Esistenzialismo in filosofia, riassunto

Esistenzialismo in filosofia, riassunto

Già nell’Ottocento, il filosofo danese Sören Kierkegaard in polemica con Hegel, aveva affermato che la realtà umana non è un’essenza universale e astratta nella quale l’esistenza del singolo sia destinata a risolversi

A questa concezione, che a suo parere non prende sul serio il problema dell'esistenza, egli aveva contrapposto la tesi secondo la quale l'uomo non è in realtà nient'altro che singolarità.

La nozione kierkegaardiana di singolo non coincide con quella di individuo. L'individuo, infatti, non è che l'incarnazione di un'essenza universale in una determinata esistenza, mentre un singolo è innanzitutto, originariamente, nient'altro che un'esistenza: un'esistenza non riconducibile ad alcuna essenza.

Un individuo non è che uno di tanti, un esemplare di una specie, mentre un singolo è una realtà unica e irripetibile.

Di un'esistenza che non è riconducibile ad alcuna essenza non si può evidentemente dire che cos'è, ma soltanto che è. Un singolo non è definibile. Il suo modo di essere non è quello di essere qualcosa, di essere questo o quest'altro, come accade ad un albero o ad un cane.

FILOSOFIA DELL'ESISTENZIALISMO

Ma allora qual è il modo di essere proprio dell'uomo in quanto singolo? In altre parole, che cosa significa esistere?

Per l'uomo, in quanto esistenza non determinata da alcuna essenza, l'essere qualcosa non potrà mai costituire una condizione presente, ma sempre e soltanto una possibilità. Il singolo è quell'esistente a cui l'essere si presenta come possibilità. L'esistenza è dunque, strutturalmente, non un essere, ma un poter-essere, un'apertura originaria verso il futuro.

In quanto apertura verso il possibile, l'esistenza viene a configurarsi come libertà; ma una simile libertà si traduce per il singolo in un peso difficile da sostenere: quello di dover scegliere, in ogni istante, tra possibilità alternative e di non poter mai essere, una volta per sempre, ciò che decide di essere.

Da un lato, infatti, ogni possibilità è sempre anche, contemporaneamente, possibilità del suo contrario. Sicché avere una possibilità è sempre un ritrovarsi di fronte a un bivio. La struttura della realtà umana non è quella dell'"et et", come vorrebbe la dialettica hegeliana, ma piuttosto quella dell'"aut-aut", come recita il titolo di una famosa opera di Kierkegaard.

ESISTENZIALISMO: ESPONENTI

Dall'altro lato, qualunque possibilità il singolo voglia scegliere, essa continuerà a non essere altro che una possibilità, e come tale, appunto, sempre aperta alla possibilità del suo contrario.

Se questa condizione esistenziale viene vissuta coscientemente, si accompagna ad un sentimento di precarietà, di sospensione nel vuoto, paragonabile a quello di chi cammina sull'orlo di un abisso: si tratta dell'angoscia, che Kierkegaard definisce come il puro sentimento del possibile.

Non stupisce che l'uomo tenti di sottrarsi al sentimento dell'angoscia. Ma poiché l'angoscia è il sentimento che accompagna la consapevolezza della propria condizione esistenziale, il tentativo di sfuggire all'angoscia coincide con quello di sfuggire a tale consapevolezza. Esso si concretizza, pertanto, in una negazione, da parte dell'uomo, della propria stessa condizione esistenziale, in un non voler essere se stesso.