iamque apud proximos, iam longius clarescere, cum potentiam eius suspectantes qui factionibus floruerant discedunt ad conterminos populos ac testificantur adimi veterem Germaniae libertatem et Romanas opes insurgere adeo neminem isdem in terris ortum qui principem locum impleat, nisi exploratoris Flavi progenies super cunctos attollatur frustra Arminium praescribi: cuius si filius hostili in solo adultus in regnum venisset, posse extimesci, infectum alimonio servitio cultu, omnibus externis: at si paterna Italico mens esset, non alium infensius arma contra patriam ac deos penatis quam parentem eius exercuisse (17) His atque talibus magnas copias coegere, nec pauciores Italicum sequebantur |
Già la sua fama brillava tra i popoli vicini e quelli più lontani, quando le fazioni che s'erano affermate nelle lotte di parte, gelose della sua potenza, si ritirano tra i popoli vicini, per sostenere che l'antica libertà della Germania era finita e che prendeva il sopravvento la potenza romana Non era dunque nato nessuno in terra di Germania che potesse ricoprire il ruolo di capo, senza innalzare sopra tutti il discendente di quello spione di Flavo Era inutile evocare sempre il nome di Arminio: se anche fosse venuto qui a regnare il figlio di Arminio, allevato in terra straniera, c'era di che essere sospettosi, perché infettato dall'educazione ricevuta, dalla disponibilità a servire, dallo stile di vita, insomma dalla mentalità straniera; se poi Italico aveva lo spirito di suo padre, nessuno quanto suo padre, e con ostilità maggiore della sua, aveva levato le armi contro la propria terra e gli dèi della patria 17 Con questi e simili argomenti raccolsero forze considerevoli; ma non erano meno numerosi quanti seguivano Italico |
non enim inrupisse ad invitos sed accitum memorabat, quando nobilitate ceteros anteiret: virtutem experirentur, an dignum se patruo Arminio, avo Actumero praeberet nec patrem rubori, quod fidem adversus Romanos volentibus Germanis sumptam numquam omisisset falso libertatis vocabulum obtendi ab iis qui privatim degeneres, in publicum exitiosi, ninil spei nisi per discordias habeant adstrepebat huic alacre vulgus; et magno inter barbaros proelio victor rex, dein secunda fortuna ad superbiam prolapsus pulsusque ac rursus Langobardorum opibus refectus per laeta per adversa res Cheruscas adflictabat |
Il quale ricordava di non essersi imposto contro il loro volere, ma d'essere stato chiamato, perché superiore agli altri in nobiltà: mettessero alla prova il suo valore, per vedere se si mostrava degno dello zio Arminio e del nonno Actumero Né arrossiva per il padre, perché non aveva mai tradito gli impegni verso i Romani, assunti col consenso dei Germani E sbandieravano falsamente il nome della libertà quanti, indegni nella vita privata e rovinosi nella pubblica, potevano contare unicamente sulle discordie La folla lo acclamava entusiasta; e il re riuscì vincitore da una grande battaglia tra barbari, ma poi scivolò, col successo, nella superbia e perse il trono; di nuovo rimessosi in sella, con l'aiuto dei Langobardi, pesò duramente, nel bene e nel male, sulle sorti dei Cherusci |
(18) Per idem tempus Chauci nulla dissensione domi et morte Sanquinii alacres, dum Corbulo adventat, inferiorem Germaniam incursavere duce Gannasco, qui natione Canninefas, auxiliare stipendium meritus, post transfuga, levibus navigiis praedabundus Gallorum maxime oram vastabat, non ignarus ditis et imbellis esse at Corbulo provinciam ingressus magna cum cura et mox gloria, cui principium illa militia fuit, triremis alveo Rheni, ceteras navium, ut quaeque habiles, per aestuaria et fossas adegit; luntribusque hostium depressis et exturbato Gannasco, ubi praesentia satis composita sunt, legiones operum et laboris ignavas, populationibus laetantis, veterem ad morem reduxit, ne quis agmine decederet nec pugnam nisi iussus iniret |
