Terenzio, Adelphoe: Actus I, 81-140

Terenzio, Adelphoe: Actus I, 81-140

Latino: dall'autore Terenzio, opera Adelphoe parte Actus I, 81-140

DEMEA MICIO DE Ehem opportune: te ipsum quaerito

MI quid tristis es

DE rogas me, ubi nobis Aeschinus siet, quid tristis ego sim

MI dixin hoc fore

quid fecit

DE quid ille fecerit

quem neque pudet quicquam neque metuit quemquam neque legem putat [85] tenere se ullam

nam illa quae antehac facta sunt omitto: modo quid dissignavit

MI quid id est

DE fores ecfregit atque in aedis inruit alienas; ipsum dominum atque omnem familiam mulcavit usque ad mortem; eripuit mulierem [90] quam amabat: clamant omnes indignissume factum esse

hoc advenienti quot mihi, Micio, dixere

in ore est omni populo

denique, si conferendum exemplum est, non fratrem videt rei dare operam, ruri esse parcum ac sobrium

[95] nullum huius simile factum
DEMEA MICIONE DEMEA Capiti al momento giusto: stavo proprio cercando te

MICIONE Perché così scuro in volto

DEMEA A me, che ho Eschino per figlio, vieni ancora a chiedere perché sono scuro in volto

MICIONE (a parte) Non l'avevo detto

(a voce alta) Che ha combinato

DEMEA Cosa può aver combinato

Lui che non si vergogna di nulla, che non ha paura di nessuno, che ritiene di non [85] dover rispettare alcuna legge

Lasciamo perdere quel che ha combinato in passato: adesso ha veramente superato il limite

MICIONE Che diamine è accaduto

DEMEA Ha fatto irruzione in casa altrui dopo aver buttato giù una porta; ha pestato a sangue il padrone e i suoi schiavi; ha rapito la donna di cui era innamorato: gridano [90] tutti che è roba dell'altro mondo

In quanti, caro Micione, me l'hanno detto, lungo la strada

È sulla bocca di tutti

Ma insomma, se è un esempio che bisogna dargli, non lo vede suo fratello

Si occupa degli interessi di famiglia, vive semplicemente e sobriamente in campagna [95] e non ha mai combinato niente di simile
haec quom illi, Micio, dico, tibi dico: tu illum corrumpi sinis

MI homine inperito numquam quicquam iniustius est, qui nisi quod ipse fecit nil rectum putat

DE quorsum istuc

MI quia tu, Demea, haec male iudicas

[100] non est flagitium, mihi crede, adulescentulum scortari neque potare: non est; neque fores ecfringere

haec si neque ego neque tu fecimus, non siit egestas facere nos

tu nunc tibi id laudi ducis quod tum fecisti inopia

[105] iniurium est; nam si esset unde id fieret, faceremus

et tu illum tuom, si esses homo, sineres nunc facere dum per aetatem decet potius quam, ubi te exspectatum eiecisset foras, alieniore aetate post faceret tamen

[110] DE pro Iuppiter, tu homo adigis me ad insaniam

non est flagitium facere haec adulescentulum
Questo, Micione, mentre lo dico a lui, lo dico anche a te

Sei tu che lasci che si rovini

MICIONE Non c'è persona più ingiusta dell'inesperto, che ritiene che sia ben fatto solo quel che fa lui

DEMEA A che proposito dici questo

[100] MICIONE Perché tu, Demea, sbagli nel giudicare queste cose

Andare a donne e ubriacarsi, quando si è giovani, non è un delitto, credimi, proprio non lo è; e neppure buttar giù una porta

Se tu ed io non l'abbiamo fatto, è solo perché non ne avevamo la possibilità

Adesso non verrai mica a dirmi che quel che hai fatto perché eri povero [105] torna a tuo vanto

Sarebbe ingiusto; perché, se ne avessimo avuto i mezzi, lo avremmo fatto anche noi

E se tu fossi un essere umano, lasceresti che lo facesse anche il figlio che hai con te, adesso che l'età glielo consente, invece di dover attendere di averti sotterrato, per farlo poi ugualmente quando non è più l'ora [110] DEMEA Perdìo, essere umano, vuoi farmi diventare pazzo

