacità

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01

profectus etiam Delphos cum Tarquinii filiis, quos is ad Apollinem Pythium muneribus et sacrificiis honorandum miserat, aurum deo nomine doni clam cauato baculo inclusum tulit, quia timebat ne sibi caeleste numen aperta liberalitate uenerari tutum non esset

peractis deinde mandatis patris Apollinem iuuenes consuluerunt quisnam ex ipsis Romae regnaturus uideretur

at is penes eum summam urbis nostrae potestatem futuram respondit, qui ante omnes matri osculum dedisset

tum Brutus perinde atque casu prolapsus de industria se abiecit terramque communem omnium matrem existimans osculatus est

quod tam uafre Telluri inpressum osculum urbi libertatem, Bruto primum in fastis locum tribuit
Quindi, partito alla volta di Delfi con i figli di Tarquinio, da costui mandati a far omaggio ad Apollo Pizio di doni e sacrifici, portò al dio, a titolo di donativo, dell'oro nascosto nella cavità di un bastone, temendo che non fosse sicuro per lui venerare la celeste sua potenza con aperta liberalità

I giovani, portati a termine gli incarichi avuti dal padre, chiesero ad Apollo chi di loro, a suo avviso, avrebbe regnato su Roma

E il dio rispose che avrebbe avuto il più alto potere nella nostra città chi prima di ogni altro avesse baciato la madre

Allora Bruto finse di essere caduto fortuitamente, ma si gettò a bella posta a terra e la baciò, stimando che essa fosse la madre comune di tutti

Questo bacio così astutamente impresso sulla terra, diede a Roma la libertà e a Bruto il primo posto nell'elenco dei fasti consolari
Scipio quoque superior praesidium calliditatis amplexus est: ex Sicilia enim petens Africam, cum e fortissimis peditibus Romanis trecentorum equitum numerum conplere uellet neque tam subito eos posset instruere, quod temporis angustiae negabant sagacitate consilii adsecutus est: namque ex his iuuenibus, quos secum tota Sicilia nobilissimos et diuitissimos sed inermes habebat, trecentos speciosa arma et electos equos quam celerrime expedire iussit uelut eos continuo secum ad oppugnandam Karthaginem auecturus

qui cum imperio ut celeriter, ita longinqui et periculosi belli respectu sollicitis animis paruissent, remittere eis Scipio illam expeditionem, si arma et equos militibus suis tradere uoluissent, edixit

rapuit condicionem inbellis ac timida iuuentus instrumentoque suo cupidenostris cessit
() Anche Scipione maggiore ricorse all'aiuto della furberia: in procinto di partire dalla Sicilia verso l'Africa, volendo completare con valorosissimi fanti romani il numero di trecento cavalieri e non avendo la possibilità di equipaggiarli sui due piedi, raggiunse con un accorto consiglio quanto gli negavano la strettezza del tempo e le circostanze: scelse, allora, i trecento giovani più nobili e ricchi dei Siciliani, ch'erano senz'armi, e ordinò loro di procurarsi al più presto belle armature e scelti cavalli, come se fosse intenzionato a condurli immediatamente seco all'assalto di Cartagine

Dopo che i giovani ebbero obbedito all'ordine, come celermente, così con angoscia in considerazione di quella guerra lunga e pericolosa, Scipione proclamò che avrebbe risparmiato loro quella spedizione, se avessero voluto consegnare ai suoi soldati armi e cavalli

I giovani, imbelli e paurosi, non si lasciarono sfuggire questa alternativa e, consegnato il proprio equipaggiamento, fecero posto con entusiasmo ai nostri soldati

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ergo calliditas ducis prouidit ut si quod protinus imperaretur, grato prius, deinde remisso militiae metu maximum beneficium fieret

Quod sequitur narrandum est

Q Fabius Labeo, arbiter a senatu finium constituendorum inter Nolanos ac Neapolitanos datus, cum in rem praesentem uenisset, utrosque separatim monuit ut omissa cupiditate regredi modo controuersia quam progredi mallent

idque cum utraque pars auctoritate uiri mota fecisset, aliquantum in medio uacui agri relictum est

constitutis deinde finibus, ut ipsi terminauerant, quidquid reliqui soli fuit populo Romano adiudicauit

ceterum etsi circumuenti Nolani ac Neapolitani queri nihil potuerunt secundum ipsorum demonstrationem dicta sententia, improbo tamen praestigiarum genere nouum ciuitati nostrae uectigal accessit
Dunque la scaltrezza del generale fece sì che l'ordine immediato, considerato prima una pesante imposizione, una volta sfumata la paura del servizio militare, diventasse un grandissimo beneficio

