I gladiatori erano un investimento ma anche un offerta al pubblico per divertirlo e intrattenerlo. Finito lo scontro, il destino non era sempre quello di morire per uno dei due contendenti. La morte di un gladiatore, comportava per l'organizzatore dei giochi, il risarcimento al proprietario e, poichè costavano molto, c'erano meno scontri mortali di quanto crediamo oggi.
I risarcimenti erano necessari altrimenti nessuo avrebbe investito soldi nel crescere e formare dei gladiatori. Questi combattenti erano popolarissimi, per questo difficilmente il pubblico chiedeva la loro morte. Alcune lapidi ritrovate di gladiatori ricordano la loro carriera. Una di queste riportava le statistiche del combattente:
- 21 vittorie
- 9 pareggi
- 4 sconfitte
in un totale di 34 gare si poteva perdere e non morire quindi. C'erano anche gladiatrici a combattere, avevano il petto nudo per mostrare che effettivamente il duello riguardava due donne, tuttavia non suscitavano nel pubblico lo stesso effetto dei combattimenti fra uomini. Una scultura ritrovata, mostra delle donne senza elmo combattere e sotto incisi i loro nomi: Amazzone e Achilla
COMBATTIMENTO FRA DONNE
Questo rilievo marmoreo del I o II secolo d.C. rinvenuto in Turchia commemora la liberazione di due donne gladiatrici, Amazzone e Achillea, che forse ottennero la libertà per il successo ottenuto nell'arena.
Le donne portavano le stesse armi degli uomini, ma senza elmo. I nomi si riferiscono al mito di Achille e Pentesilea, regina delle Amazzoni, che a Troia combatterono una contro l'altra; la coppia potrebbe essersi specializzata nella ricostruzione di scene del mito. Le gladiatrici erano probabilmente una novità. Domiziano, per esempio, fece combattere donne e uomini di notte alla luce delle torce