Prima però fece confiscare il patrimonio della famiglia che era molto ricca, e le casse del papato ne trassero giovamento. Beatrice Cenci fu prigioniera nelle celle di castel sant'Angelo. Subì torture che la portarono a confessare l'omicidio del padre. Fu decapitata 11 settembre del 1599. Alla macabra esecuzione assistette Orazio Gentileschi che portò con se la figlia Artemisia che all'epoca aveva 6 anni. Tra la folla c'era anche Caravaggio che al tempo di anni ne aveva 28.
C'è un quadro attribuito a Ginevra Cantofoli che rappresenta una donna con un turbante, forse una Sibilla. Per alcuni adetti ai lavori il volto ripropone i tratti di Beatrice Cenci.
Beatrice era una ragazza di 22 anni, aspetto mite ma fiero che si avviava pregando al patibolo. Ippolito Aldobrandini al secolo Clemente VIII, non aveva avuto ripesamenti. Lo stesso Papa che pochi mesi dopo farà bruciare vivo Giordano Bruno. Una passione, la sua, consolidata nel suo pontificato da ben trenta eretici abbrustoliti.
FRANCESCO CENCI, UN UOMO VIOLENTO
Francesco Cenci, eredita dal padre Cristoforo scomparso prematuramente, il titolo di conte e una notevole fortuna in terre, palazzi e denaro. A 14 anni sposa la coetanea Ersilia Santacroce, avranno 12 figli ma solo 7 raggiungeranno l'età adulta. Nel 1584 Ersilia muore e l'uomo si risposa con Lucrezia Petroni, vedova Velli. Fin da giovane ha un carattere dispotico e violento.
Il 13 marzo 1594 viene convocato dal tribunale di Roma. Uno dei suoi servi lo accusa di sodomia. Matteo, il servo, racconta di aver visto con i propri occhi Francesco Cenci invitare dei ragazzi nelle stalle del palazzo, per poi spogliarli e baciarli; di più non poteva dire perchè il padrone, giunto a quel punto, gli chiedeva di allontanarsi.
Francesco nega la sodomia ma ammette di essersi preso delle libertà con le serve. Peccato che la "Spoletina" - cosi veniva chiamata - una delle vittime dei suoi appetiti sessuali racconta:
Voglio dimandare misericordia, essendo io stata serva sua che mi bisognò fare quello che voleva eso signor Francesco. Et però nel tempo che io lo servivo in casa, lui usò con me contro natura da sei o sette volte; et perché da principio non volendo io compiacerlo in questo, lui mi diedde delle botte con un bastone et mi ruppe la testa et altre bastonate per le spalle et molti pugni
Papa Clemente VIII propone il rogo per Francesco Cenci oppure il carcere domestico sotto pena di 150 mila scudi, cui aggiungere il pagamento di altri 100 mila. L'uomo in 9 mesi riesce a per raggiungere la cifra e onorare il suo impegno
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LA CONGIURA E L'AMARO EPILOGO
Beatrice meditò il delitto ma i sicari furono Olimpio Calvetti, castellano della Petrella ed un villano di nomne Marzio detto il Catalano. Catalano interrogato, accusa subito Beatrice come mandante. L'uomo muore prematuramente in carcere come conseguenza delle torture subite. Calvetti invece non fece alcuna confessione. Olimpio Calvetti era diventato l'amante di Beatrice Cenci. Il fratello di lei, Giacomo, disapprovava questa relazione, poichè Olimpio era uomo di rango inferiore. Per ragioni d'onore lo voleva dunque morto, e assoldando dei sicari, lo fece uccidere. Il corpo fu decapitato e la testa fu consegnata alle autorità.
il 5 agosto del 1599, il giudice Ulisse Moscati, non ottenendo dai responsabili alcuna confessione, aveva ottenuto dal papa Clemente VIII l'autorizzazione all'uso delle torture, e che esse le confessioni arrivarono. Il giudice emise quindi, la sera del 10 settembre 1599, la sentenza di morte per Beatrice Cenci, Lucrezia Petroni, Giacomo Cenci e Bernando Cenci. Il giorno seguente una folla straboccante aveva seguito il corteo che portava i condannati al rogo. Lucrezia fu posta sotto la mannaia svenuta. Fu decapitata. Toccò poi a Beatrice. Ultimo fu Giacomo, attanagliato durante il corteo con ferri roventi, fu poi squartato e ridotto a pezzi. Bernando che aveva 15 anni - per questo fu graziato e spedito nelle galee - venne costretto ad assistere ad ogni fase dei tormenti dei congiunti e perse i sensi più volte
Beatrice e la matrigna furono decapitate con la spada sul ceppo. Suo fratello Giacomo fu torturato durante tutto il percorso verso il patibolo con pinze incandescenti, gli furono spezzate le ossa e infine fu squartato.
I pittori dell'accademia di San Luca ebbero diritto di assistere alla scena e di prendere appunti. (Caravaggio e i Gentileschi erano presenti).
Molto del sangue che sgorgherà a profusione nei dipinti successivi proviene dagli schizzi disegnati in quella macabra giornata. Faceva talmente caldo, si narra, che parecchi anziani svennero e altri affogarono cadendo nel Tevere.