Vitruvio, De Architectura: Libro 10, 02, 1.15

Vitruvio, De Architectura: Libro 10, 02, 1.15

Latino: dall'autore Vitruvio, opera De Architectura parte Libro 10, 02, 1.15
Caput Secundum [1] Primumque instituemus de is, quae aedibus sacris ad operumque publicorum perfectionem necessitate comparantur

Quae fiunt ita

Tigna duo ad onerum magnitudinem ratione expediuntur

A capite a fibula coniuncta et in imo divaricata eriguntur, funibus in capitibus conlocatis et circa dispositis erecta retinentur

Alligatatur in summo troclea, quem etiam nonnulli rechamum dicunt

In trocleam induntur orbiculi duo per axiculos versationes habentes

Per orbiculum summum traicitur ductarius funis, deinde demittitur et traducitur circa orbiculum trocleae inferioris

Refertur autem ad orbiculum imum trocleae superioris et ita descendit ad inferiorem et in foramine eius religatur
Capitolo secondo [1] Cominciamo da quelle macchine che servono per la costruzione dei templi e degli edifici pubblici e che sono così concepite

Si predispongano due travi di dimensioni proporzionate al peso da sollevare

Esse vanno drizzate e tenute insieme per mezzo di un cavicchio nella parte superiore, mentre saranno divaricate alla base

Delle corde legate in testa e fissate tutto intorno provvederanno a tenerle in piedi

Nella parte superiore va fissata una carrucola che alcuni chiamano anche rechamus

Nella carrucola ruoteranno :due: pulegge: in quella :superiore: sarà fatta passare una corda di trazione che verrà poi calata e passata attorno alla puleggia di una seconda carrucola collocata più in basso

Si riporti la corda alla puleggia più bassa della carrucola superiore e la si faccia scendere fino alla carrucola inferiore dando volta attorno all'occhiello

L'altra estremità della corda resterà ai piedi della macchina
Altera pars funis refertur inter imas machinae partes [2] In quadris autem tignorum posterioribus, quo loci sunt divaricata, figuntur chelonia, in quae coiciuntur sucularum capita, ut faciliter axes versentur

Eae suculae proxime capita habent foramina bina ita temperata, ut vectes in ea convenire possint

Ad rechamum autem imum ferrei forfices religantur, quorum dentes in saxa forata accommodantur

Cum autem funis habet caput ad suculam religatum et vectes ducentes eam versant, funis se involvendo circum suculam extenditur et ita sublevat onera ad altitudinem et operum conlocationes

[3] Haec autem ratio machinationis, quod per tres orbiculos circumvolvitur, trispastos appellatur

Cum vero in ima troclea duo orbiculi, in superiore tres versantur, id pentaspaston dicitur
[2] Sulla faccia posteriore delle travi quadrate là dove esse sono divaricate si fissino dei supporti ad anello dove andranno a inserirsi le teste dei naspi, affinché l'asse possa girare agevolmente

In testa a questi naspi si devono praticare dei fori tali da potervi incastrare delle leve

Alla carrucola inferiore vanno attaccate delle tenaglie di ferro i cui denti si devono adattare ai fori praticati sui massi

L'estremità libera della fune sarà attaccata al verricello che verrà fatto girare facendo forza sulle leve

La fune avvolgendosi si tenderà e solleverà il peso all'altezza voluta in base alle esigenze di costruzione [3] Questo congegno meccanico che funziona per mezzo di tre girelle è detto trispastos

Nel caso in cui si abbiano due pulegge nella carrucola e tre in quella superiore la macchina è detta pentaspastos
Sin autem maioribus oneribus erunt machinae comparandae, amplioribus tignorum longitiudinibus et crassitudinibus erit utendum; eadem ratione in summo fibulationibus, in imo sucularum versationibus expediendum

His explicatis antarii funes ante laxi conlocentur; retinacula super scapulas machinae longe disponantur, et si non erit, ubi religetur, pali resupinati defodiantur et circum fistucatione solidentur, quo funes alligentur

[4] Troclea in summo capite machinae rudenti contineatur, et ex eo funis perducitur ad palum et quae est in palo trocleam inligata

Circa eius orbiculum funis indatur et referatur ad eam trocleam, quae erit ad caput machinae religata

Circum autem orbiculum ab summo traiectus funis descendat et redeat ad suculam, quae est in ima machina, ibique religetur
Dovendo predisporre dei macchinari per pesi maggiori, allora si dovrà ricorrere a travi più lunghe e più grosse

