Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 05-41-45
[XLI, 106] Haec posteaquam acta et constituta sunt, procedit iste repente e praetorio inflammatus scelere furore crudelitate; in forum venit, nauarchos vocari iubet Qui nihil metuerent, nihil suspicarentur, statim accurrunt Iste hominibus miseris innocentibus inici catenas imperat Implorare illi fidem praetoris, et quare id faceret rogare Tum iste hoc causae dicit, quod classem praedonibus prodidissent Fit clamor et admiratio populi tantam esse in homine impudentiam atque audaciam ut aut aliis causam calamitatis attribueret quae omnis propter avaritiam ipsius accidisset, aut, cum ipse praedonum socius arbitraretur, aliis proditionis crimen inferret; deinde hoc quinto decimo die crimen esse natum postquam classis esset amissa |
[XLI, 106] Dopo che fu discussa e decisa questa linea di condotta, il governatore esce fuori all'improvviso dal suo palazzo, sovreccitato da una frenesia di delitto, di delirio, di crudeltà; giunge nel foro, fa chiamare i capita ni delle navi Essi, che non avevano nessun motivo per nutrire timori o sospetti, accorrono subito Verre ordina che quei disgraziati, che non hanno colpe, siano gettati in catene Essi si affannano a implorare dal governatore il rispetto della parola data e a domandare il perché di un simile trattamento Allora lui adduce questo motivo, che essi avevano consegnato la flotta ai corsari Il popolo strepita mostrandosi stupito che quell'uomo riveli un ci nismo e una sfrontatezza così esasperati da far in modo o di addossare ad altri la responsabilità di un disastro che era da addebitarsi esclusivamente alla sua personale avi dità, oppure da riversare su altri l'accusa di tradimento, quando proprio lui era sospettato di connivenza con i corsari; altra ragione di meraviglia è che quest'accusa sia spuntata quattordici giorni dopo la perdita della flot ta |
[107] Cum haec ita fierent, quaerebatur ubi esset Cleomenes, non quo illum ipsum, cuicuimodi est, quisquam supplicio propter illud incommodum dignum putaret; nam quid Cleomenes facere potuit non enim possum quemquam insimulare falsoquid, inquam, magno opere potuit Cleomenes facere istius avaritia navibus exinanitis Atque eum vident sedere ad latus praetoris et ad aurem familiariter, ut solitus erat, insusurrare Tum vero omnibus indignissimum visum est homines honestissimos, electos e suis civitatibus, in ferrum atque in vincla coniectos, Cleomenem propter flagitiorum ac turpitudinum societatem familiarissimum esse praetori |
[107] Mentre i fatti prendevano questa piega, ci si domandava dove fosse Cleómene, non certo perché qual cuno pensasse che proprio lui, quale che fosse la sua po sizione, meritasse di essere giustiziato in conseguenza di quella sciagura; infatti, cosa avrebbe potuto fare Cleó mene - dico questo, perché non posso lanciare accuse contro nessuno se non ne ho le prove - cosa avrebbe potuto fare, ripeto, Cleómene, pur con ogni sforzo, dal momento che le navi erano state svuotate da cima a fon do per l'avidità di Verre Ed ecco che lo vedono seduto al fianco del governatore, mentre gli sussurrava paroline all'orecchio in atteggiamento confidenziale, come al soli to Allora sì che a tutti parve un infame obbrobrio che persone tra le più ragguardevoli, scelte dai loro concitta dini, fossero state messe ai ferri e gettate in catene, e in vece Cleómene mantenesse la sua stretta familiarità col governatore grazie alla complicità negli scandali e nelle nefandezze |
[108] Adponitur iis tamen accusator Naevius Turpio quidam, qui C Sacerdote praetore iniuriarum damnatus est, homo bene adpositus ad istius audaciam, quem iste in decumis, in rebus capitalibus, in omni calumnia praecursorem habere solebat et emissarium [XLI]Veniunt Syracusas parentes propinquique miserorum adulescentium hoc repentino calamitatis suae commoti nuntio; vinctos aspiciunt catenis liberos suos, cum istius avaritiae poenam collo et cervicibus suis sustinerent; adsunt, defendunt, proclamant, fidem tuam, quae nusquam erat neque umquam fuerat, implorant Pater aderat Dexo Tyndaritanus, homo nobilissimus, hospes tuus |
