Tacito, Annales: Libro 15, 36-75, pag 2

Tacito, Annales: Libro 15, 36-75

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 15, 36-75

ruderi accipiendo Ostienses paludes destinabat, utique naves, quae frumentum Tiberi subvecta[v]issent, onustae rudere decurrerent, aedificiaque ipsa certa sui parte sine trabibus saxo Gabino Albanove solidarentur, quod is lapis ignibus impervius est; iam aqua privatorum licentia intercepta quo largior et pluribus locis in publicum flueret, custodes; et subsidia reprimendis ignibus in propatulo quisque haberet; nec communione parietum, sed propriis quaeque muris ambirentur

ea ex utilitate accepta decorem quoque novae urbi attulere

erant tamen qui crederent veterem illam formam salubritati magis conduxisse, quoniam angustiae itinerum et altitudo tectorum non perinde solis vapore perrumperentur: at nunc patulam latitudinem et nulla umbra defensam graviore aestu ardescere
Destinò allo scarico delle macerie le paludi di Ostia e dispose che le navi, che risalivano il Tevere portando frumento, lo discendessero cariche di macerie, e volle che per gli edifici, in certe parti della loro struttura, non si ricorresse all'impiego di travi, ma alle pietre di Gabi o di Albano, perché refrattarie al fuoco; poi, allo scopo che l'acqua, prima deviata abusivamente da privati, scorresse più abbondante e in più luoghi, ad uso pubblico, vi pose dei custodi, stabilendo che ciascun proprietario tenesse in luogo accessibile il necessario per spegnere gli incendi e che ciascun edificio avesse, su tutti i lati, muri propri, senza pareti in comune

Provvedimenti questi che, accolti con favore per la loro utilità, conferiscono anche decoro alla nuova città

Tuttavia, secondo alcuni, il vecchio assetto della città garantiva maggiori vantaggi alla salute, perché i vicoli stretti e le costruzioni alte non erano penetrate così facilmente dai raggi del sole: in tal modo, invece - dicevano - gli ampi spazi, non protetti da ombra di sorta, erano esposti a una calura più insopportabile
[44] Et haec quidem humanis consiliis providebantur

mox petita [a] dis piacula aditique Sibyllae libri, ex quibus supplicatum Volcano et Cereri Proserpinaeque, ac propitiata Iuno per matronas, primum in Capitolio, deinde apud proximum mare, unde hausta aqua templum et simulacrum deae perspersum est; et sellisternia ac pervigilia celebravere feminae, quibus mariti erant

Sed non ope humana, non largitionibus principis aut deum placamentis decedebat infamia, quin iussum incendium crederetur

ergo abolendo rumori Nero subdidit reos et quaesitissimis poenis adfecit, quos per flagitia invisos vulgus Chrestianos appellabat
44 Tali furono le misure adottate dalla provvidenza degli uomini

Subito dopo si ricorse a riti espiatori rivolti agli dèi e vennero consultati i libri sibillini, su indicazioni dei quali si tennero pubbliche preghiere a Vulcano, a Cerere e a Proserpina, e cerimonie propiziatorie a Giunone, affidate alle matrone, dapprima in Campidoglio, poi sulla più vicina spiaggia di mare, da dove si attinse l'acqua per aspergere il tempio e la statua della dea, mentre banchetti rituali in onore delle dee e veglie sacre furono celebrati dalle donne che avessero marito

Ma non le risorse umane, non i contributi del principe, non le pratiche religiose di propiziazione potevano far tacere le voci sui tremendi sospetti che qualcuno avesse voluto l'incendio

Allora, per soffocare ogni diceria, Nerone spacciò per colpevoli e condannò a pene di crudeltà particolarmente ricercata quelli che il volgo, detestandoli per le loro infamie, chiamava cristiani
auctor nominis eius Christus Tibero imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat; repressaque in praesens exitiablilis superstitio rursum erumpebat, non modo per Iudaeam, originem eius mali, sed per urbem etiam, quo cuncta undique atrocia aut pudenda confluunt celebranturque

igitur primum correpti qui fatebantur, deinde indicio eorum multitudo ingens haud proinde in crimine incendii quam odio humani generis convicti sunt

et pereuntibus addita ludibria, ut ferarum tergis contecti laniatu canum interirent aut crucibus adfixi [aut flammandi atque], ubi defecisset dies, in usu[m] nocturni luminis urerentur

hortos suos ei spectaculo Nero obtulerat, et circense ludicrum edebat, habitu aurigae permixtus plebi vel curriculo insistens
Derivavano il loro nome da Cristo, condannato al supplizio, sotto l'imperatore Tiberio, dal procuratore Ponzio Pilato; momentaneamente soffocata, questa rovinosa superstizione proruppe di nuovo, non solo in Giudea, terra d'origine del flagello, ma anche a Roma, in cui convergono da ogni dove e trovano adepti le pratiche e le brutture più tremende

