Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 7, 1-15

Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 7, 1-15

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 7, 1-15
[1] Nunc, quoniam diximus quae sit loquendi regula, dicendum quae scribentibus custodienda, quod Graeci orthographian vocant, nos recte scribendi scientiam nominemus [1] Ora, poiché abbiamo detto quale sia la regola del parlare, bisogna dire quelle devono essere seguite da quelli che scrivono, che i Greci chiamano ortografia, noi definiamo la scienza dello scrivere correttamente
cuius ars non in hoc posita est, ut noverimus quibus quaeque syllaba litteris constet (nam id quidem infra grammatici officium est), sed totam, ut mea fert opinio, subtilitatem in dubiis habet: [2] ut longis syllabis omnibus adponere apicem ineptissimum est, quia plurimae natura ipsa verbi quod scribitur patent, sed interim necessarium, cum eadem littera alium atque alium intellectum, prout correpta vel producta est, facit: [3] ut "malus" arborem significet an hominem non bonum apice distinguitur, "palus" aliud priore syllaba longa, aliud sequenti significat, et cum eadem littera nominativo casu brevis, ablativo longa est, utrum sequamur plerumque hac nota monendi sumus La cui arte non è inserita in ciò, affinché sappiamo di quali lettere risulti ciascuna sillaba (infatti ciò è certo un compito al di sotto di un grammatico), ma racchiude tutta la sottigliezza, come rivela il mio parere, nei casi dubbi: [2] così è molto inadeguato mettere un apice a tutte le sillabe lunghe, perché molte per la natura stessa della parola mostrano ciò che si scrive, ma talvolta necessario, quando con la stessa lettera rende ora un significato ora un altro, in quanto è corta o lunga: [3] affinché "malus" indichi l'albero o un uomo non buono è distinto da un apice, "palus" significa una cosa con la sillaba anteriore lunga, un'altra con quella che segue, e quando la stessa lettera è breve nel caso nominativo, lunga nell'ablativo, da questa indicazione dobbiamo essere guidati quale dei due generalmente seguiamo
[4] Similiter putaverunt illa quoque servanda discrimina, ut "ex" praepositionem si verbum sequeretur "specto", adiecta secundae syllabae s littera, si "pecto", remota scriberemus [4] Ugualmente considerarono doversi mantenere anche queste differenze, cosicché "specto" seguisse la preposizione "ex" se verbo, aggiunta la lettera s alla seconda sillaba, staccata se scrivessimo "pecto"

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 1, 1-22
Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 1, 1-22

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 1, 1-22

[5] Illa quoque servata est a multis differentia, ut "ad", cum esset praepositio, d litteram, cum autem coniunctio, t acciperet, itemque "cum", si tempus significaret, per quom, si comitem, per c ac duas sequentis scriberetur [5] E' mantenuta da molti anche quella differenza, affinché "ad", quando è preposizione, prenderebbe la lettera d, invece quando congiunzione, la t, ugualmente si scriverebbe "cum", se indica il tempo, mediante quom, se compagnia, mediante c e due della lettera successiva
[6] Frigidiora his alia, ut "quidquid" c quartam haberet ne interrogare bis videremur, et "quotidie" non "cotidie", ut sit quot diebus: verum haec iam etiam inter ipsas ineptias evanuerunt [6] Altre più fiacche di queste, cosicché "quidquid" abbia per quarta la c affinché non sembriamo interrogare due volte, e "quotidie" non "cotidie", affinché indichi per quanti giorni: ma ormai anche queste sono sparite fra le inezie stesse

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Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, capitoli 10-12

[7] Quaeri solet, in scribendo praepositiones sonum quem iunctae efficiunt an quem separatae observare conveniat, ut cum dico "optinuit" (secundam enim b litteram ratio poscit, aures magis audiunt p) [8] et "immunis" (illud enim quod veritas exigit, sequentis syllabae sono victum, m gemina commutatur [7] Suole essere chiesto, se nello scrivere le preposizioni convenga seguire il suono che producono unite o quello da separate, come quando dico "optinuit" (infatti la regola chiede seconda lettera la b, le orecchie sentono di più la p) [8] e "immunis" (infatti la regola impone questo che, vinta dal suono della sillaba seguente, è cambiata in una doppia m)
) [9] Est et in dividendis verbis observatio, mediam litteram consonantem priori an sequenti syllabae adiungas [9] C'è anche la considerazione nelle parole da dividere, se aggiungi una lettera consonante centrale alla precedente o alla sillaba seguente

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Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte 10; 01, 93-95

"Haruspex" enim, quia pars eius posterior a spectando est, s litteram tertiae dabit, "abstemius", quia ex abstinentia temeti composita vox est, primae relinquet Infatti "haruspex", poiché la sua parte seguente deriva da specto, darà la lettera s alla terza, "abstemius", poiché è una voce composta da astinenza del vino, lascerà alla prima
[10] Nam k quidem in nullis verbis utendum puto nisi quae significat etiam ut sola ponatur [10] Infatti penso non doversi certo usare k in nessuna parola a meno che non indichi quelle cose affinché sia inserita anche da sola

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Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 5, 31-45

Hoc eo non omisi quod quidam eam quotiens a sequatur necessariam credunt, cum sit c littera, quae ad omnis vocalis vim suam perferat Non ho qui tralasciato ciò poiché alcuni la ritengono necessaria per quante volte sia seguita dalla a, essendoci la lettera c, che incide secondo la forza propria di ogni vocale

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