Beccafumi esprime con la linea che contorce il corpo di Mosè, il suo dinamico moto di collera nella foga del gesto con cui scaglia a terra le tavole. Il dettaglio dei frantumi, su cui sono visibili i brandelli dei caratteri alfabetici ben visualizza la spaccatura della parola divina, tradita e annullata dal folle comportamento del popolo ebraico.
Dietro il piccolo simulacro del vitello d'oro sono inginocchiati gli altri, intimoriti e supplichevoli, una parte dei quali verrà punita con la morte. Nel fondo si staglia il picco roccioso della montagna sacra in una livida luce temporalesca. In primo piano un giovane nudo sdraiato, si ritrae inpaurito, mentre sulla destra una donna accovacciata, dalla posa aggraziata, coperta da abiti di un colore rosato e con un velo azzurro sul capo, rivolge verso l'alto uno sguardo devoto, mentre un putto nudo e paffuto si rifugia nel suo grembo.
Questo gruppo che appare isolato sembra concentrare su di sé alcuni significati simbolici: ci ricorda anzitutto che le donne e i bambini vennero risparmiati dalle esecuzioni politiche.
Questo dipinto fu realizzato quando l'artista era nella sua piena maturità, probabilmente dopo un viaggio a Genova ed era destinato alla tribuna del Duomo di Pisa.