Sed antequam de praeceptis oratoriis dicimus, videtur dicendum de genere ipsius artis, de officio, de fine, de materia, de partibus Nam his rebus cognitis facilius et expeditius animus unius cuiusque ipsam rationem ac viam artis considerare poterit [6] Civilis quaedam ratio est, quae multis et magnis ex rebus constat, eius quaedam magna et ampla pars est artificiosa eloquentia, quam rhetoricam vocant Nam neque cum iis sentimus, qui civilem scientiam eloquentia non putant indigere, et ab iis, qui eam putant omnem rhetoris vi et artificio contineri, magnopere dissentimus Quare hanc oratoriam facultatem in eo genere ponemus, ut eam civilis scientia partem esse dicamus Officium autem eius facultatis videtur esse dicere adposite ad persuasionem; finis persuadere dictione |
Ma, prima di trattare dei precetti delloratoria, mi pare giusto che si debba parlare della natura stessa dellarte, del suo ruolo, del suo fine, del suo oggetto e delle sue parti Infatti, dopo aver conosciuto tali elementi, lintelligenza di ognuno potrà considerare, più facilmente e velocemente, la natura e il metodo di questa arte [6] Esiste una scienza politica che abbraccia tantissimi e interessanti argomenti; in essa ha un ruolo importante e vasto leloquenza, che segue le regole dellarte, e che chiamiamo retorica Io non concordo con coloro che ritengono che la scienza politica non abbia bisogno delleloquenza, e non concordo pienamente con quelli che sostengono che essa si esaurisca tutta nella potenza e nellabilità del retore Quindi collocheremo questa attività oratoria in un genere tale per cui possiamo definirla una parte della scienza politica Il ruolo della retorica sembra che sia quello di parlare in modo adatto a persuadere, mentre ne è il fine il persuadere con la parola |
Inter officium et finem hoc interest, quod in officio, quid fieri, in fine, quid effici conveniat, consideratur Ut medici officium dicimus esse curare ad sanandum apposite, finem sanare curatione, item, oratoris quid officium et quid finem esse dicamus, intellegimus, cum id, quod facere debet, officium esse dicimus, illud, cuius causa facere debet, finem appellamus [7] Materiam artis eam dicimus, in qua omnis ars et ea facultas, quae conficitur ex arte, versatur, ut si medicinae materiam dicamus morbos ac vulnera, quod in his omnis medicina versetur, item, quibus in rebus versatur ars et facultas oratoria, eas res materiam artis rhetoricae nominamus Has autem res alii plures, alii pauciores existimarunt |
Tra ruolo e fine esiste questa differenza: il ruolo considera quello che è conveniente fare, il fine ciò che è conveniente raggiungere Come infatti si afferma che il ruolo del medico è quello di curare in modo esatto per guarire, e fine quello di guarire curando, ugualmente, intendo che cosa bisogna ritenere come ruolo e che cosa come fine quando affermo ruolo delloratore ciò che egli deve fare, e fine lo scopo per il quale deve agire [7]Denominiamo oggetto di questa arte quello su cui verte tutta larte e leloquenza che ne deriva; se, per esempio, definiamo oggetto della medicina le malattie e le ferite, per il fatto che tutta la medicina tratta quelle, similmente chiamiamo oggetto della retorica quelle questioni di cui si occupano larte e la capacità oratoria Queste, certi le ritengono piuttosto numerose, altri, al contrario, piuttosto poche |
Nam Gorgias Leontinus, antiquissimus fere rhetor, omnibus de rebus oratorem optime posse dicere existimavit; hic infinitam et inmensam huic artificio materiam subicere videtur Aristoteles autem, qui huic arti plurima adiumenta atque ornamenta subministravit, tribus in generibus rerum versari rhetoris officium putavit, d e m o n s t r a t i v o, d e l i b e r a t i v o, i u d i c i a l i Demonstrativum est, quod tribuitur in alicuius certae personae laudem aut vituperationem; deliberativum, quod positum in disceptatione civili habet in se sententiae dictionem; iudiciale, quod positum in iudicio habet in se accusationem et defensionem aut petitionem et recusationem Et, quemadmodum nostra quidem fert opinio, oratoris ars et facultas in hac materia tripertita versari existimanda est |
