oppleturos omnia divites illos, quorum avi proavique hostilium nationum duces exercitus nostros ferro vique ceciderint, divum Iulium apud Alesiam obsederint recentia haec: quid si memoria eorum moreretur qui sub Capitolio et arce Romana manibus eorundem perissent satis: fruerentur sane vocabulo civitatis: insignia patrum, decora magistratuum ne vulgarent (24) His atque talibus haud permotus princeps et statim contra disseruit et vocato senatu ita exorsus est: 'maiores mei, quorum antiquissimus Clausus origine Sabina simul in civitatem Romanam et in familias patriciorum adscitus est, hortantur uti paribus consiliis in re publica capessenda, transferendo huc quod usquam egregium fuerit |
Avrebbero occupato tutte le cariche quei ricchi, i cui avi e i cui antenati, al comando di popoli nemici, avevano massacrato i nostri eserciti e assediato il divo Giulio in Alesia E questa era storia recente: ma che sarebbe accaduto, se si risvegliava il ricordo di quelli che, ai piedi del Campidoglio e della rocca di Roma, erano caduti per mano degli stessi Galli; godessero pure il nome di cittadini romani, ma non venissero svilite la dignità dei padri e il decoro delle magistrature 24 Ma questi e simili argomenti non scossero per nulla il principe, che, convocato il senato, li confutò nel modo seguente: I miei antenati, il più antico dei quali, Clauso, di origine sabina, fu accolto contemporaneamente tra i cittadini romani e nel patriziato, mi esortano ad agire con gli stessi criteri nel governo dello stato, trasferendo qui quanto di meglio vi sia altrove |
neque enim ignoro Iulios Alba, Coruncanios Camerio, Porcios Tusculo, et ne vetera scrutemur, Etruria Lucaniaque et omni Italia in senatum accitos, postremo ipsam ad Alpis promotam ut non modo singuli viritim, sed terrae, gentes in nomen nostrum coalescerent tunc solida domi quies et adversos externa floruimus, cum Transpadani in civitatem recepti, cum specie deductarum per orbem terrae legionum additis provincialium validissimis fesso imperio subventum est num paenitet Balbos ex Hispania nec rninus insignis viros e Gallia Narbonensi transivisse manent posteri eorum nec amore in hanc patriam nobis concedunt quid aliud exitio Lacedaemoniis et Atheniensibus fuit, quamquam armis pollerent, nisi quod victos pro alienigenis arcebant |
Non ignoro, infatti, che i Giulii sono stati chiamati in senato da Alba, i Coruncanii da Camerio, i Porcii da Tusculo e, se lasciamo da parte i tempi più antichi, dall'Etruria, dalla Lucania e da tutta l'Italia; l'Italia stessa ha da ultimo portato i suoi confini alle Alpi, in modo che, non solo i singoli individui, ma le regioni e i popoli si fondessero nel nostro nome Abbiamo goduto di una solida pace all'interno, sviluppando tutta la nostra forza contro nemici esterni, proprio allora quando, accolti come cittadini i Transpadani, si poté risollevare l'impero stremato, assimilando le forze più valide delle province, dietro il pretesto di fondare colonie militari in tutto il mondo C'è forse da pentirsi che siano venuti i Balbi dalla Spagna e uomini non meno insigni dalla Gallia Narbonense Ci sono qui i loro discendenti, che non ci sono secondi nell'amore verso questa nostra patria Cos'altro costituì la rovina di Spartani e Ateniesi, per quanto forti sul piano militare, se non il fatto che respingevano i vinti come stranieri |
at conditor nostri Romulus tantum sapientia valuit ut plerosque populos eodem die hostis, dein civis habuerit advenae in nos regnaverunt: libertinorum filiis magistratus mandare non, ut plerique falluntur, repens, sed priori populo factitatum est at cum Senonibus pugnavimus: scilicet Vulcsi et Aequi numquam adversam nobis aciem instruxere capti a Gallis sumus: sed et Tuscis obsides dedimus et Samnitium iugum subiimus ac tamen, si cuncta bella recenseas nullum breviore spatio quam adversus Gallos confectum: continua inde ac fida pax iam moribus artibus adfinitatibus nostris mixti aurum et opes suas inferant potius quam separati habeant |