Furono dunque dapprima arrestati quanti si professavano cristiani; poi, su loro denuncia, venne condannata una quantità enorme di altri, non tanto per l'incendio, quanto per il loro odio contro il genere umano

Quanti andavano a morire subivano anche oltraggi, come venire coperti di pelli di animali selvatici ed essere sbranati dai cani, oppure crocefissi ed arsi vivi come torce, per servire, al calar della sera, da illuminazione notturna

Per tali spettacoli Nerone aveva aperto i suoi giardini e offriva giochi nel circo, mescolandosi alla plebe in veste d'auriga o mostrandosi ritto su un cocchio

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Tacito, Annales: Libro 14, 01-19
Tacito, Annales: Libro 14, 01-19

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 14, 01-19

unde quamquam adversus sontes et novissima exempla meritos miseratio oriebatur, tamquam non utilitate publica, sed in saevitiam unius absumerentur

[45] Interea conferendis pecuniis pervastata Italia, provinciae eversae sociique populi et quae civitatium liberae vocantur

inque eam praedam etiam dii cessere, spoliatis in urbe templis egestoque auro, quod triumphis, quod votis omnis populi Romani aetas prospere aut in metu sacraverat

enimvero per Asiam atque Achaiam non dona tantum, sed simulacra numinum abripiebatur, missis in eas provincias Acrato et Secundo Carrinate

ille libertus cuicumque flagitio promptus, hic Graeca doctrina ore tenus exercitus animum bonis artibus non imbuerat
Per cui, benché si trattasse di colpevoli, che avevano meritato punizioni così particolari, nasceva nei loro confronti anche la pietà, perché vittime sacrificate non al pubblico bene bensì alla crudeltà di uno solo

45 Intanto, per accumulare denaro, fu saccheggiata da cima a fondo l'Italia e vennero spremute le province, gli alleati del popolo e le città che si dicevano libere

Furono fatti oggetto di tali ruberie anche gli dèi: Roma vide i suoi templi spogliati e confiscato l'oro, che in ogni età il popolo romano, in seguito a vittorie o nei momenti di pericolo, aveva loro consacrato coi trionfi e con le sue preghiere

In Asia e in Acaia, poi, si rapinavano non solo i doni, ma le statue degli dèi, da quando erano stati inviati in quelle province Acrato e Secondo Carrinate

il primo era un liberto rotto a qualsiasi infamia, l'altro era esperto, solo però a parole, di filosofia greca, ma aveva l'animo impermeabile a qualsiasi virtù
ferebatur Seneca, quo invidiam sacrilegii a semet averteret, longinqui ruris secessum oravisse, et postquam non concedebatur, ficta valetudine, quasi aeger nervis, cubiculum non egressus

tradidere quidam venenum ei per libertum ipsius, cui nomen Cleonicus, paratum iussu Neronis vitatumque a Seneca proditione liberti seu propria formidine, dum per simplice[m] victu[m] et agrestibus pomis, ac si sitis admoneret, profluente aqua vitam tolerat

[46] Per idem tempus gladiatores apud oppidum Praeneste temptata eruptione praesidio militis, qui custos adesset, coerciti sunt, iam Spartacum et vetera mala rumoribus ferente populo, ut est novarum rerum cupiens pavidusque
Si diceva che Seneca, per allontanare da sé il sospetto di essere coinvolto in simili sacrilegi, avesse chiesto il permesso di ritirarsi lontano, in campagna, e che, di fronte al rifiuto, fingendosi malato, come se fosse vittima di disturbi nervosi, si fosse rinchiuso in camera, senza più uscire

