Petronio, Satyricon: 46-60, pag 2

Petronio, Satyricon: 46-60

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 46-60

At ille sustulit phialam de terra; collisa erat tamquam vasum aeneum

Deinde martiolum de sinu protulit et phialam otio belle correxit

Hoc facto putabat se coleum Iovis tenere, utique postquam illi dixit: 'Numquid alius scit hanc condituram vitreorum’

Vide modo

Postquam negavit, iussit illum Caesar decollari: quia enim, si scitum esset, aurum pro luto haberemus

[LII] 'In argento plane studiosus sum

Habeo scyphos urnales plus minus C videtur quemadmodum Cassandra occidit filios suos, et pueri mortui iacent sic uti vivere putes

Habeo capidem quam mi reliquit patronorum meorum unus, ubi Daedalus Niobam in equum Troianum includit

Nam Hermerotis pugnas et Petraitis in poculis habeo, omnia ponderosa; meum enim intelligere nulla pecunia vendo'
Ma il tipo raccattò da terra la bottiglia, che si era giusto un po' ammaccata come un vaso di bronzo

Poi tirò fuori dalla tasca un martelletto e cominciò tranquillo a rimetterla in sesto

Ormai credeva di tenere Giove per le palle, specie dopo che Cesare gli chiese: 'C'è qualcun altro al corrente di questa tecnica di lavorazione del vetro'

Occhio adesso

non appena quello ebbe risposto di no, Cesare ordinò che gli tagliassero la testa: se infatti quel segreto si fosse saputo in giro, per noi l'oro sarebbe al livello dello sterco

52 Personalmente sono un grande appassionato di argenteria

Di boccali grandi come urne ne avrò su per giù un centinaio; con sopra scolpita la storia di Cassandra che uccide i figli e tutti quei bambini morti lunghi distesi, che li diresti vivi tanto son fatti bene

E poi ho anche un vaso che mi ha lasciato in eredità il mio padrone, dove Dedalo rinchiude Niobe nel cavallo di Troia

Le battaglie di Ermerote e Petraite ce l'ho invece sui bicchieri, che sono tutta roba massiccia; Me ne intendo io, e la mia competenza non ho intenzione di venderla nemmeno per tutto l'oro del mondo
Haec dum refert, puer calicem proiecit

Ad quem respiciens Trimalchio: 'Cito, inquit, te ipsum caede, quia nugax es'

Statim puer demisso labro orare

At ille: 'Quid me, inquit, rogas

Tanquam ego tibi molestus sim

Suadeo, a te impetres, ne sis nugax'

Tandem ergo exoratus a nobis missionem dedit puero

Ille dimissus circa mensam percucurrit

Et 'Aquam foras, vinum intro ' clamavit Trimalchio

Excipimus urbanitatem iocantis, et ante omnes Agamemnon, qui sciebat quibus meritis revocaretur ad cenam

Ceterum laudatus Trimalchio hilarius bibit et iam ebrio proximus: 'Nemo, inquit, vestrum rogat Fortunatam meam, ut saltet

Credite mihi: cordacem nemo melius ducit'
Mentre ci rifila questo elenco di roba, un ragazzo lascia cadere una coppa

E Trimalcione, girandosi verso di lui, gli ordina: Prenditi immediatamente a schiaffi da solo, inetto che non sei altro

Il ragazzo abbassa la testa e attacca subito a implorarlo

E lui: Ma perché mi preghi

Nemmeno se fossi io a procurarti guai

Dammi retta, è te stesso che dovresti implorare, di non essere sempre con la testa tra le nuvole

E alla fine, supplicato anche da tutti noi, lascia andare il ragazzo

Questo per la gioia di esser stato graziato, si mette a correre intorno al tavolo

Fuori l'acqua e dentro il vino esclama Trimalcione

Gradiamo tutti quest'altra sua facezia, e soprattutto Agamennone, che ormai aveva capito con quali meriti si potesse rimediare un'altra abbuffata

E Trimalcione, a sentirsi lodare, riprende a bere di gusto e, ormai mezzo ubriaco, dice: Possibile che nessuno di voi chieda alla mia Fortunata di farci danzare

