Presso l'Execution Dock i pirati venivano impiccati e i loro corpi erano poi lasciati in bella vista per giorni, come emblema della repressione in atto e quale monito per tutti coloro che ancora coltivassero ambizioni piratesche. Le esecuzioni divennero presto un popolarissimo show seguito da vaste moltitudini di spettatori. Di anno in anno, il numero dei condannati andò costantemente aumentando, e nel contempo si andò consolidando una liturgia di morte che divenne presto un appuntamento fisso per molti londinesi: uomini, donne e bambini che assistevano accalcati sulle sponde del Tamigi, o a bordo di piccole imbarcazioni, a quelle funeree manifestaioni.
Il collo del condannato veniva avvolto da un cappio e il suo corpo veniva poi lasciato nel vuoto, rimuovendo una scaletta posta ai suoi piedi. Per impiccare i predoni dei mari si usava una corda particolarmente corta, che non consentiva una caduta tale da rompere l'osso del collo e provocare una morte immediata. Quest'ultima, invece, avveniva per asfissia, implicando dunque svariati minuti di agonia durante i quali la vittima si dimeneva convulsamente, inscenando una sorta di macabro e disperato balletto che divenne popolarmente noto come Marshal's dance, "danza del maresciallo". Finito lo strazio, il cadavere penzolante del condannato veniva lasciato esposto alla marea, finchè l'acqua non lo ricopriva completamente. Poi, dopo qualche giorno, poteva andare incontro a vari tipi di destino.
- sepolto in una fossa
- affidato a dei chirurghi affinché potessero fare pratica di dissezione
- posto in una specie di gabbia e appeso lungo il Tamigi ( di norma i pirati più famosi ). In quest'ultimo caso, per rallentare la decomposizione dei corpi, si usava spalmarli con catrame e pece