Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 32 - 49, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 32 - 49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 32 - 49

Postquam haesitabant, negantes sibi ultra quidquam mandatum esse, iussi renuntiare regi, consulem P Licinium brevi cum exercitu futurum in Macedonia esse: ad eum, si satisfacere in animo esset, mitteret legatos

Romam quod praeterea mitteret, non esse; nemini enim eorum per Italiam ire liciturum

Ita dimissis P Licinio consuli mandatum, ut intra undecimum diem iuberet eos Italia excedere, et Sp Carvilium mitteret, qui, donec navem conscendissent, custodiret

Haec Romae acta nondum profectis in provinciam consulibus

Iam Cn Sicinius, qui, priusquam magistratu abiret, Brundisium ad classem et ad exercitum praemissus erat, traiectis in Epirum quinque milibus peditum, trecentis equitibus, ad Nymphaeum in agro Apolloniati castra habebat
Poiché erano incerti e sostenevano di non aver ricevuto alcun ulteriore mandato per discutere di ciò, ebbero ordine di annunziare al re che tra breve il console P Licinio sarebbe stato con l'esercito in Macedonia: a lui il re inviasse legati, se aveva intenzione di presentare riparazioni

D'inviarne ancora a Roma non essendoci più motivo: a nessuno di essi sarebbe stato concesso di attraversare l'Italia

Così congedatili, fu dato incarico al console P Licinio che entro dieci giorni disponesse il loro allontanamento dall'Italia e la scorta di Sp Carvilio per sorvegliarli sino al momento dell'imbarco

Questi i fatti che si svolsero a Roma prima della partenza dei consoli per la provincia

E Cn Sicinio, non ancora uscito di carica, era già stato mandato innanzi a Brindisi, presso l'esercito e la flotta, e traghettati in Epiro cinquemila fanti con trecento cavalieri, aveva il campo nel territorio di Apollonia presso Ninfeo
Inde tribunos cum duobus milibus militum ad occupanda Dassaretiorum et Illyriorum castella, ipsis accersentibus praesidia, ut tutiores a finitimorum impetu Macedonum essent, misit

[37] Paucis post diebus Q Marcius -et- A Atilius et P et Ser Cornelii Lentuli et L Decimius, legati in Graeciam missi, Corcyram peditum mille secum advexerunt; ibi inter se et regiones, quas obirent, et milites diviserunt

L Decimius missus est ad Gentium regem Illyriorum, quem si aliquem respectum amicitiae cum -populo Romano- habere cerneret, retentare aut etiam ad belli societatem perlicere iussus

Lentuli in Cephallaniam missi, ut in Peloponnesum traicerent oramque maris in occidentem versi ante hiemem circumirent
Donde inviò i tribuni con duemila fanti ad occupare centri fortificati dei Dassareti e degli Illiri, gli stessi abitanti sollecitando la presenza di guarnigioni per essere al sicuro dagli assalti dei confinanti Macedoni

[37] Pochi giorni dopo, Q Marcio e- A Atilio e i due Corneli Lentuli, P e Ser, e L Decimio mandati in missione nella Grecia, trasportarono con sé un migliaio di soldati a Corcira; ed ivi si divisero le regioni da visitare e le truppe

L Decimio fu inviato da Genzio, re degli Illiri, con il compito, se si accorgeva che egli tenesse in qualche considerazione l'amicizia del -popolo romano-, di cercare il modo per indurlo anche all'alleanza nella guerra

I due Lentuli furono mandati a Cefallania, per passare poi nel Peloponneso e dirigendosi ad ovest prima d'inverno ispezionare la costa
Marcio et Atilio Epirus, Aetolia, Thessalia circumeundae adsignantur; inde Boeotiam atque Euboeam adspicere iussi, tum in Peloponnesum traicere; ibi congressuros se cum Lentulis constituunt

Priusquam digrederentur a Corcyra, litterae -a- Perseo adlatae sunt, quibus quaerebat, quae causa Romanis aut in Graeciam traiciendi copias aut urbes occupandi esset

Cui rescribi non placuit, nuntio ipsius, qui litteras attulerat, dici, praesidii causa ipsarum urbium Romanos facere
A Marcio e ad Atilio sono assegnati l'Epiro, la Tessaglia e 1'Etolia con il compito di visitarli; di lì dovevano fare visita alla Beozia e alla Eubea, poi passare nel Peloponneso; qui fissano di riunirsi con i Lentuli

