Vucciria dipinto di Renato Guttuso

Vucciria dipinto di Renato Guttuso

Possiamo percepire la confusione di voci che si alzano, soprattutto dei mercanti che cercano di vendere il loro prodotti ai potenziali clienti di passaggio. Ci sono colori accessi, che si notano nella frutta, oppure nella bancarella del pesce

E' l'opera più conosciuta di Guttuso, il nome deriva dal francese e significa macelleria. Ambientato in uno dei famosi mercati storici di Palermo, al tempo dei sovrani angioini vi era un macello.

I cibi di ogni tipo sono esposti all'aria aperta. In fondo si intuisce il mercato della frutta con varie contenitori di differenti frutti. Il giallo delle banane mature, poi il rosso delle mele, l'arancio del medesimo frutto, e ancora pere, pomodori in scatola, formaggi freschi e stagionati e legumi di vario tipo.

Segue il reparto del pesce. Ce ne sono di ogni tipo e dimensione, il pescespada sovrasta per visibilità tutti gli altri. Di fronte, il reparto carne con il macellaio nell'intento di affondare il coltello nella carne del bue, e ancora uova, kiwi, finocchi e molto altro. C'è un apparante disordine e pure ogni elemento ha la sua giusta collocazione. Le persone si muovono in uno spazio ristretto, fra loro pochi si conoscono, non si guardano né si parlano. Il movimento è quasi obbligato in uno spazio così ristretto.

I rumori inondano i passanti da ogni direzione. Tra loro anche una donna sensuale. Non possiamo vederla in volto ma siamo certi che il suo passaggio non è inosservato. Si fa strada strusciandosi con gli avventori che spingono nella direzione opposta. Ogni commerciante urla per attrarre l'attenzione verso i suoi prodotti. Qui ci sono due elementi che contradistinguono una Palermo senza veli:

  • il buon cibo
  • la sensualità delle belle donne

I profumi del Mediterraneo distraggono dalla cappa insopportabile della cronaca nera. Nell'onestà nella disponibilità dei suoi abitanti, c'è molto della vera Palermo

LA PREPARAZIONE

Negli intricati vicoli, il pittore era impegnato a fotografare le bancarelle strabordanti, la folla che a malapena riusciva ad avanzare negli strettissimi passaggi, le grandi lampade che illuminavano questi passaggi. Fotografie rigorosamente in bianco e nero.

Un giorno nella villa a Velate era arrivato un macellaio di Varese, che portava sulle spalle un mezzo vitellone squartato. Il macellaio entro a villa Dotti con un mezzo vitellone appeso con un gancio a un bastone di ferro che correva da una parete all'altra dell'atelier. Furono due ore di afa ancora estiva, che scorrevano lente fra il tormento del macellaio, preoccupato per la carne lontana dal frigorifero e assediata dalle mosche, e il tormento dell'artista, teso al massimo nell'operazione di trasferire, in quel brevissimo intervallo, i colori della carne e del sangue nel disegno del manzo tratteggiato sul lato destro della tela. 

Guttuso, per dipingere La Vucciria, ebbe bisogno della quiete della Lombarda, tanto lontana dall'accecante luce palermitana, dai colori intensi del mercato. Quasi 2000 km di distanza dalla Vucciria. Gli fu più facile ordinare i ricordi e le sensazioni prima di dipingerli. Era una vita che Guttuso pensava di dipingere la Vucciria, se la ricordava da quando era bambino e da Bagheria andava a studiare a Palermo


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La Vucciria è uno straordinario avvallamento urbano nel quale si incastrano e si accavallano le 1.000 botteghe del mercato di Palermo, tra vicoli piazzette e scalinate. Il vocìo, il frastuono, gli odori, il brulichio dell'agente.

Il quadro, che ritrae con estremo realismo mercanzie e persone, non offre però un immagine reale del mercato, ma l'idea del mercato, nata dalla stratificazione di infiniti ricordi. La Vucciria nasce come mercato della carne ma diventò poi anche il mercato della frutta e della verdura. Infine e soprattutto, anche dei pesci, per via della vicinanza al porto, che venivano accomodati in ordine sulle balate, i banchi di marmo dove pescatori gettavano di continuo secchiate d'acqua per mantenerli lucenti.  Un tempo si diceva:

Tu ha parrari quannu asciucanu i balati 'ra Vucciria

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traducibile in: devi parlare quando si asciugano le balate della Vucciria. Il cui significato era: devi stare zitto per sempre, Perché le balate della Vucciria non si asciugavano mai, nell'immaginazione popolare, ed invece l'inverosimile è accaduto. Le balate si sono asciugate. Nel 1976 il pittore donò il quadro alla città e oggi è conservato a Palazzo Chiaramonte-Steri

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