[108] Nonostante tutto ciò, si sceglie un accusatore un cer to Nevio Turione che, quand'era governatore Gaio Sacerdote, era stato condannato in un processo per dan ni, un personaggio fatto proprio su misura per dar esecu zione ai piani sfacciati di Verre, che lo teneva abitual mente in serbo come staffetta e come spia negli appalti per la riscossione delle decime, nelle cause che prevedono la pena di morte, in ogni sorta di intrighi e di falsità giu diziarie [XLI] Profondamente scossi da questo repentino annuncio della loro disgrazia, arrivano a Siracusa i genitori e i pa renti di quei giovani sventurati; vedono i loro figli avvinti dalle catene, mentre intorno al collo e sulla nuca sentono pesare un castigo inflitto loro dall'avidità di Verre; si presentano, parlano a difesa, levano alta la loro voce, lanciano accorati appelli alla tua lealtà, di cui non c'e ra nessuna traccia e che non era proprio mai esistita Era presente fra gli altri padri Dessone di Tíndari, un perso naggio dei più ragguardevoli, della cui ospitalità tu avevi goduto |
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Cuius tu domi fueras, quem hospitem appellaras, eum cum illa auctoritate miseria videres perditum, non te eius lacrimae, non senectus, non hospiti ius atque nomen a scelere aliquam ad partem humanitatis revocare potuit [109] Sed quid ego hospiti iura in hac immani belua commemoro Qui Sthenium Thermitanum, hospitem suum, cuius domum per hospitium exhausit et exinanivit, absentem in reos rettulerit, causa indicta capite damnarit, ab eo nunc hospitiorum iura atque officia quaeramus Cum homine [enim] crudeli nobis res est an cum fera atque immani belua |
Tu vedevi distrutto dal dolore un uomo di gran de prestigio, nella cui casa eri stato accolto e che avevi chiamato col nome di ospite, ebbene, non valsero a distoglierti dal delitto e a piegarti a un qualche sentimento di umanità le sue lacrime, la sua età avanzata, i diritti che gli aveva conferito il titolo di ospite [109] Ma perché io mi metto a citare le sacre leggi dell'ospitalità a propo sito di questa bestia mostruosa Egli era ospite nella casa di Stenio di Terme e, approfittando dell'ospitalità, gliela svuotò spogliandola da cima a fondo, poi lo incluse, per quanto assente, nella lista degli imputati e lo condannò a morte senza un regolare processo: e da uno così noi pretendiamo adesso il rispetto dei diritti e dei doveri del l'ospitalità Abbiamo noi a che fare con un uomo sia pu re crudele, oppure con una bestia feroce e mostruosa |
Te patris lacrimae de innocentis fili periculo non movebant; cum patrem domi reliquisses, filium tecum haberes, te neque praesens filius de liberum caritate neque absens pater de indulgentia patria commonebat [110] Catenas habebat hospes tuus Aristeus, Dexonis filius Quid ita 'Prodiderat classem ' Quod ob praemium 'Deseruerat ' Quid Cleomenes 'Ignavus fuerat ' At eum tu ob virtutem corona ante donaras 'Dimiserat nautas ' At ab omnibus tu mercedem missionis acceperas Alter parens ex altera parte erat Herbitensis Eubulida, homo domi suae clarus et nobilis; qui quia Cleomenem in defendendo filio laeserat, nudus paene est destitutus |
Le lacrime che un padre versava per il pericolo che stava correndo suo figlio innocente non ti commuovevano; tu avevi lasciato tuo padre a Roma e tenevi invece tuo figlio con te, ebbene, la presenza di tuo figlio non riusciva a ricordarti l'affetto che si ha per la prole, e la lontananza di tuo padre non riusciva a ricordarti tutta la tenerezza di cui un padre è capace [110] Il tuo ospite Aristeo, fi glio di Dessone, era lì carico di catene Perché questo Aveva consegnato la flotta al nemico In vista di quale ricompensa Era colpevole di diserzione E Cleómene, allora Si era comportato da codardo Però tu prima l'a vevi insignito della corona militare per il suo valore Ave va mandato in congedo i marinai Ma eri tu che ti eri fat to pagare da tutti il prezzo del congedo Da un'altra parte stava un altro genitore, Eubulída di Érbita, persona stimata e ragguardevole nella sua città; poiché nel difendere suo figlio aveva offeso Cleómene, fu lasciato lì davanti a tutti quasi completamente nudo |
