Huiusce rei ego inopiam fateor, Quirites, verum, id quod multo praeclarius est, meamet facta mihi dicere licet Nunc videte, quam iniqui sint Quod ex aliena virtute sibi arrogant, id mihi ex mea non concedunt, scilicet quia imagines non habeo et quia mihi nova nobilitas est, quam certe peperisse melius est quam acceptam corrupisse Equidem ego non ignoro, si iam mihi respondere uelint, abunde illis facundam et compositam orationem fore Sed in maximo vestro beneficio cum omnibus locis meque vosque maledictis lacerent, non placuit reticere, ne quis modestiam in conscientiam duceret Nam me quidem ex animi mei sententia nulla oratio laedere potest: quippe vera necesse est bene praedicent, falsa vita moresque mei superant |
Confesso, Quiriti, che per me questa luce non splende;Ma ho un privilegio che mi fa molto più onore: posso parlare di imprese che io stesso ho compiuto Vedete ora quanto siano ingiusti i diritti che pretendono in nome della virtù altrui, non li vogliono concedere a me in nome della mia, evidentemente perché non ho ritratti di antenati e perché la mia nobiltà è recente: Ma è certo meglio essersela conquistata da soli, che, una volta ereditata, averla guastata Per parte mia non ignoro che, se ora volessero rispondermi, potrebbero profondersi in discorsi eloquenti e forbiti Ma dal momento che non perdono occasione per coprire d'insulti me e voi a proposito dell'alto onore che mi avete concesso, non ho voluto tacere, per evitare che la mia moderazione venisse scambiata per un'ammissione di colpa Quanto a me, sono profondamente convinto che nessun discorso può recarmi danno, perché, se è veritiero, non può che essere a mio favore, se è falso, la condotta della mia vita è lì a smentirlo |
Sed quoniam vestra consilia accusantur, qui mihi summum honorem et maximum negotium imposuistis, etiam atque etiam reputate, num eorum paenitendum sit Non possum fidei causa imagines neque triumphos aut consulatus maiorum meorum ostentare, at, si res postulet, hastas, uexillum, phaleras, alia militaria dona, praeterea cicatrices aduerso corpore Hae sunt meae imagines, haec nobilitas, non hereditate relicta, ut illa illis, sed quae ego meis plurimis laboribus et periculis quaesiui Non sunt composita verba mea: parui id facio Ipsa se virtus satis ostendit Illis artificio opus est, ut turpia facta oratione tegant Neque litteras Graecas didici: parum placebat eas discere, quippe quae ad virtutem doctoribus nihil profuerant |
Nondimeno, poiché viene messa sotto accusa la vostra decisione di conferirmi l'onore più alto e l'incarico più impegnativo, considerate attentamente se non dobbiate pentirvene Io non posso, per conquistare la vostra fiducia, vantare ritratti o trionfi o consolati dei miei antenati, ma se necessario, posso mostrare lance, stendardi, falere, altre decorazioni militari, e infine le cicatrici che mi attraversano il petto Questi sono i miei ritratti, questa è la mia nobiltà: non mi è stata lasciata in eredità come la loro, ma l'ho conquistata a prezzo di innumerevoli fatiche e pericoli Le mie parole non sono forbite, ma non me ne curo La virtù parla da sola Gli orpelli servono a loro, che debbono ammantare di belle parole le loro azioni vergognose E non ho studiato le lettere greche: non mi attirava molto lo studio di una materia che non era riuscita a rendere più virtuosi i suoi maestri |
At illa multo optima rei publicae doctus sum: hostem ferire, praesidia agitare, nihil metuere nisi turpem famam, hiemem et aestatem iuxta pati, humi requiescere, eodem tempore inopiam et laborem tolerare His ego praeceptis milites hortabor, neque illos arte colam, me opulenter, neque gloriam meam, laborem illorum faciam Hoc est utile, hoc civile imperium Namque cum tute per mollitiem agas, exercitum supplicio cogere, id est dominum, non imperatorem esse Haec atque alia talia maiores vestri faciendo seque remque publicam celebrauere Quis nobilitas freta, ipsa dissimilis moribus, nos illorum aemulos contemnit et omnis honores non ex merito, sed quasi debitos a vobis repetit Ceterum homines superbissimi procul errant |
Ma io ho imparato cose di gran lunga più utili alla repubblica: colpire il nemico, fare la guardia, temere soltanto l'infamia, sopportare indifferentemente il freddo e il caldo, dormire per terra, resistere contemporaneamente alle privazioni e alla fatica Queste sono le lezioni che impartirò ai miei soldati e non li sottoporrò a privazioni vivendo nell'agiatezza, né mi attribuirò la gloria lasciando loro la fatica Questa è una regola di comando utile e conforme alla dignità dei cittadini Vivere al sicuro nel lusso e sottoporre l'esercito a dura disciplina è comportarsi da tiranno, non da comandante I nostri antenati, tenendo questi comportamenti o altri simili, resero illustri se stessi e la repubblica I nobili, facendosi forti delle imprese di tali uomini, da cui sono così dissimili nella condotta, disprezzano noi che ne seguiamo l'esempio ed esigono da voi tutti gli onori, non a titolo di merito, ma come dovuti Ma nel loro smisurato orgoglio commettono un grave errore |
