Filosofia di Arthur Schopenhauer

Filosofia di Arthur Schopenhauer

Schopenhauer mette al centro del suo pensiero filosofico la contrapposizione tra realtà (volontà) e apparenza (rappresentazione)

Nella sua più importante opera, "Il mondo come volontà e rappresentazione", il filosofo spiega che la rappresentazione, quindi l'apparenza, è la dimensione esteriore che l'individuo conosce applicando le categorie di spazio, tempo e causalità, è ciò che noi vediamo, a che non ha alcun fondamento oggettivo, quindi quello che noi riteniamo che sia la realtà è un semplice inganno, un'illusione, il Velo di Maya. Maya era una divinità buddista che utilizzava il velo come strumento per far credere reali delle semplici illusioni; Schopenhauer vuole fuoriuscire dalla dimensione illusoria strappando il velo di Maya per giungere alla realtà. 

La realtà, invece, è l'orizzonte che raggiunge l'individuo quando rivolge lo sguardo alla sua interiorità, è essenza della realtà, accessibile al filosofo che strappa il Velo di Maya. Per strapparlo, Schopenhauer usa l'immagine del castello circondato dall'acqua con il ponte levatoio sollevato: il viandante può osservare il castello da tutti i lati ma ne rimarrà sempre fuori. Allo stesso modo noi possiamo esaminare la realtà da tutti i lati ma ne rimaniamo sempre fuori. Ciò che ci consente di andare al di là delle illusioni è il nostro corpo, l'unica realtà che non ci è data solo come immagine, poiché noi viviamo il nostro corpo anche dall'interno. La corporeità è il modo per andare al di là della rappresentazione e afferrare l'essenza delle cose. Schopenhauer utilizza il corpo solo come un mezzo metafisico per arrivare alla realtà. Ma la verità nascosta dietro l'apparenza non è altro che la volontà di vivere, che ha un valore universale. 

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È nato a Danzica (Gdansk). All'epoca era una città prussiana