Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 01 - 30, pag 5

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 01 - 30

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 06, Par 01 - 30

Pverum Sporum exsectis testibus etiam in muliebrem naturam transfigurare conatus cum dote et flammeo per sollemnia nuptiarum celeberrimo officio deductum ad se pro uxore habuit; exstatque cuiusdam non inscitus iocus bene agi potuisse cum rebus humanis, si Domitius pater talem habuisset uxorem

Hunc Sporum, Augustarum ornamentis excultum lecticaque vectum, et circa conventus mercatusque Graeciae ac mox Romae circa Sigillaria comitatus est identidem exosculans

Nam matris concubitum appetisse et ab obtrectatoribus eius, ne ferox atque impotens mulier et hoc genere gratiae praevaleret, deterritum nemo dubitavit, utique postquam meretricem, quam fama erat Agrippinae simillimam, inter concbinas recepit
Dopo aver fatto evirare un fanciullo di nome Sporo, tentò anche di trasformarlo in una donna, se lo fece condurre con la sua dote e con il suo velo color fiamma, con un gran corteo, secondo l'ordinario cerimoniale dei matrimoni e lo trattò come suo sposo; il fatto suggerì a qualcuno questa battuta molto spiritosa: 'Che fortuna per l'umanità se suo padre Domizio avesse avuto una simile moglie

Questo Sporo, agghindato come un'imperatrice e portato in lettiga lo seguì in tutti i centri giudiziari e i mercati della Grecia, poi, a Roma, Nerone lo portò ai Sigillari, baciandolo ad ogni momento

Avrebbe voluto avere rapporti carnali persino con sua madre, ma ne fu dissuaso dai nemici di Agrippina che non volevano il predominio di questa donna odiosa e tirannica grazie a questo nuovo genere di favore; nessuno dubitò mai di questa sua passione, soprattutto quando ammise nel numero delle sue concubine una prostituta che si diceva somigliante in modo impressionante ad Agrippina
Olim etiam quotiens lectica cum matre veheretur, libidinatum inceste ac maculis vestis proditum affirmant

XXIX Suam qvidem pudicitiam usque adeo prostituit, ut contaminatis paene omnibus membris novissime quasi genus lusus excogitaret, quo ferae pelle contectus emitteretur e cavea virorumque ac feminarum ad stipitem deligatorum inguina invaderet et, cum affatim desaevisset, conficeretur a Doryphoro liberto; cui etiam, sicut ipsi Sporus, ita ipse denupsit, voces quoque et heiulatus vim patientium virginum imitatus

Ex nonnullis comperi persuasissimum habuisse eum neminem hominem pudicum aut ulla corporis parte purum esse, verum plerosque dissimulare vitium et callide optegere; ideoque professis apud se obscaenitatem cetera quoque concessisse delicta
Si assicura anche che in passato, ogni volta che andava in lettiga con sua madre, si abbandonava alla sua passione incestuosa e che veniva tradito dalle macchie del suo vestito

29 Prostituì il suo pudore ad un tal punto che, dopo aver insozzato quasi tutte le parti del suo corpo, ideò alla fine questo nuovo tipo di divertimento: coperto dalla pelle di una bestia feroce, da una gabbia si lanciava sugli organi genitali di uomini e di donne, legati ad un tronco, e, quando aveva imperversato abbastanza, per finire, si dava in balia del suo liberto Doriforo; da costui si fece anche sposare, come lui aveva sposato Sporo, e arrivò perfino ad imitare i gridi e i gemiti delle vergini che subivano violenza

Ho saputo da molte persone che Nerone era assolutamente convinto che 'nessun uomo fosse pudico e puro in nessuna parte del suo corpo, ma che la maggior parte dissimulava il vizio e lo, copriva con astuzia', e perciò a coloro che gli confessavano apertamente la loro impudicizia perdonava anche ogni altro delitto
XXX Divitiarum et pecuniae fructum non alium putabat quam profusionem, sordidos ac deparcos esse quibus impensarum ratio constaret, praelautos vereque magnificos, qui abuterentur ac perderent

Laudabat mirabaturque avunculum Gaium nullo magis nomine, quam quod ingentis a Tiberio relictas opes in brevi spatio prodegisset

Quare nec largiendi nec absumendi modum tenuit

In Tiridatem, quod vix credibile videatur, octingena nummum milia diurna erogavit, abeuntique super sestertium milies contulit

Menecraten citharoedum et Spiculum murmillonem triumphalium virorum patrimoniis aedibusque donavit

Cercopithecum Panerotem faeneratorem et urbanis rusticisque praediis locupletatum prope regio extulitfunere

Nullam vestem bis induit
30 A proposito delle ricchezze e del denaro pensava che non vi era altro motivo di averne se non per sperperarlo, e considerava come sordidi e avari coloro che tenevano nota delle spese, mentre stimava munifici e splendidi qvelli che abusavano delle loro sostanze e le dilapidavano

Ammirava ed esaltava suo zio Gaio soprattutto perché in poco tempo aveva fatto fuori le immense ricchezze lasciate da Tiberio

E così non ebbe misura né nelle sue liberalità né nelle sue spese

Per ricevere Tiridate (la cosa può sembrare quasi incredibile) prelevò dal tesoro ottocentomila sesterzi al giorno, e quando se ne andò gliene diede più di cento milioni

Il citaredo Menecrate e il mirmillone Spicolo ricevettero da lui case e patrimoni di trionfatori

Dopo aver arricchito l'usuraio Panerote Cercopiteco con possedimenti situati in città e in campagna, gli fece funerali quasi regali

Non portò mai due volte lo stesso vestito

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Quadringenis in punctum sestertiis aleam lusit Piscatus est rete aurato et purpura coccoque funibus nexis

Numquam minus mille carrucis fecisse iter traditur, soleis mularum argenteis, canusinatis mulionibus, armillata phalerataque Mazacum turba atque cursorum

Ai dadi giocò fino a quattrocentomila sesterzi per punto e andò a pescare con una rete dorata trattenuta da corde intrecciate di porpora e filo scarlatto

Si dice che non viaggiò mai con meno di mille vetture, con muli ferrati d'argento, con vetturini vestiti di lana di Canusio e con una schiera di vari corridori coperti di decorazioni e di braccialetti

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Storiografia minore e Svetonio