Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 03, pag 2

Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 03

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 01 - Parte 03
Id autem ipsum cernitur in duobus, si et solum id, quod honestum sit, bonum iudices et ab omni animi perturbatione liber sis

Nam et ea, quae eximia plerisque et praeclara videntur, parva ducere eaque ratione stabili firmaque contemnere fortis animi magnique ducendum est, et ea, quae videntur acerba, quae multa et varia in hominum vita fortunaque versantur, ita ferre, ut nihil a statu naturae discedas, nihil a dignitate sapientis robusti animi est magnaeque constantiae

Non est autem consentaneum, qui metu non frangatur, eum frangi cupiditate, nec qui invictum se a labore praestiterit, vinci a voluptate
E appunto questa forza morale si riconosce- dicevo - per due contrassegni: giudicare buono solo ciò che è onesto e ì'esser liberi da ogni passione

In verità, se il giudicare meschine quelle cose che ai più sembrano straordinarie e magnifiche, e quindi disprezzarle con fermo e costante proposito è proprio d'un animo forte e grande, senza dubbio il sopportar quelle cose che sembrano penose, quelle che, numerose e varie, accadono nella travagliata e tempestosa vita umana, in modo che tu non ti discosti per nulla dallo stato naturale dell'uomo, per nulla dalla dignità del sapiente, questo è proprio di un animo solido e di una grande fermezza

D'altra parte, non sarebbe ragionevole che chi non si lascia abbattere dalla paura, si lasciasse abbattere dalla cupidigia, e chi si è mostrato invincibile alla fatica, si lasciasse vincere dal piacere
Quam ob rem et haec vitanda et pecuniae fugienda cupiditas; nihil enim est tam angusti animi tamque parvi quam amare divitias, nihil honestius magnificentiusque quam pecuniam contemnere, si non habeas, si habeas, ad beneficentiam liberalitatemque conferre

Cavenda etiam est gloriae cupiditas, ut supra dixi; eripit enim libertatem, pro qua magnanimis viris omnis debet esse contentio

Nec vero imperia expetenda ac potius aut non accipienda interdum aut deponenda non numquam

Vacandum autem omni est animi perturbatione, cum cupiditate et metu, tum etiam aegritudine et voluptate nimia et iracundia, ut tranquillitas animi et securitas adsit, quae affert cum constantiam tum etiam dignitatem
Bisogna perciò evitare queste contraddizioni, e rifuggire anche dall'avidità del denaro: non c'è cosa che dimostri grettezza e bassezza d'animo quanto l'amor delle ricchezze; al contrario, nulla è più onesto e più nobile del disprezzo verso il denaro, se non lo possiedi; se lo possiedi, impiegarlo in una benefica elagizione

Bisogna anche guardarsi, come ho già detto, da uno sfrenato desiderio di gloria, perché ci toglie la libertà dello spirito, quella libertà che gli uomini magnanimi devono conquistare e difendere con forza

D'altra parte, non bisogna neppure aspirare ai supremi poteri, o, per meglio dire, talvolta conviene non accettarli, talora anche deporli

Sia l'animo tuo sgombro da ogni passione, non solo dalla cupidigia e dalla paura, ma anche, e specialmente, dalla tristezza, dalla eccessiva allegria e dalla collera, perché tu abbia quella tranquilla serenità che porta con sé fermezza e soprattutto dignità
Multi autem et sunt et fuerunt, qui eam, quam dico, tranquillitatem expetentes a negotiis publicis se removerint ad otiumque perfugerint, in his et nobilissimi philosophi longeque principes et quidam homines severi et graves, nec populi nec principum mores ferre potuerunt vixeruntque non nulli in agris delectati re sua familiari

His idem propositum fuit quod regibus, ut ne qua re egerent, ne cui parerent, libertate uterentur, cuius proprium est sic vivere ut velis

Quare cum hoc commune sit potentiae cupidorum cum his, quos dixi, otiosis, alteri se adipisci id posse arbitrantur, si opes magnas habeant, alteri si contenti sint et suo et parvo
Molti sono e molti furono quelli che, aspirando a questa tranquillità di cui parlo, rinunziarono ai pubblici uffici per cercare un rifugio nella pace d'una vita appartata: fra questi troviamo celebratissimi filosofi, veri principi del sapere, e certi uomini austeri e autorevoli che non seppero adattarsi ai capricci del popolo o dei potenti; e non pochi di essi passarono la vita in campagna, trovando il loro piacere nella curadel loro patrimonio

