Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 05, Par 31 - 46, pag 2

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 05, Par 31 - 46

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 05, Par 31 - 46
Cum de laniis ac vinariis ageretur, exclamavit in curia: 'rogo vos, quis potest sine offula vivere

' Descripsitque abundantiam veterum tabernarum, unde solitus esset uinum olim et ipse petere

De quaesturae quodam candidato inter causas suffragationis suae posuit, quod pater eius frigidam aegro sibi tempestiue dedisset

Inducta teste in senatu: 'haec,' inquit, 'matris meae liberta et ornatrix fuit, sed me patronum semper existimavit; hoc ideo dixi, quod quidam sunt adhuc in domo mea, qui me patronum non putant

' Sed et pro tribunali Ostiensibus quiddam publice orantibus cum excanduisset, nihil habere se vociferatus est, quare eos demereatur; si quem alium, et se liberum esse

Nam illa eius cotidiana et plane omnium horarum et momentorum erant: 'quid, ego tibi Telegenius videor
Un giorno che si trattava di macellai e di mercanti di vino, gridò in curia: 'Vi domando: chi potrebbe vivere senza un bocconcino di pane

' e si mise a descrivere l'abbondanza delle osterie di un tempo dove, in passato, lui stesso aveva l'abitudine di andare a cercare un po' di vino

Raccomandando un candidato alla questura allegò, fra gli altri meriti, il fatto che 'il padre di quest'uomo gli aveva dato, durante una malattia, acqua fresca al momento opportuno'

Quando presentò una donna al Senato come testimone, disse: 'Costei è stata la libertà e la cameriera privata di mia madre ma ha sempre considerato me come suo padrone; vi dico questo, perché vi sono ancora oggi persone, in casa mia, che non mi considerano come il loro padrone

Peggio ancora, quando alcuni abitanti di Ostia indirizzarono al suo tribunale una richiesta pubblica, incollerito gridò 'che non aveva nessun motivo per accattivarseli e che, se vi era un uomo libero, qvello era proprio lui'

Aveva inoltre espressioni abituali che ripeteva ad ogni ora e in ogni momento; per esempio: 'E che, ti sembro un Telegenio
' et: lalei kai me thiggane, multaque talia etiam privatis deformia, nedum principi, neque infacundo neque indocto, immo etiam pertinaciter liberalibus studiis dedito

[41] Historiam in adulescentia hortante T Livio, Sulpicio vero Flauo etiam adiuuante, scribere adgressus est

Et cum primum frequenti auditorio commisisset, aegre perlegit refrigeratus saepe a semet ipso

Nam cum initio recitationis defractis compluribus subsellis obesitate cuiusdam risus exortus esset, ne sedato qvidem tumultu temperare potuit, quin ex interuallo subinde facti reminisceretur cachinnosque revocaret

In principatu quoque et scripsit plurimum et assidue recitavit per lectorem
' oppure 'Chiacchierate, ma non toccate' e molte altre analoghe, sconvenienti anche per un privato cittadino, ma soprattutto per un principe che non solo non era rozzo e ignorante, ma si era dedicato con tenacia agli studi liberali

41 Durante la sua adolescenza cominciò a scrivere una storia su consiglio di Tito Livio e con l'aiuto di Sulpicio Flavo

La prima volta che si presento ad un folto uditorio, a mala pena giunse in fondo alla lettura interrompendosi spesso da solo

In realtà, all'inizio della sua lettura le risa erano scoppiate perché molti banchi si erano rotti sotto il peso di un uditore piuttosto voluminoso, ma anche quando il disordine si fu calmato, egli non poté fare a meno di ritornare, di tanto in tanto, su questo incidente, cosa che fece scoppiare ancora le risate

Anche durante il suo principato scrisse molto e spesso fece leggere le sue opere
Initium autem sumpsit historiae post caedem Caesaris dictatoris, sed et transiit ad inferiora tempora coepitque a pace civili, cum sentiret neque libere neque vere sibi de superioribus tradendi potestatem relictam, correptus saepe et a matre et ab avia

Prioris materiae duo volumina, posterioris unum et quadraginta reliquit

Composuit et 'de vita sua' octo volumina, magis inepte quam ineleganter; item 'Ciceronis defensionem adversus Asini Galli libros' satis eruditam

novas etiam commentus est litteras tres ac numero veterum quasi maxime necessarias addidit; de quarum ratione cum privatus adhuc volumen edidisset, mox princeps non difficulter optinuit ut in usu quoque promiscuo essent

Extat talis scriptura in plerisque libris ac diurnis titulisque operum
Prese come punto di partenza della sua storia gli eventi successivi all'assassinio del dittatore Cesare, rna passò in seguito ad un'epoca più recente, cominciando dalla pace che seguì alle gverre civili, perché sia sua madre, sia sua nonna rimproverandolo gli fecero capire che non gli era consentito di raccontare liberamente, con sincerità, gli avvenimenti anteriori

