[26] Romae magnam trepidationem litterae Baebii fecerunt, eo maiorem, quod paucos post dies Marcellus, tradito exercitu Fabio Romam cum venisset, spem ademit eum, qui in Gallia esset, exercitum in Ligures posse traduci, quia bellum cum Histris esset prohibentibus coloniam Aquileiam deduci: eo profectum Fabium, neque inde regredi bello inchoato posse Una, et ea ipsa tardior quam tempus postulabat, subsidii spes erat, si consules maturassent in provinciam ire Id ut facerent, pro se quisque patrum vociferari Consules nisi confecto dilectu negare se ituros, nec suam segnitiem sed vim morbi in causa esse, quo serius perficeretur Non tamen potuerunt sustinere consensum senatus, quin paludati exirent et militibus, quos conscriptos haberent, diem edicerent, quo Pisas convenirent |
[26] A Roma la lettera di Bebio provocò grande turbamento, tanto più che di li a pochi giorni Marcello, venuto a Roma dopo aver consegnato lesercito a Fabio, tolse ogni illusione sulla possibilità di trasportare in Liguria lesercito stanziato in Gallia, perché era in corso la guerra con gli Istri i quali volevano impedire che si fondasse la colonia di Aquileia;Fabio si era recato là e non poteva tornare indietro ora che la guerra era stata iniziata Vi era una possibilità sola di aiuto, e anche questa troppo lenta per quello che il momento richiedeva, cioè se i consoli si fossero affrettati ad andare nella provincia I senatori ognuno dal canto suo reclamavano ad alta voce che così facessero i consoli Ma questi badavano a dire che non si sarebbero mossi altro che dopo avere condotto a termine le leve, e che se queste finivano con ritardo non era questione della loro indolenza, ma della violenta epidemia Eppure davanti al senato unanime non poterono tener fermo senza uscire coi loro paludamenti e fissare ai soldati arruolati un termine entro il quale dovevano raccogliersi a Pisa |
Permissum, ut, qua irent, protinus subitarios milites scriberent ducerentque secum Et praetoribus Q Petilio et Q Fabio imperatum est, ut Petilius duas legiones civium Romanorum tumultuarias scriberet et omnes minores quinquaginta annis sacramento rogaret, Fabio, ut sociis Latini nominis quindecim milia peditum, octingentos equites imperaret Duumviri navales creati C Matienus et C Lucretius, navesque iis ornatae sunt, Matienoque, cuius ad Gallicum sinum provincia erat, imperatum est, ut classem primo quoque tempore duceret in Ligurum oram, si quo usui esse L Aemilio atque exercitui eius posset |
Fu loro consentito, dove passavano, di arruolare via via milizie di fortuna e condurle con sé E quanto ai pretori Q Petilio e Q Fabio, fu comandato a Petillio di improvvisare due legioni di cittadini Romani, e di far prestare il giuramento militare a tutti quelli sotto i cinquantanni , a Fabio di imporre ai soci latini un contingente di quindicimila fanti e ottocento cavalieri Furono creati duumviri navali C Matieno e C Lucrezia, a quali furono armate delle navi; e a Matieno, la cui competenza si stendeva fino al golfo Gallico, fu dato ordine di condurre la flotta al più presto verso la costa dei Liguri, caso mai potesse essere utile a L Emilio e al suo esercito |
[27] Aemilius, postquam nihil usquam auxilii ostendebatur, interceptos credens equites, non ultra differendum ratus, quin per se fortunam temptaret, priusquam hostes venirent, qui segnius socordiusque oppugnabant, ad quattuor portas exercitum instruxit, ut signo dato simul ex omnibus partibus eruptionem facerent Quattuor extraordinariis cohortibus duas adiunxit praeposito M Valerio legato, erumpere praetoria porta iussit Ad dexteram principalem hastatos legionis primae instruxit; principes ex eadem legione in subsidiis posuit: M Servilius et L Sulpicius tribuni militum his praepositi Tertia legio aduersus sinistram principalem portam instructa est Id tantum mutatum: principes primi et hastati in subsidiis locati; Sex Iulius Caesar et L Aurelius Cotta tribuni militum huic legioni praepositi sunt |