Tutti costoro non ebbero altro ideale che questo: vivere da re: vale a dire, non aver bisogno di nulla, non obbedire a nessuno e godere di quella libertà, che consiste nel vivere come si vuole

Ora, benché questo ideale sia comune agli ambiziosi, avidi di potenza, e agli spiriti pensosi, amanti della quiete, gli uni non credono di poterlo conseguire se non con l'aiuto di grandi ricchezze, gli altri invece col ritenersi soddisfatti della loro fortuna

Maybe you might be interested

Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 04
Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 04

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 01 - Parte 04

In quo neutrorum omnino contemnenda sententia est, sed et facilior et tutior et minus aliis gravis aut molesta vita est otiosorum, fructuosior autem hominum generi et ad claritatem amplitudinemque aptior eorum, qui se ad rem publicam et ad magnas res gerendas accomodaverunt E in questo, a dir vero, non si può dar torto né agli uni né agli altri; mentre, però, la vita degli uomini appartati e tranquilli è più facile e sicura, e meno gravosa o dannosa agli altri, più utile invece all'umano genere, e più adatta a conferire splendore e grandezza, è la vita di coloro che si consacrano al governo dello Stato e al compimento di grandi imprese
Quapropter et iis forsitan concedendum sit rem publicam non capessentibus, qui excellenti ingenio doctrinae sese dediderunt, et iis, qui aut valitudinis imbecillitate aut aliqua graviore causa impediti a re publica recesserunt, cum eius administrandae potestatem aliis laudemque concederent ; quibus autem talis nulla sit causa, si despicere se dicant ea, quae plerique mirentur, imperia et magistratus, iis non modo non laudi, verum etiam vitio dandum puto ; quorum iudicium in eo, quod gloriam contemnant et pro nihilo putent, difficile factu est non probare, sed videntur labores et molestias, tum offensionum et repulsarum quasi quandam ignominiam timere et infamiam Perciò si può forse concedere di non occuparsi dello Stato a quelli che, dotati di singolare ingegno, si dedicano agli studi, e a quelli che, impediti o dalla malferma salute o da qualche altra più grave causa, si ritraggono dalle cure dello Stato, cedendo ad altri il potere e la gloria di amministrarlo; ma a quelli che non hanno nessun motivo del genere, credo che non solo siano poco meritevoli di approvazione, ma anzi meritevoli di colpa, se adducono il pretesto di nutrire dispezzo per quelle cose che i più ammirano, cioè i comandi militari e le cariche civili: è vero che sarebbe difficile non approvare il loro proposito, in quanto dichiarino di non tenere in nessun conto la gloria; ma il male è che essi hanno tutta l'aria di temere, insieme alle fatiche e alle noie, anche i contrasti e gl'insuccessi, come una specie di disonore e d'infamia

Maybe you might be interested

Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 01
Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 01

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 01 - Parte 01

Sunt enim qui in rebus contrariis parum sibi constent, voluptatem severissime contemnant, in dolore sint molliores, gloriam neglegant, frangantur infamia atque ea quidem non satis constanter

Sed iis qui habent a natura adiumenta rerum gerendarum, abiecta omni cunctatione adipiscendi magistratus et gerenda res publica est; nec enim aliter aut regi civitas aut declarari animi magnitudo potest

Capessentibus autem rem publicam nihilominus quam philosophis, haud scio an magis etiam, et magnificentia et despicientia adhibenda est rerum humanarum, quam saepe dico, et tranquillitas animi atque securitas, si quidem nec anxii futuri sunt et cum gravitate constantiaque victuri
Ci sono alcuni che, in casi del tutto opposti, non eccellono per troppa coerenza: disprezzano con estrema energia il piacere e nel dolore si abbattono; non si curano della gloria e si avvilisconono per l'infamia; e anche in tali contraddizioni sono incoerenti

Quelli, però, a cui natura elargì attitudini e mezzi per governare, devono, senz'alcuna esitazione, cercare di ottenere le magistrature e partecipare al governo: non c'è altro modo perché lo Stato si regga e la grandezza d'animo si manifesti