Fidatevi di me: nessuno al mondo balla il cordace meglio di lei
Atque ipse erectis super frontem manibus Syrum histrionem exhibebat concinente tota familia: 'madeia perimadeia'

Et prodisset in medium, nisi Fortunata ad aurem accessisset; et credo, dixerit non decere gravitatem eius tam humiles ineptias

Nihil autem tam inaequale erat; nam modo Fortunatam suam verebatur, revertebat modo ad naturam

[LIII] Et plane interpellavit saltationis libidinem actuarius, qui tanquam Vrbis acta recitavit: 'VII kalendas Sextiles: in praedio Cumano, quod est Trimalchionis, nati sunt pueri XXX, puellae XL; sublata in horreum ex area tritici milia modium quingenta; boves domiti quingenti

Eodem die: Mithridates servus in crucem actus est, quia Gai nostri genio male dixerat

Eodem die: in arcam relatum est, quod collocari non potuit, sestertium centies
Ed ecco che lui stesso, tenendo le mani alzate sopra la testa, si mette a imitare l'attore Siro, mentre tutta la servitù lo accompagna intonando in coro Madeia, Perimadeia

E si sarebbe andato a esibire al centro della sala, se Fortunata non gli avesse sussurrato qualcosa all'orecchio; presumo gli avesse detto che stupidaggini di quel genere non si addicevano a un uomo del suo rango

Mai vista però tanta instabilità di umore: un attimo era quasi in soggezione di fronte alla sua Fortunata, e un attimo dopo si lasciava di nuovo trascinare dall'istinto

53 A togliergli la fregola del ballo ci pensa un contabile che entra in sala e con un tono da bando comunale annuncia: Oggi, 26 luglio, nel podere cumano di Trimalcione, nati 30 bambini e 40 bambine; trasportati dall'aia nel granaio 500000 moggi di frumento; aggiogati 500 buoi

Stesso giorno: lo schiavo Mitridate crocifisso causa bestemmie contro il nume tutelare del nostro Gaio

Stesso giorno: chiusi in cassaforte 10 milioni di sesterzi perché non si è trovato il modo di impiegarli

Maybe you might be interested

Petronio, Satyricon: 61-75
Petronio, Satyricon: 61-75

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 61-75

Eodem die: incendium factum est in hortis Pompeianis, ortum ex aedibus Nastae vilici

Quid, inquit Trimalchio, quando mihi Pompeiani horti empti sunt

Anno priore, inquit actuarius, et ideo in rationem nondum venerunt'

Excanduit Trimalchio et: 'Quicunque, inquit, mihi fundi empti fuerint, nisi intra sextum mensem sciero, in rationes meas inferri vetuo'

Iam etiam edicta aedilium recitabantur et saltuariorum testamenta, quibus Trimalchio cum elogio exheredabatur; iam nomina vilicorum et repudiata a circumitore liberta in balneatoris contubernio deprehensa, et atriensis Baias relegatus; iam reus factus dispensator, et iudicium inter cubicularios actum

Petauristarii autem tandem venerunt
Stesso giorno: scoppiato un incendio negli orti Pompeiani con inizio nella casa del fattore Nasta

Cosa lo interrompe Trimalcione E quando me li sarei comprati gli Orti Pompeiani

L'anno passato risponde il contabile, per questo non sono ancora stati registrati

Trimalcione perde il controllo e sbraita: Qualunque fondo si compri, se io non ne vengo informato entro sei mesi, vi proibisco di includerlo tra le mie proprietà

Poi si passa alla lettura delle ordinanze emesse dagli edili, nonché di testamenti fatti da guardie forestali, nei quali Trimalcione viene diseredato tramite un'apposita clausola; vengono quindi letti i nomi dei fattori, quello di una liberta ripudiata da un guardiano perché sorpresa a letto con un bagnino, quello di un portinaio relegato a Baia, e in ultimo quello di un tesoriere incriminato e gli atti di una vertenza tra camerieri