18 In quello stesso tempo i Cauci, senza motivi di discordie interne, resi audaci dalla morte di Sanquinio, mentre era in arrivo Corbulone, fecero incursioni nella Germania inferiore, sotto la guida di Cannasco, che, Canninefate di nascita, dopo il servizio tra i nostri ausiliari, aveva disertato e ora sottoponeva a saccheggi, con naviglio leggero, la costa, in particolare della Gallia, che sapeva ricca e indifesa Corbulone, entrato nella sua provincia, mostrandosi subito efficiente e acquistando poi quella gloria, che ebbe inizio proprio con quel fatto d'armi, spinse le triremi lungo il corso del Reno e poi altre imbarcazioni, secondo la possibilità d'impiego, attraverso lagune e canali; affonda le imbarcazioni nemiche, costringe alla fuga Cannasco e, normalizzata la situazione, riportò al rispetto delle vecchie regole militari le legioni insofferenti di lavori e fatiche, ma amanti solo dei saccheggi, imponendo a tutti di stare nel proprio reparto durante i trasferimenti e di attaccare solo dietro ordine |
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Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 01 - Parte 01
stationes vigiliae, diurna nocturnaque munia in armis agitabantur; feruntque militem quia vallum non accinctus, atque alium quia pugione tantum accinctus foderet, morte punitos quae nimia et incertum an falso iacta originem tamen e severitate ducis traxere; intentumque et magnis delictis inexorabilem scias cui tantum asperitatis etiam adversus levia credebatur (19) Ceterum is terror milites hostisque in diversum adfecit: nos virtutem auximus, barbari ferociam infregere et natio Frisiorum, post rebellionem clade L Apronii coeptam infensa aut male fida, datis obsidibus consedit apud agros a Corbulone descriptos: idem senatum, magistratus, leges imposuit ac ne iussa exuerent praesidium immunivit, missis qui maiores Chaucos ad deditionem pellicerent, simul Gannascum dolo adgrederentur |
I corpi di guardia, i turni di sentinella e i servizi militari, di giorno e di notte, dovevano essere compiuti con le armi; e narrano che un soldato, perché senza spada, e un altro, perché armato di solo pugnale, siano stati puniti con la morte Racconti esagerati e forse menzogneri: trassero però la loro origine dalla severità del comandante; quanto fosse attento e inesorabile di fronte a gravi mancanze, non è difficile capirlo, se gli si attribuiva tanto rigore in questioni di importanza secondaria 19 Il terrore di questa disciplina ebbe effetti diversi su soldati e nemici: crebbe in noi il valore, s'afflosciò nei barbari la baldanza La popolazione dei Frisi, a noi ostile o infida, dopo la rivolta, cominciata con la sconfitta di Lucio Apronio, consegnò ostaggi e accettò di stanziarsi nel territorio assegnato da Corbulone, il quale impose loro senato, magistrature, leggi E, ad evitare disobbedienze, rafforzò il presidio e mandò suoi emissari a indurre i capi dei Cauci alla resa e a tendere un agguato a Cannasco |
nec inritae aut degeneres insidiae fuere adversus transfugam et violatorem fidei sed cacde eius motae Chaucorum mentes, et Corbulo semina rebellionis praebebat, ut laeta apud plerosque, ita apud quosdam sinistra fama cur hostem conciret adversa in rem publicam casura: sin prospere egisset, formidolosum paci virum insignem et ignavo principi praegravem igitur Claudius adeo novam in Germanias vim prohibuit ut referri praesidia cis Rhenum iuberet (20) Iam castra in hostili solo molienti Corbuloni eae litterae redduntur ille re subita, quamquam multa simul offunderentur, metus ex imperatore, contemptio ex barbaris, ludibrium apud socios, nihil aliud prolocutus quam 'beatos quondam duces Romanos,' signum receptui dedit |
La trappola funzionò e non fu spregevole contro un disertore, che aveva violato la parola data Il suo assassinio produsse fremiti di rivolta tra i Cauci, e Corbulone offriva pretesti alla loro ribellione: notizie accolte dai più con piacere, ma da alcuni con critiche preoccupate Perché provocare i nemici In caso di insuccessi, sarebbero ricaduti sullo stato; se, invece, la sua campagna si fosse rivelata vittoriosa, Corbulone, divenuto famoso, avrebbe costituito un pericolo per la pace e sarebbe stato troppo scomodo per un principe imbelle Claudio dunque fu tanto radicale nell'impedire attacchi contro i Germani da ordinare il ritiro dei presidi al di qua del Reno 20 L'ordine scritto giunse a Corbulone mentre già disponeva il campo in territorio nemico Di fronte al cambiamento improvviso, benché molti pensieri gli attraversassero la mente, cioè la paura dell'imperatore, il disprezzo da parte dei barbari e il disonore presso gli alleati, non disse altro che Beati i comandanti romani d'un tempo e diede l'ordine di ripiegare |
