Schlick e il principio di verificazione

Schlick e il principio di verificazione

Schlick e il criterio di significanza empirica

Moriz Schlick, primo filosofo neopositivista che affrontiamo, che sotto le influenze di Wittgenstein ha elaborato il I tassello del Neopositivismo cioè il CRITERIO DI SIGNIFICANZA EMPIRICA una determinata proposizione è dotata di significato se e solo se soddisfa le seguenti 2 condizioni:

1.    Tutte le parole presenti nella proposizione abbiano un significato. Devono riflettere qualcosa che io posso percepire, FENOMENISMO, quello che io pronuncio deve essere un termine che si riferisce a qualcosa che io posso percepire osservare. Devo usare parole che si riferiscono a qualcosa.

2.    Tutte le parole si combinano l'una con l'altra in maniera logicamente coerente.

Esempio: vado in un paese il cui cielo è 3 volte più azzurro che il cielo di Inghilterra.

I concetti sono tutti termini che rinviano a qualcosa che io posso osservare, tuttavia sono combinati tra loro in modo non corretto, il termine azzurro e il termine 3 sono associati in modo non previsto dal linguaggio perchè assegnare un valore numerico a un colore non ha senso, non si può osservare empiricamente. Quindi quella proposizione è priva di senso, perchè i concetti non sono combinati in maniera logicamente corretta. Questa seconda clausola rivela e si fonda sul PRINCIPIO DI VERIFICAZIONE. Principio di verificazione: Il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica significa che il senso di una proposizione è determinato dal modo in cui io posso andare a verificare ciò che pronuncio. Hanno senso solo le proposizioni che possono essere verificate empiricamente, fattualmente. Una proposizione che dice qualcosa della realtà ha senso solo se esiste la possibilità di accertare se questa proposizione è vera o falsa. Non è che una proposizione ha un senso e poi eventualmente posso verificare se è vera o falsa, il senso il significato della proposizione sta nella sua verificabilità, tolta la quale la proposizione non ha alcun significato.

La proposizione in sé stessa ha senso solo nella misura in cui può essere verificata, confrontata con l'esperienza. Se il linguaggio riproduce qualcosa che posso osservare nella realtà posso dire se è vera o falsa, se non rinvia a un'esperienza non è né vera ne falsa. Non c'è nessun esperienza mia che posso fare con cui posso dire se è vera o falsa per la proposizione di esempio del cielo. Una cosa invece può essere sbagliata, falsa ma avere senso. Il senso di una proposizione non è qualcosa che si aggiunge. In linea teorica la nostra proposizione deve rinviare a un'esperienza.

Esempio: sull'altra faccia della luna esistono montagne di 3 mila m. Mi deve indicare almeno in maniera teorica il significato di questa verifica, per dire che ha senso bisogna ipotizzare che ci sia la possibilità di fare questa verifica, c'è la possibilità che questa verifica un giorno viene fatta, non sappiamo se è vera o falsa ma sappiamo che ha senso perché rinvia a una procedura che mi consentirà di verificarlo.