Cicerone, De Oratore: Libro 03; 16-20, pag 2

Cicerone, De Oratore: Libro 03; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 03; 16-20
Sed nimirum est in his, quod ab hoc, quem instruimus oratore, valde abhorreat; vel quod omnis, qui sapientes non sint, servos, latrones, hostis, insanos esse dicunt, neque tamen quemquam esse sapientem: valde autem est absurdum ei contionem aut senatum aut ullum coetum hominum committere, cui nemo illorum, qui adsint, sanus, nemo civis, nemo liber esse videatur Però indubbiamente cè in loro qualcosa che è in pieno contrasto con la figura delloratore che noi vagheggiamo;infatti essi affermano che tutti coloro che non sono saggi sono schiavi, banditi, nemici, pazzi e aggiungono che nessuno è saggio: e veramente sarebbe unassurdità far parlare in unassemblea politica o in Senato o in una qualsiasi adunanza un uomo che crede fermamente che nessuno di coloro che ascoltano è sano di mente, nessuno è cittadino e libero
[66] Accedit quod orationis etiam genus habent fortasse subtile et certe acutum, sed, ut in oratore, exile, inusitatum, abhorrens ab auribus vulgi, obscurum, inane, ieiunum, ac tamen eius modi, quo uti ad vulgus nullo modo possit: alia enim et bona et mala videntur Stoicis et ceteris civibus vel potius gentibus; alia vis honoris, ignominiae, praemi, supplici; vere an secus nihil ad hoc tempus; sed ea si sequamur, nullam umquam rem dicendo expedire possimus [66] Si aggiunga il fatto che il loro genere di eloquenza se da una parte è preciso e penetrante, per un oratore è povero, strano, sgradito alle orecchie della moltitudine, oscuro, vuoto, arido; insomma tale che non si può affatto usare col popolo: infatti diverso è il concetto che del bene e del male hanno gli Stoici e gli altri cittadini, anzi tutta laltra gente; lo stesso dicasi per lonore, linfamia, i premi, i castighi; se la concezione di questi filosofi sia giusta o no, non cinteressa per il momento; dico solo che, se noi seguiamo questa dottrina, non risolviamo con la nostra parola, nessuna questione
[67] Reliqui sunt Peripatetici et Academici; quamquam Academicorum nomen est unum, sententiae duae; nam Speusippus Platonis sororis filius et Xenocrates, qui Platonem audierat, et qui Xenocratem Polemo et Crantor, nihil ab Aristotele, qui una audierat Platonem, magno opere dissensit; copia fortasse et varietate dicendi pares non fuerunt: Arcesilas primum, qui Polemonem audierat, ex variis Platonis libris sermonibusque Socraticis hoc maxime adripuit, nihil esse certi quod aut sensibus aut animo percipi possit; quem ferunt eximio quodam usum lepore dicendi aspernatum esse omne animi sensusque iudicium primumque instituisse - quamquam id fuit Socraticum maxime - non quid ipse sentiret ostendere, sed contra id, quod quisque se sentire dixisset, disputare [67] Non rimangono che i Peripatetici e gli Accademici; una è lAccademia, ma due sono le sue correnti; infatti Speusippo, figlio di una sorella di Platone, Senocrate, che fu discepolo di Platone, Polemone e Crantore, che furono discepoli di Senocrate, non differiscono molto da Aristotele, che era stato loro condiscepolo alla scuola di Platone: se badiamo però alla ricchezza e alla varietà delleloquenza, risultano forse inferiori: per primo Arcesilao, che aveva ascoltato le lezioni di Polemone, trasse dai vari dialoghi di Platone e dalle discussioni di Socrate principalmente il concetto che né i sensi né lanimo possono darci la certezza; si dice che egli facesse uso, nel parlare, di una incomparabile grazia e che respingesse ogni giudizio dellintelletto e dei sensi; si dice anche che per primo introducesse il metodo, che del resto fu tanto caro a Socrate, di non rivelare il proprio pensiero, ma di confutare le opinioni degli altri

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[68] Hinc haec recentior Academia manavit, in qua exstitit divina quadam celeritate ingeni dicendique copia Carneades; cuius ego etsi multos auditores cognovi Athenis, tamen auctores certissimos laudare possum et socerum meum Scaevolam, qui cum Romae audivit adulescens, et Q Metellum L F familiarem meum, clarissimum virum, qui illum a se adulescente Athenis iam adfectum senectute multos dies auditum esse dicebat [68] Da lui deriva questa nuova Accademia, in cui incontriamo Carneade, uomo dingegno veramente superiore e di meravigliosa abilità oratoria; molti uditori del quale io ho conosciuto in Atene; però potrei citare come testimoni autorevolissimi mio suocero Scevola, che da giovane lo sentì a Roma, e il mio illustre Q Metello, figlio di Lucio, che diceva di averlo sentito da giovane per molti giorni in Atene, quando era già assai avanti con gli anni
[XIX] [69] Haec autem, ut ex Appennino fluminum, sic ex communi sapientiae iugo sunt doctrinarum facta divortia, ut philosophi tamquam in superum mare [Ionium] defluerent Graecum quoddam et portuosum, oratores autem in inferum hoc, Tuscum et barbarum, scopulosum atque infestum laberentur, in quo etiam ipse Vlixes errasset [XIX][69] Come i fiumi che discendono dalla cresta dellAppennino prendono opposte direzioni, cni le varie scienze, pur derivando dalla comune sorgente della sapienza, presero due strade diverse, la filosofia discese, per dir così, verso il mare Adriatico, ricco di porti, che si puo considerare un mare greco; leloquenza invece discese verso questo mare Tirreno, etrusco e barbaro, pieno di scogli e pericoloso, dove perfino Ulisse si era smarrito