Prima di dividersi partendo da Corcira, fu loro rimessa una lettera di Perseo, che chiedeva quale ragione avessero i Romani di trasferire truppe in Grecia o di occupare città

Parve opportuno di non rispondergli per iscritto, ma di fargli sapere per mezzo del latore stesso della missiva, che i Romani lo facevano per proteggere le città che lo avevan richiesto

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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 01-10
Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 01-10

Lentuli circumeuntes Peloponnesi oppida, cum sine discrimine omnes civitates adhortarentur, ut, quo animo, qua fide adiuvissent Romanos Philippi primum, deinde Antiochi bello, eodem adversus Persea iuvarent, fremitum in contionibus movebant, Achaeis indignantibus eodem se loco esse, qui omnia a principiis Macedonici belli praestitissent Romanis, -quo- Messenii atque Elii, [qui] et [Macedonis] Philippi bello hostes fuissent -Romanis- et pro Antiocho postea arma adversus populum Romanum tulissent ac, nuper in Achaicum contributi concilium, velut praemium belli se victoribus Achaeis tradi quererentur I Lentuli visitando le città del Peloponneso, poiché ne esortavano indiscriminatamente tutti gli abitanti a sostenere i Romani contro Perseo con gli stessi sentimenti di lealtà, con i quali li avevano sostenuti nella guerra prima contro Filippo e poi contro Antioco, suscitarono nelle adunanze un rumoroso risentimento, essendo sdegnati gli Achei di esser considerati, loro che sino dall'inizio della guerra macedonica avevano adempiuto a tutti gli impegni verso i Romani, alla stessa stregua dei Messeni e degli Elii, -i quali- invece sia nella guerra contro Filippo erano stati nemici dichiarati dei Romani sia poi avevano preso le armi in difesa di Antioco contro il popolo romano e, incorporati da poco nell'assemblea degli Achei, si dolevano d'esser dati in mano agli Achei vincitori come premio di guerra
[38] Marcius et Atilius ad Gitana, Epiri oppidum, decem milia -a- mari cum escenderent, concilio Epirotarum habito cum magno omnium adsensu auditi sunt; et quadringentos iuventutis eorum in Orestas, ut praesidio essent liberatis ab Macedonibus, miserunt

Inde in Aetoliam progressi ac paucos ibi morati dies, dum in praetoris mortui locum alius sufficeretur, [et] Lycisco praetore facto, quem Romanorum favere rebus satis conpertum erat, transierunt in Thessaliam

Eo legati Acarnanes et Boeotorum exules venerunt

Acarnanes nuntiare iussi, quae Philippi primum, Antiochi deinde bello, decepti pollicitationibus regiis, adversus populum Romanum commisissent, ea corrigendi occasionem illis oblatam

Si male meriti clementiam populi Romani experti essent, bene merendo liberalitatem experirentur
[38] Marcio ed Atilio, saliti a Gitana, città dell'Epiro a dieci miglia dal mare, vi tennero l'assemblea degli Epiroti e furono ascoltati con generale approvazione; essi inviarono quattrocento giovani fra gli Oresti, per tutelarne la recente liberazione dal giogo macedone

Di lì proseguirono per lEtolia, dove si trattennero pochi giorni, il tempo necessario perché fosse nominato il successore dello stratega morto, e dopo la scelta di Licisco, che si riteneva di sapere ben disposto verso la politica di Roma, passarono in Tessaglia

Qui giunsero i rappresentanti degli Acarnani e gli esuli Beoti

Gli Acarnani furono invitati a far sapereufficialmente che gli era offerta l'occasione di riparare gli atti di ostilità contro i Romani compiuti prima nella guerra contro Filippo e poi in quella contro Antioco, per essersi lasciati ingannare dalle promesse del re

Se avevano potuto sperimentare la magnanimità del popolo Romano, pur avendone demeritato, adesso ne sperimentassero la generosità in virtù dei propri meriti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20

Boeotis exprobratum, societatem eos cum Perseo iunxisse

Cum culpam in Ismeniam, principem alterius partis, conferrent et quasdam civitates dissentientis in causam deductas, appariturum id esse Marcius respondit; singulis enim civitatibus de se ipsis consulendi potestatem facturos