Si procederà comunque secondo lo stesso criterio di incavicchiare la parte superiore e di usare il verricello in basso

Eseguite queste operazioni, si faccia passare la fune di trazione che resterà però lasca, si dispongano poi sopra le spalle della macchina delle funi di ritenuta, ad una certa distanza, e qualora non vi sia la possibilità di fissarle occorrerà piantare dei pali all'intorno, dopo aver consolidato l'area con palafitte, e legare le funi attorno ai pali [4] All'estremità superiore della macchina si fisserà per mezzo di una robusta fune una carrucola, da qui si farà passare una corda fino a che arrivi ad un palo munito di un'altra carrucola

La fune, passando per la puleggia di detta carrucola, ritornerà poi a quell'altra carrucola posta in testa alla macchina

Le si farà fare un altro giro attorno alla puleggia e quindi scenderà nuovamente fino al verricello al quale verrà legata

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Vitruvio, De Architectura: Libro 05, 1.5
Vitruvio, De Architectura: Libro 05, 1.5

Latino: dall'autore Vitruvio, opera De Architectura parte Libro 05, 1.5

Vectibus autem coacta sucula versabitur, eriget per se machinam sine periculo

Ita circa dipositis funibus et retinaculis in palis haerentibus ampliore modo machina conlocabitur

Trocleae et ductarii funes, uti supra scriptum est, expediuntur [5] Sin autem colossicotera amplitudinibus et ponderibus onera in operibus fuerint, non erit suculae committendum, sed quemadmodum sucula chelonîs retinetur, ita axis includatur habens in medium tympanum amplum, quod nonnulli rotam appellant, Graeci autem amphieren, alii perithecium vocant

[6] In his autem machinis trocleae non eodem sed alio modo comparantur

Habent enim et in imo et in summo duplices ordines orbiculorum

Ita funis ductarius traicitur in inferioris trocleae foramen, uti aequalia duo capita sint funis, cum erit extensus, ibique secundum inferiorem trocleam resticula circumdata et contenta utraeque partes funis continentur, ut neque in dextram neque in sinistram partem possint prodire
Facendo poi ruotare questo per mezzo delle leve, la macchina si solleverà da sola senza pericolo

E' questo il procedimento per istallare una macchina di naturali dimensioni per mezzo di funi e di cavi legati a pali disposti tutt'attorno

[5] Ma se nel corso dei lavori capita di dover sollevare dei carichi colossali per dimensioni e peso, il verricello non è più sufficiente, si dovrà quindi ricorrere ad un grande timpano che alcuni chiamano ruota, i Greci invece amferes e altri peritekion montato su di un asse, come il verricello era fissato ai supporti

[6] In questo tipo di macchina però le carrucole sono disposte in modo differente

Infatti sia nella parte superiore che in basso hanno una doppia serie di pulegge

La fune di trazione, in questo caso, vien fatta passare nell'anello della carrucola inferiore in modo che le due estremità della corda siano in pari quando essa è in tensione
Deinde capita funis referentur in summa troclea ab exteriore parte et deiciuntur circa orbiculos imos et redeunt ad imum coiciunturque infimae trocleae ad orbiculos ex interiore parte et referuntur dextra sinistra; ad caput circa orbiculos summos redeunt

[7] Traiecti autem ab exteriore parte feruntur dextra sinistra tympanum in axe ibique, ut haereant, conligantur

Tum autem circa tympanum involutus alter funis refertur ad ergatam, et is circumactus tympanum et axem

Se involvendo pariter extendunt, et ita leniter levant onera sine periculo
In corrispondenza della carrucola inferiore, i due tratti di corda siano strettamente legati e serrati da una cordicella per evitare che possano spostarsi :a destra: o a sinistra

Le due estremità della fune devono quindi tornare alla carrucola superiore passando esternamente; qui vengon fatte passare sulle pulegge inferiori e tornano verso il basso dove passano all'interno per le pulegge della carrucola più bassa e, l'uno a destra l'altro a sinistra, salgono ancora fino alle girelle della carrucola superiore [7] Dopo averle fatte passare all'esterno le si conduca, a destra e a sinistra del tamburo, sull'asse al quale andranno saldamente legate

Allora si avvolga attorno al tamburo un'altra corda legata a un argano, il quale, ruotando, farà girare anche il tamburo e l'asse, mentre le funi si tenderanno in pari e si avvolgeranno sollevando a poco a poco il peso senza pericolo