Infatti Gorgia da Lentini, in un certo senso il più antico retore, credette che loratore fosse in grado di affrontare benissimo ogni argomento, assegnando quindi, a quanto pare, a questarte un campo vasto e immenso Aristotele, al contrario, che a questa arte accordò moltissimi mezzi di appoggio e abbellimenti dello stile, affermò che il compito del retore si sviluppa attraverso tre generi: lepidittico, il deliberativo e il giudiziale Lepidittico si usa per lodare o biasimare una certa persona; il deliberativo utilizzato nella cause civili, comporta lesposizione di una proposta; il giudiziale, usato nei giudizi, si esplica mediante laccusa e la difesa o attraverso listanza e la replica giustificativa Quindi, secondo me, si deve credere che larte e la pratica oratoria restano nellambito di questi tre generi |
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[8 ] Nam Hermagoras quidem nec quid dicat attendere nec quid polliceatur intellegere videtur, qui oratoris materiam in causam et in quaestionem dividat, causam esse dicat rem, quae habeat in se controversiam in dicendo positam cum personarum certarum interpositione; quam nos quoque oratori dicimus esse adtributam (nam tres eas partes, quas ante diximus, subponimus, i u d i c i a l e m, d e l i b e r a t i v a m, d e m o n s t r a t i v a m) Quaestionem autem eam appellat, quae habeat in se controversiam in dicendo positam sine certarum personarum interpositione, ad hunc modum: "ecquid sit bonum praeter honestatem " "Verine sint sensus " "Quae sit mundi forma " "Quae sit solis magnitudo |
[8]Infatti sembra che Ermagora non presti attenzione a ciò che afferma, né comprenda quello che propone, quando divide loggetto delloratoria in ipotesi e tesi, e quando chiama ipotesi un argomento di discussione con lintroduzione di certe persone determinate; cosa che anche noi affermiamo come propria delloratore ( poniamo, infatti, come base quelle tre arti che abbiamo prima nominato, la giudiziale, la deliberativa e la dimostrativa) Ma definisce poi tesi un argomento di discussione senza la presenza di persone determinate in tale modo: Quale bene potrebbe esistere oltre lonestà ; Possono i sensi conoscere la verità Quale è la forma del mondo Quanto grande è il sole |
" Quas quaestiones procul ab oratoris officio remotas facile omnes intellegere existimamus; nam quibus in rebus summa ingenia philosophorum plurimo cum labore consumpta intellegimus, eas sicut aliquas parvas res oratori adtribuere magna amentia videtur Quodsi magnam in his Hermagoras habuisset facultatem studio et disciplina comparatam, videretur fretus sua scientia falsum quiddam constituisse de oratoris artificio et non quid ars, sed quid ipse posset, exposuisse |
Quindi tutti capiamo con facilità che queste questioni sono lontane da ciò che è il compito delloratore: infatti sembra una grande follia assegnare alloratore, come se fossero cose di poco conto, il compito di risolvere alcuni problemi per i quali sappiamo che si impegnarono con grande sforzo filosofi di grande ingegno Certamente, se Ermagora avesse avuto di questa materia, una profonda conoscenza mediante uno studio sistematico, potremmo ritenere che egli, sicuro come era della sua scienza, avesse stabilito qualcosa di errato riguardo allattività delloratore e esposto, non ciò che larte oratoria, ma quello che egli stesso era capace di fare |
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Nunc vero ea vis est in homine, ut ei multo rhetoricam citius quis ademerit, quam philosophiam concesserit: neque eo, quo eius ars, quam edidit, mihi mendosissime scripta videatur: nam satis in ea videtur ex antiquis artibus ingeniose et diligenter electas res collocasse et nonnihil ipse quoque novi protulisse; verum oratori minimum est de arte loqui, quod hic fecit, multo maximum ex arte dicere, quod eum minime potuisse omnes videmus [9] Quare materia quidem nobis rhetoricae videtur artis ea, quam Aristoteli visam esse diximus; partes autem eae, quas plerique dixerunt, inventio, dispositio, elocutio, memoria, pronuntiatio |
Ora egli è un uomo tale che qualcuno farebbe prima a privarlo del titolo di retore che a dargli quello di filosofo;e ciò, non perché mi sembri scritto in modo del tutto sbagliato il trattato che ha pubblicato, poiché mi sembra che in esso abbia inserito con ingegno e diligenza, argomenti tratti dagli antichi manuali e abbia proposto qualcosa di nuovo suo personale, come egli ha fatto, ma ha al contrario estremamente importanza parlare secondo larte, ciò che tutti sappiamo che egli non fu in grado di fare [9] Quindi credo che oggetto dellarte retorica sia quello che approvò, come abbiamo già detto Aristotele; le sue parti sono quelle che la maggior parte ha accettato, ossia linvenzione, la disposizione, lelocuzione, la memoria e la declamazione |
