Atque hercule sub eius modi praeceptoribus iuvenis ille, de quo loquimur, oratorum discipulus, fori auditor, sectator iudiciorum, eruditus et adsuefactus alienis experimentis, cui cotidie audienti notae leges, non novi iudicum vultus, frequens in oculis consuetudo contionum, saepe cognitae populi aures, sive accusationem susceperat sive defensionem, solus statim et unus cuicumque causae par erat Nono decimo aetatis anno L Crassus C Carbonem, unoetvicesimo Caesar Dolabellam, altero et vicesimo Asinius Pollio C Catonem, non multum aetate antecedens Calvus Vatinium iis orationibus insecuti sunt, quas hodieque cum admiratione legimus |
Con precettori di questo genere il giovane di cui parliamo, discepolo di oratori, abituato ad ascoltare nel foro, a seguire le cause in tribunale, formato e allenato dalle esperienze altrui, ferrato nella conoscenza delle leggi, perché ne sentiva parlare ogni giorno, buon conoscitore del volto dei giudici, questo giovane che, per lunga pratica, aveva sempre davanti agli occhi le assemblee, che aveva sperimentato frequentemente i gusti del pubblico, costui era in grado di affrontare, da solo e subito, qualsiasi causa, sia che assumesse l'accusa sia la difesa Lucio Crasso sostenne un'accusa contro Gaio Carbone a diciannove anni, Cesare contro Dolabella a ventuno, Asinio Pollione a ventidue contro Gaio Catone, Calvo, non molto più anziano, contro Vatinio; e i loro discorsi sono letti ancor oggi con ammirazione |
[35] At nunc adulescentuli nostri deducuntur in scholas istorum, qui rhetores vocantur, quos paulo ante Ciceronis tempora extitisse nec placuisse maioribus nostris ex eo manifestum est, quod a Crasso et Domitio censoribus claudere, ut ait Cicero, 'ludum impudentiae' iussi sunt Sed ut dicere institueram, deducuntur in scholas, [in] quibus non facile dixerim utrumne locus ipse an condiscipuli an genus studiorum plus mali ingeniis adferant Nam in loco nihil reverentiae est, in quem nemo nisi aeque imperitus intret; in condiscipulis nihil profectus, cum pueri inter pueros et adulescentuli inter adulescentulos pari securitate et dicant et audiantur; ipsae vero exercitationes magna ex parte contrariae Nempe enim duo genera materiarum apud rhetoras tractantur, suasoriae et controversiae |
[35] Ora, invece, i nostri ragazzi vengono condotti alla scuola dei cosiddetti retori, persone comparse sulla scena poco prima del tempo di Cicerone, ma che non sono piaciuti ai nostri antenati, come risulta chiaramente dal fatto che dai censori Crasso e Domizio ricevettero l'ordine di chiudere, secondo l'espressione di Cicerone, la loro 'scuola di impudenza' Essi sono condotti, come avevo iniziato a dire, in queste scuole dove mi sarebbe difficile dire cosa rechi più danno al loro ingegno, se il luogo in sé o i condiscepoli o il tipo di studio Non inspira, infatti, nessun rispetto un luogo in cui entrano solo persone ignoranti come gli altri; non si produce nessun profitto tra i condiscepoli, perché ragazzi con ragazzi, giovinetti con giovinetti, si parlano e si ascoltano con eguale irresponsabilità; le esercitazioni poi, raggiungono in gran parte l'effetto contrario Com'è noto, infatti, presso i retori si trattano due tipi di tematiche: le suasorie e le controversie |
Ex his suasoriae quidem etsi tamquam plane leviores et minus prudentiae exigentes pueris delegantur, controversiae robustioribus adsignantur, -- quales, per fidem, et quam incredibiliter compositae sequitur autem, ut materiae abhorrenti a veritate declamatio quoque adhibeatur Sic fit ut tyrannicidarum praemia aut vitiatarum electiones aut pestilentiae remedia aut incesta matrum aut quidquid in schola cotidie agitur, in foro vel raro vel numquam, ingentibus verbis persequantur: cum ad veros iudices ventum [36] rem cogitant; nihil humile, nihil abiectum eloqui poterat Magna eloquentia, sicut flamma, materia alitur et motibus excitatur et urendo clarescit Eadem ratio in nostra quoque civitate antiquorum eloquentiam provexit |
