Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 01-10, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 01-10

clamorem repente oppidani tollunt hostemque in ruinas muri expellunt, inde impeditum trepidantemque exturbant, postremo fusum fugatumque in castra redigunt

Interim ab Roma legatos uenisse nuntiatum est; quibus obuiam ad mare missi ab Hannibale qui dicerent nec tuto eos adituros inter tot tam effrenatarum gentium arma nec Hannibali in tanto discrimine rerum operae esse legationes audire

Apparebat non admissos protinus Carthaginem ituros

Litteras igitur nuntiosque ad principes factionis Barcinae praemittit ut praepararent suorum animos ne quid pars altera gratificari populo Romano posset

Itaque, praeterquam quod admissi auditique sunt, ea quoque uana atque inrita legatio fuit
Allora, levato improvvisamente un grido, essi spinsero fuori i nemici verso le rovine del muro e poi avendoli cacciati con violenza mentre erano impacciati e correvano qua e là in preda alla confusione, alla fine li ributtarono disfatti e in fuga negli accampamenti

Frattanto, giunse notizia che erano venuti da Roma degli ambasciatori; Annibale mandò a loro incontro al mare dei messaggeri con l'incarico di avvertirli che non era sicuro per essi l'avvicinarsi nel mezzo di combattimenti di gente tanto sfrenata; d'altra parte non era affatto possibile per Annibale ascoltare un'ambasceria in una situazione tanto critica

Era chiaro che gli ambasciatori romani, non ammessi alla presenza di Annibale, si sarebbero recati a Cartagine

Annibale mandò allora con una lettera ambasciatori ai capi del partito dei Barca, perché costoro si preparassero a fare in modo che il partito avverso non potesse favorire il popolo romano

Pertanto, a prescindere dal fatto che gli ambasciatori romani furono ricevuti ed ascoltati dal senato cartaginese, tuttavia, anche questa ambasceria fu inutile e vana
Hanno unus aduersus senatum causam foederis magno silentio propter auctoritatem suam, non cum adsensu audientium egit, per deos foederum arbitros ac testes obtestans ne Romanum cum Saguntino suscitarent bellum ; monuisse, praedixisse se ne Hamilcaris progeniem ad exercitum mitterent; non manes, non stirpem eius conquiescere uiri, nec unquam donec sanguinis nominisque Barcini quisquam supersit quietura Romana foedera

Iuuenem flagrantem cupidine regni uiamque unam ad id cernentem si ex bellis bella serendo succinctus armis legionibusque uiuat, uelut materiam igni praebentes, ad exercitus misistis

Aluistis ergo hoc incendium quo nunc ardetis
Il solo Annone, parlando in mezzo ad un gran silenzio imposto dalla sua autorità, ma senza il consenso degli ascoltatori, sostenne contro il parere del senato che si dovesse rispettare il trattato, chiamando come testimoni ed arbitri gli dei protettori dei trattati e scongiurò il senato perché dalla guerra contro Sagunto non nascesse la guerra contro Roma; affermava di aver consigliato e sostenuto che non si dovesse mandare all'esercito il figlio di Amilcare: né i Mani di quell'uomo e neppure la sua stirpe potevano trovare riposo, né mai, finché fosse vissuto alcuno del nome e del sangue dei Barca, sarebbero stati mantenuti i patti con Roma

Offrendo voi così materia al fuoco avete mandato all'esercito un giovane ardente di cupidigia di regnare e deliberato a scegliere la sola via che conduca al potere, quella di vivere circondato di armi e di legioni disseminando guerre su guerre

Voi avete, dunque, alimentato questo incendio, del quale ora avvampate
Saguntum uestri circumsedent exercitus unde arcentur foedere; mox Carthaginem circumsedebunt Romanae legiones ducibus iisdem dis per quos priore bello rupta foedera sunt ulti

Utrum hostem an uos an fortunam utriusque populi ignoratis

Legatos ab sociis et pro sociis uenientes bonus imperator uester in castra non admisit; ius gentium sustulit; hi tamen, unde ne hostium quidem legati arcentur, pulsi, ad uos uenerunt

Res ex foedere repetuntur; publica fraus absit

auctorem culpae et reum criminis deposcunt

Quo lenius agunt, segnius incipiunt, eo cum coeperint uereor ne perseuerantius saeuiant

Aegates insulas Erycemque ante oculos proponite, quae terra marique per quattuor et uiginti annos passi sitis
I vostri eserciti assediano Sagunto, dalla quale dovrebbero essere tenuti lontani dal trattato; fra breve le legioni romane assedieranno Cartagine sotto la guida degli stessi dei, con l'aiuto dei quali nella guerra precedente i Romani si vendicarono dei patti violati