D'altra parte, quelli che vogliono entrare nella vita pubblica, devono, non meno, anzi forse più dei filosofi, armarsi di fortezza e di disprezzo dei beni esteriori come vado dicendo da tempo, e anche di tranquilla serenità d'animo, se pur vogliono vivere, non già in affannosa inquietudine, ma con dignitosa fermezza
Quae faciliora sunt philosophis, quo minus multa patent in eorum vita, quae fortuna feriat, et quo minus multis rebus egent, et quia si quid adversi eveniat, tam graviter cadere non possunt

Quocirca non sine causa maiores motus animorum concitantur maioraque studia efficiendi rem publicam gerentibus quam quietis, quo magis iis et magnitudo est animi adhibenda et vacuitas ab angoribus

Ad rem gerendam autem qui accedit, caveat, ne id modo consideret, quam illa res honesta sit, sed etiam ut habeat efficiendi facultatem

In quo ipso considerandum est, ne aut temere desperet propter ignaviam aut nimis confidat propter cupiditatem

In omnibus autem negotiis priusquam adgrediare, adhibenda est praeparatio diligens
Il che riesce tanto più facile ai filosofi, quanto meno essi, nella loro vita, offrono aperto il fianco ai colpi di fortuna, e quanto minori sono i loro bisogni; e anche perché, se qualche avversità li colpisce, non possono cadere con tanta rovina

Perciò, non senza ragione, più vigorosi slanci dell'animo e più generoso desiderio d'operare si accendono in colui che sta al governo che non negli uomini appartati e tranquilli; e perciò tanto più l'uomo di Stato deve armarsi di grandezza d'animo e serbarsi libero da ogni affanno

D'altra parte, chiunque s'accosta agli affari pubblici, si guardi bene dal considerar soltanto l'onore che gliene possa derivare, ma badi anche d'avere le forze adatte a realizzare i suoi progetti

E anche in questa considerazione, si guardi da due pericoli: dal disperare senza ragione per fiacchezza d'animo e dall'aver troppa fiducia in se stesso per smaniosa ambizione

Del resto, in ogni sorta d'impresa, prima di mettersi all'opera, occorre una diligente preparazione

Maybe you might be interested

Cicerone, De officiis: Libro 03 - Parte 01
Cicerone, De officiis: Libro 03 - Parte 01

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 03 - Parte 01

Sed cum plerique arbitrentur res bellicas maiores esse quam urbanas, minuenda est haec opinio

Multi enim bella saepe quaesiverunt propter gloriae cupiditatem, atque id in magnis animis ingeniisque plerumque contingit, eoque magis, si sunt ad rem militarem apti et cupidi bellorum gerendorum; vere autem si volumus iudicare multae res extiterunt urbanae maiores clarioresque quam bellicae

Quamvis enim Themistocles iure laudetur et sit eius nomen quam Solonis illustrius citeturque Salamis clarissimae testis victoriae, quae anteponatur consilio Solonis ei, quo primum constituit Areopagitas, non minus praeclarum hoc quam illud iudicandum est ; illud enim semel profuit, hoc semper proderit civitati

Hoc consilio leges Atheniensium, hoc maiorum instituta servantur
Generalmente si crede che le imprese di guerra abbiano maggior importanza che le opere di pace: questa opinione deve essere corretta

E' ben vero che molti, in ogni tempo, cercarono occasioni di guerra per solo desiderio di gloria, e ciò per lo più accade in persone di grande animo e di grande ingegno, tanto più se hanno attitudine all'arte militare e istintivo desiderio di guerreggiare; ma, se vogliamo giudicare secondo verità, la storia ci offre molti esempi di azioni civili ancor più grandi e più belle delle imprese guerresche

Si lodi pure a buon diritto Temistocle; sia pure il suo nome più illustre di quello di Solone, e si chiami Salamina a testimonianza d'una famosissima vittoria, per anteporla al provvedimento col quale Solone per la prima volta istituì l'Areopago; ma questo provvedimento è da giudicarsi non meno luminoso di quella vittoria: questa non giovò che una sola volta, quello invece gioverà in ogni tempo allo Stato

E' questo consesso che custodisce le leggi d'Atene; è questo che preserva le istituzioni degli avi
Et Themistocles quidem nihil dixerit, in quo ipse Areopagum adiuverit, at ille vere [a] se adiutum Themistoclem; est enim bellum gestum consilio senatus eius, qui a Solone erat constitutus