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ut tamen miles otium exueret, inter Mosam Rhenumque trium et viginti milium spatio fossam perduxit, qua incerta Oceani vitarentur insignia tamen triumphi indulsit Caesar, quamvis bellum negavisset Nec multo post Curtius Rufus eundem honorem adipiscitur, qui in agro Mattiaco recluserat specus quaerendis venis argenti; unde tenuis fructus nec in longum fuit: at legionibus cum damno labor, effodere rivos, quaeque in aperto gravia, humum infra moliri quis subactus miles, et quia pluris per provincias similia tolerabantur, componit occultas litteras nomine exercituum, precantium imperatorem, ut, quibus permissurus esset exercitus, triumphalia ante tribueret (21) De origine Curtii Rufi, quem gladiatore genitum quidam prodidere, neque falsa prompserim et vera exequi pudet |
Per sottrarre i soldati all'ozio, fece costruire tra la Mosa e il Reno un canale di ventitré miglia, consentendo così di evitare i rischi dell'Oceano Cesare comunque, pur avendogli negato la guerra, concesse a Corbulone l'onore del trionfo Poco dopo viene assegnato lo stesso onore a Curzio Rufo, che aveva operato degli scavi, nel territorio di Mattio, alla ricerca di vene d'argento: il tentativo diede scarsi frutti e non si protrasse a lungo, ma comportò per le legioni una fatica estenuante e piena di rischi, nello scavare gallerie e compiere, sotto terra, quelle operazioni che sono già faticose all'aperto I soldati, sottoposti a tali durezze, considerato che simili fatiche dovevano affrontarle anche in non poche altre province, scrissero una lettera segreta, a nome degli eserciti, in cui pregavano l'imperatore di concedere, a chi avesse posto al comando di un esercito, le insegne del trionfo in anticipo 21 Sulle origini di Curzio Rufo, che alcuni dissero nato da un gladiatore, non vorrei dire il falso, ma ho ritegno a riferire il vero |
postquam adolevit, sectator quaestoris, cui Africa obtigerat, dum in oppido Adrumeto vacuis per medium diei porticibus secretus agitat, oblata ei species muliebris ultra modum humanum et audita est vox 'tu es, Rufe, qui in hanc provinciam pro consule venies' tali omine in spem sublatus degressusque in urbem largitione amicorum, simul acri ingenio quaesturam et mox nobilis inter candidatos praeturam principis suffragio adsequitur, cum hisce verbis Tiberius dedecus natalium eius velavisset: 'Curtius Rufus videtur mihi ex se natus' longa post haec senecta, et adversus superiores tristi adulatione, adrogans minoribus, inter pares difficilis, consulare imperium, triumphi insignia ac postremo Africam obtinuit; atque ibi defunctus fatale praesagium implevit |
Era appena uscito dalla giovinezza quando entrò nel seguito del questore cui era toccata l'Africa; mentre un giorno, sull'ora del meriggio, se ne stava appartato sotto i portici deserti di Adrumeto, gli apparve una figura di donna d'aspetto sovrumano e così l'udì parlare: Sarai tu, Rufo, a venire proconsole in questa provincia Carico di speranza per tale augurio, tornò a Roma e, con l'aiuto in denaro di amici e con l'intraprendenza, ottenne la questura e poi, pur fra candidati nobili, la pretura con l'appoggio del principe; Tiberio aveva posto un velo sulla sconveniente bassezza dei suoi natali con queste parole: Curzio Rufo a me pare figlio di se stesso Ed eccolo, nella lunga vecchiaia che seguì, basso adulatore verso i superiori, arrogante coi subalterni, scontroso coi suoi pari: ottenne il potere di console, le insegne trionfali e infine l'Africa; qui morì a compimento del fatale presagio |
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(22) Interea Romae, nullis palam neque cognitis mox causis, Cn Nonius eques Romanus ferro accinctus reperitur in coetu salutantum principem nam postquam tormentis dilaniabatur, de se non infitiatus conscios non edidit, in certum an occultans Isdem consulibus P Dolabella censuit spectaculum gladiatorum per omnis annos celebrandum pecunia eorum qui quaesturam adipiscerentur apud maiores virtutis id praemium fuerat, cunctisque civium, si bonis artibus fiderent, licitum petere magistratus; ac ne aetas quidem distinguebatur quin prima iuventa consulatum et dictaturas inirent sed quaestores regibus etiam tum imperantibus instituti sunt, quod lex curiata ostendit ab L Bruto repetita mansitque consulibus potestas deligendi, donec cum quoque honorem populus mandaret |