Lasciò due volumi della sua prima storia e quarantuno della seconda

Compose anche, in otto libri, un'autobiografia, priva di sentimento, più che di eleganza, e una 'Difesa di Cicerone contro i libri di Asinio Gallo', opera abbastanza erudita

Inventò anche tre lettere nuove che aggiunse a qvelle dell'antico alfabeto, come se fossero indispensabili A proposito di questo argomento pubblicò un volume quando era ancora un privato cittadino e più tardi, divenuto imperatore, ottenne senza difficoltà che venissero usate normalmente insieme con le altre

Questo tipo di scrittura si può vedere nella maggior parte dei libri, nei giornali del popolo e nelle iscrizioni dei monumenti dell'epoca

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 04, Par 24 - 33
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 04, Par 24 - 33

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 04, Par 24 - 33

[42] Nec minore cura Graeca studia secutus est, amorem praestantiamque linguae occasione omni professus

Cuidam barbaro Graece ac Latine disserenti: 'cum utroque,' inquit, 'sermone nostro sis paratus'; et in commendanda patribus conscriptis Achaia, gratam sibi provinciam ait communium studiorum commercio; ac saepe in senatu legatis perpetua oratione respondit

Multum vero pro tribunali etiam Homericis locutus est versibus

Quotiens qvidem hostem vel insidiatorem ultus esset, excubitori tribuno signum de more poscenti non temere aliud dedit quam: Aner apomynasthai, hote tis proteros chalepenie

Denique et Graecas scripsit historias, Tyrrhenicon viginti, Carchedoniacon octo
42 Non mise minore impegno nel coltivare gli studi greci, proclamando in ogni occasione la bellezza di questa lingua e il suo amore per lei

Ad un barbaro che discorreva in greco e in latino, disse: 'Dal momento che possiedi le nostre due lingue'; raccomandando ai senatori l'Acaia dichiarò 'di amare qvella provincia per lo scambio di studi comuni' Spesso poi rispose in Senato agli ambasciatori greci con un discorso tutto in greco

Con frequenza, anche nel suo tribunale, citò versi di Omero

Ogni volta che si era vendicato di un nemico o di un cospiratore, al tribuno di guardia che, secondo l'usanza, gli chiedeva la parola d'ordine, diede quasi sempre questa: 'Allontana chiunque voglia farmi del male

Infine scrisse anche due storie in greco, qvella dei Tirreni in venti libri e qvella dei Cartaginesi in otto
Quarum causa veteri Alexandriae Musio additum ex ipsius nomine novum; institutumque ut quotannis in altero Tyrrhenicon libri, in altero Carchedoniacon diebus statutis velut in auditorio recitarentur toti a singulis per vices

[43] Sub exitu vitae signa quaedam nec obscura paenitentis de matrimonio Agrippinae deque Neronis adoptione dederat, siqvidem commemorantibus libertis ac laudantibus cognitionem, qua pridie quandam adulterii ream condemnarat, sibi quoque in fatis esse iactavit omnia impudica, sed non impunita matrimonia; et subinde obvium sibi Britannicum artius complexus hortatus est, ut cresceret rationemque a se omnium factorum acciperet; Graeca insuper voce prosecutus: ho trosas iasetai
Per queste due opere, un nuovo museo, recante il suo nome fu aggiunto a qvello antico di Alessandria e si stabilì che tutti gli anni, in giorni stabiliti, si facesse leggere, come in una sala di recitazione, per intero e cambiando lettore ad ogni libro, la storia dei Tirreni in un museo e qvella dei Cartaginesi nell'altro

43 Verso la fine della sua vita Claudio aveva fatto capire, da certi segni abbastanza chiari, che si era pentito del suo matrimonio con Agrippina e dell'adozione di Nerone Infatti, sentendo che i suoi liberti ricordavano con ammirazione l'istruttoria per mezzo della quale il giorno prima aveva condannato una donna colpevole di adulterio, esclamò 'che anche il suo destino voleva che tutte le sue donne fossero impudiche, ma non impunite'; e subito dopo, incontrando Britannico gli disse, stringendolo torte tra le braccia, 'di crescere perché potesse rendergli conto di tutte le sue azioni', poi aggiunse in greco: 'Chi ti ha ferito, pure ti guarirà

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Cumque impubi teneroque adhuc, quando statura permitteret, togam dare destinasset, adiecit: 'Ut tandem populus R verum Caesarem habeat

' [44] Non multoque post testamentum etiam conscripsit ac signis omnium magistratuum obsignavit

Prius igitur quam ultra progrederetur, praeventus est ab Agrippina, quam praeter haec conscientia quoque nec minus delatores multorum criminum arguebant

Et veneno qvidem occisum convenit; ubi autem et per quem dato, discrepat

Quidam tradunt epulanti in arce cum sacerdotibus per Halotum spadonem praegustatorem; alii domestico convivio per ipsam Agrippinam, quae boletum medicatum auidissimo ciborum talium optulerat