Usando tuttavia un tamburo di maggiori dimensioni collocato nel mezzo o a una delle estremità si potrebbe fare a meno dell'argano e gli operai potrebbero svolgere rapidamente il loro lavoro azionando la macchina a forza di piedi

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Vitruvio, De Architectura: Libro 01, 07, 1.2
Vitruvio, De Architectura: Libro 01, 07, 1.2

Latino: dall'autore Vitruvio, opera De Architectura parte Libro 01, 07, 1.2

Quodsi maius tympanum conlocatum aut in medio aut in una parte extrema fuerit sine ergata, calcantes homines expeditiores habere poterunt operis effectus [8] Est autem aliud genus machinae satis artificiosum et ad usum celeritatis expeditum, sed in eo dare operam non possunt nisi periti

Est enim tignum, quod erigitur et distenditur retinaculis quadrifariam

Sub retinaculo chelonia duo figuntur, troclea funibus supra chelonia religatur, sub troclea regula longa circiter pedes duos, lata digitos sex, crassa quattuor supponitur

Trocleae ternos ordines orbiculorum in latitudine habentes conlocantur

Ita tres ductarii funes in machina religantur

Deinde referuntur ad imam trocleam et traiciuntur ex interiore parte per eius orbiculos summos
[8] C'è ancora un altro modello di macchina molto elaborato e che sveltisce notevolmente il lavoro, però deve essere usato da tecnici esperti

Si tratta infatti di una grossa trave che va drizzata e tenuta ferma su quattro lati per mezzo di tiranti

Sotto l'incappellatura si fissano due supporti su cui vien legata una carrucola; sotto di questa viene sistemato un asse lungo circa due piedi, largo sei pollici e spesso quattro

Vengono poi istallate delle carrucole con tre ordini di pulegge disposte orizzontalmente, l'una accanto all'altra

Così saranno collegate alla macchina tre funi di trazione che verranno condotte alla carrucola inferiore facendole passare all'interno attraverso le pulegge superiori

Dovranno quindi risalire fino alla carrucola superiore, passando dall'esterno all'interno, attraverso le pulegge più basse
Deinde referuntur ad superiorem trocleam et traiciuntur ab exteriore parte in interiorem per orbiculos imos [9] Cum descenderint ad imum, ex interiore parte et per secundos orbiculos traducuntur in extremum et referuntur in summum ad orbiculos secundos; traiecti redeunt ad imum et per imum referuntur ad caput; traiecti per summos redeunt ad machinam imam

In radice autem machinae conlocatur tertia troclea; eam autem Graeci epagonta nostri artemonem appellant

Ea troclea religatur ad trocleae radicem habens orbiculos tres, per quos traiecti funes traduntur hominibus ad ducendum

Ita tres ordines hominum ducentes sine ergata celeriter onus ad summum perducunt

[10] Hoc genus machinae polyspaston appellatur, quod multis orbiculorum circuitionibus et facilitatem summam praestat et celeritatem
[9] Poi ancora giù, dalla parte interna, facendole passare per il secondo ordine di pulegge, le si farà salire esternamente fino al secondo ordine della carrucola superiore

Ridiscendano ancora una volta e infine risalgano passando per le pulegge più alte finché, riportate nuovamente giù, vengano fissate alla base della macchina

Una terza carrucola che noi chiamiamo artemon e i Greci epagon viene collocata ai piedi della macchina ed è anch'essa fornita di tre pulegge su cui vengon fatte passare le funi che poi gli addetti dovranno tirare

Così tre gruppi di operai che si mettano a tirare possono rapidamente sollevare un peso senza bisogno di argano

[10] Questo modello di macchina è detto polyspastos per il fatto che col suo gran numero di pulegge e di giri si rivela molto pratico e veloce
Una autem statutio tigni hanc habet utilitatem, quod ante quantum velit et dextra ac sinistra a latere proclinando onus deponere potest

Harum machinationum omnium, quae supra sunt scriptae, rationes non modo ad has res, sed etiam ad onerandas et exonerandas naves sunt paratae, aliae erectae, aliae planae in carchesîs versatilibus conlocatae

Non minus sine tignorum erectionibus in plano etiam eadem ratione et temperatis funibus et trocleis subductiones navium efficiuntur

[11] Non est autem alienum etiam Chersiphronos ingeniosam rationem exponere
Inoltre l'impiego di un'unica trave presenta il vantaggio di poter depositare un carico in avanti quanto si vuole e, grazie alle possibilità di inclinazione laterale, anche a destra e a sinistra

