la sorella di Giovanni Falcone era andata a Roma alla presentazione del libro: Addio Cosa Nostra scritto dal sociologo Pino Arlacchi. Al termine dell'evento lei andò con altri a casa dell'autore. Ad un certo punto vide entrare una persona vestita tutta di bianco, con un abito in lino e un cappello. "Mi sembrò un mobile dell'Ottocento"
Non lo riconobbi subito, il viso era molto diverso da quello che ricordavo dalle cronache dell'arresto e dal maxiprocesso. Seppi poi che Buscetta aveva subito diverse operazioni di plastica facciale per rendersi irriconoscibile e sfuggire alla vendetta di Cosa nostra.
Era lì in incognito, si presentò a pochissime persone, in pubblico si faceva chiamare Roberto. mi avvicino e mi disse: "Signora, sono Tommaso Buscetta". La plastica ne aveva stravolto i tratti, ma la voce No, inconfondibile... quella era rimasta identica.
Parliamo tanto, mi disse cose bellissime di Giovanni, che se era innamorato della sua serietà, che stimava la grande intelligenza. "Molti dicono che eravamo amici" mi raccontò. "Magari lo fossimo stati davvero. tra noi c'è sempre stata una scrivania, da un lato c'era il magistrato, dall'altro c'ero io che ero stato un mafioso. Ma ci siamo sempre rispettati."