Di esse le suasorie, perché sicuramente più semplici e tali da implicare minore capacità di giudizio, si lasciano ai ragazzi; le controversie vengono assegnate ai più maturi: ma, santo cielo, di che controversie si tratta, e congegnate in modo quanto improbabile Ne consegue che, di fronte a soggetti così lontani dalla vita reale, si impieghi anche un tono declamatorio Succede allora che si affronti con parole altisonanti la questione sulle ricompense ai tirannicidi o sull'alternativa concessa alle fanciulle oltraggiate o sui rimedi contro la peste o sull'incesto commesso dalle madri o su tutti gli altri argomenti oggetto di quotidiana trattazione nelle scuole, mentre nel foro questi argomenti non capitano mai o molto di rado; quando poi ci si trova di fronte a veri giudici [36] Meditare sul soggetto, nulla di basso o di meschino poteva dire La grande eloquenza è come la fiamma: ha bisogno di legna che la alimenti, di movimento che la ravvivi, e allora brilla mentre brucia Anche nella nostra città l'eloquenza dei nostri padri ha trovato il suo sviluppo nelle stesse circostanze |
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Latino: dall'autore Tacito, opera Dialogus de oratoribus parte 11-20
Nam etsi horum quoque temporum oratores ea consecuti sunt, quae composita et quieta et beata re publica tribui fas erat, tamen illa perturbatione ac licentia plura sibi adsequi videbantur, cum mixtis omnibus et moderatore uno carentibus tantum quisque orator saperet, quantum erranti populo persuaderi poterat Hinc leges assiduae et populare nomen, hinc contiones magistratuum paene pernoctantium in rostris, hinc accusationes potentium reorum et adsignatae etiam domibus inimicitiae, hinc procerum factiones et assidua senatus adversus plebem certamina |
Infatti, benché certi oratori contemporanei siano riusciti a ottenere i successi che è lecito attendersi in uno stato bene ordinato, in pace e in prosperità, tuttavia ai loro predecessori, in quei giorni di caotico disordine, pareva di poter raggiungere mete più alte, quando, nella fluidità della situazione generale e nell'assenza di un'unica guida, ciascun oratore trovava la misura della sua forza nella capacità di influire sul popolo disorientato Da qui proposte di legge ininterrotte e il peso esercitato dal popolo; da qui le arringhe dei magistrati che quasi passavano la notte sui rostri; da qui la messa in stato d'accusa di personaggi potenti e le inimicizie coinvolgenti intere famiglie; da qui la pratica faziosa della nobiltà e i continui attacchi del senato contro la plebe |
Quae singula etsi distrahebant rem publicam, exercebant tamen illorum temporum eloquentiam et magnis cumulare praemiis videbantur, quia quanto quisque plus dicendo poterat, tanto facilius honores adsequebatur, tanto magis in ipsis honoribus collegas suos anteibat, tanto plus apud principes gratiae, plus auctoritatis apud patres, plus notitiae ac nominis apud plebem parabat Hi clientelis etiam exterarum nationum redundabant, hos ituri in provincias magistratus reverebantur, hos reversi colebant, hos et praeturae et consulatus vocare ultro videbantur, hi ne privati quidem sine potestate erant, cum et populum et senatum consilio et auctoritate regerent Quin immo sibi ipsi persuaserant neminem sine eloquentia aut adsequi posse in civitate aut tueri conspicuum et eminentem locum |
Tutti questi comportamenti dilaniavano lo stato, ma costituivano uno sprone per l'eloquenza di quel tempo e la facevano apparire come la destinataria di un cumulo di vistose ricompense, perché quanto più uno si affermava con la parola, tanto più facilmente conseguiva alte cariche e superava in esse i propri colleghi, tanto più favore godeva presso i potenti e tanta più autorità nel senato, e tanto più si assicurava notorietà e fama agli occhi della plebe Costoro contavano tra i loro numerosi clienti anche nazioni straniere; li ossequiavano i magistrati in partenza per le province e al ritorno rendevano loro omaggio; sembrava che preture e consolati si offrissero spontaneamente a loro; e neppure da semplici cittadini erano senza potere, perché avevano un'influenza decisiva sul popolo e sul senato coi loro consigli e con la loro autorità Anzi, ci si era convinti che nessuno senza l'eloquenza potesse ottenere o conservare una posizione vistosa ed elevata nello stato |
