Cesare, De bello civili: Libro 03; 71-80

Cesare, De bello civili: Libro 03; 71-80

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 71-80
[71] Duobus his unius diei proeliis Caesar desideravit milites DCCCCLX et notos equites Romanos Tuticanum Gallum, senatoris filium, C Fleginatem Placentia, A Granium Puteolis, M Sacrativirum Capua, tribunos militum et centuriones XXXII; sed horum omnium pars magna in fossis munitionibusque et fluminis ripis oppressa suorum in terrore ac fuga sine ullo vulnere interiit; signaque sunt militaria amissa XXXII

Pompeius eo proelio imperator est appellatus

Hoc nomen obtinuit atque ita se postea salutari passus est, sed neque in litteris scribere est solitus, neque in fascibus insignia laureae praetulit
71 Nelle due battaglie di questa sola giornata Cesare perse novecentosessanta soldati e noti cavalieri romani, Tuticano Gallo, figlio di un senatore, C Fleginate da Piacenza, A Granio di Pozzuoli, M Sacrativiro di Capua, cinque tribuni militari e trentadue centurioni; In gran parte tutti costoro morirono senza alcuna ferita ma, per il terrore e la fuga dei loro compagni, schiacciati nelle fosse, sulle fortificazioni e sulle rive del fiume; Si persero trentadue bandiere

Pompeo venne in quella battaglia salutato col nome di imperator

Mantenne questo titolo e in seguito permise di essere salutato in tal modo, ma non fu solito usarlo nelle sue lettere né pose sui fasci la corona d'alloro
At Labienus, cum ab eo impetravisset, ut sibi captivos tradi iuberet, omnes productos ostentationis, ut videbatur, causa, quo maior perfugae fides haberetur, commilitones appellans et magna verborum contumelia interrogans, solerentne veterani milites fugere, in omnium conspectu interfecit

[72] His rebus tantum fiduciae ac spiritus Pompeianis accessit, ut non de ratione belli cogitarent, sed vicisse iam viderentur

Non illi paucitatem nostrorum militum, non iniquitatem loci atque angustias praeoccupatis castris et ancipitem terrorem intra extraque munitiones, non abscisum in duas partes exercitum, cum altera alteri auxilium ferre non posset, causae fuisse cogitabant
Invece Labieno, ottenuta da lui la consegna dei prigionieri, fattili condurre tutti dinanzi a sé, per ostentare maggiormente, come sembrava, la propria fedeltà a Pompeo, pur essendo egli un disertore, li chiamò commilitoni e, dopo avere chiesto loro con parole fortemente oltraggiose se i soldati veterani fossero soliti fuggire, li uccise alla presenza di tutti

72 In seguito a queste vittorie nei Pompeiani la baldanza e la presunzione crebbero tanto che non pensarono più al modo di condurre la guerra, credendo ormai di avere vinto

Essi non capivano che a causare la sconfitta fossero stati lo scarso numero dei nostri soldati, il luogo sfavorevole, il difficile accesso a un campo già occupato dal nemico, la duplice paura dentro e fuori le fortificazioni, l'esercito separato in due parti, sicché l'una non aveva potuto portare aiuto all'altra
Non ad haec addebant non concursu acri facto, non proelio dimicatum, sibique ipsos multitudine atque angustiis maius attulisse detrimentum, quam ab hoste accepissent

Non denique communes belli casus recordabantur, quam parvulae saepe causae vel falsae suspicionis vel terroris repentini vel obiectae religionis magna detrimenta intulissent, quotiens vel ducis vitio vel culpa tribuni in exercitu esset offensum; sed, proinde ac si virtute vicissent, neque ulla commutatio rerum posset accidere, per orbem terrarum fama ac litteris victoriam eius diei concelebrabant

[73] Caesar a superioribus consiliis depulsus omnem sibi commutandam belli rationem existimavit
A ciò non aggiungevano inoltre che non era stato condotto alcun attacco violento, che non si era combattuta una vera battaglia e che i nostri, con il loro stesso ammassarsi in grande moltitudine entro luoghi angusti, avevano arrecato a se stessi maggiore danno di quello ricevuto dal nemico

