Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 01-10, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 01-10

Equitibus praecepit ut, cum ingressos aquam uiderent, adorirentur impeditum agmen; in ripa elephantos quadraginta autem erant disponit

Carpetanorum cum appendicibus Olcadum Uaccaeorumque centum milia fuere, inuicta acies si aequo dimicaretur campo

Itaque et ingenio feroces et multitudine freti et, quod metu cessisse credebant hostem, id morari uictoriam rati quod interesset amnis, clamore sublato passim sine ullius imperio qua cuique proximum est in amnem ruunt
Comandò ai cavalieri di aggredire la schiera nemica ostacolata dalle armi e dai bagagli, appena l'avessero vista entrare in acqua; dispose sull'argine quaranta elefanti

I Carpetani, insieme con i minori contingenti degli Olcadi e dei Vaccei, erano centomila, forza invincibile se si fosse combattuto in campo aperto

Pertanto, fierissimi di natura e bellicosi, fidando nel loro numero, poiché credevano che i nemici si fossero ritirati per paura, ritenendo che la vittoria sarebbe stata ritardata per il fatto che il fiume scorreva in mezzo, levate alte grida, senza che alcuno desse un comando, qua e là si gettarono nella corrente ciascuno nel punto più vicino
Et ex parte altera ripae uis ingens equitum in flumen immissa, medioque alueo haudquaquam pari certamine concursum, quippe ubi pedes instabilis ac uix uado fidens uel ab inermi equite, equo temere acto, peruerti posset, eques corpore armisque liber, equo uel per medios gurgites stabili, comminus eminusque rem gereret

Pars magna flumine absumpta; quidam uerticoso amni delati in hostes ab elephantis obtriti sunt

Postremi, quibus regressus in suam ripam tutior fuit, ex uaria trepidatione cum in unum colligerentur, priusquam a tanto pauore reciperent animos, Hannibal agmine quadrato amnem ingressus fugam ex ripa fecit uastatisque agris intra paucos dies Carpetanos quoque in deditionem accepit

et iam omnia trans Hiberum praeter Saguntinos Carthaginiensium erant
Anche dalla riva destra Annibale lanciò nel fiume una folta schiera di cavalieri; nel mezzo della corrente si combatté con lotta impari, poiché i fanti, nell'impossibilità di tenersi fermi affidandosi a fatica al guado, potevano essere abbattuti da un cavaliere inerme che avesse lanciato alla cieca il suo cavallo, mentre i cavalieri, liberi nei movimenti e padroni delle armi, potevano combattere da lontano e da vicino in posizione stabile anche in mezzo ai flutti

Gran parte dei soldati fu travolta dalle acque; alcuni, trascinati dai vortici del fiume in direzione dei nemici, furono schiacciati dagli elefanti

Gli ultimi, ai quali parve più sicuro ritornare alla sponda da cui erano partiti, tra sgomento ed incertezza cercando di ricostituirsi in unità, prima che riprendessero animo dopo tanto spavento, furono ricacciati dall'argine da Annibale che con le file serrate era entrato nel fiume; devastati i campi in pochi giorni Annibale accettò la resa degli stessi Carpetani

Ormai tutti i territori al di là dell'Ebro, eccetto Sagunto, erano caduti in possesso dei Cartaginesi
Cum Saguntinis bellum nondum erat; ceterum iam belli causa certamina cum finitimis serebantur, maxime Turdetanis

Quibus cum adesset idem qui litis erat sator, nec certamen iuris sed uim quaeri appareret, legati a Saguntinis Romam missi auxilium ad bellum iam haud dubie imminens orantes

Consules tunc Romae erant P Cornelius Scipio et Ti Sempronius Longus
Non era ancora cominciata la guerra con Sagunto, ma tuttavia nascevano già fra i Saguntini e i popoli confinanti, soprattutto coi Turdetani; discordie e litigi che sarebbero divenuti occasioni di guerra

Come si avvicinò ai Turdetani quello stesso Annibale che era seminatore di discordia, essendo palese che egli non cercava in nessun modo di combattere per un diritto, ma cercava solo un pretesto per usar la violenza, gli ambasciatori dei Saguntini, mandati a Roma, pregarono insistentemente di essere aiutati in una guerra che senza dubbio era imminente

