L’innalzamento del livello dei mari non rimarrà a lungo una questione di millimetri

L’innalzamento del livello dei mari non rimarrà a lungo una questione di millimetri

Il riscaldamento degli oceani causa una serie di problemi allarmanti. In primo luogo fornisce più energia ai cicloni tropicali, che stanno divenendo più forti e si intensificano più velocemente. In secondo luogo, da oceani più caldi evapora più acqua, il che aumenta le precipitazioni globali

Quando gli storici del futuro si chiederanno: perché la gente non ha agito per fermare la crisi climatica se ne era a conoscenza da decenni? Una parte integrante della risposta starà nella lunga storia di negazione occultamento da parte dell'Industria dei combustibili fossili, e nei modi in cui chi ricopriva ruoli di potere e privilegio si è rifiutato di ammettere che il cambiamento climatico era espressione di un sistema economico corrotto. 

  • Ogni anno, si stima che 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici vengano scaricate nei nostri oceani
  • ogni giorno, usiamo all'incirca 100 milioni di barili di Petro
  • ogni minuto, contribuiamo nell'ordine di 11 milioni di dollari alla produzione combustione di carbone, petrolio e gas
  • ogni secondo, viene abbattuta un'area di foreste equivalente alle dimensioni di un campo da calcio

L'innalzamento del livello dei mari non rimarrà a lungo una questione di millimetri, centimetri o decimetri. Anche se il cambiamento richiede tempo, dobbiamo renderci conto che non è qualcosa cui possiamo adattarci

Greta Thunberg

Un riscaldamento globale del clima, causerà l'innalzamento del livello dei mari, per due ragioni principali. In primo luogo l'acqua dell'oceano, scaldandosi, si espande e, dato che gli oceani sono profondi migliaia di metri, anche una piccola percentuale di espansione può causare un innalzamento del livello di qualche metro. In secondo luogo, le masse di ghiaccio terrestre si stanno riducendo, aggiungendo altra acqua gli oceani. Abbiamo abbastanza ghiaccio sulla terra per innalzare i livelli dei mari di 65 metri - l'altezza di un edificio di 20 piani. 

Ora siamo poco più di un grado di riscaldamento. Ondate di calore battono ogni record. Inondazioni devastano anche i paesi più preparati. Incendi bruciano foreste e villaggi persino nel gelido nord. Il clima è cambiato. Le forti piogge sono più probabili del 30% e le siccità del 70%. Quanto sarà diverso il nostro mondo a 1,5° o 2° di riscaldamento? 

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Niente parole. niente numeri. niente grafici. solo una sfilza di strisce verticali colorate che mostrano il progressivo aumento delle temperature globali in un'unica immagine di grande impatto

Quando scrissi il mio primo articolo su Greta Thunberg, non ne avevo idea. Era una lunga intervista per il Magazine del fine settimana del mio giornale, nell'autunno del 2018, e per la maggior parte della conversazione ero rimasta ad ascoltare fingendo di capire di cosa stava parlando. In realtà ero una giornalista di cronaca nera. Mi piacevano molto il brivido di un'indagine per omicidio e la tensione in tribunale. Il cambiamento climatico era, per me, noioso, del tutto privo di interesse. pieno di fatti aridi e difficili da capire, di grafici che non sapevo interpretare. Certo, c'era il rischio di un disastro ma trovavo conforto nel fatto che la situazione fosse in qualche modo sotto controllo. 

I responsabili dovevano avere senza dubbio dei piani che venivano attuati. Soprattutto, ero grata che il problema fosse sul tavolo di qualcun altro e non fosse compito mio parlarne. Ma quando il viaggio di Greta Thunberg prese velocità; il mio collega Roger Turesson  e io, fummo invitati a seguirlo. Dal punto di vista giornalistico era impossibile rifiutare; la sua storia era surreale. Così, mi resi conto che dovevo capire i fatti. Come avrei potuto altrimenti verificare se quello che diceva era vero? 

Iniziai a leggere. Per avere una visione precisa della crisi creai un nuovo Feed Twitter. Iniziai a seguire scienziati del clima, giornalisti che si occupavano di ambient, attivisti. Lessi newsletter, libri sul clima e articoli di approfondimento sui media internazionali. Nell'estate del 2019 avvenne la svolta, e passai dall'ignoranza e dal disinteresse agli abissi della disperazione. Il budget di carbonio per rimanere entro gli obiettivi dell'accordo di Parigi, mi resi conto, si sarebbe esaurito in pochi anni. E io avevo passato il mio tempo a scrivere di cronaca nera. Avevo fallito, e così la maggior parte dei miei colleghi: il mondo descritto nei soliti notiziari quotidiani alla radio, sui giornali e in TV era un mondo in cui tutto era normale, a volte disturbato da qualcosa di "climatico".  Non c'era nessuna crisi. I nostri lettori, ascoltatori e spettatori si fidavano da decenni di noi giornalisti. Eppure, nel mezzo della più grave crisi dell'umanità, noi continuavamo a dare loro notizie con il presupposto di fondo che il business as usual fosse un'opzione.  Era un enorme tradimento. 

Alexandra Urisman Otto

Tags: #nature
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