Fare questo quando si è giovani non è un delitto

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Terenzio, Adelphoe: Actus V, 855-881
Terenzio, Adelphoe: Actus V, 855-881

Latino: dall'autore Terenzio, opera Adelphoe parte Actus V, 855-881

MI ah ausculta, ne me obtundas de hac re saepius: tuom filium dedisti adoptandum mihi; is meus est factus: si quid peccat, Demea, [115] mihi peccat; ego illi maxumam partem fero

obsonat, potat, olet unguenta: de meo; amat: dabitur a me argentum dum erit commodum; ubi non erit, fortasse excludetur foras

fores ecfregit: restituentur; discidit [120] vestem: resarcietur; et

dis gratia

est unde haec fiant, et adhuc non molesta sunt

postremo aut desine aut cedo quemvis arbitrum: te plura in hac re peccare ostendam

DE ei mihi, pater esse disce ab aliis qui vere sciunt

[125] MI natura tu illi pater es, consiliis ego

DE tun consulis quicquam

MI ah, si pergis, abiero

DE sicin agis

MI an ego totiens de eadem re audiam
MICIONE Ooh, sentimi; così non mi seccherai più oltre sull'argomento: tu mi hai affidato tuo figlio in adozione; lui è affar mio: se sbaglia, caro Demea, sbaglia per me; me [115] ne assumo io la responsabilità maggiore

Gozzoviglia, si ubriaca, olezza di profumi: lo fa con denari miei; è innamorato: gli darò soldi finché gli serviranno; se non ne avrà, forse lo chiuderanno fuori

Ha buttato giù una porta: sarà rimessa a posto; ha lacerato un abito: sarà [120] ricucito, grazie al cielo ho di che provvedere e finora non mi dispiace farlo

Insomma o la fai finita, oppure prendi chi vuoi come giudice

Ti dimostrerò che in questa faccenda chi sbaglia di più sei tu

DEMEA Ahimè

Impara a fare il padre da quelli che sanno esserlo davvero

[125] MICIONE Tu gli sei padre perché lo hai messo al mondo, io perché gli insegno a stare al mondo

DEMEA Perché, sei forse in grado d'insegnare qualcosa, tu

MICIONE Senti, se continui, me ne vado

DEMEA Ah, è così che mi tratti

MICIONE Secondo te, invece, dovrei stare a sentire un sacco di volte la stessa canzone
DE curae est mihi

MI et mihi curae est

verum, Demea, curemus aequam uterque partem: tu alterum, [130] ego item alterum; nam ambos curare propemodum reposcere illum est quem dedisti

DE ah Micio





MI mihi sic videtur

DE quid istic

si tibi istuc placet, profundat perdat pereat; nil ad me attinet

iam si verbum unum posthac





MI rursum, Demea, [135] irascere

DE an non credis

repeto quem dedi

aegre est; alienus non sum; si obsto





em desino

unum vis curem: curo; et est dis gratia quom ita ut volo est

iste tuos ipse sentiet posterius





nolo in illum gravius dicere



[140]
DEMEA Sono io che devo occuparmene

MICIONE Ma io pure

Comunque, Demea, dividiamoci equamente i pensieri: tu pensi a uno e io all'altro; voler pensare [130] a entrambi da parte tua è come chiedermi indietro quello che mi hai affidato

DEMEA Senti, Micione





MICIONE Io la vedo così

DEMEA Che devo dirti a questo punto

Se a te va bene così, sperperi, rovini, si rovini; la cosa non mi riguarda

Ma se d'ora in avanti dirò una sola parola





[135] MICIONE Di nuovo in collera, Demea

DEMEA Non mi credi

Ti chiedo forse indietro quello che ti ho affidato

È dura; non sono un estraneo; se mi oppongo





va be', basta

Tu desideri che io pensi a uno solo: d'accordo, e grazie al cielo lui è come voglio che sia

Il tuo se ne accorgerà in seguito





non voglio andar giù troppo pesante sul suo conto

(si allontana)

[140]

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