Romolo, il fondatore della nostra città, ha espresso la propria saggezza, quando ha considerato molti popoli, nello stesso giorno, prima nemici e poi concittadini Stranieri hanno regnato su di noi: e affidare le magistrature a figli di liberti non è, come molti sbagliano a credere, un'improvvisa novità, bensì una pratica normale adottata dal popolo in antico Ma, voi dite, abbiamo combattuto coi Senoni: come se Volsci e Equi non si fossero mai scontrati con noi in campo aperto Siamo stati conquistati dai Galli: ma non abbiamo dato ostaggi anche agli Etruschi e subìto il giogo dei Sanniti Eppure, se passiamo in rassegna tutte le guerre, nessuna s'è conclusa in un tempo più breve che quella contro i Galli: da allora la pace è stata continua e sicura Ormai si sono assimilati a noi per costumi, cultura, parentele: ci portino anche il loro oro e le loro ricchezze, invece di tenerli per sé |
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omnia, patres conscripti, quae nunc vetustissima creduntur, nova fuere: plebeii magistratus post patricios, Latini post plebeios, ceterarum Italiae gentium post Latinos inveterascet hoc quoque, et quod hodie exemplis tuemur, inter exempla erit' (25) Orationem principis secuto patrum consulto primi Aedui senatorum in urbe ius adepti sunt datum id foederi antiquo et quia soli Gallorum fraternitatis nomen cum populo Romano usurpant |
O senatori, tutto ciò che crediamo vecchissimo è stato nuovo un tempo: i magistrati plebei dopo quelli patrizi, quelli latini dopo i plebei, degli altri popoli d'Italia dopo quelli latini Anche questa decisione si radicherà e invecchierà, e ciò per cui oggi ricorriamo ad altri esempi verrà un giorno annoverato fra gli esempi 25 Al discorso del principe seguì un decreto del senato; gli Edui, per primi, ottennero il diritto di avere senatori a Roma Il privilegio si spiega con un antico patto e perché, soli fra i Galli, vantavano il titolo di fratelli del popolo romano |
Isdem diebus in numerum patriciorum adscivit Caesar vetustissimum quemque e senatu aut quibus clari parentes fuerant, paucis iam reliquis familiarum, quas Romulus maiorum et L Brutus minorum gentium appellaverant, exhaustis etiam quas dictator Caesar lege Cassia et princeps Augustus lege Saenia sublegere; laetaque haec in rem publicam munia multo gaudio censoris inibantur famosos probris quonam modo senatu depelleret anxius, mitem et recens repertam quam ex severitate prisca rationem adhibuit, monendo secum quisque de se consultaret peteretque ius exuendi ordinis: facilem eius rei veniam; et motos senatu excusatosque simul propositurum ut iudicium censorum ac pudor sponte cedentium permixta ignominiam mollirent |
In quegli stessi giorni Cesare accolse nel numero dei patrizi i senatori di maggiore anzianità o quelli i cui genitori s'erano resi famosi: poche ormai erano le famiglie superstiti, che Romolo aveva chiamato delle genti maggiori e Lucio Bruto delle genti minori; e si erano estinte anche le famiglie che il dittatore Cesare con la legge Cassia e Augusto con la legge Senia avevano immesso per sostituire le prime; tali felici scelte politiche erano iniziative di Claudio nella sua qualità di censore, e di esse molto ebbe a compiacersi Preoccupato però anche di espellere dal senato chi era noto per le sue infamie, procedette con un metodo indolore e di recente applicazione, invece che col sistema drastico di un tempo; era il seguente: li invitava a farsi un esame di coscienza e a chiedere la facoltà di lasciare l'ordine senatorio; il permesso era facile ottenerlo ed egli avrebbe comunicato contemporaneamente la sua proposta di rimozione dal senato e le loro dimissioni, in modo che il giudizio dei censori, combinato alla spontaneità del ritiro, avrebbe mitigato l'umiliazione |