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maiores eorum omnia quae licebat illis reliquere: divitias, imagines, memoriam sui praeclaram; virtutem non reliquere, neque poterant: ea sola neque datur dono neque accipitur Sordidum me et incultis moribus aiunt, quia parum scite convivium exorno neque histrionem ullum neque pluris preti coquum quam vilicum habeo Quae mihi libet confiteri, Quirites Nam ex parente meo et ex aliis sanctis viris ita accepi, munditias mulieribus, viris laborem convenire, omnibusque bonis oportere plus gloriae quam divitiarum esse; arma, non supellectilem decori esse Quin ergo, quod iuuat, quod carum aestimant, id semper faciant: ament, potent; ubi adulescentiam habuere, ibi senectutem agant, in conviviis, dediti ventri et turpissimae parti corporis; sudorem, puluerem et alia talia relinquant nobis, quibus illa epulis iucundiora sunt verum non ita est |
Gli antenati lasciarono loro tutto quello che potevano: ricchezze, ritratti, la loro stessa illustre memoria; non lasciarono loro la virtù, e non avrebbero potuto, considerato che è la sola cosa che non si può dare né ricevere in dono Dicono che sono volgare e di rozzi costumi, perché non so allestire un banchetto in modo raffinato e perché non ho istrioni o cuochi che valgano più di un fattore Sono ben lieto di ammetterlo, Quiriti Da mio padre e da altre venerande persone ho imparato che l'eleganza si addice alle donne, la fatica agli uomini e che i galantuomini devono distinguersi per gloria più che per denaro: le armi, non le suppellettili, sono il loro vanto Ebbene, continuino dunque a fare sempre ciò che più loro piace e torna gradito: si diano agli amori, al bere, là dove hanno trascorso la gioventù, nei bagordi, passino la vecchiaia, schiavi del ventre e della parte più vergognosa del corpo; lascino a noi il sudore, la polvere e altre cose del genere: noi le preferiamo ai loro banchetti Ma non è così |
Nam ubi se flagitiis dedecorauere turpissimi viri, bonorum praemia ereptum eunt Ita iniustissime luxuria et ignavia, pessimae artes, illis, qui coluere eas, nihil officiunt, rei publicae innoxiae cladi sunt Nunc quoniam illis, quantum mei mores, non illorum flagitia poscebant, respondi, pauca de re publica loquar Primum omnium de Numidia bonum habete animum, Quirites Nam quae ad hoc tempus Iugurtham tutata sunt, omnia remouistis: auaritiam, imperitiam atque superbiam Deinde exercitus ibi est locorum sciens, sed mehercule magis strenuos quam felix Nam magna pars eius auaritia aut temeritate ducum attrita est Quam ob rem vos, quibus militaris aetas est, annitimini mecum et capessite rem publicam, neque quemquam ex calamitate aliorum aut imperatorum superbia metus ceperit |
Dopo essersi coperti di vergogna, questi indegni personaggi vengono a strappare le ricompense agli onesti Così, in maniera profondamente ingiusta, i vizi peggiori, la lussuria e l'ozio, non danneggiano chi li pratica, ma rovinano la comunità che non ne ha colpa Ora, poiché ho risposto loro come il mio temperamento e certo non i loro misfatti esigevano, aggiungerò poche parole a proposito della repubblica Prima di tutto per quanto riguarda la Numidia state pure tranquilli, Quiriti Infatti avete rimosso tutti quegli ostacoli che fino ad ora sono stati una difesa per Giugurta: avidità, incompetenza e arroganza In secondo luogo, di stanza in Africa abbiamo un esercito pratico dei luoghi, anche se, purtroppo, più valoroso che fortunato Infatti gran parte di esso è stata logorata dall'avidità e dalla sconsideratezza dei comandanti Voi, dunque, che siete in età di portare le armi, unite i vostri sforzi ai miei e prendete le difese della repubblica senza lasciarvi cogliere dallo sgomento per le disgrazie degli altri o per l'arroganza dei comandanti |
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Egomet in agmine [a]ut in proelio consultor idem et socius periculi vobiscum adero, meque vosque in omnibus rebus iuxta geram Et profecto dis iuuantibus omnia matura sunt: victoria, praeda, laus Quae si dubia aut procul essent, tamen omnis bonos rei publicae subvenire decebat Etenim nemo ignavia immortalis factus est, neque quisquam parens liberis, uti aeterni forent, optauit, magis uti boni honestique vitam exigerent Plura dicerem, Quirites, si timidis virtutem verba adderent; nam strenuis abunde dictum puto |
Io sarò al vostro fianco in marcia o in battaglia, consigliere e compagno nei pericoli, e in ogni circostanza tratterò voi e me nello stesso modo E veramente con l'aiuto degli dèi tutto è pronto per noi: vittoria, preda e gloria Ma anche se queste fossero incerte o remote, nondimeno sarebbe dovere di tutti i buoni cittadini venire in aiuto della repubblica Nessuno si è mai garantito l'immortalità con la viltà, nessun padre ha mai augurato ai suoi figli una vita eterna piuttosto che onesta e virtuosa Direi di più, Quiriti, se le parole potessero dare coraggio ai vili; per i valorosi credo di aver detto abbastanza |