[27] Emilio, poiché da nessuna parte comparivano aiuti di sorta, credendo i cavalieri tagliati fuori, e giudicando di non dover tardare più oltre a tentar la sorte da solo, prima dellarrivo dei nemici, che combattevano con indolenza e con apatia, schierò lesercito davanti alle quattro porte dellaccampamento in modo che al segnale i suoi uomini si lanciassero fuori da tutte le parti contemporaneamente Alle quattro coorti straordinarie ne aggiunse due con a capo il luogotenente M Valerio , e ordinò di fare impeto fuori dalla porta pretoria Davanti alla porta principale destra schierò gli astati della prima legione; principi della stessa legione li pose di rinforzo; a questi furono preposti i tribuni militari M Servilio e L Sulpicio La terza legione fu disposta di fronte alla porta principale sinistra Con questa sola variante, che i principi furono posti in prima linea e gli astati nei rinforzi; a questa legione furono messi a capo Sesto Giulio Cesare e L Aurelio Cotta tribuni militari |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 32 - 49
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 32 - 49
Q Fulvius Flaccus legatus cum dextera ala ad quaestoriam portam positus; duae cohortes et triarii duarum legionum in praesidio castrorum manere iussi Omnes portas contionabundus ipse imperator circumiit, et, quibuscumque irritamentis poterat, iras militum acuebat, nunc fraudem hostium incusans, qui pace petita, indutiis datis, per ipsum indutiarum tempus contra ius gentium ad castra oppugnanda venissent: nunc, quantus pudor esset, edocens ab Liguribus, latronibus verius quam hostibus iustis, Romanum exercitum obsideri 'Quo ore quisquam vestrum, si hinc alieno praesidio, non vestra virtute evaseritis, occurret, non dico eis militibus, qui Hannibalem, qui Philippum, qui Antiochum, maximos aetatis nostrae reges ducesque, vicerunt, sed iis, qui hos ipsos Ligures aliquotiens pecorum modo fugientes per saltus invios consectati ceciderunt |
Il luogotenente Q Fulvio Fiacco li fu posto con lala destra alla porta questoria; due coorti e i triarii di due legioni ebbero ordine di rimanere a guardia degli accampamenti Il generale in persona andò in giro tenendo discorsi da una porta allaltra, e cercava di accendere lo spirito combattivo dei soldati stimolandoli comepoteva, ora col gridare alla perfidia dei nemici , i quali, chiesta la pace, ottenuta la tregua, proprio durante il periodo dellarmistizio erano venuti contro le leggi internazionali ad assalire gli accampamenti, ora col far notare che vergogna fosse per lesercito romano vedersi circondato dai Liguri, più precisamente banditi che nemici regolari Con che faccia, se uscirete di qui non col vostro valore, ma con laiuto altrui, uno solo di voi si presenterà non dico a quei soldati che vinsero Annibale o Antioco o Filippo, i maggiori re e capitani moderni, ma a quelli che più volte per monti impraticabili inseguirono e sterminarono proprio questi Liguri che fuggivano come mandrie |
Quod Hispani, quod Galli, quod Macedones Poeniue non audeant, Ligustinus hostis vallum Romanum subit, obsidet ultro et oppugnat, quem scrutantes ante devios saltus abditum et latentem vix inveniebamus ' Ad haec consentiens reddebatur militum clamor, nullam militum culpam esse, quibus nemo ad erumpendum signum dedisset, daret signum: intellecturum eosdem, qui antea fuerint, et Romanos et Ligures esse [28] Bina cis montes castra Ligurum erant Ex iis primis diebus sole orto pariter omnes compositi et instructi procedebant; tum nisi exsatiati cibo vinoque arma non capiebant, dispersi inordinati exibant, ut quibus prope certum esset hostes extra vallum non elaturos signa |
Ecco che un nemico ligure, cosa che non oserebbero gli Ispani, i Galli, i Macedoni, i Cartaginesi, si avvicina alle linee di difesa romane, prende liniziativa di circondarci e assaltarci, mentre prima, per quanto frugassimo balzi inaccessibili, a stento riuscivamo a scoprirlo, nascosto e rintanato comera A queste parole rispondevano grida di assenso: non era colpa dei soldati se nessuno aveva dato loro il segnale per una sortita; desse il segnale e vedrebbe che sia Romani che Liguri erano gli stessi di prima [28] Di qua dai monti cerano due accampamenti di Liguri Di là i primi giorni muovevano tutti insieme al sorgere del sole, compatti e ordinati: poi avevano cominciato a non prendere le armi se non dopo essere ben sazi di cibo e di vino; uscivano alla spicciolata e in disordine, come se alla loro speranza rispondesse una certezza che i nemici non avrebbero recato i vessilli fuori delle fortificazioni |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 01 - 02
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 01 - 02