Secondo la versione di alcuni, gli sarebbe stato preparato, su ordine di Nerone, il veleno, per mano di un liberto di nome Cleonico, ma Seneca l'avrebbe evitato, o dietro segnalazione del liberto o grazie alla paura che nutriva, tant'è vero che campava di cibi semplicissimi e frutti selvatici e, sotto gli stimoli della sete, di acqua corrente

46 In quello stesso periodo, nella città di Preneste, i gladiatori tentarono una fuga, ma furono bloccati dal presidio militare di guardia, mentre già il nome di Spartaco e il ricordo di antiche sciagure correvano tra il popolo, desideroso e insieme pavido com'è di nuovi eventi

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Tacito, Annales: Libro 03 - Parte 01
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nec multo post clades rei navalis accipitur, non bello (quippe haud alias tam immota pax), sed certum ad diem in Campaniam redire classem Nero iusserat, non exceptis maris casibus

ergo gubernatores, quamvis saeviente pelago, a Formiis movere; et gravi Africo, dum promunturium Miseni superare contendunt, Cumanis litoribus impacti triremium pleraasque et minora navigia passim amiserunt

[47] Fine anni vulgantur prodigia imminentium malorum nuntia: vis fulgurum non alias crebrior, et sidus cometes, sanguine inlustri semper [Neroni] expiatum; bicipites hominum aliorumve animalium partus abiecti in publicum aut in sacrificiis, quibus gravidas hostias immolare mos est, reperti
Poco dopo si seppe di un disastro navale, non dovuto a una guerra (perché mai come allora la pace era stata così salda) ma per l'ordine impartito da Nerone alla flotta di tornare in Campania, in un giorno preciso, senza riguardo alle condizioni del mare

Perciò i piloti, benché infuriasse la tempesta, salparono da Formia, ma, nel tentativo di superare il capo Miseno, furono scagliati sulle spiagge di Cuma dalla violenza dell'Africo, perdendo, in vari punti, la maggior parte delle triremi e naviglio minore

47 Sul finire dell'anno, si sparsero voci di prodigi, annuncianti sventure imminenti: una frequenza assolutamente insolita di folgori, una stella cometa, evento sempre espiato da Nerone con sangue di uomini illustri; furono partoriti esseri a due teste, appartenenti al genere umano o ad altri animali, buttati sulla pubblica via o trovati nel corso di sacrifici, quando s'immolano, secondo la tradizione, vittime gravide
et in agro Placentino viam propter natus vitulus, cui caput in crure esset; secutaque haruspicum interpretatio, parari rerum humanarum aliud caput, sed non fore validum neque occultum, quin in utero repressum aut iter iuxta editum sit

[48] Ineunt deinde consulatum Silius Nerva et Atticus Vestinus, coepta simul et aucta coniuratione, in quam certatim nomina dederant senatores eques miles, feminae etiam, cum odio Neronis, tum favore in C Pisonem is Calpurnio genere ortus ac multas insignesque familias paterna nobilitate complexus, claro apud vulgum rumore erat per virtutem aut species virtutibus similes
Nel territorio di Piacenza nacque, sulla strada, un vitello con la testa in una zampa e, stando all'interpretazione offerta subito dopo dagli aruspici, si stava preparando un altro capo all'umanità, ma non sarebbe stato durevole e neanche segreto, perché il vitello era soffocato nell'utero materno e uscito alla luce lungo la strada

48 Quando iniziarono il loro consolato Silio Nerva e Attico Vestino, aveva già preso avvio e si era consolidata una congiura, cui avevano aderito a gara senatori, cavalieri, soldati e anche donne, sia per odio contro Nerone, sia per simpatia verso Gaio Pisone;discendente dal casato dei Calpurnii e imparentato, per parte di padre, con molte e distinte famiglie, era accreditato tra il popolo di ottime qualità, o piuttosto dava a vedere di averle

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namque facundiam tuendis civibus exercebat, largitionem adversum amicos, et ignotis quoque comi sermone et congressu; aderant etiam fortuita, corpus procerum, decora facies; sed procul gravitas morum aut vuloptatum persimonia: levitati ac magnificentiae et aliquando luxu indulgebat

idque pluribus probabatur, qui in tanta vitiorum dulcedine summum imperium non restrictum nec praeseverum volunt