Non ricordavano infine una situazione tipica della guerra: quanto spesso cause di piccolissimo conto o di falso sospetto o di improvviso terrore o di scrupolo religioso hanno arrecato grandi danni; quante volte o per incapacità del comandante o per colpa di un tribuno l'esercito subisce uno scacco; ma come se avessero vinto per valore né potesse accadere alcun mutamento di sorte, diffondevano per tutto il mondo, mediante messaggi e lettere, la vittoria di quel giorno

73 Cesare, costretto a rinunciare ai suoi precedenti progetti, pensò di dovere cambiare totalmente il piano di guerra

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Cesare, De bello civili: Libro 03; 91-100

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 91-100

Itaque uno tempore praesidiis omnibus deductis et oppugnatione dimissa coactoque in unum locum exercitu contionem apud milites habuit hortatusque est, ne ea, quae accidissent, graviter ferrent neve his rebus terrerentur multisque secundis proeliis unum adversum et id mediocre opponerent

Habendam fortunae gratiam, quod Italiam sine aliquo vulnere cepissent, quod duas Hispanias bellicosissimorum hominum peritissimis atque exercitatissimis ducibus pacavissent, quod finitimas frumentariasque provincias in potestatem redegissent; denique recordari debere, qua felicitate inter medias hostium classes oppletis non solum portibus, sed etiam litoribus omnes incolumes essent transportati

Si non omnia caderent secunda, fortunam esse industria sublevandam

Quod esset acceptum detrimenti, cuiusvis potius quam suae culpae debere tribui
E così, richiamati contemporaneamente tutti i presidi e abbandonato l'assedio e riunito in un solo posto l'esercito, tenne un discorso ai soldati esortandoli a non addolorarsi per quanto era avvenuto, a non lasciarsi demoralizzare dagli avvenimenti e a non anteporre a molte battaglie favorevoli una sconfitta sola e per di più di poco conto

Dovevano ringraziare la Fortuna perché avevano conquistato l'Italia senza subire perdite; perché avevano pacificato le due Spagne, comandate da capi esperti e molto abili e per di più alla guida di soldati animati da grande spirito bellico; perché avevano in loro potere le province confinanti, ricche di frumento; dovevano infine ricordare con quanta fortuna, in mezzo alle flotte nemiche, erano stati trasportati tutti incolumi, mentre non solo i porti, ma anche i lidi erano pieni di nemici

Se poi non andava tutto per il meglio, si doveva aiutare la Fortuna con l'azione

E la responsabilità del danno subito era da attribuirsi a chiunque altro ma non a lui
Locum se aequum ad dimicandum dedisse, potitum esse hostium castris, expulisse ac superasse pugnantes

Sed sive ipsorum perturbatio sive error aliquis sive etiam fortuna partam iam praesentemque victoriam interpellavisset, dandam omnibus operam, ut acceptum incommodum virtute sarciretur

Quod si esset factum, futurum, uti ad Gergoviam contigisset, ut detrimentum in bonum verteret, atque qui ante dimicare timuissent, ultro se proelio offerrent

[74] Hac habita contione nonnullos signiferos ignominia notavit ac loco movit
Egli aveva scelto un luogo adatto per il combattimento, si era impadronito del campo nemico, aveva cacciato e vinto quelli che opponevano resistenza

Ma se il loro turbamento o qualche sbaglio o anche la Fortuna avevano impedito una vittoria sicura e già alla portata di mano, tutti dovevano darsi da fare per rimediare col valore al danno subito

Se così facevano, il danno si sarebbe mutato in bene, come era avvenuto presso Gergovia, ed essi, che prima avevano avuto paura di combattere, si sarebbero offerti spontaneamente al combattimento

74 Tenuto questo discorso, bollò d'infamia alcuni portabandiera e li rimosse dal grado

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Cesare, De bello civili: Libro 03; 101-112

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 101-112

Exercitui quidem omni tantus incessit ex incommodo dolor tantumque studium infamiae sarciendae, ut nemo aut tribuni aut centurionis imperium desideraret, et sibi quisque etiam poenae loco graviores imponeret labores, simulque omnes arderent cupiditate pugnandi, cum superioris etiam ordinis nonnulli ratione permoti manendum eo loco et rem proelio committendam existimarent