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ob ea Vipstanus consul rettulit patrem senatus appellandum esse Claudium: quippe promiscum patris patriae cognomentum; nova in rem publicam merita non usitatis vocabulis honoranda: sed ipse cohibuit consulem ut nimium adsentantem condiditque lustrum quo censa sunt civium quinquagies novies centena octoginta quattuor milia septuaginta duo isque illi finis inscitiae erga domum suam fuit: haud multo post flagitia uxoris noscere ac punire adactus est ut deinde ardesceret in nuptias incestas (26) Iam Messalina facilitate adulteriorum in fastidium versa ad incognitas libidines profluebat, cum abrumpi dissimulationem etiam Silius, sive fatali vaecordia an imminentium periculorum remedium ipsa pericula ratus, urgebat: quippe non eo ventum ut senectam principis opperirentur |
Per questo comportamento il console Vipstano propose che Claudio ricevesse l'appellativo di padre del senato: poiché padre della patria era titolo troppo comune, i nuovi meriti verso lo stato non si potevano onorare con parole usuali; ma Claudio frenò l'eccesso adulatorio del console Portò poi a termine la cerimonia per il censimento, in cui furono calcolati cinque milioni novecento ottantaquattromila settantadue cittadini Cessò anche di rimanere all'oscuro circa i fatti della sua famiglia: non molto dopo fu costretto a conoscere le colpe della moglie e a punirla, per poi innamorarsi e finire in nozze incestuose 26 Messalina, ormai annoiata dei suoi facili adulteri, si gettava nelle incognite di nuovi piaceri, mentre anche Silio, o per fatale follia o perché vedesse nel rischio il rimedio ai pericoli incombenti, premeva per troncare ogni forma di finzione: non erano giunti a quel punto - affermava - per aspettare che il principe morisse di vecchiaia |
insontibus innoxia consilia, flagitiis manifestis subsidium ab audacia petendum adesse conscios paria metuentis se caelibem, orbum, nuptiis et adoptando Britannico paratum mansuram eandem Messalinae potentiam, addita securitate, si praevenirent Claudium, ut insidiis incautum, ita irae properum segniter eae voces acceptae, non amore in maritum, sed ne Silius summa adeptus sperneret adulteram scelusque inter ancipitia probatum veris mox pretiis aestimaret nomen tamen matrimonii concupivit ob magnitudinem infamiae cuius apud prodigos novissima voluptas est nec ultra expectato quam dum sacrificii gratia Claudius Ostiam proficisceretur, cuncta nuptiarum sollemnia celebrat |
agli innocenti bastano scelte innocenti; dove la colpa è manifesta, necessita l'audacia C'erano i complici, preda delle stesse paure Egli era celibe, senza figli, pronto alle nozze e all'adozione di Britannico A Messalina sarebbe rimasta la stessa potenza e in più la sicurezza, se prevenivano Claudio, tanto indifeso di fronte alle insidie quanto precipitoso nell'ira Tali proposte erano ascoltate senza entusiasmo, non per amore verso il marito, ma nel timore che Silio, arrivato al potere, disprezzasse l'amante e il suo delitto, giustificato nel momento del pericolo, ma a cui in seguito avrebbe assegnato il suo giusto valore La sedusse però l'idea del matrimonio, per l'enormità dello scandalo, che costituisce, per chi è sazio di ogni esperienza, l'ebbrezza suprema Senza attendere altro che Claudio andasse a Ostia per compiere un sacrificio, celebra con ogni solennità le nozze |