Allora a Roma erano consoli P Cornelio Scipione e Ti Sempronio Longo

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 17 - 19
Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 17 - 19

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 17 - 19

Qui cum legatis in senatum introductis de re publica rettulissent placuissetque mitti legatos in Hispaniam ad res sociorum inspiciendas, quibus si uideretur digna causa, et Hannibali denuntiarent ut ab Saguntinis, sociis populi Romani, abstineret et Carthaginem in Africam traicerent ac sociorum populi Romani querimonias deferrent hac legatione decreta necdum missa, omnium spe celerius Saguntum oppugnari allatum est

Tunc relata de integro res ad senatum est; alii prouincias consulibus Hispaniam atque Africam decernentes terra marique rem gerendam censebant, alii totum in Hispaniam Hannibalemque intenderant bellum

erant qui non temere mouendam rem tantam exspectandosque ex Hispania legatos censerent
Introdotti gli ambasciatori, avendo i consoli riferito al senato intorno alla situazione politica, fu deliberato di mandare ambasciatori in Spagna per ispezionare le condizioni degli alleati; ad essi fu dato incarico di avvertire Annibale, se a loro la causa sembrasse giusta, di non dar noia ai Saguntini, alleati del popolo romano; passassero, poi, eventualmente in Africa a Cartagine per riferire là le proteste degli alleati di Roma; decisa questa ambasceria, essa non era ancora stata effettuata quando, più rapidamente di quanto si potesse aspettare, cominciò l'assalto a Sagunto

Allora la questione fu di nuovo posta in discussione in senato; alcuni pensavano che, decretate ai consoli le province di Spagna e d'Africa, si dovesse condurre la guerra per terra e per mare, altri, invece, ritenevano che si dovesse volgere la guerra verso la Spagna e contro Annibale

Vi erano poi quelli che pensavano non si dovesse intraprendere alla leggera un'impresa così importante e che si dovesse invece attendere il ritorno degli ambasciatori dalla Spagna
Haec sententia, quae tutissima uidebatur, uicit; legatique eo maturius missi, P Ualerius Flaccus et Q Baebius Tamphilus, Saguntum ad Hannibalem atque inde Carthaginem si non absisteretur bello ad ducem ipsum in poenam foederis rupti deposcendum

Dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa ui oppugnabatur

Ciuitas ea longe opulentissima ultra Hiberum fuit, sita passus mille ferme a mari

Oriundi a Zacyntho insula dicuntur mixtique etiam ab Ardea Rutulorum quidam generis; ceterum in tantas breui creuerant opes seu maritimis seu terrestribus fructibus seu multitudinis incremento seu disciplinae sanctitate qua fidem socialem usque ad perniciem suam coluerunt
Prevalse questa soluzione che sembrava la più sicura; con tanta maggior fretta P Valerio Flacco e Q Bebio Tamfilo furono mandati come ambasciatori a Sagunto da Annibale con l'ordine che, se non fosse stato possibile farlo desistere dalla guerra, si rivolgessero a Cartagine per chiedere che fosse loro consegnato lo stesso generale, come punizione per aver rotto i patti

Mentre a Roma si svolgevano queste trattative e queste consultazioni, ormai Sagunto era assalita con estrema violenza

Questa era una fiorentissima città al di là dell'Ebro, situata circa mille passi dal mare

I Saguntini si dicevano oriundi dell'isola di Zacinto;vi erano poi alcuni mescolati ad essi che si diceva venissero da Ardea e appartenessero alla gente dei Rutuli; avevano, peraltro, accresciuta la loro potenza sia coi guadagni che venivano a loro dai traffici marittimi e dall'agricoltura, sia con l'incremento demografico: a tutto questo si aggiunse poi la lealtà nella loro condotta politica, in virtù della quale rispettarono il patto d'alleanza con Roma fino alla loro rovina

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 31-45
Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 31-45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 31-45

Hannibal infesto exercitu ingressus fines, peruastatis passim agris urbem tripertito adgreditur

Angulus muri erat in planiorem patentioremque quam cetera circa uallem uergens; aduersus eum uineas agere instituit per quas aries moenibus admoueri posset