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[70] Qua re, si hac eloquentia atque hoc oratore contenti sumus, qui sciat aut negare oportere, quod arguare, aut, si id non possis, tum ostendere, quod is fecerit, qui insimuletur, aut recte factum aut alterius culpa aut iniuria aut ex lege aut non contra legem aut imprudentia aut necessario, aut non eo nomine usurpandum, quo arguatur, aut non ita agi, ut debuerit ac licuerit; et, si satis esse putatis ea, quae isti scriptores artis docent, discere, quae multo tamen ornatius, quam ab illis dicuntur, et uberius explicavit Antonius - sed, si his contenti estis atque eis etiam, quae dici voluistis a me, ex ingenti quodam oratorem immensoque campo in exiguum sane gyrum compellitis [70] Perciò, voi vi contentate di quel genere di eloquenza e di quel tipo di oratore che sappia che è necessario respingere le colpe che sono ascritte allimputato, o, se ciò non è possibile, mostrare che egli ha agito bene, o ha agito per colpa di altri o perché offeso da un altro o al di fuori della legge o senza violare la legge o per ignoranza o per necessità, o che limputazione merita un nome diverso da quello che stato adoperato, o che il dibattito svolto avrebbe dovuto e potuto svolgersi; se voi ritenete che bastino le norme che insegnano codesti scrittori di retorica (che Antonio ha illustrato con parola molto più ricca e ornata di quanto quelli sappiano fare); se dunque vi contentate di tali norme, alle quali potete anche aggiungere i consigli che da voi costretto, vi ho dato, allora voi portate via loratore da una vasta e sterminata pianura e lo chiudete dentro una stretta lizza
[71] Sin veterem illum Periclem aut hunc etiam, qui familiarior nobis propter scriptorum multitudinem est, Demosthenem sequi vultis et si illam praeclaram et eximiam speciem oratoris perfecti et pulcritudinem adamastis, aut vobis haec Carneadia aut illa Aristotelia vis comprehendenda est [71] Se invece volete seguire quel famoso antico Pericle o questo Demostene, familiare a causa del gran numero di scritti, mente la nobile e splendida figura e la pura bellezza del perfetto oratore, allora siete costretti dimpossessarvi dellarte possente di questo Carneade o di quellantico Demostene

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[72] Namque, ut ante dixi, veteres illi usque ad Socratem omnem omnium rerum, quae ad mores hominum, quae ad vitam, quae ad virtutem, quae ad rem publicam pertinebant, cognitionem et scientiam cum dicendi ratione iungebant; postea dissociati, ut eui, a Socrate [diserti a doctis] et deinceps a Socraticis item omnibus philosophi eloquentiam despexerunt, oratores sapientiam, neque quicquam ex alterius parte tetigerunt, nisi quod illi ab his aut ab illis hi mutuarentur; ex quo promisce haurirent, si manere in pristina communione voluissent [72] Come ho già detto, quegli antichi filosofi anteriori a Socrate consideravano strettamente legato con larte del dire lo studio delle dottrine morali e politiche; dopo che Socrate e i suoi discepoli spezzarono, come vi ho spiegato, que stunità, i filosofi disprezzarono leloquenza e gli oratori la filosofia; gli uni non sinteressarono più dei problemi degli altri, se non per quello che gli uni potevano prendere in prestito dagli altri: e invece avrebbero attinto tutti alla stcssa fonte, se fossero rimasti nella primitiva unione
[73] Sed ut pontifices veteres propter sacrificiorum multitudinem tris viros epulones esse voluerunt, cum essent ipsi a Numa, ut etiam illud ludorum epulare sacrificium facerent, instituti, sic Socratici it se causarum actores et a communi philosophiae nomine separaverunt, cum veteres dicendi et intellegendi mirificam societatem esse voluissent [73] Ma come gli antichi pontefici, per il gran numero delle cerimonie religiose, pretesero listituzione di tre magistrati che presiedessero ai banchetti sacri, benché Numa avesse affidato proprio a loro il compito di allestire il solenne banchetto che si teneva in occasione dei ludi , così i discepoli di Socrate separarono da loro gli oratori, negando ad essi il nome di filosofi, di cui prima avevano goduto,pur gli antichi avendo sempre voluto quella magnifica unione delleloquenza e della saggezza

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[XX] [74] Quae cum ita sint, paululum equidem de me deprecabor et petam a vobis, ut ea, quae dicam, non de memet ipso, sed de oratore dicere putetis [XX] [74] Stando così le cose, cercherò di allontanare da me un piccolo sospetto e vi prego di credere, che quello che dico non lo dico in riferimento a me stesso, ma al perfetto oratore
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