della morte di Stalin ho un ricordo piuttosto nitido. Ero già in seconda o terza media, la scolaresca venne condotta nell'aula magna e la segretaria del partito presso la scuola, una vecchia fedele che in quell'occasione sfoggiava tutte le sue decorazioni, salì sul podio, iniziò a parlarci della morte di Stalin e arrivata a metà della frase con voce rotta cominciò a gridare: in ginocchio, in ginocchio, in ginocchio.
La maggior parte di noi si inginocchiò e tutti iniziarono a piangere o a fingere di piangere come fanno i bambini. L'unica cosa di cui posso vantarmi e che non riuscì a trovare motivi validi per disperarmi. Poi ci lasciarono andare a casa, tornai nell appartamento che condividevamo con un altra famiglia e in cucina vidi le donne con gli occhi arrossati che piangevano ancora.
Anche mia madre piangeva, turbato tornai nella mia stanza. Papà era seduto al tavolo da pranzo; gli chiesi: che succede?
lui mi guardò e mi strizzò l'occhio