Sed ut locus procul muro satis aequus agendis uineis fuit, ita haudquaquam prospere, postquam ad effectum operis uentum est, coeptis succedebat

Et turris ingens imminebat et murus, ut in suspecto loco, supra ceterae modum altitudinis emunitus erat, et iuuentus delecta ubi plurimum periculi ac timoris ostendebatur ibi ui maiore obsistebant
Annibale, entrato nel territorio di Sagunto con un esercito deciso all'assalto, devastati qua e là i campi assalì Sagunto contemporaneamente da tre parti

Le mura che circondavano la città facevano un angolo, che si volgeva verso la parte della valle più piana e più aperta in confronto alle altre parti delle mura che cingevano la città; Annibale stabilì di condurre contro quell'angolo le macchine d'assedio per mezzo delle quali si potesse manovrare l'ariete contro le mura

Benché il luogo lontano dal muro fosse abbastanza adatto alla costruzione delle vigne,' non si ottenne tuttavia ciò che si prevedeva facile da ottenere, dopo che si venne all'attuazione dell'opera

Si levava un'altissima torre, e il muro, per il fatto di essere in una posizione più pericolosa, era stato fortificato ad un'altezza maggiore di tutte le altre parti, mentre soldati scelti con maggiori forze resistevano là dove più grande era il timore del pericolo
Ac primo missilibus summouere hostem nec quicquam satis tutum munientibus pati; deinde iam non pro moenibus modo atque turri tela micare, sed ad erumpendum etiam in stationes operaque hostium animus erat

quibus tumultuariis certaminibus haud ferme plures Saguntini cadebant quam Poeni

Ut uero Hannibal ipse, dum murum incautius subit, aduersum femur tragula grauiter ictus cecidit, tanta circa fuga ac trepidatio fuit ut non multum abesset quin opera ac uineae desererentur

Obsidio deinde per paucos dies magis quam oppugnatio fuit dum uolnus ducis curaretur

per quod tempus ut quies certaminum erat ita ab apparatu operum ac munitionum nihil cessatum
Dapprima con armi da getto tenevano lontano il nemico, mentre nessuno dei Saguntini lasciava alcuna possibilità di respiro a coloro che facevano opere di difesa o di offesa; successivamente non solo dalle mura e dalle torri lampeggiavano i dardi, ma l'intento degli aggressori era anche quello di irrompere contro i corpi di guardia e le opere d'assedio del nemico

In questi disordinati combattimenti i Saguntini non cadevano in maggior numero dei Cartaginesi

Quando, poi, lo stesso Annibale, avvicinatosi troppo al muro, cadde gravemente colpito da un'asta che gli trapassò la parte anteriore della coscia, lo spavento e la fuga furono così grandi che poco mancò che le fortificazioni e le macchine da guerra fossero abbandonate

La città di Sagunto per pochi giorni fu poi cinta d'assedio più che assalita, finché Annibale si curò la ferita

Durante questo tempo, mentre vi era una tregua nei combattimenti, nulla, tuttavia, fu sospeso delle opere di guerra e dei lavori di fortificazione

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 05 - 06
Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 05 - 06

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 05 - 06

Itaque acrius de integro coortum est bellum pluribusque partibus, uix accipientibus quibusdam opera locis, uineae coeptae agi admouerique aries

Abundabat multitudine hominum Poenus; ad centum enim quinquaginta milia habuisse in armis satis creditur; oppidani ad omnia tuenda atque obeunda multifariam distineri coepti non sufficiebant

Itaque iam feriebantur arietibus muri quassataeque multae partes erant; una continentibus ruinis nudauerat urbem; tres deinceps turres quantumque inter eas muri erat cum fragore ingenti prociderunt

Captum oppidum ea ruina crediderant Poeni, qua, uelut si pariter utrosque murus texisset, ita utrimque in pugnam procursum est
Pertanto gli scontri si rinnovarono di nuovo più aspri e da più parti e, poiché in alcuni punti potevano a stento avanzare le macchine, si cominciò ad usare le vigne e ad avvicinare l'ariete