Alla fine arrivano gli acrobati
Baro insulsissimus cum scalis constitit puerumque iussit per gradus et in summa parte odaria saltare, circulos deinde ardentes transire et dentibus amphoram sustinere

Mirabatur haec solus Trimalchio dicebatque ingratum artificium esse: ceterum duo esse in rebus humanis, quae libentissime spectaret, petauristarios et cornicines; reliqua, animalia, acroemata, tricas meras esse'

Nam et comoedos, inquit, emeram, sed malui illos Atellanam facere, et choraulen meum iussi Latine cantare'

[LIV] Cum maxime haec dicente Gaio puer in lectum Trimalchionis delapsus est

Conclamavit familia, nec minus convivae, non propter hominem tam putidum, cuius etiam cervices fractas libenter vidissent, sed propter malum exitum cenae, ne necesse haberent alienum mortuum plorare
Un mezzo deficiente tira su una scala e dice a un ragazzo di salirci in cima un gradino dopo l'altro, ballando al suono di certe canzonette; poi di buttarsi attraverso dei cerchi di fuoco e di reggere un'anfora coi denti

L'unico che seguisse a bocca aperta era Trimalcione, il quale diceva che quello sì era un mestiere ingrato, e che gli piaceva vedere solo due cose al mondo, e cioè gli acrobati e i suonatori di corno; tutto il resto - animali, concerti, ecc, erano pure e semplici fesserie

Un tempo avevo scritturato anche degli attori di commedia aggiunge, ma ho preferito che recitassero soltanto delle Atellane, e al mio flautista ho ordinato di suonare roba delle nostre parti

54 Sul più bello dello sproloquio di Gaio, il ragazzino di Trimalcione gli rovina addosso

La servitù è tutta un urlo, e i commensali non sono da meno, mica per quella nullità che tutti avrebbero visto volentieri con l'osso del collo rotto, ma piuttosto per l'orribile fine che la cena avrebbe avuto, se solo si fosse dovuto piangere un morto di cui non fregava niente a nessuno

Maybe you might be interested

Petronio, Satyricon: 31-45
Petronio, Satyricon: 31-45

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 31-45

Ipse Trimalchio cum graviter ingemuisset superque brachium tanquam laesum incubuisset, concurrere medici, et inter primos Fortunata crinibus passis cum scypho, miseramque se atque infelicem proclamavit

Nam puer quidem, qui ceciderat, circumibat iam dudum pedes nostros et missionem rogabat

Pessime mihi erat, ne his precibus per ridiculum aliquid catastropha quaeretur

Nec enim adhuc exciderat cocus ille, qui oblitus fuerat porcum exinterare

Itaque totum circumspicere triclinium coepi, ne per parietem automatum aliquod exiret, utique postquam servus verberari coepit, qui brachium domini contusum alba potius quam conchyliata involverat lana
Ma siccome Trimalcione si lamentava di brutto piegandosi sul braccio come se fosse fratturato, ecco accorrere i medici da ogni parte e, in mezzo a loro, Fortunata che, coi capelli sciolti e una tazza in mano, urlava di essere la più sfortunata e infelice delle donne

Nel mentre, il ragazzino che gli era franato addosso si era messo a strisciare ai nostri piedi, implorandoci di perdonarlo

A me la cosa puzzava alquanto: temevo che tutto quel piagnisteo preparasse il colpo di scena di qualche trovata di cattivo gusto

Infatti non mi era uscito di mente quel cuoco che aveva dimenticato di sventrare il maiale

Così mi metto a ispezionare la sala da pranzo in lungo e in largo, caso mai dovesse saltar fuori da qualche parete una nuova diavoleria, specie dopo essermi reso conto che stavano fustigando un servo che aveva fasciato il braccio contuso del padrone con una benda di lana e non di porpora
Nec longe aberravit suspicio mea; in vicem enim poenae venit decretum Trimalchionis, quo puerum iussit liberum esse, ne quis posset dicere tantum virum esse a servo vulneratum

[LV] Comprobamus nos factum et quam in praecipiti res humanae essent, vario sermone garrimus'