Licet eadem de Pausania Lysandroque dicere, quorum rebus gestis quamquam imperium Lacedaemoniis partum putatur, tamen ne minima quidem ex parte Lycurgi legibus et disciplinae conferendi sunt; quin etiam ob has ipsas causas et parentiores habuerunt exercitus et fortiores

Mihi quidem neque pueris nobis M Scaurus C Mario neque, cum versaremur in re publica, Q Catulus Cn Pompeio cedere videbatur; parvi enim sunt foris arma, nisi est consilium domi

Nec plus Africanus, singularis et vir et imperator in exscindenda Numantia rei publicae profuit quam eodem tempore P Nasica privatus, cum Ti Gracchum interemit
E mentre Temistocle non potrebbe vantarsi d'aver giovato in nulla all'Areopago, Solone avrebbe invece ogni ragion di dire che egli giovò a Temistocle, in quanto la guerra fu condotta per consiglio di quel senato che Solone aveva istituito

Lo stesso può dirsi di Pausania e di Lisandro, le cui imprese, pur avendo ampliato, come si crede, l'impero agli Spartani, tuttavia non si possono neppure lontanamente paragonare con le leggi e gli ordinamenti di Licurgo; anzi, proprio in virtù di questi, essi ebbero eserciti più disciplinati e più agguerriti

Secondo il mio parere, Marco Scauro, al tempo della mia fanciullezza, non era inferiore a Gaio Mario, e così Quinto Catulo, al tempo della mia attività politica, non era da meno di Gneo Pompeo: poco valgono gli eserciti in campo, se non c'è il buon consiglio in patria

E lo stesso Africano, uomo e generale veramente unico, distruggendo Numanzia, non giovò allo Stato più di quel che giovò, nel medesimo tempo, Publio Nasica, cittadino privato, uccidendo Tiberio Gracco

Maybe you might be interested

Cicerone, De officiis: Libro 03 - Parte 02
Cicerone, De officiis: Libro 03 - Parte 02

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 03 - Parte 02

Quamquam haec quidem res non solum ex domestica est ratione--attingit etiam bellicam, quoniam vi manuque confecta est--sed tamen id ipsum est gestum consilio urbano sine exercitu

Illud autem optimum est, in quod invadi solere ab improbis et invidis audio cedant arma togae concedat laurea laudi

Ut enim alios omittam, nobis rem publicam gubernantibus nonne togae arma cesserunt

Neque enim periculum in re publica fuit gravius umquam nec maius otium

Ita consiliis diligentiaque nostra celeriter de manibus audacissimorum civium delapsa arma ipsa ceciderunt

Quae res igitur gesta umquam in bello tanta

qui triumphus conferendus

Licet enim mihi, M fili, apud te gloriari, ad quem et hereditas huius gloriae et factorum imitatio pertinet
Si dirà che quest'azione non rientra solo nella ragione politica, ma riguarda anche la militare, in quanto fu compiuta con la forza delle armi; ma appunto quest'uso della forza avvenne per deliberazione civile e senza intervento dell'esercito

Ottima è quella mia sentenza, contro la quale, a quel ch'io sento, si scagliano i soliti maligni e gl'invidiosi: Cedano l'armi alla toga, ceda l'alloro del capitano alla gloria del cittadino

Per tralasciare altri casi, quando io reggevo il timone dello Stato, forse le armi non cedettero alla toga

Mai lo Stato corse più grave pericolo e mai godette più sicura pace

Con tanta prontezza, in virtù dei miei provvedimenti e della mia vigilanza, caddero da se stesse le armi dalle mani di temerari e facinorosi cittadini

Quale impresa così grande, dunque, fu mai compiuta in guerra

Quale trionfo di capitano può paragonarsi con questo di magistrato

Lascia, Marco, figlio mio, lascia che io me ne vanti con te, poiché spetta a te ereditare questa mia gloria ed emulare queste mie azioni

Maybe you might be interested

Cicerone, De officiis: Libro 02 - Parte 01
Cicerone, De officiis: Libro 02 - Parte 01

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 02 - Parte 01

Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 02
Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 02

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 01 - Parte 02

Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 05
Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 05

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 01 - Parte 05

Tags: #cicero
Cicerone, In Verrem: 02; 04-106-110

Cicerone, In Verrem: 01; 01-05

Cicerone, Filippiche: 01; 01-07

Cicerone, In Verrem: 02; 02-11-15

Cicerone, De Finibus: Libro 05; 21-25

Cicerone, De Inventione: Libro 02; 41-50