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Quid erat autem quod quisquam diceret aut defenderet 'Cleomenem nominare non licet ' At causa cogit 'Moriere, si appellaris'; numquam enim iste cuiquam est mediocriter minatus At remiges non erant 'Praetorem tu accuses frange cervices ' Si neque praetorem neque praetoris aemulum appellari licebit, cum in his duobus tota causa sit, quid futurum est [XLIII, 111] Dicit etiam causam Heracleus Segestanus, homo domi suae nobilissimo loco natus Audite, ut vestra humanitas postulat, iudices; audietis enim de magnis incommodis iniuriisque sociorum Hunc scitote fuisse Heracleum in ea causa, qui propter gravem morbum oculorum tum non navigarit, et iussu eius qui potestatem habuit in commeatu Syracusis remanserit |
Ma si potevano forse scegliere altre parole o una diversa linea di difesa Non è consentito fare il nome di Cleóme ne Ma la causa lo esige Prova a coinvolgerlo diretta mente e morirai ; Verre infatti non ha mai lanciato contro nessuno minacce di poco conto Ma non c'erano i rema tori Tu accuseresti il governatore rompigli l'osso del collo Se non sarà consentito coinvolgere né il gover natore né il suo rivale, mentre tutta quanta la causa è imperniata su questi due nomi, che prospettive ci sono [XLIII, 111] Viene citato in giudizio anche Eraclio di Segesta, persona ragguardevole nella sua città e appartenente a una famiglia d'alto rango Prestate ascolto, o giudici, co me richiede il vostro senso di umanità; sentirete infatti parlare di grandi disavventure e ingiustizie patite dai nostri alleati Sappiate che in quel processo si trovò impli cato quest'uomo, Eraclio, che per una grave forma di of talmia allora non si era potuto imbarcare ed era rimasto in congedo a Siracusa col permesso del comandante della flotta |
Is certe neque classem prodidit neque metu perterritus fugit neque exercitum deseruit; etenim tum esset hoc animadvertendum cum classis Syracusis proficiscebatur Is tamen in eadem causa fuit, quasi esset in aliquo manifesto scelere deprehensus, in quem ne falsi quidem causa conferri criminis potuit [112] Fuit in illis nauarchis Heracliensis quidam Furius,nam habent illi non nulla huiusce modi Latina nomina,homo, quam diu vixit, non domi suae solum, post mortem tota Sicilia clarus et nobilis |
Egli certamente non consegnò la flotta al nemico, non fuggì terrorizzato dalla paura, non disertò ; infatti si sarebbero dovuti prendere provvedimenti con tro la sua condotta nel preciso momento in cui la flotta partiva da Siracusa Egli tuttavia si trovò implicato in quel medesimo processo, quasi che fosse stato colto sul fatto, in flagranza di delitto, mentre contro di lui non si sarebbe potuto imbastire nessun procedimento d'accusa, per quanto falsa e pretestuosa [112] Tra i capitani di nave di cui stiamo parlando si trovava un certo Furio di Eraclea - dovete sapere che i Siciliani portano talora dei nomi latini, come è appunto questo -, persona stimata e ragguardevole non solo nella sua città, finché visse, e poi nell'intera Sicilia, dopo la sua morte |
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In quo homine tantum animi fuit non solum ut istum libere laederet,nam id quidem, quoniam moriundum videbat, sine periculo se facere intellegebat,verum morte proposita, cum lacrimans in carcere mater noctes diesque adsideret, defensionem causae suae scripsit; quam nunc nemo est in Sicilia quin habeat, quin legat, quin tui sceleris et crudelitatis ex illa oratione commonefiat In qua docet quot a civitate sua nautas acceperit, quot et quanti quemque dimiserit, quot secum habuerit; item de ceteris navibus dicit; quae cum apud te diceret, virgis oculi verberabantur |