Adversus ita incompositos eos venientes clamore pariter omnium, qui in castris erant, calonum quoque et lixarum sublato simul omnibus portis Romani eruperunt Liguribus adeo improvisa res fuit, ut perinde ac si insidiis circumventi forent trepidarent Exiguum temporis aliqua forma pugnae fuit: fuga deinde effusa et fugientium passim caedes erat, equitibus dato signo, ut conscenderent equos nec effugere quemquam sinerent In castra omnes trepida fuga compulsi sunt, deinde ipsis exuti castris Supra quindecim milia Ligurum eo die occisa, capti duo milia et trecenti Triduo post Ligurum Ingaunorum nomen omne obsidibus datis in dicionem venit Gubernatores nautaeque conquisiti, qui -in - praedatoriis fuissent navibus, atque omnes in custodiam coniecti |
E contro di loro, che venivano cosi in disordine, mentre si levavan le grida a una voce di quelli che erano nellaccampamento, compresi uomini delle salmerie e vivandieri , i Romani fecero una sortita da tutte le porte in una volta Per i Liguri la cosa fu così improvvisa che furon presi dal panico come se fossero stati colti in una imboscata Per un po di tempo ci fu una qualche parvenza di battaglia; poi si cominciò a vedere una fuga precipitosa e uccisi in qua e in là i fuggiaschi, perché ai cavalieri era stato dato il segnale di montare a cavallo e non lasciamo scampare neanche uno Tutti nella fuga disordinata furono cacciati verso laccampamento, e poi privati anche degli alloggiamenti In quel giorno furono uccisi oltre quindicimila Liguri e fatti prigionieri duemilacinquecento Tre giorni dopo tutte le popolazioni dei Liguri Ingauni, consegnati ostaggi, si lasciarono assoggettare Furono rastrellati i piloti e marinai che erano stati sulle navi corsare, e tutti imprigionati |
Et a C Matieno duumviro naves eius generis in Ligustina ora triginta duae captae sunt Haec qui nuntiarent litterasque ad senatum ferrent, L Aurelius Cotta C Sulpicius Gallus Romam missi, simulque peterent, ut L Aemilio confecta provincia decedere et deducere secum milites liceret atque dimittere Utrumque permissum ab senatu et supplicatio ad omnia pulvinaria per triduum decreta, iussique praetores Petilius urbanas dimittere legiones, Fabius sociis atque nomini Latino remittere dilectum; et uti praetor urbanus consulibus scriberet senatum aequum censere subitarios milites, tumultus causa conscriptos, primo quoque tempore dimitti [29] Colonia Graviscae eo anno deducta est in agrum Etruscum, de Tarquiniensibus quondam captum Quina iugera agri data; tresviri deduxerunt C Calpurnius Piso P Claudius Pulcher C Terentius Istra |
Anche dal duumviro C Matieno furono catturate trentadue navi di questo tipo lungo la costa ligure Furono mandati a Roma L Aurelio Cotta e C Sulpicio Gallo ad annunciare questi avvenimenti e portare una lettera al senato e al tempo stesso a chiedere per L Emilio il permesso, ora che aveva assolto il suo mandato, di tornarsene via conducendo con sé i soldati e di congedarli Il senato concesse luna e laltra cosa, e fu decisa una supplicazione per tre giorni in tutti i templi; e i pretori ebbero ordine, Petillio di congedare le legioni urbane, Fabio di dispensare dalle leve i soci italici e latini; inoltre fu disposto che i] pretore urbano scrivesse ai consoll che il senato trovava giusto congedare alla prima occasione quei soldati raccogliticci arruolati in un momento di emergenza [29] La colonia di Gravisca fu fondata quellanno nel territorio etrusco preso una volta a quelli di Tarquinia Furono assegnati cinque iugeri di terreno a testa; dedussero la colonia i triumviri C Calpurnio Pisone , P Claudio Pulcro, C Terenzio Istra |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 16-30
Siccitate et inopia frugum insignis annus fuit Sex menses numquam pluvisse memoriae proditum Eodem anno in agro L Petilii scribae sub Ianiculo, dum cultores [agri] altius moliuntur terram, duae lapideae arcae, octonos ferme pedes longae, quaternos latae, inventae sunt, operculis plumbo devinctis Litteris Latinis Graecisque utraque arca inscripta erat, in altera Numam Pompilium Pomponis filium, regem Romanorum, sepultum esse, in altera libros Numae Pompilii inesse Eas arcas cum ex amicorum sententia dominus aperuisset, quae titulum sepulti regis habuerat, inanis inventa, sine vestigio ullo corporis humani aut ullius rei, per tabem tot annorum omnibus absumptis In altera duo fasces candelis involuti septenos habuere libros, non integros modo sed recentissima specie |