Contra ea Caesar neque satis militibus perterritis confidebat spatiumque interponendum ad recreandos animos putabat, et relictis munitionibus magnopere rei frumentariae timebat

[75] Itaque nulla interposita mora sauciorum modo et aegrorum habita ratione impedimenta omnia silentio prima nocte ex castris Apolloniam praemisit

Haec conquiescere ante iter confectum vetuit

His una legio missa praesidio est
E invero un dolore grande per la sconfitta e un desiderio di riparare la vergogna si diffusero in tutto l'esercito così che ognuno, senza aspettare il comando di un tribuno o di un centurione, imponeva a se stesso come castigo fatiche più gravi del solito e tutti, all'unisono, ardevano dal desiderio di combattere; anzi alcuni ufficiali superiori, spinti da ragioni militari, giudicarono di dovere rimanere in quel luogo e rimettere la sorte al combattimento

Cesare, al contrario, non poneva abbastanza fiducia in soldati sconvolti e riteneva di dovere lasciare passare un po' di tempo per rinfrancare gli animi; inoltre, poiché aveva lasciato le fortificazioni, era grandemente preoccupato per l'approvvigionamento

75 E così, senza porre indugio, avuta cura solo dei feriti e dei malati, in silenzio sul fare della notte dal campo inviò tutti i bagagli ad Apollonia e diede l'ordine di non fare sosta prima di avere terminato il cammino

Di scorta fu mandata una sola legione

Fatto ciò, trattenne nel campo due legioni
His explicitis rebus duas in castris legiones retinuit, reliquas de quarta vigilia compluribus portis eductas eodem itinere praemisit parvoque spatio intermisso, ut et militare institutum servaretur, et quam serissime eius profectio cognosceretur conclamari iussit statimque egressus et novissimum agmen consecutus celeriter ex conspectu castrorum discessit

Neque vero Pompeius cognito consilio eius moram ullam ad insequendum intulit; sed eodem spectans, si itinere impeditos perterritos deprehendere posset, exercitum e castris eduxit equitatumque praemisit ad novissimum agmen demorandum, neque consequi potuit, quod multum expedito itinere antecesserat Caesar

Sed cum ventum esset ad flumen Genusum, quod ripis erat impeditis, consecutus equitatus novissimos proelio detinebat
verso le tre di notte condusse fuori le altre da varie porte e le fece procedere per la stessa via; dopo un po', per conservare gli usi militari e perché la sua partenza apparisse il più normale possibile, ordinò l'adunata; subito dopo uscì e raggiunse la retroguardia e in breve tempo fu fuori dalla vista del campo

Pompeo, capito il suo piano, non pose alcun indugio all'inseguimento, ma proponendosi lo stesso fine di potere sorprendere i nostri impediti nella marcia, condusse l'esercito fuori dal campo e mandò innanzi la cavalleria per fermare la retroguardia nemica; Non poté tuttavia raggiungerla, perché Cesare era avanzato molto dal momento che marciava libero senza bagagli

Ma quando si giunse al fiume Genuso, che aveva le rive scoscese, la cavalleria raggiunse la retroguardia e cercò di fermarla provocandola a battaglia

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Cesare, De bello civili: Libro 01, 81-87

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 01, 81-87

Huic suos Caesar equites opposuit expeditosque antesignanos admiscuit CCCC; qui tantum profecerunt, ut equestri proelio commisso pellerent omnes compluresque interficerent ipsique incolumes se ad agmen reciperent

[76] Confecto iusto itinere eius diei Caesar traductoque exercitu flumen Genusum veteribus suis in castris contra Asparagium consedit militesque omnes intra vallum continuit equitatumque per causam pabulandi emissum confestim decumana porta in castra se recipere iussit

Simili ratione Pompeius confecto eius diei itinere in suis veteribus castris ad Asparagium consedit
Ad essa Cesare oppose i suoi cavalieri e vi aggiunse quattrocento antesignani, armati alla leggera; costoro furono di grande utilità perché, una volta attaccato il combattimento equestre, respinsero tutti i nemici e ne uccisero parecchi e, senza accusare perdite, si riunirono alla loro colonna