In quest'uomo ci fu tanto coraggio che non si limitò a insulta re Verre senza peli sulla lingua -perché in fondo capiva bene che a far ciò non rischiava nulla, essendo chiaro che doveva morire-, ma, con la morte davanti agli occhi, con la madre che giorno e notte piangendo gli sedeva accanto nel carcere, scrisse un memoriale a difesa del proprio operato; e ora, in Sicilia, non c'è nessuno che non ne ab bia una copia, che non lo legga, che non tragga vivo il ri cordo del tuo delitto e della tua crudeltà da quella requi sitoria In essa dimostra quanti marinai egli abbia ricevu to dalla sua città, quanti ne abbia congedati indicando per ciascuno il prezzo pattuito, quanti abbia tenuto con sé; parla poi negli stessi termini di tutte le altre navi; e quando parlava di queste cose alla tua presenza, veniva staffilato sugli occhi con le verghe |
Ille morte proposita facile dolorem corporis patiebatur; clamabat, id quod scriptum reliquit, facinus esse indignum plus impudicissimae mulieris apud te de Cleomenis salute quam de sua vita lacrimas matris valere [113] Deinde etiam illud video esse dictum quod, si recte vos populus Romanus cognovit, non falso ille de vobis iam in morte ipsa praedicavit, non posse Verrem testis interficiendo exstinguere; graviorem apud sapientis iudices se fore ab inferis testem quam si vivus in iudicium produceretur; tum avaritiae solum, si viveret, nunc, cum ita esset necatus, sceleris audaciae crudelitatis testem fore |
Egli, ormai in faccia alla morte, sopportava facilmente il dolore fisico; ma protestava a gran voce, come poi lasciò scritto, che era una vergogna mostruosa che presso di te avessero mag giore efficacia le lacrime di una donna sfacciatamente lussuriosa,'aa versate per la salvezza di Cleómene, che il pianto di una madre per la vita del figlio [113] Leggo inoltre nella sua apologia anche quelle altre sue afferma zioni che, se il popolo romano non si è sbagliato nel valu tare la vostra rettitudine, Furio non a torto, quando or mai si trovava con un piede nella fossa, proclamò in anti cipo con riferimento a voi, che ammazzando i testimoni, Verre non avrebbe potuto sopprimere le sue colpe; io di fronte a giu dici saggi sarò un testimone più autorevole dall'aldilà di quanto lo potrei essere comparendo in giudizio da vivo; in questo caso, cioè se restassi in vita, sarei testimone sol tanto della tua avidità, ora invece, ucciso in tal modo, lo sarò anche del tuo delitto, della tua sfrontatezza, della tua crudeltà |
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Iam illa praeclara: non testium modo catervas, cum tua res ageretur, sed ab dis manibus innocentium Poenas sceleratorumque Furias in tuum iudicium esse venturas; sese ideo leviorem suum casum fingere, quod iam ante aciem securium tuarum Sextique, tui carnificis, vultum et manum vidisset, cum in conventu civium Romanorum iussu tuo securi cives Romani ferirentur [114] Ne multa, iudices, libertate quam vos sociis dedistis, hac ille in acerbissimo supplicio miserrimae servitutis abusus est |
E ora è la volta di quelle sue insigni paro le: quando in tribunale avrà luogo l'azione giudiziaria contro di te, si presenteranno al tuo processo non soltan to schiere di testimoni, ma gli dèi degli Inferi e le anime dei trapassati faranno sorgere le Punitrici, che vendicano le vittime innocenti, e le Furie, che tormentano i crimina li; ma io considero meno grave la mia disgrazia perché già da tempo ho visto il taglio affilato delle tue scuri e il volto e la mano di Sestio, il carnefice che lavora per te, quando in una colonia di cittadini romani, per or dine tuo, venivano decapitati dei cittadini roma ni 114 Non c'è bisogno di aggiungere molte cose, o giudici: in un supplizio straziante, proprio del più mise rabile degli schiavi, Furio seppe giovarsi di quelle libertà che voi avete assicurato ai nostri alleati |