Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 01-10

Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 01-10
(1) Cn Fuluius Centumalus P Sulpicius Galba consules cum idibus Martiis magistratum inissent, senatu in Capitolium uocato, de re publica, de administratione belli, de prouinciis exercitibusque patres consuluerunt

Q Fuluio AP Claudio, prioris anni consulibus, prorogatum imperium est atque exercitus quos habebant decreti, adiectumque ne a Capua quam obsidebant abscederent priusquam expugnassent

ea tum cura maxime intentos habebat Romanos, non ab ira tantum, quae in nullam unquam ciuitatem iustior fuit, quam quod urbs tam nobilis ac potens, sicut defectione sua traxerat aliquot populos, ita recepta inclinatura rursus animos uidebatur ad ueteris imperii respectum

et praetoribus prioris anni M Iunio in Etruria, P Sempronio in Gallia cum binis legionibus quas habuerant prorogatum est imperium
1 I consoli Cn Fulvio Centimalo e P Sulpicio Galba, assunta la carica alle idi di marzo, convocarono in Campidoglio il senato per consultarlo intorno agli affari politici, alla condotta della guerra ed ai problemi inerenti le province e gli eserciti

A Q Fulvio e ad Appio Claudio, consoli dell'anno precedente, fu prorogato il comando e furono assegnati gli eserciti che già avevano; ebbero, inoltre, l'ordine di non allontanarsi dall'assedio di Capua prima di aver espugnato la città

Di ciò, soprattutto, si preoccupavano i Romani, non tanto per quello sdegno che contro nessun'altra città fu mai più giusto, quanto perché ritenevano che una città così nobile e potente, che con la sua defezione aveva trascinato con sé parecchie altre popolazioni, qualora fosse stata riconquistata, avrebbe di nuovo indotto le altre città a rispettare l'antico dominio di Roma

Anche ai pretori dell'anno precedente, a M Giunio in Etruria, a P Sempronio in Gallia, fu prorogato il comando, conservando ciascuno di essi quelle due legioni che avevano già avute
prorogatum et M Marcello, ut pro consule in Sicilia reliqua belli perficeret eo exercitu quem haberet: si supplemento opus esset, suppleret de legionibus quibus P Cornelius pro praetore in Sicilia praeesset, dum ne quem militem legeret ex eo numero quibus senatus missionem reditumque in patriam negasset ante belli finem

C Sulpicio cui Sicilia euenerat duae legiones quas P Cornelius habuisset decretae et supplementum de exercitu Cn Fului, qui priore anno in Apulia foede caesus fugatusque erat

huic generi militum senatus eundem, quem Cannensibus, finem statuerat militiae

dditum etiam utrorumque ignominiae est ne in oppidis hibernarent neue hiberna propius ullam urbem decem milibus passuum aedificarent
altrettanto si delibera per M Marcello, affinché, come proconsole, conducesse a termine la guerra in Sicilia al comando del suo vecchio esercito; se poi egli avesse avuto bisogno di rinforzi li togliesse da quelle legioni che il propretore P Cornelio comandava in Sicilia, purché da quelle nonscegliesse alcun soldato fra coloro ai quali il senato aveva rifiutato il congedo e il ritorno in patria, prima che finisse la guerra

A C Sulpicio, al quale era toccata in sorte la Sicilia, furono assegnate due legioni che erano state al comando di P Cornelio, accresciute dai rinforzi dell'esercito di Cn Fulvio, che nell'anno precedente in Apulia era stato vergognosamente sconfitto e messo in fuga

Per questa categoria di soldati il senato aveva decretato che, come per i soldati di Canne, la fine del servizio militare coincidesse soltanto con la fine della guerra

Agli uni ed agli altri fu impedito, come segno di biasimo vergognoso, di svernare nelle città e di porre i quartieri d'inverno ad una distanza inferiore di diecimila passi da qualunque città
L Cornelio in Sardinia duae legiones datae quibus Q Mucius praefuerat; supplementum si opus esset consules scribere iussi

T Otacilio et M Ualerio Siciliae Graeciaeque orae cum legionibus classibusque quibus praeerant decretae; quinquaginta Graecia cum legione una, centum Sicilia cum duabus legionibus habebat naues

tribus et uiginti legionibus Romanis eo anno bellum terra marique est gestum
A L Cornelio in Sardegna furono affidate due legioni, che erano state comandate da Q Muzio; ai consoli fu prescritto di reclutare rinforzi, qualora fosse necessario

A Tito Otacilio e a M Valerio fu destinata la difesa dei litorali di Sicilia e di Grecia con quelle legioni e quelle flotte, alle quali essi erano stati a capo; cinquanta navi, con una legione, dovevano difendere la Grecia; cento navi con due legioni la Sicilia

I Romani in quell'anno condussero la guerra per terra e per mare con ventitré legioni

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 55 - 60
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 55 - 60