Ita, inquit Trimalchio, non oportet hunc casum sine inscriptione transire; statimque codicillos poposcit et non diu cogitatione distorta haec recitavit:'Quod non expectes, ex transverso fitet supra nos Fortuna negotia curat:quare da nobis vina Falerna puer'

Ab hoc epigrammate coepit poetarum esse mentio diuque summa carminis penes Mopsum Thracem commorata est donec Trimalchio: 'Rogo, inquit, magister, quid putas inter Ciceronem et Publilium interesse

Ego alterum puto disertiorem fuisse, alterum honestiorem

Quid enim his melius dici potest
Non mi ero sbagliato di troppo: infatti, al posto della punizione ecco arrivare l'ordine di Trimalcione di rimettere in libertà il ragazzino, per evitare che qualcuno andasse in giro a dire che un pezzo d'uomo come lui era stato ferito da uno schiavo

55 Approviamo il nobile gesto e ci perdiamo nelle più svariate ciance sull'incertezza delle vicende umane

Bisogna evitare che questo episodio interrompe Trimalcione si esaurisca senza che resti qualcosa di scritto; si fa subito portare il necessario per scrivere e, senza spremersi granché le meningi, ci recita questi versi:Quanto meno ti aspetti, accade all'improvviso; domina tutto la Fortuna al di sopra di noi; perciò ragazzo versaci del vino di Falerno

Dopo questo epigramma, il discorso scivola sui poeti e il primato in quell'arte è rimasto a lungo di Mopso di Tracia; finché Trimalcione dice: Senti un po', maestro: che differenza passa tra Cicerone e Publilio

Personalmente credo che il primo sia stato più eloquente, mentre il secondo più morale

Com'è possibile dirlo meglio che con questi versi

Maybe you might be interested

Petronio, Satyricon: 132-141
Petronio, Satyricon: 132-141

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 132-141

Luxuriae ructu Martis marcent moenia

Tuo palato clausus pavo pasciturplumato amictus aureo Babylonico,gallina tibi Numidica, tibi gallus spado

Ciconia etiam, grata peregrina hospitapietaticultrix, gracilipes, crotalistria,avis exul hiemis, titulus tepidi temporis,nequitiae nidum in caccabo fecit modo

Quo margarita cara tibi, bacam Indicam

An ut matrona ornata phaleris pelagiistollat pedes indomita in strato extraneo

Smaragdum ad quam rem viridem, pretiosum vitrum

Quo Carchedonios optas ignes lapideos

Nisi ut scintillet probitas e carbunculis

Aequum est induere nuptam ventum textilem,palam prostare nudam in nebula linea

[LVI] 'Quod autem, inquit, putamus secundum litteras difficillimum esse artificium
Sbriciola la lussuria le mura di Marte

Per il tuo palato viene nutrito al chiuso il pavone,avvolto nel suo drappo dorato di piume babiloniche,e la gallina numidica e il grasso cappone

E così la cicogna, amato ospite in viaggio,cultrice di pietà, gracile, garrula,uccello che fugge l'inverno, messo del tiepido tempo,ora per te fa il suo nido nella pentola del peccato

Perché ti è cara la perla, piccolo frutto dell'India

Vuoi forse che la matrona piena di gemme del mareapra le cosce ingorda su un letto d'altri

Che fartene del verde smeraldo, preziosissima pietra

Perché desiderare i rossi sassi di Cartagine

Risplende l'onestà forse solo tra i rubini

giusto che una sposa si vesta di vento,e poi si mostri nuda in un velo di lino

56 Ma, secondo voi, qual è il mestiere più difficile prosegue Trimalcione dopo quello del letterato
Ego puto medicum et nummularium: medicus, qui scit quid homunciones intra praecordia sua habeant et quando febris veniat, etiam si illos odi pessime, quod mihi iubent saepe anatinam parari; nummularius, qui per argentum aes videt

Nam mutae bestiae laboriosissimae boves et oves: boves, quorum beneficio panem manducamus; oves, quod lana illae nos gloriosos faciunt

Et facinus indignum, aliquis ovillam est et tunicam habet

Apes enim ego divinas bestias puto, quae mel vomunt, etiam si dicuntur illud a Iove afferre