76 Completata regolarmente la marcia da lui prevista per quel giorno e trasportato l'esercito al di là del fiume Genuso, Cesare si fermò nel suo vecchio campo di fronte ad Asparagio e trattenne tutti i fanti entro le fortificazioni; Mandò fuori la cavalleria col pretesto del foraggiamento, ma diede ordine che rientrasse subito nel campo per la porta decumana

Parimenti Pompeo, compiuto il percorso fissato per quel giorno, si fermò nel suo vecchio campo presso Asparagio
Eius milites, quod ab opere integris munitionibus vacabant, alii lignandi pabulandique causa longius progrediebantur, alii, quod subito consilium profectionis ceperant magna parte impedimentorum et sarcinarum relicta, ad haec repetenda invitati propinquitate superiorum castrorum, depositis in contubernio armis, vallum relinquebant

Quibus ad sequendum impeditis Caesar, quod fore providerat, meridiano fere tempore signo profectionis dato exercitum educit duplicatoque eius diei itinere VIII milia passuum ex eo loco procedit; quod facere Pompeius discessu militum non potuit

[77] Postero die Caesar similiter praemissis prima nocte impedimentis de quarta vigilia ipse egreditur, ut, si qua esset imposita dimicandi necessitas, subitum casum expedito exercitu subiret
I suoi soldati non erano impegnati in alcun lavoro, poiché le fortificazioni erano integre; pertanto alcuni si allontanavano un po' troppo per fare legna o per cercare foraggi, altri, poiché avevano ricevuto all'improvviso l'ordine della partenza e avevano abbandonato gran parte dei bagagli piccoli e grandi e d'altronde il vecchio campo era vicino e si potevano riprendere le cose abbandonate, depositate le armi nelle tende, lasciavano la trincea

Poiché i Pompeiani non erano in grado di inseguirlo, come egli aveva previsto che sarebbe accaduto, Cesare, dato il segnale di partenza intorno a mezzogiorno, condusse fuori l'esercito e, facendo una marcia lunga il doppio in un solo giorno, si allontanò da quel luogo di otto miglia; Pompeo, essendosi allontanati i suoi soldati, non poté fare altrettanto

77 Il giorno successivo allo stesso modo Cesare sul fare della notte manda innanzi i bagagli e, intorno alla quarta vigilia, esce anch'egli, in modo da potere affrontare un attacco improvviso con l'esercito non impedito dai bagagli, qualora si fosse presentata la necessità di combattere

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Cesare, De bello civili: Libro 01, 31-40

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 01, 31-40

Hoc idem reliquis fecit diebus

Quibus rebus perfectum est, ut altissimis fluminibus atque impeditissimis itineribus nullum acciperet incommodum

Pompeius primi diei mora illata et reliquorum dierum frustra labore suscepto, cum se magnis itineribus extenderet et praegressos consequi cuperet, quarto die finem sequendi fecit atque aliud sibi consilium capiendum existimavit

[78] Caesari ad saucios deponendos, stipendium exercitui dandum, socios confirmandos, praesidium urbibus relinquendum necesse erat adire Apolloniam

Sed his rebus tantum temporis tribuit, quantum erat properanti necesse; timens Domitio, ne adventu Pompei praeoccuparetur, ad eum omni celeritate et studio incitatus ferebatur
La stessa cosa fece anche nei giorni successivi

In tal modo riuscì a non subire danni, nonostante fiumi molto profondi e strade piene di ostacoli

Pompeo, per l'indugio del primo giorno, nonostante gli inutili sforzi di quelli successivi, benché procedesse a marce forzate, desiderando raggiungere i nostri che l'avevano preceduto, il quarto giorno pose fine all'inseguimento e pensò bene di seguire un altro piano

78 Era necessario a Cesare raggiungere Apollonia per lasciarvi i feriti, per dare la paga ai soldati, per rassicurare gli alleati, per lasciare presidi nelle città

Per assolvere questi impegni impiegò solo il tempo necessario, perché aveva una grande fretta; temeva che Domizio fosse colto all'improvviso dall'arrivo di Pompeo e, spinto da tale ansietà, si dirigeva verso di lui il più rapidamente possibile

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