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Nec mirum, cum etiam inviti ad populum producerentur, cum parum esset in senatu breviter censere, nisi qui ingenio et eloquentia sententiam suam tueretur, cum in aliquam invidiam aut crimen vocati sua voce respondendum haberent, cum testimonia quoque in publicis [iudiciis] non absentes nec per tabellam dare, sed coram et praesentes dicere cogerentur Ita ad summa eloquentiae praemia magna etiam necessitas accedebat, et quo modo disertum haberi pulchrum et gloriosum, sic contra mutum et elinguem videri deforme habebatur |
Né ciò deve sorprendere, perché ci si trovava ad apparire in pubblico anche contro voglia, poiché motivare in modo succinto una propria risoluzione non era sufficiente, a meno che non si facesse valere il proprio parere con impegno ed eloquenza, perché la persona che in qualche modo incorreva nell'odio o subiva un'accusa doveva rispondere direttamente, perché anche le testimonianze nei processi politici si era costretti a darle non da lontano o attraverso uno scritto, ma personalmente e davanti al tribunale Così alle grandi ricompense dell'eloquenza si aggiungeva anche il fatto che essa era necessaria, e come era bello e glorioso avere la reputazione di saper parlare, così per converso suscitava discredito apparire muto e senza lingua |
[37] Ergo non minus rubore quam praemiis stimulabantur, ne clientulorum loco potius quam patronorum numerarentur, ne traditae a maioribus necessitudines ad alios transirent, ne tamquam inertes et non suffecturi honoribus aut non impetrarent aut impetratos male tuerentur Nescio an venerint in manus vestras haec vetera, quae et in antiquariorum bibliothecis adhuc manent et cum maxime a Muciano contrahuntur, ac iam undecim, ut opinor, Actorum libris et tribus Epistularum composita et edita sunt |
[37] Era dunque un senso di vergogna, oltre alle ricompense materiali, che li spingeva a non essere annoverati tra i clienti privi d'importanza invece che tra i patroni; a evitare che passasse in mano d'altri il sistema di relazioni familiari e politiche trasmesso dagli antenati; a non correre il rischio, perché giudicati inefficienti e incapaci, di non ottenere le cariche o, dopo averle avute, di dare una cattiva prova di sé Non so se vi siano venuti tra le mani quei vecchi documenti che si trovano ancora nelle biblioteche dei collezionisti di antichità e che proprio adesso vengono raccolti da Muciano, che li ha ordinati ed editi, mi sembra, in undici libri di Atti e in tre di Lettere |
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Ex his intellegi potest Cn Pompeium et M Crassum non viribus modo et armis, sed ingenio quoque et oratione valuisse; Lentulos et Metellos et Lucullos et Curiones et ceteram procerum manum multum in his studiis operae curaeque posuisse, nec quemquam illis temporibus magnam potentiam sine aliqua eloquentia consecutum His accedebat splendor reorum et magnitudo causarum, quae et ipsa plurimum eloquentiae praestant Nam multum interest, utrumne de furto aut formula et interdicto dicendum habeas, an de ambitu comitiorum, expilatis sociis et civibus trucidatis Quae mala sicut non accidere melius est isque optimus civitatis status habendus est, in quo nihil tale patimur, ita cum acciderent, ingentem eloquentiae materiam subministrabant |