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(27) Haud sum ignarus fabulosum visum iri tantum ullis mortalium securitatis fuisse in civitate omnium gnara et nihil reticente, nedum consulem designatum cum uxore principis, praedicta die, adhibitis qui obsignarent, velut suscipiendorum liberorum causa convenisse, atque illam audisse auspicum verba, subisse, sacrificasse apud deos; discubitum inter convivas, oscula complexus, noctem denique actam licentia coniugali sed nihil compositum miraculi causa, verum audita scriptaque senioribus tradam |
27 Può sembrare - mi rendo conto - una favola che in una città dove tutto si sa di tutti e dove nulla si tace, ci siano state persone così temerarie e che addirittura un console designato sia giunto a celebrare con la moglie del principe, in un giorno stabilito e alla presenza di testimoni, quel rito destinato alla legittima procreazione dei figli, e che lei abbia ascoltato le parole degli auguri, si sia posta in capo il flammeo, abbia sacrificato agli dèi; che i due si siano seduti al banchetto nuziale tra i convitati, si siano scambiati baci e abbiano consumato la notte nelle libertà coniugali Nulla ho inventato per destar meraviglia: racconto quanto ho udito dai nostri vecchi e da loro è stato scritto |
(28) Igitur domus principis inhorruerat, maximeque quos penes potentia et, si res verterentur, formido, non iam secretis conloquiis, sed aperte fremere, dum histrio cubiculum principis insultaverit, dedecus quidem inlatum, sed excidium procul afuisse: nunc iuvenem nobilem dignitate formae, vi mentis ac propinquo consulatu maiorem ad spem accingi; nec enim occultum quid post tale matrimonium superesset | 28 La corte del principe fu invasa da orrore e sopra tutti lo furono quanti erano potenti e quindi in preda allo sgomento che la situazione cambiasse; non più in segrete confidenze, ma apertamente esprimevano la loro inquietudine: finché un istrione aveva violato la stanza da letto del principe, s'era bensì recato oltraggio e disonore, ma nessun pericolo di eccidio s'era profilato; ora invece si trattava di un giovane patrizio, di grande fascino personale, intelligente, che, già vicino al consolato, si accingeva a speranze più alte; e non era un mistero che ciò sarebbe avvenuto dopo tale matrimonio |
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subibat sine dubit, metus reputantis hebetem Claudium et uxori devinctum multasque mortes iussu Messalinae patratas: rursus ipsa facilitas imperatoris fiduciam dabat, si atrocitate criminis praevaluissent, posse opprimi damnatam ante quam ream; sed in eo discrimen verti, si defensio audiretur, utque clausae aures etiam confitenti forent (29) Ac primo Callistus, iam mihi circa necem G Caesaris narratus, et Appianae cacdis molitor Narcissus fagrantissimaque eo in tempore gratia Pallas agitavere, num Messalinam secretis minis depellerent amore Silii, cuncta alia dissimulantes |
Non potevano non essere presi dalla paura al pensiero di un Claudio inebetito e attaccato alla moglie, oltre che dei molti assassini eseguiti per ordine di Messalina; per converso, la stessa arrendevolezza dell'imperatore li apriva alla fiducia che, se si fossero imposti, facendo valere la portata criminosa dei fatti, Messalina potesse soccombere, purché condannata prima d'essere sottoposta a giudizio; ma proprio qui stava il problema, e cioè che le orecchie di Claudio, se Messalina avesse cercato di difendersi, rimanessero chiuse, anche nel caso di un'aperta confessione 29 In un primo tempo Callisto, di cui ho già trattato in relazione alla morte di Gaio Cesare, e Narcisso, l'organizzatore dell'assassinio di Appio, e Pallante, che in quel momento godeva di un particolare favore presso Claudio, pensarono se non occorresse staccare, con segrete minacce, Messalina dall'amore di Silio, chiudendo gli occhi sul resto |