Tutti questi tipi di macchine che ho descritto sono utilizzabili, oltre che per tali lavori, anche per le operazioni di carico e scarico delle navi; in alcuni casi possono esser drizzate o collocate orizzontalmente su piattaforme ruotanti

Con lo stesso sistema, senza bisogno di drizzare travi, ma utilizzando una serie di funi e carrucole su di un piano orizzontale, si possono alare le navi

[11] E' il caso di citare anche l'ingegnoso congegno escogitato da Chersifrone; egli voleva trasportare dei fusti di colonna dalla cava al tempio di Diana ad Efeso; però, dato il considerevole peso del carico non fece affidamento sull'uso di carri anche perché il fondo stradale era cedevole e le ruote sarebbero affondate nel terreno, quindi trovò questa soluzione
Is enim scapos columnarum e lapidicinis cum deportare vellet Ephesi ad Dianae fanum, propter, magnitudinem onerum et viarum campestrem mollitudinem non confisus carris, ne rotae devorarentur, sic est conatus

De materia trientali scapos quattuor, duos transversarios interpositos, quanta longitudo scapi fuerit, complectet et conpeget et ferreos cnodacas uti subscudes in capitibus scaporum inplumbavit et armillas in materia ad cnodacsas circumdandos infixit; item bucculis tigneis capita religavit; cnodaces autem in armillis inclusi liberam habuerunt versationem tantam; ita, cum boves ducerent subiuncti, scapi versando in cnodacibus et armillis sine fine volvebantur

[12] Cum autem scapos omnes ita vexerunt et instabant epistyliorum vecturae, filius Chersiphronos Metagenes transtulit ex scaporum vectura etiam in epistyliorum deductione
Prese quattro assi di legno di quattro pollici, adattandole alla lunghezza del fusto e le dispose due nel senso della lunghezza e due in quello della larghezza con traverse di rinforzo; ne ricavò così un telaio, piombò dei perni di ferro a mo' di rampini all'estremità dei fusti e fissò nel legno degli anelli che racchiudessero i perni

Attaccò poi alle estremità due stanghe in legno; i perni dentro i cuscinetti avevano piena possibilità di girare, per cui i fusti trainati da una coppia di buoi, ruotando sui perni e sui cuscinetti, rotolarono senza intoppi

[12] Quando furono trasportati tutti i fusti e si trattò di passare alle architravi, Metagene, figlio di Chersifrone, prese spunto anche in questo caso dalla soluzione trovata da suo padre
Fecit enim rotas circiter pedum duodenûm et epistyliorum capita in medias rotas inclusit; eadem ratione cnodaces et armillas in capitibus inclusit: ita cum trientes a bubus ducerentur, in armillis inclusi cnodaces versabant rotas, epistylia vero inclusa uti axes in rotis eadem ratione, qua scapi, sine mora ad opus pervenerunt

Exemplar autem erit eius, quemadmodum in palaestris cylindri exaequant ambulationes

Neque hoc potuisset fieri, nisi primum propinquitas esset -- non enim plus sunt ab lapidicinis ad fanum milia passuum octo -- nec ullus est clivus sed perpetuus campus

[13] Nostra vero memoria cum colossici Apollinis in fano basis esset a vetustate diffracta, et metuentes, ne cederet ea statua et frangeretur, locaverunt ex eisdem lapidicinis basim excidendam

Conduxit quidam Paconius
Egli costruì delle ruote di circa dodici piedi di diametro e vi incastrò in mezzo le testate delle architravi

Alle estremità fissò poi con lo stesso sistema assi, perni e armille, così quando i buoi tiravano la struttura del telaio, i perni incastrati dentro i cuscinetti facevano girare le ruote, e le architravi, a mo' di assi incastrati tra le ruote, furono rapidamente trasportate in cantiere così come s'era fatto per i fusti

Si può avere un'idea del sistema rifacendosi a quei cilindri che nelle palestre servono a spianare il terreno

Del resto ciò fu possibile sia grazie alla breve distanza tra la cava e il tempio, che non superava le otto miglia, sia perché il terreno non era accidentato ma perfettamente pianeggiante [13] Anche ai nostri giorni, deterioratosi negli anni il basamento della colossale statua di Apollo situata nel tempio del dio, temendo che la scultura potesse rovinare al suolo, si commissionò un nuovo piedistallo alla stessa cava e un certo Paconio se ne assunse l'incarico

La base era lunga dodici piedi, larga otto e alta sei
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