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 55 - 60

(2) Principio eius anni cum de litteris L Marci referretur, res gestae magnificae senatui uisae: titulus honoris, quod imperio non populi iussu, non ex auctoritate patrum dato propraetor senatui scripserat, magnam partem hominum offendebat: rem mali exempli esse imperatores legi ab exercitibus et sollemne auspicandorum comitiorum in castra et prouincias procul ab legibus magistratibusque ad militarem temeritatem transferri

et cum quidam referendum ad senatum censerent, melius uisum differri eam consultationem donec proficiscerentur equites qui ab Marcio litteras attulerant
2 Al principio di quell'anno, quando si fece la relazione ufficiale al senato su una lettera di L Marcio, apparve ai senatori splendido il successo dell'impresa; tuttavia, il titolo ufficiale che L Marcio aveva scritto in testa al messaggio: L Marcio propretore al senato, titolo che non gli era stato conferito né da un decreto del popolo né dall'autorità del senato, offendeva gran parte dei cittadini romani; essi, infatti, consideravano esempio pericoloso il fatto che i comandanti fossero eletti dagli eserciti e che la solenne consuetudine di indire i comizi, dopo aver preso gli auspici, si trasferisse negli accampamenti e nelle province, lontano dalle leggi e dai magistrati e venisse abbandonata all'arbitrio dei soldati

Mentre alcuni consideravano che la questione dovesse essere subito posta in discussione, si ritenne, invece, miglior partito rimandare tale discussione dopo la partenza dei cavalieri che avevano recato la lettera di Marcio
rescribi de frumento et uestimentis exercitus placuit eam utramque rem curae fore senatui; adscribi autem propraetori L Marcio non placuit, ne id ipsum quod consultationi reliquerant pro praeiudicato ferret

dimissis equitibus, de nulla re prius consules rettulerunt, omniumque in unum sententiae congruebant agendum cum tribunis plebis esse, primo quoque tempore ad plebem ferrent quem cum imperio mitti placeret in Hispaniam ad eum exercitum cui Cn Scipio imperator praefuisset

ea res cum tribunis acta promulgataque est

sed aliud certamen occupauerat animos
Riguardo ai rifornimenti di grano e di vestiario per l'esercito, si deliberò di rispondere che il senato si sarebbe occupato dell'una e dell'altra cosa; si decise, pertanto, che la lettera di risposta non fosse intestata al propretore L Marcio perché Marcio stesso non giudicasse risolto in anticipo un problema che il senato si era riservato ancora di esaminare

Congedati i cavalieri, i consoli proposero di trattare per primo questo argomento, riguardo al quale tutti i senatori furono d'accordo sulla necessità di un'intesa preliminare coi tribuni della plebe, affinché entro breve tempo essi chiedessero al popolo quale generale deliberasse di inviare in Spagna a capo di quell'esercito, che era stato comandato da Cn Scipione

La questione fu trattata coi tribuni e fu messa all'ordine del giorno una proposta da sottoporsi al voto del popolo

Un'altra contesa, pertanto, aveva attirato l'attenzione dei cittadini

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 08 - 09

C Sempronius Blaesus die dicta Cn Fuluium ob exercitum in Apulia amissum in contionibus uexabat, multos imperatores temeritate atque inscitia exercitum in locum praecipitem duxisse dictitans, neminem praeter Cn Fuluium ante corrupisse omnibus uitiis legiones suas quam proderet

itaque uere dici posse prius eos perisse quam uiderent hostem, nec ab Hannibale, sed ab imperatore suo uictos esse

neminem cum suffragium ineat satis cernere cui imperium, cui exercitum permittat

quid interfuisse inter Ti Sempronium et Cn Fuluium
C Sempronio Bleso, dopo aver citato in giudizio Cn Fulvio accusandolo di aver perduto l'esercito in Apulia, lo attaccava nei comizi dicendo che molti generali per avventatezza o per imperizia avevano trascinato il loro esercito alla rovina, ma che nessuno, all'infuori di Cn Fulvio, aveva corrotto le sue legioni con ogni sorta di vizi prima di darle in preda al nemico

A causa di ciò si poteva dire, in verità, che quelle legioni erano già perdute prima di vedere i nemici e che esse, non da Annibale erano state vinte, ma dal loro generale

Sempronio Bleso andava dicendo che nessuno, nel momento si accinge a votare, considera abbastanza a chi si dà il comando a chi si affida l'esercito

Quale era stata la differenza fra T Sempronio e Cn Fulvio
Ti Sempronium cum ei seruorum exercitus datus esset breui effecisse disciplina atque imperio ut nemo eorum generis ac sanguinis sui memor in acie esset sed praesidio sociis, hostibus terrori essent; Cumas Beneuentum aliasque urbes eos uelut e faucibus Hannibalis ereptas populo Romano restituisse: Cn Fuluium Quiritium Romanorum exercitum, honeste genitos, liberaliter educatos, seruilibus uitiis imbuisse

ergo effecisse ut feroces et inquieti inter socios, ignaui et imbelles inter hostes essent, nec impetum modo Poenorum sed ne clamorem quidem sustinere possent

nec hercule mirum esse cessisse milites in acie cum primus omnium imperator fugeret: magis mirari se aliquos stantes cecidisse et non omnes comites Cn Fului fuisse pauoris ac fugae
T Sempronio, ricevuto in consegna un esercito di schiavi, in breve tempo con la disciplina e l'esercizio del comando aveva fatto sì che nessuno di essi come combattente si ricordasse più né della sua condizione sociale, né della sua stirpe e che ciascuno si comportasse in modo da essere di aiuto agli alleati e di terrore ai nemici; quegli schiavi avevano così restituito al popolo romano Cuma, Benevento ed altre città, quasi strappate dalle fauci di Annibale: Cn Fulvio, invece, aveva impregnato di vizi servili un esercito composto di Quiriti di stirpe romana, nati da famiglie nobili e liberalmente educati

