Antonio Ligabue scambiava un quadro per un piatto di minestra

Antonio Ligabue scambiava un quadro per un piatto di minestra

così dicevano i conoscenti. L'artista disegnava anche a tavola. A volte perfino su di essa, usando le posate per inciderla. Ligabue mangiava poco. Raramente carne. Era ghiotto invece di pastasciutta

amava in particolare i cappelletti e le tagliatelle. Anche sul letto di ospedale, chiedeva un piatto di pastasciutta. Mangiava però più spesso le minestre. Era un buon compromesso: calde, rinfrancanti, energetiche. Poteva restare a lungo al tavolo, assorto nei suoi disegni, mentre le sorbiva lentamente per farle raffreddare.

Più ancora della pasta apprezzava le uova, in particolare all'occhio di bue, con il burro. Alimento semplice, energetico, veloce da fare e da mangiare, economico, semplice anche da reperire pure sulle tavole più umili.

Ligabue spesso raccoglieva direttamente gli ingredienti per i suoi piatti in campagna. Scavava le patate selvatiche, le preparava con le radici di pimpinella, una padellata o poco più, e il risultato era molto saporito. Le erbe aromatiche non mancavano. Sapeva usarle al meglio per regalare suggestioni alle portate più semplici. A volte erbe e radici abbrustolite sulla piastra erano il suo pasto. Poi c'erano gli asparagi selvatici. Gli bastava fare una passeggiata per fare "la spesa". Sulla sua tavola non mancava mai un buon bicchiere. Una bottiglia di Lambrusco. E poi i dolci. Più precisamente le paste. Anche quelle si faceva portare in ospedale quando gli amici lo andavano a trovare 

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