Da essi si può comprendere come Gneo Pompeo e Marco Crasso, si siano affermati non solo grazie alla forza delle armi, ma anche per il loro talento oratorio; come i Lentuli, i Metelli, i Luculli e i Curioni e tutta l'altra numerosa schiera di personalità abbiano dedicato a questi studi lavoro e passione; e come nessuno in quei tempi sia giunto ad avere una grande potenza senza un qualche dono dell'eloquenza A ciò si aggiungeva la posizione prestigiosa degli accusati e l'importanza delle cause, fattori che costituivano un grande stimolo per l'eloquenza Perché c'è una grande differenza tra il dover parlare di un furto o di una formula o di una ordinanza straordinaria di un pretore, oppure invece di broglio elettorale nei comizi, di saccheggio subìto dagli alleati o di un massacro di cittadini certo meglio che questi mali non si verifichino e la miglior condizione politica non può non essere quella in cui non dobbiamo soffrire niente di simile; però, quando tali fatti capitavano, fornivano copioso materiale all'eloquenza |
Crescit enim cum amplitudine rerum vis ingenii, nec quisquam claram et inlustrem orationem efficere potest nisi qui causam parem invenit Non, opinor, Demosthenem orationes inlustrant, quas adversus tutores suos composuit, nec Ciceronem magnum oratorem P Quintius defensus aut Licinius Archias faciunt: Catilina et Milo et Verres et Antonius hanc illi famam circumdederunt, non quia tanti fuerit rei publicae malos ferre cives, ut uberem ad dicendum materiam oratores haberent, sed, ut subinde admoneo, quaestionis meminerimus sciamusque nos de ea re loqui, quae facilius turbidis et inquietis temporibus existit Quis ignorat utilius ac melius esse frui pace quam bello vexari Pluris tamen bonos proeliatores bella quam pax ferunt Similis eloquentiae condicio |
Con l'importanza del tema cresce infatti la forza del talento e nessuno può produrre un discorso smagliante e famoso, se non trova una causa adeguata Non sono, penso, a dar lustro a Demostene i discorsi composti contro i suoi tutori, e non è la difesa di Publio Quinzio e quella di Licinio Archia a fare di Cicerone un grande oratore: no, sono Catilina e Milone e Verre e Antonio ad avergli creato l'aura di questa fama; non dico che fosse un bene per lo stato dover subire cittadini malvagi, perché così gli oratori avevano materia a dovizia per i loro discorsi, ma, come insisto a rammentare, ricordiamoci qual è il punto e rendiamoci conto che il discorso riguarda un'attività che si afferma più facilmente in tempi torbidi e di turbamento politico Chi ignora che è più utile e meglio godere la pace che non subire gli orrori della guerra Tuttavia sono le guerre, più della pace, a produrre buoni combattenti Lo stesso è per l'eloquenza |
Nam quo saepius steterit tamquam in acie quoque pluris et intulerit ictus et exceperit quoque maiores adversarios acrioresque pugnas sibi ipsa desumpserit, tanto altior et excelsior et illis nobilitata discriminibus in ore hominum agit, quorum ea natura est, ut secura velint, [periculosa mirentur] [38] Transeo ad formam et consuetudinem veterum iudiciorum Quae etsi nunc aptior est [ita erit], eloquentiam tamen illud forum magis exercebat, in quo nemo intra paucissimas horas perorare cogebatur et liberae comperendinationes erant et modum in dicendo sibi quisque sumebat et numerus neque dierum neque patronorum finiebatur |
Quanto più spesso essa ha preso posizione, per così dire, in battaglia, quanto più numerosi sono i colpi che ha dato e ricevuto, e quanto più grandi avversari e più acerbi scontri sarà andata a cercare, tanto più alta ed eccelsa e nobilitata da quei rischi sta davanti agli occhi degli uomini, la natura dei quali è tale per cui vorrebbero guardare i pericoli altrui, standosene al sicuro [38] Passo ora alla procedura tradizionale dei processi di un tempo Sebbene oggi essa risponda meglio all'accertamento della verità, tuttavia meglio era valorizzata l'eloquenza da quel foro, nel quale nessuno era costretto a completare la sua arringa nel giro di pochissime ore, in cui si era liberi di rinviare le cause e ciascuno si dava un proprio limite di tempo negli interventi e non esisteva un termine al numero dei giorni e degli avvocati |