Quellannata si distinse per la siccità e la scarsezza di messi E rimasto il ricordo che non piovve mai durante sei mesi Nello stesso anno in un campo dello scriba L Petillio sotto il Gianicolo, mentre i coltivatori scavavano la terra assai in profondità , furono trovate due arche di pietra , lunghe circa otto piedi, larghe quattro, coi coperchi legati con fili di piombo Luna e laltra recava uniscrizione in caratteri latini e greci, secondo cui nelluna era sepolto Numa Pompilio, figlio di Pompo e re dei Romani, nellaltra eran contenuti i libri di Numa Pompilio Aperte che ebbe il padrone quelle arche per consiglio degli amici, quella su cui era stata apposta liscrizione del re sepolto risultò vuota senza traccia cli corpo umano o daltro segno, chè tutto era stato divorato dallopera di decomposizione di tanti anni Nellaltra due pacchi legati con cordicelle cerate contenevano sette libri ciascuno, non solo intatti ma di aspetto molto recente |
Septem Latini de iure pontificum erant, septem Graeci de disciplina sapientiae, quae illius aetatis esse potuit Adicit Antias Ualerius Pythagoricos fuisse, vulgatae opinioni, qua creditur Pythagorae auditorem fuisse Numam, mendacio probabili accommodata fide Primo ab amicis, qui in re praesenti fuerunt, libri lecti; mox pluribus legentibus cum vulgarentur, Q Petilius praetor urbanus studiosus legendi libros eos a L Petilio sumpsit: et erat familiaris usus, quod scribam eum quaestor Q Petilius in decuriam legerat Lectis rerum summis cum animadvertisset pleraque dissolvendarum religionum esse, L Petilio dixit sese libros eos in ignem coniecturum esse; priusquam id faceret, se ei permittere, uti, si quod seu ius seu auxilium se habere ad eos libros repetendos existimaret, experiretur: integra sua gratia eum facturum |
Sette erano libri latini sul diritto dei pontefici , sette erano greci di scienza filosofica, quale poteva essere stata quella dallora Valerio Anziate precisa ancora che erano libri pitagorici, aggiungendo credito, con una menzogna in sé accettabile, alla corrente opinione la quale vuole che Numa sia statodiscepolo di Pitagora I libri furono letti prima dagli amici che si trovarono sul posto, poi quando, letti da più persone, cominciarono ad esser noti in cerchie più larghe, il pretore urbano Q Petillio, desiderando prenderne visione, ebbe quei libri da L Petillio; cerano anzi tra loro rapporti di amici perché Q Petillio quandera questore aveva nominato lui gretario iscrivendolo nella decuria Riscontrate, lettura sommaria, molte cose atte a sovvertire il culto, Quinto disse a L Petillio che avrebbe dato alle fiamme quei libri; ma prima di farlo gli permetteva di far valere ogni diritto o esperire ogni via che credesse di avere dalla sua per reclamare quei libri; cosa che egli poteva fare senza pregiudizio per lamicizia di Quinto |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 47 - 49
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 47 - 49
Scriba tribunos plebis adit, ab tribunis ad senatum res est reiecta Praetor se iusiurandum dare paratum esse aiebat, libros eos legi servarique non oportere Senatus censuit satis habendum quod praetor iusiurandum polliceretur; libros primo quoque tempore in comitio cremandos esse; pretium pro libris, quantum Q Petilio praetori maiorique parti tribunorum plebis videretur, domino solvendum esse Id scriba non accepit Libri in comitio igne a victimariis facto in conspectu populi cremati sunt [30] Magnum bellum ea aestate coortum in Hispania citeriore Ad quinque et triginta milia hominum, quantum numquam ferme antea, Celtiberi comparaverant Q Fulvius Flaccus eam obtinebat provinciam |
Lo scriba si rivolse ai tribuni della plebe; dai tribuni la questione fu rinviata al senato Il pretore si dichiarava disposto a giurare che non era il caso che quei libri fossero letti e conservati Il senato ritenne sufficiente lofferta del giuramento da parte del pretore; giudicò che i libri si dovessero cremare nel comizio alla prima occasione, e versare al proprietario, in cambio dei libri stessi, quel valore che paresse giusto al pretore Q Petillio e alla maggioranza dei tribuni della plebe Lo scriba non accettò il compenso I libri, acceso un fuoco nel comizio dai ministri dei sacrifici, furono cremati in presenza del popolo [30] Una grave guerra scoppiò in quellestate nella Spagna Citeriore Circa trentacinquemila erano gli uomini, daiCeltiberi messi insieme, quanti mai, in genere, per linnanzi Al governo di quella provincia era Q Fulvio Fiacco |