Il popolo, ormai protagonista, diventava interprete delle speranze risorgimentali. Attraverso un nuovo linguaggio, ispirato alla sontuosità narrativa e cromatica del cinquecento veneto tra Bassano e Veronese, veniva resa la forza coesiva dei grandi ideali quale strumento di riscatto politico e morale.
Il successo di critica e di pubblico con cui venne accolto i profughi di Parga all'esposizione di Brera del 1831 consacrava questo magnifico dipinto come il traguardo più alto raggiunto da Hayez nella pittura civile.
Nel 1841 Mazzini denunciava il limite oggettivo della situazione politica italiana che non consentiva, come era invece potuto avvenire altrove e, in particolare, nella rivoluzione del 1830, che un pittore potesse rappresentare un evento contemporaneo.
I profughi di Parga impressionò ancora per la sua dimensione corale e più che ogni altro suo quadro storico per la forza del messaggio patriottico. Il popolo, che lotta e soffre per la propria libertà, vi è protagonista assoluto. Anche se non è rappresentato un fatto proprio contemporaneo, si tratta di un avvenimento comunque recente, relativa alle lotte combattute dai greci per la loro Indipendenza dal dominio turco.
Fu lo stesso Hayez a voler trattare questo soggetto, imponendosi sul committente che gli aveva proposto un tema mitologico. Voleva rendere l'impressione che quel doloroso esilio aveva suscitato nell'opinione pubblica di tutta Europa, suggestionata anche dalla partecipazione alla battaglia di indipendenza della Grecia di un personaggio molto amato come Byron, accorso per sostenere i greci e morto eroicamente a Missolungi nel 1824