Il caffè Michelangiolo: luogo di ritrovo di intellettuali ed artisti e sfondo di eventi riformatori

Il caffè Michelangiolo: luogo di ritrovo di intellettuali ed artisti e sfondo di eventi riformatori

Nell'Italia dopo il 1848 i grandi ideali rinascimentali ebbero come luoghi di discussione deputati: i caffè, e a Firenze ebbe straordinario rilievo il Caffè Michelangiolo di via Larga, oggi via Cavour, posto nei pressi dell'accademia di Belle Arti è divenuto luogo di ritrovo di intellettuali ed artisti, in nome di un legame imprescindibile tra arte e politica

qui si parlava di tutto, di arte, di politica, di musica, di poesia, di religione, di astronomia, di medicina, di filosofia e al tempo stesso le burle di ogni genere erano all'ordine del giorno, così come vi si udivano intonare gli stornelli popolari delle campagne toscane tale era lo spirito di quel locale, in grado di unire l'alto e il basso, la terribile ironia fiorentina alla spensieratezza scanzonata di un gruppo di coetanei disposti a simpatizzare per ciò che era giovane e franco. I giovani pittori alimentavano dibattiti e condividevano concezioni estetiche alternative allo stile accademico, così il locale divenne una sorta di quartier generale della Nuova Arte Toscana

Il diffondersi a metà Ottocento del pensiero positivista spinge molti artisti italiani a un approccio più scientifico verso la natura, con la conseguente ricerca di un'arte dominata dal cosiddetto "principio di verità". Nella Firenze granducale, in particolare, i giovani iscritti all'accademia manifestano apertamente il loro dissenso nei confronti delle pratiche educative e tradizionali, ritenute ormai obsolete, in nome di un rinnovamento del linguaggio espressivo. Percepibile in loro e anche il disagio che identifica gli spiriti di ribellione sociale e politica - e di conseguenza il fervido e sofferto sogno unitario nazionale - con una attiva volontà di riforma in senso "europeo" dei generi pittorici affermati; in particolare di quel romanticismo storico a cui quasi tutti più evoluti tra loro hanno aderito.

Il caffè michelangelo- Adriano Cecioni, 1866 circa Il caffè michelangelo- Adriano Cecioni, 1866 circa

A fare da sfondo a questi eventi riformatori e il Caffè Michelangiolo di via Larga (attuale via Cavour). Aperto nel 1848, a pochi passi da piazza del Duomo, il locale diventa presto punto di aggregazione di artisti e uomini di cultura. La scelta stessa del luogo implica da parte dei suoi frequentatori un atteggiamento anticonvenzionale di opposizione agli ambienti ufficiali e accademici. 

Nei primi anni, che corrispondono al periodo "semi serio" della sua lunga storia, Il Michelangiolo è un ambiente aperto a tutti, dunque, disposto a fraternizzare anche con coloro - artisti e letterati - giunti in città da altre regioni italiane o paesi stranieri, le cui esperienze concorrono ad alimentare ulteriormente il dibattito culturale allora in corso. 

A questa fragorosa compagine si aggrega nel 1855 un manipolo di pittori più giovani che amano definirsi "progressisti", e che in seguito saranno chiamati, con disprezzo "Macchiaioli". Con loro ha inizio un'avventura estetica che si avvia in seno alla grande tradizione della pittura romantica Toscana e che giunge a maturazione intorno al 1860, quando cioè la macchia si impone quale segno distintivo del gruppo: svolta che porta a virare l'attenzione dalla intensità dei contenuti ai valori analogici della forma. Rivoluzione questa di notevole portata per le sorti dell'arte moderna e per il dialogo intrapreso proprio in questi anni fra i pittori italiani, caparbiamente ancorati al primato del disegno, e quelli europei votati invece "all'esperimento e alla libera espressione dall'incalzante progresso sociale e dalla irrequieta palestra delle Esposizioni".

I Macchiaioli a sostegno delle vicende belliche risorgimentali

L’artiglieria toscana a Montechiaro salutata dai soldati francesi feriti a Solferino

Cucitrici di camicie rosse - Odoardo Borrani

Non potendo aspettare - Telemaco Signorini

L’aratura - Giovanni Fattori, 1881-82

Filatrici di paglia della Valdelsa - Cristiano Banti