22 Intanto a Roma, senza un motivo evidente, né in seguito risaputo, il cavaliere romano Gneo Nonio venne trovato, armato, nel gruppo di quanti ossequiavano il principe Straziato dalle torture, ammise il suo gesto, ma non fece il nome dei complici, e non si sa se avesse qualcuno da coprire Nello stesso anno Publio Dolabella propose l'allestimento annuale di uno spettacolo di gladiatori, a spese di quanti ottenevano la questura Per gli antichi quella carica era stata un premio alle capacità e tutti i cittadini, puntando sui propri meriti, potevano aspirare a tale magistratura; e non v'era neppure distinzione d'età per l'accesso, pur ancor giovani, al consolato o alla dittatura L'istituzione dei questori risale a quando il potere era detenuto dai re, come dimostra la legge Curiata, ripristinata da Lucio Bruto Rimase ai consoli la facoltà di sceglierli, finché non spettò al popolo designare a quella carica |
creatique primum Valerius Potitus et Aemilius Mamercus sexagesimo tertio anno post Tarquinios exactos, ut rem militarem comitarentur dein gliscentibus negotiis duo additi qui Romae curarent: mox duplicatus numerus, stipendiaria iam Italia et accedentibus provinciarum vectigalibus: post lege Sullae viginti creati supplendo senatui, cui indicia tradiderat et quamquam equites iudicia reciperavissent, quaestura tamen ex dignitate candidatorum aut facilitate tribuentium gratuito concedebatur, donec sententia Dolabellae velut venundaretur |
I primi ad essere così eletti furono Valerio Potito ed Emilio Mamerco, sessantatré anni dopo la cacciata dei Tarquini, col compito di seguire le operazioni militari Poi, col moltiplicarsi dell'attività pubblica, se ne aggiunsero altri due, responsabili dei problemi di Roma; in seguito il numero fu raddoppiato, quando l'Italia venne soggetta ai tributi di Roma e si aggiunsero le imposte delle province Successivamente, con una legge di Silla, ne furono creati venti, per riempire i vuoti del senato, al quale aveva affidato l'amministrazione della giustizia; e benché poi i cavalieri avessero recuperato l'esercizio di questa funzione, la questura venne concessa o in base ai meriti dei candidati o per la compiacenza degli elettori, ma sempre gratuitamente, fino a che, con la proposta di Dolabella, veniva, per così dire, messa in vendita |
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(23) A Vitellio L Vipstano consulibus cum de supplendo senatu agitaretur primoresque Galliae, quae Comata appellatur, foedera et civitatem Romanam pridem adsecuti, ius adipiscendorum in urbe honorum expeterent, multus ea super re variusque rumor et studiis diversis apud principem certabatur adseverantium non adeo aegram Italiam ut senatum suppeditare urbi suae nequiret suffecisse olim indigenas consanguineis populis nec paenitere veteris rei publicae quin adhuc memorari exempla quae priscis moribus ad virtutem et gloriam Romana indoles prodiderit an parum quod Veneti et Insubres curiam inruperint, nisi coetus alienigenarum velut captivitas inferatur quem ultra honorem residuis nobilium, aut si quis pauper e Latio senator foret |
23 Sotto il consolato di Aulo Vitellio e di Lucio Vipstano, ponendosi il problema di integrare il senato e poiché le maggiori personalità della Gallia, detta Comata, che si erano già assicurati i diritti dei federati e della cittadinanza romana, rivendicavano il diritto di ricoprire cariche a Roma, si accesero, sull'argomento, ampie discussioni, con punti di vista diversificati Si facevano valere davanti al principe posizioni diverse; alcuni sostenevano che l'Italia non era così malridotta da non poter garantire un senato alla sua capitale In passato - argomentavano - erano bastati uomini di Roma per i popoli consanguinei e non c'era da dolersi dell'antica repubblica anzi erano ancora vivi gli esempi di valore e di gloria offerti dal carattere dei Romani, quando erano operanti in loro i primitivi valori Non bastava forse l'irruzione nella curia di Veneti e Insubri, senza bisogno di immettervi una massa straniera, come un branco di prigionieri Quale dignità sarebbe rimasta ai nobili che restavano o a quei senatori latini, se ancora ve n'erano, ridotti in povertà |