Thessalorum Larisae fuit concilium

Ibi -et- Thessalis benigna materia gratias agendi Romanis pro libertatis munere fuit, et legatis, quod et Philippi prius et post Antiochi bello enixe adiuti a gente Thessalorum essent

Hac mutua commemoratione meritorum accensi animi multitudinis ad omnia decernenda, quae Romani vellent

Secundum hoc concilium legati a Perseo rege venerunt privati maxime hospitii fiducia, quod ei paternum cum Marcio erat
Ai Beoti fu imputato d'aver stretto alleanza con Perseo

Addossandone la responsabilità ad Ismenia, il capo della fazione avversa, ed aggiungendo che talune città, pur dissenzienti, erano state precipitate da lui in quella condizione, Marcio rispose che presto si sarebbe veduto; i Romani infatti avrebbero concesso facoltà ad ogni città, una per una, di poter disporre di sé

A Larissa si tenne la riunione dei Tessali

Qui -e- i Tessali ebbero gradito motivo di ringraziare i Romani del dono della libertà, e i legati della grande premura con cui i Romani erano stati aiutati dalla gente dei Tessali prima nella guerra contro Filippo e poi nella guerra contro Antioco

La folla, infiammata da codesto reciproco ricordo dei meriti, si disse pronta a prendere le misure che ai Romani piacessero

Dopo questa riunione si presentarono i legati del re Perseo, soprattutto fidando sui rapporti di privata ospitalità, che per paterna eredità legavano il re a Marcio
Ab huius necessitudinis commemoratione orsi petierunt legati, in conloquium veniendi regi potestatem faceret

Marcius et se ita a patre suo accepisse dixit, amicitiam hospitiumque cum Philippo fuisse, -et- minime immemorem necessitudinis eius legationem eam suscepisse

Conloquium, si satis commode valeret, non fuisse se dilaturum; nunc, ubi primum posset, ad Peneum flumen, qua transitus ab Homolio Dium esset, praemissis, qui nuntiarent regi, venturos

[39] Et tum quidem ab Dio Perseus in interiora regni recepit se, levi aura spei obiecta, quod Marcius ipsius causa suscepisse se legationem dixisset; post dies paucos ad constitutum locum venerunt

Magnus comitatus fuit regius cum amicorum tum satellitum turba stipante
Rifacendosi al ricordo di questo vincolo, i legati chiesero di ottenere al re la possibilità di un colloquio

Marcio rispose e di essere stato informato da suo padre dell'esistenza di amicizia ed ospitalità fra lui e Filippo, -e- appunto in ricordo di questo legame di aver accolto quella ambasceria

Il colloquio, se il re era in grado di accettarlo senza grave disagio, non si sentiva di dilazionarlo; ora, appena possibile, sarebbe venuto col collega al fiume Peneo, dov'è il guado da Omolio per Dio, infonnandone preventivamente il re per mezzo di messaggeri

[39] E allora Perseo si ritirò da Dio in una zona più interna del regno, essendogli apparso un debole raggio di speranza, in quanto Marcio aveva detto di aver ricevuto quella legazione per amor suo; dopo pochi giorni giunsero al luogo fissato

Grande era la scorta del re, accalcandosi intorno a lui numeroso stuolo di amici e di guardie del corpo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15
Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 11-15

Non minore agmine legati venerunt et ab Larisa multis prosequentibus et legationibus civitatium, quae convenerant Larisam et renuntiare domum certa, quae audissent, volebant

Inerat cura insita mortalibus videndi congredientis nobilem regem et populi principis terrarum omnium legatos

-Ut- in conspectu steterunt, dirimente amni, paulisper internuntiando cunctatio fuit, utri transgrederentur

Aliquid illi regiae maiestati, aliquid -hi- populi Romani nomini, cum praesertim Perseus petisset conloquium, existumabant deberi

Ioco etiam Marcius cunctantis movit

'Minor' inquit 'ad maiores et'quod Philippo ipsi cognomen erat'filius ad patrem transeat

' Facile persvasum id regi est

Aliud deinde ambigebatur, cum quam multis transiret
Con non minor seguito arrivarono i legati, accompagnandoli e molti cittadini privati da Larissa e molte legazioni di città, convenute a Larissa con l'intenzione di riferire in patria certa notizia di ciò che avevano udito

