Commento del dialogo tra Renzo e Azzeccagarbugli

Commento del dialogo tra Renzo e Azzeccagarbugli

Renzo e il dottor Azzeccagarbugli sono i protagonisti del dialogo che caratterizza il terzo capitolo de I promessi sposi

In particolare quest'ultimo entra in scena grazie ad Agnese, che propone a Renzo di consultarlo per ottenere un parere legale, dopo le minacce dei bravi di don Rodrigo che hanno trattenuto Don Abbondio dal celebrare il matrimonio fra i due protagonisti. Il dialogo fra l'Azzeccagarbugli e Renzo è interamente costruito su un equivoco: l'Azzeccagarbugli scambia Renzo per un bravo e, per intimorirlo, legge confusamente una grida che annuncia pene severissime per chi impedisce un matrimonio e credendo che il giovane si sia camuffato tagliandosi il ciuffo che contraddistingue i bravi, si complimenta con lui per la sua astuzia. A questo proposito, l'Autore non perde l'occasione per sottolineare ancora una volta la stupidità della burocrazia spagnola, e ci propone frammenti di gride in cui si vieta

addirittura di portare il ciuffo.

EQUIVOCO TRA RENZO E AZZECCAGARBUGLI

Renzo nega di essere un bravo, ma l'avvocato non gli crede e lo invita a fidarsi di lui, prospettando poi una linea di difesa. Infine scoperto l'equivoco, l'Azzeccagarbugli si infuria e rifiuta di aiutare il giovane, mettendolo infine alla porta, poiché colpevole di un crimine all'epoca gravissimo: essere vittima, e senza appoggi nobiliari.

Dalla conversazione possiamo ricavare interessanti particolari sulle caratteristiche della personalità dei personaggi ma soprattutto viene definito il loro atteggiamento di fronte alla legge e alla giustizia.

La descrizione avviene attraverso l'ambiente in cui viveva e gli abiti che indossava. Il suo studio è uno stanzone su tre pareti del quale sono appesi i ritratti dei dodici Cesari, tutti rappresentanti del potere assoluto. Sulla quarta parete è appoggiato un grande scaffale di libri vecchi e polverosi. Nel mezzo della stanza c'è una tavole gremita di carte alla rinfusa, con tre o quattro seggiole intorno, e da una parte un seggiolone a braccioli piuttosto malandato. La polvere, il disordine, i mobili d'epoca logori sono il simbolo del decadimento fisico e morale del personaggio che da molti anni non ha più cause importanti ed è ormai solito trattare con i bravi.

Anche durante quest'incontro Renzo si trova ad essere vittima di un tentativo di inganno attraverso un linguaggio a lui incomprensibile come nel primo incontro con Don Abbondio. Questa volta si tratta del linguaggio dell'uomo di legge, con cui Azzeccagarbugli sfoggia la sua professionalità. L'avvocato, inoltre, utilizza un tono persuasivo e complice, con cui cercava di farsi svelare da Renzo il nome del presunto mandante. Il dottor Azzeccagarbugli è un uomo servile, corrotto e ipocrita abituato a servire i potenti e a sottomettersi pur di non avere problemi. Può essere paragonato a Don Abbondio perché entrambi dovrebbero essere uomini dalla parte della giustizia e dei deboli ma che cedono facilmente al ricatto dei ricchi e dei potenti. Utilizza la legge per persuadere e condizionare le persone e non lavora per la giustizia, infatti appena capisce della situazione di Renzo lo caccia.

 

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