() Quel che segue merita di essere raccontato

Quinto Fabio Labeone, assegnato quale giudice dal senato per fissare i confini territoriali tra quelli di Nola e i Napoletani, fatto un sopralluogo, prese in disparte gli uni e gli altri e li ammonì separatamente a mettere da canto ogni ambizione e pretesa e a ritirarsi piuttosto che procedere nella controversia

L'una e l'altra parte obbedirono, convinte dal prestigio del paciere: così restò una striscia di terra di nessuno

Fissati, quindi, i confini così come li avevano stabiliti, aggiudicò al popolo romano il territorio ch'era rimasto in mezzo

Ma, anche se i Nolani e i Napoletani ingannati non poterono protestare, essendo stato dato il verdetto in conformità della loro precisa designazione, questo nuovo provento si aggiunse alla repubblica tramite un disonesto genere d'impostura
eundem ferunt, cum a rege Antiocho, quem bello superauerat, ex foedere icto dimidiam partem nauium accipere deberet, medias omnes secuisse, ut eum tota classe priuaret

Nam M Antonio remittendum conuicium est, qui idcirco se aiebat nullam orationem scripsisse, ut, si quid superiore iudicio actum ei, quem postea defensurus esset, nociturum foret, non dictum a se adfirmare posset, quia facti uix pudentis causam tolerabilem habuit

pro periclitantium enim capite non solum eloquentia sua uti, sed etiam uerecundia abuti erat paratus
Dello stesso Labeone raccontano che, dovendo ricevere secondo i patti dal re Antioco da lui vinto la metà delle navi, le tagliò tutte in due per privarlo dell'intera flotta

In verità bisogna rinunziare ai rimproveri nei confronti di Marco Antonio, il quale diceva di non avere messo per iscritto orazione alcuna, perché potesse affermare, se in un processo precedente avesse nociuto in qualche cosa ad uno che avrebbe dovuto difendere in seguito, che lui quella cosa non l'aveva detta: ebbe, in sostanza, una scusante tollerabile al suo comportamento, che oserei definire poco onesto

Egli era, difatti, disposto a favore degli accusati non solo ad usare la sua eloquenza, ma anche ad abusare della sua discrezione

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Sertorius uero corporis robore atque animi consilio parem naturae indulgentiam expertus, proscriptione Sullana dux Lusitanorum fieri coactus, cum eos oratione flectere non posset ne cum Romanis uniuersa acie confligere uellent, uafro consilio ad suam sententiam perduxit: duos enim in conspectu eorum constituit equos, ualidissimum alterum, alterum infirmissimum, ac deinde ualidi caudam ab inbecillo sene paulatim carpi, infirmi a iuuene eximiarum uirium uniuersam conuelli iussit

obtemperatum imperio est

sed dum adulescentis dextera inrito se labore fatigat, senio confecta manus ministerium exsecuta est

tunc barbarae contioni quorsum ea res tenderet cognoscere cupienti subicit equi caudae consimilem esse nostrum exercitum, cuius partes aliquis adgrediens opprimere possit, uniuersum conatus prosternere celerius tradiderit uictoriam quam occupauerit
() Sertorio, cui la natura fu ugualmente prodiga di forza fisica e di senno, costretto dalla proscrizione sillana a diventare condottiero dei Lusitani, non potendo convincerli con le parole a non scontrarsi in giornata campale con i Romani, riuscì a far prevalere il suo punto di vista con una scaltra lezione: fece fermare in loro cospetto due cavalli, uno nel pieno della gagliardia, l'altro ormai brocco, e quindi ordinò ad un esile vecchietto di tirare un po' alla volta la coda al primo e ad un giovane straordinariamente prestante di strappare di un colpo quella del secondo

L'ordine fu eseguito

Ma, mentre la destra del giovane si stancava nell'inutile tentativo, quella del vecchio, pur logorata dall'età, riuscì nel compito

Quindi a quell'assemblea di barbari, che desiderava capire a che mirasse quell'esperimento, egli spiegò che il nostro esercito era simile a una coda di cavallo, perché poteva essere vinto se assalito in una parte, ma, affrontato in forze, avrebbe provocato nell'aggressore la sconfitta prima della vittoria

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