Ignorate forse il nemico o voi stessi e la sorte dell'uno e dell'altro popolo

Cotesto vostro capitano si rifiutò di accoglierenegli accampamenti gli ambasciatori che venivano da parte di alleati in favore di alleati, e violò così il diritto delle genti; quelli, pertanto, cacciati di là donde neppure ambasciatori venuti da parte nemica dovevano essere allontanati, si rivolsero a voi domandando soltanto soddisfazione per la violazione del trattato

Sia lontano da tutti noi l'inganno

Essi richiedono colui che è la causa della colpa ed il reo della violazione

Con quanta più moderazione si comportano e con quanta più lentezza cominciano, con tanto maggior accanimento temo che incrudeliranno, dal momento che hanno cominciato

Abbiate davanti agli occhi le isole Egadi ed Erice, e quel che avete sofferto per ventiquattro anni per terra e per mare

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Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 39 - 47

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 39 - 47

Nec puer hic dux erat sed pater ipse Hamilcar, Mars alter, ut isti uolunt

Sed Tarento, id est Italia, non abstinueramus ex foedere, sicut nunc Sagunto non abstinemus

uicerunt ergo di hominesque et, id de quo uerbis ambigebatur uter populus foedus rupisset, euentus belli uelut aequus iudex, unde ius stabat, ei uictoriam dedit

Carthagini nunc Hannibal uineas turresque admouet: Carthaginis moenia quatit ariete

Sagunti ruinae falsus utinam uates simnostris capitibus incident, susceptumque cum Saguntinis bellum habendum cum Romanis est

dedemus ergo Hannibalem

Dicet aliquis
Il comandante non era questo fanciullo, ma lo stesso padre suo Amilcare, un secondo Marte, come vogliono costoro

Ma da Taranto, cioè dall'Italia, non ci eravamo tenuti lontani secondo i patti,' così come oggi non ci teniamo lontani da Sagunto

Vinsero perciò gli dei e gli uomini e quella questione, intorno alla quale si disputava, quale dei due popoli avesse violato i patti, fu risolta dall'esito della guerra, come da equo giudice che diede la vittoria a colui dalla cui parte stava la ragione

Annibale ora avvicina vigne e torri a Cartagine, fa tremare le mura di Cartagine con l'ariete

le rovine di Sagunto, dio voglia che io sia falso profeta cadranno sulle nostre teste; la guerra intrapresa contro i Saguntini dovremo combatterla contro i Romani

Dovremo, dunque, consegnare Annibale

dirà qualcuno
Scio meam leuem esse in eo auctoritatem propter paternas inimicitias; sed et Hamilcarem eo perisse laetatus sum quod, si ille uiueret, bellum iam haberemus cum Romanis, et hunc iuuenem tamquam furiam facemque huius belli odi ac detestor

nec dedendum solum id piaculum rupti foederis, sed si nemo deposcit, deuehendum in ultimas maris terrarumque oras, ablegandum eo unde nec ad nos nomen famaque eius accedere neque ille sollicitare quietae ciuitatis statum possit, ego ita censeo

Legatos extemplo Romam mittendos qui senatui satisfaciant, alios qui Hannibali nuntient ut exercitum ab Sagunto abducat ipsumque Hannibalem ex foedere Romanis dedant, tertiam legationem ad res Saguntinis reddendas decerno

Ben so che la mia autorità, trattandosi di Annibale, è scarsa a causa della mia inimicizia col padre suo; ma da una parte io mi rallegrai che Amilcare fosse morto, appunto perché, se vivesse, noi avremmo già la guerra contro i Romani; dall'altra odio e maledico questo giovane come la furia suscitatrice di questa guerra

Io penso che non solo sia da consegnare ai Romani come vittima espiatoria per la rottura dei patti, ma, se nessuno lo richiedesse, penso che sia da trasportarsi lontano fino alle ultime spiagge del mare e della terra e da relegarsi là donde non possa giungere né il suo nome né il suo ricordo, né egli possa turbare la quiete della città

Ritengo, perciò, che si debbano mandare subito degli ambasciatori a Roma, che diano soddisfazione al senato ed altri ad Annibale perché gli ordinino di condurre via l'esercito dell'assedio di Sagunto e consegnino lo stesso Annibale ai Romani in osservanza al trattato; propongo che una terza ambasceria sia mandata ai Saguntini per il risarcimento dei danni

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