Sofonisba era un eroina - come anche didone o Cleopatra - che trovava, nel teatro rinascimentale e barocco, ampio spazio. Muore a seguito di un doloroso sacrificio
il dipinto non è firmato nè datato ma gli esperti lo riconoscono come opera di Simone Cantarini, pittore dalla carriera folgorante interrotta prematuramente a Mantova in circostanze non del tutto chiarite.
Il quadro, è un modello di sobrietà, severità e introspezione. La storia di Sofonisba, regina della Numidia ( odierna Algeria ), racconta del marito Massinissa costretto a dovere cedere ai romani. Scipione lo minaccia di catturare la sua sposa, così Massinissa manda alla moglie Sofonisba, una coppa di veleno.
La regina pur di non cadere nelle mani dei romani è pronta allo stremo sacrificio. Il quadro rappresenta il momento immediatametne precedente al gesto eroico. il pittore è sensibile alla psicologia femminile e fa sfoggio di una rappresentazione maestosa e sobria. La donna, in un momento di profonda meditazione interiore, ha ricevuto la coppa del veleno. E' vicina al passo estremo. Cantarini sceglie di focalizzare l'attimo prima.
La gestualità della mano sinistra è indicativo. A quei tempi, il gesto di appena toccare e tenere separate le altre dita a ventaglio, voleva significare un misto tra terrore, perplessità, titubanza e forza di reazione dell'anima