Ed era in esse la curiosità propria degli uomini di esser spettatori dell'abboccamento di un re famoso con i legati del primo popolo del mondo

-Come- si fermarono alla vista gli uni degli altri, divisi soltanto dal fiume, ci fu qualche istante d'indecisione, parlamentandosi fra le due sponde chi dovesse varcare il fiume

Quelli pensavano che bisognasse fare qualche concessione alla dignità del re, -questi- al prestigio del popolo romano, tanto più che era stato Perseo a richiedere l'abboccamento

Anche con una battuta scherzosa Marcio riuscì a sbloccare quell'incertezza

Il più giovane esclamò si faccia incontro al più anziano ed il figlio al padre - aveva infatti per soprannome Filippo

E il re si fece convincere senza difficoltà

Poi ancora un'altra discussione, sull'entità della scorta che doveva seguirlo
Rex cum omni comitatu transire aecum censebat; legati vel cum tribus venire iubebant vel, si tantum agmen traduceret, obsides dare, nihil fraudis fore in conloquio

Hippian et Pantauchum, quos et legatos miserat, principes amicorum, obsides dedit

Nec tam in pignus fidei obsides desiderati erant, quam ut appareret sociis nequaquam ex dignitate pari congredi regem cum legatis

Salutatio non tamquam hostium, sed hospitalis ac benigna fuit, positisque sedibus consederunt

[40] Cum paulisper silentium fuisset, 'expectari nos' inquit Marcius 'arbitror, ut respondeamus litteris tuis, quas Corcyram misisti, in quibus quaeris, quid ita legati cum militibus venerimus et praesidia in singulas urbes dimittamus
Il re riteneva giusto passare il fiume con l'intero suo seguito; i legati lo invitavano a venire con una scorta di tre uomini oppure, se voleva passare con così numerosa schiera, ad assicurar con ostaggi che nel colloquio non si celava alcuna macchinazione

Dette in ostaggio Ippia e Pantauco, che aveva anche inviati come suoi rappresentanti, i più ragguardevoli dei suoi amici

E certo non a garanzia di leale comportamento erano stati richiesti gli ostaggi, ma per render chiaro agli alleati che l'incontro del re coi legati, dal punto di vista del prestigio, avveniva su un piede di nessuna effettiva parità

Il saluto che si scambiarono non fu di nemici, ma di benevoli ospiti; e disposti i seggi vi si assisero

[40] Dopo un po' di silenzio: forse si aspetta da noi prese a dire Marcio una risposta alla lettera, mandataci a Corcira, in cui tu ci chiedi perché noi legati siamo venuti così, con seguito di soldati, e inviamo guarnigioni in ogni città

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 25 - 27

Ad hanc interrogationem tuam et non respondere, vereor, ne superbum sit, et vera respondere ne nimis acerbum audienti tibi videatur

Sed cum aut verbis castigandus aut armis sit, qui foedus rumpit, sicut bellum adversus te alii quam mihi mandatum malim, ita orationis acerbitatem adversus hospitem, utcumque est, subibo, sicut medici, cum salutis causa tristiora remedia adhibent

Ex quo regnum adeptus es, unam rem te, quae facienda fuerit, senatus fecisse censet, quod legatos Romam ad renovandum -foedus miseris, quod tamen ipsum tibi non fuisse renovandum- iudicat potius quam, cum renovatum esset, violandum
A questa tua domanda e non rispondere temo sia irriguardoso, e rispondere dicendoti la verità temo suoni troppo amaro al tuo orecchio

Ma poiché va aspramente redarguito a parole o punito con le armi chi è responsabile della violazione dei patti, come preferirei devoluto ad altri piuttosto che a me il compito di far la guerra contro di te, così affronterò, comunque, l'ufficio di rivolgermi in duri termini all'ospite, come fanno i medici quando per ridonar la salute propinano rimedi alquanto sgradevoli

Da quando hai conseguito il regno, una sola cosa il senato ritiene tu abbia fatto in adempienza dei tuoi doveri, cioè -aver inviato- ambasciatori n Roma per rinnovare -il trattato di alleanza e tuttavia- giudica -che non avresti dovuto rinnovarlo-, piuttosto che dopo rinnovato violarlo

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