Ideo autem pungunt, quia ubicunque dulce est, ibi et acidum invenies'

Iam etiam philosophos de negotio deiciehat, cum pittacia in scypho circumferri coeperunt, puerque super hoc positus officium apophoreta recitavit
A parer mio quello del medico o del banchiere: il medico perché deve sapere ciò che i poveri omicciattoli hanno dentro le viscere e quand'è che viene la febbre, anche se personalmente li detesto con tutto il cuore perché mi mettono sempre a brodino d'anatra; il bancario perché deve saper distinguere il rame al di sotto dell'argento

Tra gli animali che sono privi della parola, i più laboriosi sono il bue e la pecora: i buoi perché se abbiamo il pane da mettere sotto i denti lo dobbiamo a loro; le pecore perché con la lana ci rendono sciccosi

Ma la cosa più infame è che certa gente le pecorelle se le mangia e ci si fa pure i vestiti

Le api, poi, secondo me sono animali del cielo, perché vomitano miele, anche se si dice che glielo fornisce Giove

E proprio per questo pungono, perché dove là dove trovi il dolce, sta pur certo che c'è anche l'amaro

Stava già per rubare il mestiere ai filosofi, quand'ecco che cominciano a far girare una coppa piena di biglietti della lotteria e uno schiavetto addetto a questo compito estrae i numeri leggendo ad alta voce le scritte sui premi

Maybe you might be interested

Petronio, Satyricon: 76-90
Petronio, Satyricon: 76-90

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 76-90

'Argentum sceleratum': allata est perna, supra quam acetabula erant posita

'Cervical': offla collaris allata est

'Serisapia et contumelia': xerophagiae ex sale datae sunt et contus cum malo

'Porri et persica': flagellum et cultrum accepit

'Passeres et muscarium': uvam passam et mel Atticum

'Cenatoria et forensia': offlam et tabulas accepit

'Canale et pedale': lepus et solea est allata

'Muraena et littera': murem cum rana alligatum fascemque betae accepit

Diu risimus

Sexcenta huiusmodi fuerunt, quae iam exciderunt memoriae meae

[LVII] Ceterum Ascyltos, intemperantis licentiae, cum omnia sublatis manibus eluderet et usque ad lacrimas rideret, unus ex conlibertis Trimalchionis excanduit, is ipse qui supra me discumbebat, et: 'Quid rides, inquit, berbex

An tibi non placent lautitiae domini mei
Argento letale: portano un prosciutto con sopra dei bussolotti d'argento

Cuscino: ed ecco arrivare un pezzo di capicollo

Scemenze e insulti: e sono offerte delle gallette scipite insieme a una mela con dentro uno stecco

Porri e persiche: e vengono consegnati una frusta e un coltello

Passeri e moscato: e arrivano uva passa e miele dell'Attica

Per la tavola e per il tribunale: e ci becchiamo un pasticcino e un quaderno

Canale e pedale: ed eccoti una lepre e una suola di scarpa

Murena e lettera: e ci presentano un sorcio legato a una rana e con un fascio di bietole

Ce la ridiamo di gusto

Di messaggi così ne passano una marea, ma ormai chi li ricorda più

57 E intanto Ascilto, con la sua solita faccia tosta, siccome sbracciandosi a più non posso sbeffeggiava tutto e tutti e aveva le lacrime agli occhi a forza di ridere, uno dei liberti amico di Trimalcione - proprio quello che stava seduto accanto a me - salta su tutte le furie e gli grida: Che c'è da ridere, deficiente

Forse che non ti vanno a genio le finezze del mio padrone

Maybe you might be interested

Petronio, Satyricon: 01 - 15
Petronio, Satyricon: 01 - 15

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 01 - 15

Petronio, Satyricon: 16-30
Petronio, Satyricon: 16-30

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 16-30

Petronio, Satyricon: 91-110
Petronio, Satyricon: 91-110

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 91-110

Petronio, Satyricon: 111-131
Petronio, Satyricon: 111-131

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 111-131