I n v e n t i o est excogitatio rerum verarum aut veri similium, quae causam probabilem reddant; d i s p o s i t i o est rerum inventarum in ordinem distributio; e l o c u t i o est idoneorum verborum [et sententiarum] ad inventionem accommodatio; m e m o r i a est firma animi rerum ac verborum ad inventionem perceptio; p r o n u n t i a t i o est ex rerum et verborum dignitate vocis et corporis moderatio Nunc his rebus breviter constitutis eas rationes, quibus ostendere possimus genus et finem et officium huius artis, aliud in tempus differemus; nam et multorum verborum indigent et non tanto opere ad artis descriptionem et praecepta tradenda pertinent Eum autem, qui artem rhetoricam scribat, de duabus reliquis rebus, materia artis ac partibus, scribere oportere existimamus |
Linvenzione è la ricerca degli argomenti veri o verosimili, tali che siano in grado di rendere credibile la causa; la disposizione consiste nella collocazione, secondo un ordine, degli argomenti reperiti; lelocuzione è ladattamento delle parole e dei pensieri agli argomenti posti dallinvenzione; la memoria è la capacità di ritenere saldamente nella mente le idee e le parole atte agli argomenti trovati; la declamazione consiste nel regolare la voce e i gesti secondo lesigenza delle cose e delle parole Quindi, dopo aver stabilito tali premesse, rinvieremo a altri tempi lesposizione di quello che potremmo dire per definire la natura, il fine, e il ruolo di questa arte; infatti questi punti necessitano di un lungo discorso, e non riguardano tanto la descrizione della tecnica e linsegnamento dei precetti Credo che chi voglia scrivere di retorica deva trattare altre due questioni, loggetto dellarte e le sue parti |
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Ac mihi quidem videtur coniuncte agendum de materia ac partibus Quare inventio, quae princeps est omnium partium, potissimum in omni causarum genere, qualis debeat esse, consideretur [10] Omnis res, quae habet in se positam in dictione ac disceptatione aliquam controversiam, aut facti aut nominis aut generis aut actionis continet quaestionem Eam igitur quaestionem, ex qua causa nascitur, constitutionem appellamus C o n s t i t u t i o est prima conflictio causarum ex depulsione intentionis profecta, hoc modo: "Fecisti"; "Non feci" aut "Iure feci" Cum facti controversia est, quoniam coniecturis causa firmatur, constitutio coniecturalis appellatur Cum autem nominis, quia vis vocabuli definienda verbis est, constitutio definitiva nominatur |
E mi sembra opportuno discutere contemporaneamente loggetto e le sue parti Consideriamo quindi quale debba essere linvenzione, la cosa più importante di tutte le parti, soprattutto in ogni sorta di causa [10]Ogni fatto che è legato a qualche controversia del genere dimostrativo o deliberativo o giudiziale contiene una questione a proposito o dun fatto o dun nome o della natura di un fatto o dellazione giudiziaria Chiamiamo quindi stato della causa la questione dalla quale nasce la causa Lo stato della causa è il primo dibattito fra le due tesi e parte dalla confutazione dellaccusa, in tale modo: Lhai commesso tu; non lho commesso io oppure Lho fatto in quanto ne avevo il diritto Quando la controversia riguarda il fatto, poiché la causa si deve risolvere in modo congetturale, si chiama stato di causa congetturale Quando invece la controversia riguarda il nome, si chiama stato di accusa definitiva, poiché si deve definire il significato di un termine |
Cum vero, qualis res sit, quaeritur quia et de vi et de genere negotii controversia est, constitutio generalis vocatur At cum causa ex eo pendet quia non aut is agere videtur, quem oportet, aut non cum eo, quicum oportet, aut non apud quos, quo tempore, qua lege, quo crimine, qua poena oportet, translativa dicitur constitutio, quia actio translationis et commutationis indigere videtur Atque harum aliquam in omne causae genus incidere necesse est; nam in quam rem non inciderit, in ea nihil esse poterit controversiae Quare eam ne causam quidem convenit putari |
Quando poi si ricerca la natura del fatto, poiché la controversia riguarda la portata e la qualità del fatto, abbiamo lo stato di causa generale Ma quando la causa dipende dal fatto che o lattore o il convenuto o i giudici o il momento o la legge o il capo di imputazione o la pena non sembrano quelli che dovrebbero essere, si ha lo stato di ricusazione, perché si renda necessaria leccezione declinatoria e una modifica E è inevitabile che in ogni genere di causa accada qualcuna di queste eventualità, poiché, se non ve ne accade nessuna, non potrà esserci alcuna controversia E non si potrà parlare neanche in modo conveniente di causa |