Annibale aveva soldati in abbondanza; si crede con certezza che avesse centocinquantamila uomini sotto le armi; i Saguntini, invece, non erano in numero sufficiente per difendere ed offendere in tutte le posizioni, perciò cominciarono a disperdere contemporaneamente le proprie forze in molti luoghi diversi

Le mura, intanto, già percosse dagli arieti, in molti punti erano già abbattute ed una parte tutta in rovina aveva già scoperto un lato della città; subito dopo tre torri poste l'una dopo l'altra e quella parte del muro che correva fra di esse caddero con immane fragore

I Cartaginesi credettero che la città fosse presa con quella breccia, attraverso la quale da ambe le parti i soldati corsero liberamente alla battaglia, come se il muro avesse parimenti difeso gli uni contro gli altri
Nihil tumultuariae pugnae simile erat, quales in oppugnationibus urbium per occasionem partis alterius conseri solent, sed iustae acies, uelut patenti campo, inter ruinas muri tectaque urbis modico distantia interuallo constiterant

Hinc spes, hinc desperatio animos inritat, Poeno cepisse iam se urbem si paulum adnitatur credente, Saguntinis pro nudata moenibus patria corpora opponentibus nec ullo pedem referente ne in relictum a se locum hostem immitteret

Itaque quo acrius et confertim magis utrimque pugnabatur, eo plures uolnerabantur nullo inter arma corporaque uano intercidente telo
Non v'era nulla di simile ad un combattimento disordinato, come avviene di solito quando si espugna una città approfittando dell'occasione offerta da una delle due parti, ma nel breve spazio che correva tra le rovine del muro e gli edifici della città si erano schierate truppe regolarmente disposte come in aperta campagna

Da una parte gli animi erano eccitati dalla speranza, dall'altra dalla disperazione; i Cartaginesi erano certi che avrebbero preso la città solo se avessero fatto un ultimo piccolo sforzo; i Saguntini, facendo scudo dei propri corpi in difesa della patria ormai priva delle mura, non cedevano di un passo, perché i nemici non irrompessero in uno spazio abbandonato da loro

Quanto più ferocemente e stretti a corpo a corpo i soldati combattevano da ambe le parti, tanto più numerosi erano i feriti poiché tra le armi e i corpi nessun colpo cadeva invano

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 36 - 40
Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 36 - 40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 36 - 40

Phalarica erat Saguntinis missile telum hastili abiegno et cetera tereti praeterquam ad extremum unde ferrum exstabat; id, sicut in pilo, quadratum stuppa circumligabant linebantque pice; ferrum autem tres longum habebat pedes ut cum armis transfigere corpus posset

Sed id maxime, etiamsi haesisset in scuto nec penetrasset in corpus, pauorem faciebat quod, cum medium accensum mitteretur conceptumque ipso motu multo maiorem ignem ferret, arma omitti cogebat nudumque militem ad insequentes ictus praebebat

Cum diu anceps fuisset certamen et Saguntinis quia praeter spem resisterent creuissent animi, Poenus quia non uicisset pro uicto esset
I Saguntini avevano un'arma da getto, la falarica, con l'asta di legno d'abete liscio da ogni parte esclusa la punta dalla quale sporgeva il ferro; intorno a questo, di forma quadrata, come nel giavellotto, legavano della stoppa imbevuta di pece; l'asta era lunga tre piedi perché si potesse con l'arma trapassare il corpo

Questo modo di colpire, anche se il dardo si fosse conficcato nello scudo senza penetrare nel corpo, incuteva terrore, perché l'arma, essendo scagliata accesa nella sua parte di mezzo e per lo stesso movimento aumentando di molto l'intensità del fuoco che s'era appreso, costringeva i soldati a gettare le armi in modo che rimanevano scoperti ai nuovi colpi

L'esito della battaglia fu a lungo incerto e i Saguntini si sentirono crescere il coraggio, perché vedevano di poter resistere oltre ogni speranza, ritenendo Annibale vinto per il solo fatto che non aveva subito ottenuto la vittoria

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 39 - 47
Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 39 - 47

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 39 - 47

Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 21 - 25
Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 21 - 25

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 21 - 25

Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 43-47
Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 43-47

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 43-47

Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 11 - 15
Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 11 - 15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 11 - 15

Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 11-20

Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49

Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 01 - 22

Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 41-42

Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 01 - 20

Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 02