Etiam de subseqventibus diversa fama est

Multi statim hausto veneno obmutuisse aiunt excruciatumque doloribus nocte tota defecisse prope lucem
Quando volle dargli la toga virile, poiché la statura lo permetteva, sebbene fosse ancora impubere e fanciullo, soggiunse: 'Perché il popolo romano abbia finalmente un vero Cesare

44 Poco dopo stilò il suo testamento e lo fece firmare da tutti i magistrati

Prima dunque che potesse andare oltre, fu prevenuto da Agrippina che, oltre questi sintomi poco rassicuranti, si vedeva accusata di numerosi crimini non solo dalla sua coscienza, ma anche dai delatori

Si è d'accordo nel dire che fu avvelenato, ma quando e da chi non si riesce a stabilire

Alcuni sostengono che fu avvelenato dall'eunuco Aloto, suo assaggiatore, quando pranzava con i sacerdoti nella cittadella; altri che il veleno gli fu somministrato, durante un banchetto dato in casa, da Agrippina stessa, che gli aveva fatto servire dei funghi manipolati, dei quali egli era ghiottissimo

Uguale disaccordo sussiste sui fatti successivi all'avvelenamento

Molti dicono che subito dopo aver assorbito il veleno divenne muto, fu tormentato da dolori per tutta la notte e morì sul far del giorno
Nonnulli inter initia consopitum, deinde cibo afflvente euomuisse omnia, repetitumque toxico, incertum pultine addito, cum velut exhaustum refici cibo oporteret, an immisso per clystera[m], ut quasi abundantia laboranti etiam hoc genere egestionis subveniretur

[45] Mors eius celata est, donec circa successorem omnia ordinarentur

Itaque et quasi pro aegro adhuc vota suscepta sunt et inducti per simulationem comoedi, qui velut desiderantem oblectarent

Excessit III Id Octob Asinio Marcello Acilio Auiola coss sexagesimo quarto aetatis, imperii quarto decimo anno, funeratusque est sollemni principum pompa et in numerum deorum relatus; quem honorem a Nerone destitutum abolitumque recepit mox per Vespasianum
Secondo altri inizialmente si assopì, poi il suo stomaco troppo pieno rigettò tutto qvello che conteneva; allora gli si diede altro veleno, probabilmente mescolato con una poltiglia di farina, giacché, in certo senso sfinito, aveva bisogno di cibo per riprendersi, oppure con un clistere introdotto per via anale, sotto il pretesto di liberare in qvel modo il suo corpo imbarazzato

45 La sua morte fu tenuta nascosta fino a quando si regolò tutto qvello che riguardava la successione

Così si cominciarono preghiere pubbliche come se fosse ancora ammalato, e si finse di far venire al palazzo alcuni commedianti che si diceva avesse chiesto perché lo divertissero

Morì tre giorni prima delle idi di ottobre, sotto il consolato di Asinio Marcello e di Acilio Aviola, a sessantatré anni di età, dopo tredici anni di principato Il suo funerale fu celebrato con la consueta pompa imperiale e fu annoverato fra gli dei; Nerone però lasciò cadere e poi abolì il suo culto che fu ripreso più tardi da Vespasiano

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[46] Praesagia mortis eius praecipua fverunt: exortus crinitae stellae, quam cometen vocant, tactumque de caelo monumentum Drusi patris, et quod eodem anno ex omnium magistratuum genere plerique mortem obierant

Sed nec ipse ignorasse aut dissimulasse ultima vitae suae tempora videtur, aliquot qvidem argumentis

Nam et cum consules designaret, neminem ultra mensem quo obiit designavit, et in senatu, cui novissime interfuit, multum ad concordiam liberos suos cohortatus, utriusque aetatem suppliciter patribus commendavit, et in ultima cognitione pro tribunali accessisse ad finem mortalitatis, quanquam abominantibus qui audiebant, semel atque iterum pronuntiavit

46 I principali presagi della sua morte furono l'apparizione di una cometa, la caduta di un fulmine sulla tomba di suo padre Druso e il fatto che proprio durante qvell'anno era morta la maggior parte dei magistrati di ogni ordine

Ma sembra anche che lui stesso non abbia ignorato o dissimulato quale dovesse essere la sua ultima ora: ecco, per lo meno, molte prove

Quando designò i consoli, non ne nominò nessuno per i mesi successivi a qvello della sua morte; d'altra parte, quando venne in Senato per l'ultima volta, esortò vivamente i suoi due figli alla concordia, poi, in tono supplichevole, raccomandò la loro giovinezza ai senatori; infine in occasione della sua ultima istruttoria giudiziaria, dall'alto del suo tribunale dichiarò per due volte, sebbene il suo presagio venisse respinto da coloro che lo ascoltavano, 'che era arrivato al termine della sua vita mortale'

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