[49] Initium coniurationi non a cupidine ipsius fuit; nec tamen facile memoraverim, qui primus auctor, cuius instinctu concitum sit quod tam multi sumpserunt

promptissimos Subrium Flavum tribunum praetoriae cohortis et Sulpicium Asprum centurionem extitisse constantia exitus docuit

et Lucanus Annaeus Plautiusque Lateranus [consul designatus] vivida odia intulere
Esercitava, infatti, la sua eloquenza in difesa dei cittadini, generoso verso gli amici, e anche con gli sconosciuti parlava e s'intratteneva affabilmente; e non mancava delle doti che assegna la sorte, quali l'alta statura e la bellezza fisica; assenti, invece, il rigore morale e la moderazione nei piaceri: indulgeva alle frivolezze della mondanità e talvolta allo sfarzo

Ma proprio questo gli attirava le simpatie dei più, i quali, in un clima di viziosità così diffuso, gradiscono al sommo potere uno non rigido e troppo severo

49 L'origine della congiura non risale all'ambizione di costui: tuttavia non saprei indicare chi ne sia stato il promotore o su ispirazione di chi abbia preso piede un'iniziativa condivisa da tanti

Sostenitori particolarmente decisi furono il tribuno di una coorte pretoria Subrio Flavo e il centurione Sulpicio Aspro, come dimostrò la loro fermezza di fronte alla morte

Anneo Lucano e Plauzio Laterano vi portarono il loro odio implacabile
Lucanum propriae causae accendebant, quod famam carminum eius premebat Nero prohibueratque ostentare, vanu adsimulatione: Lateranum consulem designatum nulla iniuria, sed amor rei publicae sociavit

at Flavius Scaevinus et Afranius Quintianus, uterque senatorii ordinis, contra famam sui principium tanti facinoris capessivere: nam Scaevino dissoluta luxu menes et proinde vita somno languida; Quintianus mollitia corporis infamis et a Nerone probroso carmine diffamatus contumeliam ultum ibat
Spingeva Lucano un motivo personale, dato che Nerone cercava di soffocare la rinomanza delle sue poesie e aveva vietato, perché soccombente nel confronto, che venissero divulgate; a offrire la propria adesione, il console designato Laterano era stato indotto non da offese particolari, ma dall'amore per lo stato

Al contrario, Flavio Scevino e Afranio Quinziano, appartenenti entrambi all'ordine senatorio, smentirono, contribuendo a dar vita a una iniziativa così grande, la cattiva fama che si aveva di loro: l'animo di Scevino infatti appariva rammollito dalla lussuria e la sua vita era perciò illanguidita da un sonnolento torpore; Quinziano, famigerato per la sua effeminatezza e messo alla berlina da un epigramma infamante di Nerone, voleva prendersi una vendetta

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[50] Ergo dum scelera principis, et finem adesse imperio diligendumque, qui fessis rebus succurreret, inter se aut inter amicos iaciunt, adgregavere Claudium Senecionem, Cervarium Proculum, Vulcacium Araricum, Iulium Augurinum, Munatium Gratum, Antonium Natalem, Marcium Festum, equites Romanos

ex quibus Senecio, e praecipua familiaritate Neronis, speciem amicitiae etiam tum retinens eo pluribus periculis conflictabatur; Natalis particeps ad omne secretum Pisoni erat; ceteris spes ex novis rebus petebatur

adscitae sunt super Subrium et Sulpicium, de quibus rettuli, militares manus Gavius silvanus et Statius Proxumus tribuni cohortium praetoriarum, Maximus Scaurus et Venetus Paulus centuriones
50 Mentre dunque questi lasciavano cadere il discorso, fra loro o in compagnia d’amici, sui delitti del principe, sulla prossima fine dell'impero e sulla necessità di scegliere una persona che ristabilisse una situazione così compromessa, si associarono i cavalieri romani Claudio Senecione, Cervario Proculo, Vulcacio Ararico, Giulio Augurino, Munazio Grato, Antonio Natale e Marcio Festo

Fra questi Senecione, poiché, dati i rapporti intimi col principe, continuava a mantenere una facciata di amicizia, era esposto ai rischi maggiori; Natale godeva della piena confidenza di Pisone, gli altri riponevano le loro speranze in un sovvertimento politico

Venne conquistato alla congiura, oltre a Subrio e a Sulpicio, già indicati, il valido appoggio di militari quali Gavio Silvano e Stazio Prossimo, tribuni di coorti pretorie, nonché i centurioni Massimo Scauro e Veneto Paolo

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