Aveva, dunque, fatto sì che tali soldati fossero arroganti e turbolenti verso gli alleati, vili ed imbelli di fronte ai nemici, tanto da non poter reggere non solo all'assalto dei Cartaginesi, ma neppure al loro grido di guerra

C'era, dunque, per Ercole, da meravigliarsi che quei soldati fossero fuggiti sul campo di battaglia, quando per primo si era dato alla fuga il loro generale; c'era piuttosto da stupire che alcuni fossero caduti fermi al loro posto e che non tutti avessero seguito Cn Fulvio nella paura e nella fuga

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 11 - 16

C Flaminium, L Paulum, L Postumium, Cn ac P Scipiones cadere in acie maluisse quam deserere circumuentos exercitus: Cn Fuluium prope unum nuntium deleti exercitus Romam redisse C Flaminio, L Paolo, L Postumio, gli Scipioni Cneo e Publio, avevano preferito cadere combattendo sul campo, piuttosto che abbandonare i loro eserciti circondati dal nemico; Cn Fulvio, invece, si era affrettato a ritornare a Roma, quasi solo, ad annunciare la disfatta dell'esercito
facinus indignum esse Cannensem exercitum quod ex acie fugerit in Siciliam deportatum ne prius inde dimittatur quam hostis ex Italia decesserit et hoc idem in Cn Fului legionibus nuper decretum, Cn Fuluio fugam ex proelio ipsius temeritate commisso impunitam esse et eum in ganea lustrisque ubi iuuentam egerit senectutem acturum, milites qui nihil aliud peccauerint quam quod imperatoris similes fuerint relegatos prope in exsilium ignominiosam pati militiam; adeo imparem libertatem Romae diti ac pauperi, honorato atque inhonorato esse Era un trattamento crudele verso i soldati di Canne quello di averli deportati in Sicilia, perché sul campo di battaglia si erano dati alla fuga e di aver deliberato che di là non sarebbero stati rimossi prima che Annibale fosse uscito dall'Italia ed era altrettanto crudele che lo stesso provvedimento fosse stato ora preso contro le legioni di Cn Fulvio, mentre era rimasta impunita la fuga di lui dal campo di quella battaglia che egli stesso aveva avventata mente intrapreso; egli avrebbe passato la sua vecchiezza gozzovigliando in quei lupanari in cui aveva trascorso la giovinezza; i suoi soldati invece, che in nessun altro modo avevano peccato se non nell'essere stati simili al loro generale, erano relegati quasi in esilio, costretti a sopportare un umiliante servizio militare; era ben diverso in Roma il concetto di libertà quando si trattava di ricchi o di poveri, quando si applicava a chi ricopriva cariche pubbliche o a chi non ne ricopriva

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(3) Reus ab se culpam in milites transferebat: eos ferociter pugnam poscentes, productos in aciem non eo quo uoluerint, quia serum diei fuerit, sed postero die, et tempore et loco aequo instructos, seu famam seu uim hostium non sustinuisse

cum effuse omnes fugerent, se quoque turba ablatum, ut Uarronem Cannensi pugna, ut multos alios imperatores

qui autem solum se restantem prodesse rei publicae, nisi si mors sua remedio publicis cladibus futura esset, potuisse

non se inopia commeatus non in loca iniqua incaute deductum, non agmine inexplorato euntem insidiis circumuentum: ui aperta armis acie uictum
3 L'accusato si difendeva riversando la colpa sui soldati; sosteneva, infatti, che questi, chiedendo in tono baldanzoso di combattere, erano stati condotti in campo non nel giorno in cui lo volevano, perché era già tardi, ma il giorno dopo, ed erano stati schierati nel momento e nel luogo più opportuno; essi, tuttavia, non avevano poi saputo reggere né al terrore che la fama di Annibale ispirava, né alla violenza dei nemici

Poiché tutti fuggivano in gran disordine, anch'egli era stato trascinato via dalla massa dei soldati in fuga, come era capitato a Varrone nella battaglia di Canne ed a molti altri generali

Se avesse resistito da solo, in che modo avrebbe potuto giovare allo stato, a meno che non si pensasse che la sua morte avrebbe potuto porre un riparo alle pubbliche sventure

Egli non si era cacciato incautamente in luoghi sfavorevoli per mancanza di rifornimenti; non era caduto in un'insidia andando avanti senz'aver fatto prima le necessarie esplorazioni; era stato vinto sul campo di battaglia, da forze palesi, con le armi in pugno

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