Novecento di Alessandro Baricco "Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa... e la vedeva. E' una cosa difficile da capire. Voglio dire...Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi...Eppure c'era sempre uno, uno solo che per primo... la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte...magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni...alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare... e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dove era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava: l'America". E' questo l'inizio del monologo di Alessandro Baricco "Novecento".
Il protagonista del libro: Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento è stato abbandonato pochi giorni dopo la nascita sul pianoforte della sala da ballo di prima classe sul piroscafo Virginian. Fu trovato da un marinaio di colore che si chiamava Danny Boodmann. Un mattino tutti erano scesi a Boston e il negro trovò il neonato in una scatola di cartone, sulla quale c'era disegnato un limone accompagnato da una scritta stampata con inchiostro blu: T.D. Limoni. Danny prese in braccio il bambino ed esclamò: "Hello Lemon!" In quel momento sentì dentro di lui una strana sensazione: era diventato padre. Per tutta la vita l'uomo continuò a sostenere che quel T.D. significava evidentemente: Thanks Danny. Grazie Danny. Tutto ciò era ovviamente assurdo. Il marinaio morì otto anni dopo, lasciando orfano per la seconda volta il bambino.
Novecento aveva otto anni, ma nessuno al mondo, escluso l'equipaggio della nave, era a conoscenza della sua esistenza. Si era già fatto avanti e indietro dall'Europa all'America una cinquantina di volte. L'oceano era la sua casa. Il comandante tentò di mandarlo in un orfanotrofio, ma questi si nascose così bene nel piroscafo, che fu impossibile scovarlo. Rimase nascosto per 24 giorni. Finché una notte si sentì il suono del pianoforte collocato nel salone da ballo di prima classe; lì si erano radunati tutti l'equipaggio e i passeggeri e stavano ascoltando stupiti la musica prodotta da quel misterioso bambino: T.D. Lemon Novecento. Da quella notte iniziò la sua carriera di pianista, un grande pianista.
Novecento non scese mai dal Virginian: solo una volta, a 32 anni, decise di farlo ma si fermò a metà della scaletta della nave e tornò indietro.
Dopo la seconda guerra mondiale il piroscafo era ridotto a pezzi e per questo fu deciso di affondarlo riempiendolo di dinamite. Novecento decise di saltare in aria insieme alla sua casa, alla nave. Una delle ultime frasi da lui pronunciate rappresenta la chiave di tutta la vicenda: "...un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. TU, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere."