l'aveva dipinto Sandro Botticelli, uno dei maestri del Rinascimento. L'aveva commissionato Lorenzo, fratello di Giuliano e signore di Firenze, chiamato il Magnifico. Lo stendardo raffigurava Pallade con al suo fianco Cupido, Dio dell'amore. Tutti capirono che il portatore dello stendardo ardeva d'amore per la donna impersonata da Pallade.
Tutta a Firenze riconobbe nella sembianze della dea quella di Simonetta Cattaneo, che aveva compiuto 21 anni, gli stessi di Giuliano, e da 6 anni era la moglie di Marco Vespucci, rampollo di una famiglia di notai e banchieri, cugino di quella Amerigo che avrebbe dato il suo nome a un continente

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fratello di Lorenzo il Magnifico, dipinto all'indomani della sua morte, avvenuta nel 1478. L'uomo, pugnalato a tradimento durante la messa di Pasqua nel corso della "congiura dei pazzi". Alludono alla...
Simonetta proveniva da una famiglia aristocratica genovese. Incurante del fatto che fosse maritata, Giuliano l'aveva scelta come la dama alla quale dedicare la vittoria, che puntualmente ottenne. Giuliano era l'amante della bellissima Simonetta. Un amore di dominio pubblico, celebrato sotto gli occhi di tutte le famiglie patrizie sedute accanto a Simonetta sui palchi eretti intorno alla piazza, e dell'intera popolazione accalcata contro le staccionate.
Simonetta morì l'anno successivo al torneo e Giuliano due anni dopo. Per Simonetta nulla servirono le cure scrupolose del medico personale di Lorenzo de' Medici. Giuliano fu assassinato in duomo, durante la messa, dalle pugnalate di Francesco de Pazzi, nella congiura che la famiglia di costui aveva ideato per stroncare l'egemonia dei Medici. Lorenzo, che avrebbe dovuto essere la vera vittima, riuscì a salvarsi. La vendetta di Lorenzo per l'uccisione del fratello fu tremenda. si calcola che siano stati uccise un centinaio di persone, fatta arrestare da lui e appese a testa in giù alle finestre del Palazzo della Signoria o del Bargello, oppure linciata e fatti a pezzi per strada dai partigiani medicei
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Presenti gli artefici della congiura dei pazzi. Si svolge un rito sacrificale con un altare in cui sopra c'è una bacinella che serviva per porre la v...
Botticelli ebbe la missione di rendere immortale l'immagine di Simonetta, di trasformarla nella donna ideale che incarnava il concetto di bellezza. In tutti i capolavori dipinti nei dieci anni che seguirono, tra i più splendenti del Rinascimento fiorentino, Botticelli replicò la giovinezza e la grazia di Simonetta: i tratti sereni e pensosi del viso, gli occhi scintillanti di luce interiore e, i lunghissimi capelli biondi, sciolti o intrecciati, la morbidezza sensuale delle forme, la regalità del portamento, L'eleganza dei gesti. Botticelli la raffigurò:
- nella nascita di Venere
- nel quarto episodio della novella di nastagio degli onesti
- nelle illustrazioni della Divina Commedia dedicate a Beatrice
- nella bellissima scena di Venere e Marte dove Marte ha le sembianze di Giuliano e dietro di lui le vespe, che sciamano dentro e fuori dal tronco spezzato, alludono al nome dei Vespucci
- nella Madonna del Magnificat
- il viso dolcissimo di Simonetta, si riconosce ancora nella Madonna Bardi e nella Madonna della melagrana